Madri di Diego Pleuteri, per la regia di Alice Sinigaglia, ph. Capitani
Una sera di pioggia e un seminterrato. Il teatro fuori dal teatro. Così Stanze, la rassegna ideata da Alberica Archinto e Rossella Tansini nel 2012, inaugura la sua nuova stagione con Madri di Diego Pleuteri (SuiGeneris, 2025), per la regia di Alice Sinigaglia. Un luogo non convenzionale, lo Studio RaboniArchitetti, diventa spazio scenico per una performance che esplora il confine tra intimità e isolamento, tra memoria e oblio.
La drammaturgia di Pleuteri, vincitrice del premio internazionale Eurodram 2022, si fonda su un dialogo incessante, quasi un flusso di coscienza condiviso tra madre e figlio. La ricerca di una citazione dimenticata diventa pretesto per un viaggio nei ricordi, nelle paure e nelle fragilità di due esistenze sospese. Scatole ammassate, album di fotografie ingiallite, un divano con la tappezzeria della nonna: tutto contribuisce a costruire un paesaggio interiore che riflette il disordine emotivo dei protagonisti. Valentina Picello offre un’interpretazione intensa e commovente della madre, un personaggio che si muove in uno spazio domestico sbiadito, apparentemente inconsapevole della propria vitalità repressa. Accanto a lei, Vito Vicino nei panni del figlio, un contraltare che oscilla tra il tentativo di razionalizzare il presente e il bisogno, quasi involontario, di perdersi nel labirinto della memoria materna.
Ma Madri non è solo parola: è suono, eco, risonanza. Alice Sinigaglia lavora sulla drammaturgia sonora come un elemento scenico autonomo. Le voci si sovrappongono, i pensieri si sdoppiano, il testo si frammenta e si ricompone come un mosaico musicale. Il suono esce dagli oggetti, si insinua nelle pause, si fa presenza quasi corporea. L’effetto è ipnotico: il pubblico non assiste soltanto a uno spettacolo, ma viene trascinato in un vortice di percezioni, dove la distinzione tra reale e immaginario si assottiglia.
La scena, essenziale e spoglia, amplifica il senso di sospensione e di intimità: un divano, una poltrona e qualche scatola. Uno spazio che sembra esistere fuori dal tempo, esattamente come il dialogo tra madre e figlio, fatto di frammenti, di ripetizioni, di frasi che si interrompono prima di trovare un senso definitivo. La forza di Madri sta proprio qui, nella sua capacità di evocare il non detto, di lasciare in sospeso le domande più profonde. «Di intimo c’è rimasto solo…?», la risposta a questa domanda, che apre e chiude lo spettacolo, resta aperta, come un’eco che continua a risuonare ben oltre la fine dello spettacolo.
Con questa produzione, La Corte Ospitale prosegue il suo impegno nel sostenere nuovi talenti, offrendo spazio a una ricerca teatrale che sa essere sperimentale senza perdere intensità emotiva. Madri inaugura Stanze con una performance che non lascia indifferenti, dimostrando ancora una volta come il teatro possa trovare casa ovunque: anche in un seminterrato, anche dentro una scatola dimenticata.
La rassegna è poi proseguita con un secondo appuntamento venerdì, 4 aprile 2025, in occasione dell’80esimo anniversario dalla Liberazione, con L’Agnese va a morire, uno spettacolo di e con Cinzia Spanò dal romanzo di Renata Viganò, presso la Sala Consiliare del Comune di Milano.
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