Tra suggestioni lessicali e manifesti, CHEAP, associazione tutta bolognese che si occupa di public art, fondata nel 2013 da sei donne, ha lanciato la call for artist annuale per il suo Festival, inaugurando così il nuovo progetto per il 2021. La call è aperta sia a singoli che a collettivi, con la possibilità di inviare fino a tre poster, incentrati sulla parola chiave di quest’anno: POST. La scadenza è al primo giugno 2021.
Ogni anno CHEAP invita moltissimi artisti – illustratori, grafici e tante altre figure del settore – a contaminare lo spazio pubblico. Il risultato è un campionario visivo amplissimo che, nel corso degli anni, è riuscito a raccontare diversi temi. SABOTAGE, DISORDER e RECLAIM sono infatti le parole chiave affrontate nelle scorse edizioni. Ma cosa cambierà quest’anno?
La quarta edizione del progetto porta con sè, infatti, alcune novità: le dimensioni dei poster sparsi per la città passeranno a un formato 140×200 cm. In passato, le dimensioni sono sempre rimaste sui 70×100 cm. Per di più, in questa nuova edizione si potranno ammirare anche dei poster a colori e non più solo in bianco e nero. CHEAP 2021 porta con sè il messaggio di un “movimento immaginifico verso il futuro”, come si evince dal testo della call, disponibile sul sito.
«Nel testo della call chiediamo di immaginare un futuro che non sia sganciato dal nostro presente e passato: quello che vorremmo indagare è un futuro situato, per questo facciamo più o meno riferimento a un ipertesto molto più ampio che va da Mark Fisher e Donna Haraway, intersecando anche la science fiction caraibica, il manifesto xenofemminista, lo sguardo dei Motus rivolto ai futuri fantastici di Santarcangelo, l’installazione sul tetto del Berghaim a Berlino Morgen ist die Frage(Domani è la domanda)», spiegano dall’organizzazione.
Il tema, nello specifico, fa riferimento anche alla pandemia. Cosa succederà nel post-COVID-19? L’intenzione, infatti, è quella di immaginare un futuro strettamente riconducibile al nostro passato e al nostro presente. Gli organizzatori di CHEAP parlano dell’eccezionalità del tempo che stiamo vivendo, sottileando che «il cambio di paradigma che stanno affrontando le nostre società è evidente. Noi siamo interessate a indagare che cosa comporterà questo cambiamento per lo spazio pubblico: una volta che avremo finito il sacrosanto esercizio di abbattere statue di suprematisti bianchi, dovremo anche erigerne di nuove».
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