In occasione dei XIX giochi del Mediterraneo, a Oran in Algeria, quest’anno si realizza una serie di residenze d’artista. Originata dal progetto “L’art De Rue – Mediterranean Artist Residence”, l’inedita iniziativa è pianificata dall’AARC – Agence Algerienne pour le Reysonnement Culturel insieme al Comitato Organizzatore dei Giochi del Mediterraneo ad Oran, presieduta da Salim Dada. Essa riflette sul patrimonio identitario del luogo, proponendo l’esecuzione in sito, durante le due settimane dei giochi, di opere ispirate alla manifestazione sportiva. 12 sono gli artisti selezionati: Merzouk Mohammed, Myriam Zeggat, Yahiaoui Fouad, Karboua Ilyes, Harrachif Oussama, Amin Aitouche, Anis Djebli e La Main du peuple a raffigurare l’Algeria; Yassin & Sadok per la Tunisia; i francesi Damien Paquiot e Philipe Vandermandele; Alessandro Calizza a rappresentare l’Italia, grazie alla collaborazione tra AARC e l’Istituto di Cultura Italiano d’Algeria, diretto da Antonia Grande.
«Nell’ambito delle ottime relazioni bilaterali fra Italia e Algeria, cui la visita di Stato del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha impresso un ulteriore slancio, il settore culturale ha visto anch’esso un eccezionale sviluppo delle interazioni», afferma la Direttrice Antonia Grande. «L’Algeria si è, pertanto, rivolta all’Italia per un programma culturale di alto livello nell’ambito dei Giochi del Mediterraneo e la residenza d’artista ad Orano si inserisce in questa cornice. La scelta di Alessandro Calizza si è rivelata opportuna alla luce del fatto che l’artista frequenta il continente africano e parla francese, elementi non marginali per una migliore riuscita della sua permanenza. La residenza dell’artista si è rivelata un successo; preluderà ad ulteriori collaborazioni con la controparte algerina», prosegue la Direttrice in un nostro colloquio.
Provenienti da Paesi e Continenti differenti, gli autori sono accomunati dal loro affaccio sul Mediterraneo e dal desiderio di dare spazio a un’espressione artistica condivisa sopra le mura della città. Quest’ultima si fa spiraglio per un’apertura a un dialogo sociale che, dal 24 giugno al 7 luglio, ha raccontato una cultura in espansione e contaminazione. Diventano topici i temi legati all’apertura dei confini, alle migrazioni che attendono un futuro e alla xènia, l’ospitalità che possiede l’antico valore di civiltà e riguardo il quale il Mediterraneo ne è emblema, nelle sue mescolanze e contraddizioni. «Non può essere un privilegio quello che dovrebbe essere un diritto», ricorda Calizza in uno dei suoi graffiti. «È la prima volta che realizzo opere su muro, strutturate in questo modo. È stato un esperimento per me, un modo per confrontarmi con una dimensione diversa da quella delle tele e contestualizzare la mia ricerca in quel determinato ambiente».
Ai murales di Oran gli artisti lavorano non solo in maniera individuale ma anche corale, spesso operando a quattro o più mani, dando così spazio a nuovi ibridi stilistici. «Durante questo progetto è stato bello, sicuramente, il confronto con i vari artisti, tunisini, algerini, francesi. È stato un vero e proprio scambio tra le diverse scene artistiche del mondo e un differente modo di creare, influenzato dalle rispettive culture. Interessante la collaborazione con lo street artist algerino Element, con cui ho realizzato due opere che integravano le sue calligrafie ai miei soggetti e alle mie scritte», spiega Calizza in una nostra conversazione. La novità di tali creazioni, come degli spazi nati negli ultimi anni in territorio romano, sono un argomento su cui l’artista sta ponendo all’attenzione, come nel caso della collettiva “Materia Nova”, esposta alla GAM – Galleria d’Arte Moderna, che ha visto la sua partecipazione.
«In un contesto come l’Algeria, e in un momento simile, ho deciso di rappresentare il punto di contatto tra i Paesi del Mediterraneo, concentrandomi su ciò che ci unisce e non su quello che ci divide. La via in cui ho realizzato quest’opera ha solo i numeri pari poiché quelli dispari, invece, si trovano a Cartagena, in Spagna. Ogni opera è stata l’occasione per lasciare un messaggio che trovavo importante condividere in quel contesto», afferma Calizza, che associa l’immagine della rovina a una possibile congiunzione, come «Un muro che cade e diventa un ponte».
Oltre alle figurazioni, come in un rebus, compaiono numeri quale il 59 e il 208. Soggettivamente interpretabili e dal respiro rivelatorio, contengono un significato specifico secondo il quale il primo sta alle guerre e ai conflitti attualmente attivi nel mondo; il secondo ai paesi e ai protettorati, anche quelli non riconosciuti universalmente. Questo dimostra la forza che la cultura possiede per natura, una libertà che non sia “for rent”, ma che si dispiega in opposizione a qualsiasi confine che possa dividerci.
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