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Le 12 fatiche di Ercole, la pietra di Sisifo, insomma, la mitologia greca è piuttosto ricca di esempi di sforzi sovrumani, divini appunto. Instancabili sono anche gli attori di Troubleyn, la compagnia di teatro e performance di Jan Fabre, che negli spettacoli dell’artista belga vengono sottoposti a imprese improbe. Per esempio, Mount Olympus. To glorify the cult of tragedy prende veramente alla lettera il termine monumentale e prevede una durata di 24 ore. Ma questa volta potremo vederla da casa, magari prendendoci qualche pausa dallo schermo, lasciando entrare l’azione scenica nella latenza del nostro ritmo domestico. La piece di Jan Fabre sarà infatti trasmessa in streaming dal 14 al 15 giugno, per celebrare un doppio festeggiamento: la 35ma edizione di Romaeuropa Festival, fondato e presieduto da Monique Veaute e oggi diretto da Fabrizio Grifasi, una storia iniziata il 14 giugno 1986 con il primo spettacolo a Villa Medici, e la riapertura dei teatri, prevista per il 15 giugno, dopo la tragica e incredibile vicenda del Covid-19. Storie che si intrecciano, come quelle della letteratura tragica, che dall’antichità classica hanno formato la nostra ragione d’essere e che Jan Fabre ha voluto portare in scena, rimestando nella memoria dell’occidente per attraversarla e dargli una nuova voce.
L’iniziativa si inserisce nelle attività online proposte dalla Fondazione Romaeuropa a partire dal 18 marzo, un percorso teso all’esplorazione e valorizzazione dell’Archivio della Fondazione e della storia del Romaeuropa Festival attraverso frammenti video e interviste ai suoi maggiori protagonisti come William Kentridge, Robert Lepage, Akram Khan, Sasha Waltz, Tony Allen & Jeff Mills, Alessandro Baricco, Sidi Larbi Cherkaoui, Russel Maliphant, Pippo Delbono, Aurelien Bory, Enzo Cosimi, Ascanio Celestini, Compagnie Maguy Marin, Robert Henke, Dada Masilo.
I testi di Mount Olympus sono collezionati dai classici e riscritti e miscelati da Jeroen Olyslaegers in un flusso in cui, via via, si infiltrano nuove storie. Il tutto è funzionale a creare una macchina scenica demoniaca, notturna e diurna, che apre un varco tra la materia antica e la modernità, come nello stile di Fabre. Collegandosi al sito romaeuropa.net/streaming dalle ore 20 del 14 giugno fino al 15 giugno sarà dunque possibile rivivere quell’esperienza straordinaria, diventata ormai leggenda, grazie alle riprese video integrali realizzate da Jan Fabre – Troubleyn e prodotte da La compagnie des Indes: una fusione totale tra le arti, portata in scena da 27 instancabili interpreti tra musicisti, danzatori e attori, davanti a un pubblico altrettanto instancabile. Che questa volta sarà comodamente seduto sul divano di casa. Oppure all’aperto, perché no.
«Se la nostra cultura ha le sue radici nell’Antica Grecia, nei suoi miti, nella sua filosofia, nei suoi sogni, in Mount Olympus s’incrociano i destini di eroi ed eroine delle guerra di Troia, insieme a Medea, Antigone, Prometeo, Edipo ed Electra, prima che fossero intercettati dalla psicoanalisi. Deliberatamente è ricomposta l’unità aristotelica di tempo e luogo: secondo il filosofo greco, le storie narrate nelle tragedie dovevano articolarsi in un unico posto, dall’alba al tramonto. Jan Fabre ne reinterpreta il pensiero, invitando lo spettatore a immergersi per 24 ore in un solo luogo: un universo teatrale incandescente», scrivono da Romaeuropa.
Il Ref 2020, previsto dal 23 settembre al 22 novembre, sta lavorando alla ridefinizione del suo calendario e dei suoi spettacoli alla luce delle nuove direttive DPCM e annuncerà a luglio tutte le novità del suo programma.