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Tra le grandi case automobilistiche e l’arte contemporanea non c’è proprio pace. Dopo avervi parlato della spinosissima querelle tra Volkswagen e Ai Weiwei, questa volta sono stati Mercedes-Benz e un gruppo di street artist a incrociarsi nella aule di un tribunale. Per una sentenza che non riguarda solo i murales ma che potrebbe influire molto sul destino del movimento artistico non ufficiale e più chiacchierato degli ultimi decenni.
La storia iniziò ad aprile, quando la casa tedesca citò in giudizio gli artisti Daniel Bombardier, Maxx Gramajo, James “Dabls” Lewis e Jeff Soto, i cui murales erano apparsi in alcune fotografie pubblicate nel 2018 sulla pagina Instagram della società. Una sorta di accusa cautelativa, in previsione della denuncia per violazione del copyright che, in effetti, era stata già annunciata dagli artisti. Ma, evidentemente, Mercedes è stata più veloce. Anche più della massiccia G500 che si pubblicizzava nelle fotografie e che si vedeva scorrere lungo l’Eastern Market di Detroit, noto per il progetto di street art Murals in the Market.
«Abbiamo tentato di discutere la questione ma invece ci hanno fatto causa sostenendo di non aver violato alcuna legge sul copyright e chiedendo al tribunale di dichiarare che non abbiamo diritti contro di loro», ha detto ad Artsy Jeff Soto, la cui opera, realizzata in collaborazione con con Maxx Gramajo, appare nelle foto.
Nella sua accusa/difesa, Mercedes-Benz dichiarava di aver ottenuto tutti i permessi per le riprese, affermando inoltre che le sue immagini avevano totalmente reinterpretato e dato un nuovo contesto ai murales. Jeff Gluck, avvocato degli artisti, ha affermato che una sentenza a favore di Mercedes-Benz potrebbe dissuadere gli artisti dal creare murales pubblici, per paura di non avere alcun controllo sul loro uso nella pubblicità.
«Mercedes-Benz non è un soggetto pubblico. È una società privata che ha utilizzato dei murales senza il permesso. Non so come Mercedes possa cercare di equipararsi ai turisti che fotografano i murales per divertimento personale», ha affermato Gluck.
Per Mercedes-Benz, i post caricati su Instagram non violano il copyright, perché i murales sarebbero esenti dalla giurisdizione dell’Architectural Works Copyright Protection Act, un atto che regolamenta i diritti delle opere architettoniche ma che non include le singole caratteristiche delle stesse. Sempre secondo la casa automobilistica, l’utilizzo delle immagini rientrava nella casistica del fair use. Si tratta, cioè, dell’equo utilizzo, una disposizione dell’ordinamento giuridico degli Stati Uniti che regolamenta la facoltà di utilizzare materiale protetto da copyright, senza chiedere l’autorizzazione scritta a chi detiene i diritti. Ne scrivevamo anche a proposito della causa tra la fotografa Lynn Goldsmith e la Andy Warhol Foundation.
In effetti, la compagnia ha richiesto permessi alla città di Detroit per scattare fotografie e filmare in quattro luoghi: l’Eastern Market, Belle Isle, il Mototown Museum e il Russell Industrial Centre. Nei documenti, però, non si fa riferimento alla tipologia di utilizzo delle immagini, che per Mercedes seguono uno scopo chiaramente commerciale e pubblicitario. «Il permesso della città di Detroit parla solo delle riprese non dell’uso ma dichiara chiaramente che il destinatario deve soddisfare le regole di licenza richieste per tutti gli usi da parte di tutti i soggetti privati. Sosteniamo i diritti dei nostri artisti locali», ha dichiarato il sindaco di Detroit, Mike Duggan, ad Automotive News.
La sentenza sarà pronunciata a breve e sarà da storia dell’arte ma la causa non ha scoraggiato Mercedes-Benz dal continuare il suo dialogo con l’arte. Quest’estate, il marchio è stato uno degli sponsor al MURAL Festival di Montreal, durante il quale un autolavaggio e una Mercedes Classe A sono stati usati per un’installazione.
[…] Mario Francesco Simeone su exibart | Tra le grandi case automobilistiche e l’arte contemporanea non c’è proprio pace. Dopo avervi parlato della spinosissima querelle tra Volkswagen e Ai Weiwei, questa volta sono stati Mercedes-Benz e un gruppo di street artist a incrociarsi nella aule di un tribunale. Per una sentenza che non riguarda solo i murales ma che potrebbe influire molto sul destino del movimento artistico non ufficiale e più chiacchierato degli ultimi decenni. La storia iniziò ad aprile, quando la casa tedesca citò in giudizio gli artisti Daniel Bombardier, Maxx Gramajo, James “Dabls” Lewis e Jeff Soto, i cui murales erano apparsi in alcune fotografie pubblicate nel 2018 sulla pagina Instagram della società. Una sorta di accusa cautelativa, in previsione della denuncia per violazione del copyright che, in effetti, era stata già annunciata dagli artisti. Ma, evidentemente, Mercedes è stata più veloce. Anche più della massiccia G500 che si pubblicizzava nelle fotografie e che si vedeva scorrere lungo l’Eastern Market di Detroit, noto per il progetto di street art Murals in the Market. «Abbiamo tentato di discutere la questione ma invece ci hanno fatto causa sostenendo di non aver violato alcuna legge sul copyright e chiedendo al tribunale di dichiarare che non abbiamo diritti contro di loro», ha detto ad Artsy Jeff Soto, la cui opera, realizzata in collaborazione con con Maxx Gramajo, appare nelle foto. […]