04 ottobre 2023

L’interporto di Bologna diventa un museo a cielo aperto di Street Art

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Il gruppo Prologis Italia presenta il nuovo progetto che ha trasformato l’Interporto di Bologna in un museo di opere di street art, con il coinvolgimento di artisti come Joys, Moneyless, Etnik e Zed1

Joys ,Panorama Vibrante, credit Andrea Martiradonna

La street art italiana è una scena dinamica e in continua evoluzione che ha catturato l’immaginazione di artisti e spettatori di tutto il mondo. Con una storia che risale agli anni ottanta e un’esplosione di creatività negli anni duemila, la street art italiana è un mix affascinante di stili, tecniche e visioni artistiche. Come in molte altre parti del mondo, la street art in Italia può spesso trovarsi in conflitto con le autorità, alcune opere sono state rimosse o coperte, mentre altre sono state preservate e apprezzate come parte del patrimonio culturale urbano. Questi conflitti mettono in luce la complessa relazione tra la creatività dei graffiti e le regole della città ma soprattutto ci ricordano la storia di questa forma d’arte.

Zed1, Bella bugia o brutta verità, credit Andrea Martiradonna

L’Italia ha prodotto una serie di street artist di fama internazionale, ognuno con uno stile unico e influente. Blu, noto per i suoi murali provocatori e surreali, è uno dei pionieri della scena, Ericailcane, con il suo stile illustrativo con critica sociale, ha lasciato un’impronta indelebile. Alice Pasquini, famosa per i suoi ritratti femminili delicati e commoventi, è un’altra figura di spicco. Sten & Lex, invece, sono noti per la loro tecnica di “stencil-graffiti,” che ha influenzato molti altri artisti in Italia e oltre, e poi 108 che ha creato un ponte tra astrattismo e minimalismo nei luoghi delle città e tanti altri grandi come anche Joys artista unico nel suo genere, che ritrovo qui a Bologna nel progetto di Prologis, L’Urban Art e la rigenerazione dei luoghi, in collaborazione con il MAMbo e il patrocinio dei musei di Bologna.

Etnik, Carosel (Cool Tour), credit Andrea Martiradonna

L’Urban Art e la rigenerazione dei luoghi, voluto da Prologis all’Interporto di Bologna, costituisce il primo nucleo di un vero e proprio museo di Urban Art a livello mondiale ospitato in un parco logistico. Il Team di Prologis Italia, per migliorare l’attività dei suoi dipendenti e per rendere la qualità del lavoro migliore all’interno dei suoi luoghi, ha pensato di investire nella bellezza, in una forma d’arte che sposasse bene il proprio paesaggio: la street art era la scelta. La giornata è iniziata al MAMbo con una tavola rotonda con il Country Manager di Prologis Sandro Innocenti che intervistato ci racconta la storia dietro questo progetto, qualcosa di unico in Italia e con grande prospettiva; subito dopo si ritorna sull’argomento Urban Art con figure di spicco della cultura e della gestione economica, come Lorenzo Balbi, Ilaria Bonacossa, Lucrezia Calabrò Visconti e Pier Luigi Sacco, un dibattito che ha portato a comprendere meglio che il coinvolgimento di questa forma d’arte (e più in generale investire nella cultura e nell’arte) può rappresentare un investimento di impatto sociale e culturale oltre che economico.

Moneyless, credit Andrea Martiradonna

I primi artisti a prendere parte a questo progetto sono dei top player della storia della street art italiana e internazionale: JOYS, MONEYLESS, ETNIK e ZED1, i loro lavori a cielo aperto hanno un immenso impatto visivo grazie alle loro tematiche e la combinazione di scelte estetiche e cromatiche diverse, in questi spazi aldilà dei canoni cittadini classici, che ricordano i loro primi passi in altri luoghi. Giusto soffermarsi sulla più grande opera di street art in Italia realizzata da Joys e dal titolo Panorama vibrante, che intende rendere omaggio a Bologna, città riconosciuta storicamente come culla dell’Urban Art in Italia, ma il progetto va vissuto andando in giro per l’interporto, guardando i lavori e cliccando nei QR code ai piedi di ognuno, per ricevere informazioni importanti ed il making off delle pareti realizzate da questi artisti straordinari, come ci suggerisce il curatore del progetto, Enrico Sironi.

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