Categorie: Teatro

Come ritrovare la catarsi del teatro nel web? Scoprendo cosa bolle in pentola

di - 19 Maggio 2020

Uno degli obiettivi del teatro è la catarsi, quell’atto di liberazione delle energie, delle emozioni, a volte repressi, per una rinascita e un nuovo inizio. La catarsi è generata da una ritualità e da un senso di comunione che crea sentimenti condivisi.

La funzione del teatro web

Una delle discussioni che sta animando il web in queste settimane di quarantena è proprio la funzione del teatro web. La possibilità di trasmettere suoni e immagini in diretta offre allo spettatore un’esperienza vicina a quella della compresenza fisica, nella quale si assottiglia, o si rimodula il concetto di liveness, inteso come compresenza in una finestra digitale. Questa “mediazione live” mette però in discussione il “qui e ora” a partire dal concetto stesso di presenza, che diventa un fenomeno mentale, psicologico, e non fisico, spaziale. L’appuntamento quotidiano con la cultura finisce per entrare in un’agenda già fitta tra riunioni, lezioni, aperitivi, showcooking, Netflix, tutto sempre sullo stesso computer dove convivono lavoro, relazioni personali, cultura e svago. In questa situazione, è molto difficile liberare le emozioni. In questo ingorgo di immagini digitali, come può scattare la catarsi?

Forse in questi processi di cultura digitalizzata manca un momento di intimità, in cui poter condividere le proprie emozioni, diventando per una volta protagonisti di quello che si sta guardando. Cosa bolle in pentola, progetto lanciato dalla compagnia Qui e ora, è una chiacchierata a tre su Zoom, dove due semisconosciuti si incontrano, coordinati da un membro della compagnia, apparentemente per scambiarsi ricette. Così la salsa alla tikka masala, esperimento esotico della quarantena di una delle partecipanti – in questo caso io – ha incontrato le polpette fritte, ricetta di famiglia dell’altra chat girl – in questo caso Silvia Albanese. Ma la ricetta è più un pretesto per creare un momento di condivisione, uno scambio di consigli in un periodo di stranezze, perché il clou arriva quando Laura Valli – membro della compagnia presente alla nostra seduta – , chiede cosa bolle nella nostra pentola, nel nostro io. E come in una ricetta, o meglio in una seduta psicanalitica, ci si ritrova a condividere gli stessi ingredienti, le stesse ansie e paure, in attesa di un domani di cui non conosciamo ancora la certezza, perché sappiamo solo cosa vogliamo portarci dietro da questa esperienza straniante e sfidante. Tra una preparazione del lievito madre e una torta farcita (ma quante ne abbiamo viste sui social!) ciò che veramente abbiamo testato è la nostra resilienza, la nostra capacità di resistenza e di adattamento. E alla fine abbiamo scoperto che siamo come l’acqua: prendiamo la forma del contenitore in cui veniamo rinchiusi.

Cosa sia la catarsi è difficile da dire, ed è forse difficile da raccontare per chi l’ha vissuta. Certo che in una domenica che profuma di gelsomini e di quasi libertà, raccontarsi attraverso uno schermo e sentirsi compresi tempra e rigenera. Chissà se la società prenderà la forma di prima, chissà se il teatro tornerà sulla scena come prima. Di sicuro i bisogni di condivisione e di comunità sono aumentati: è umano avere paura e aver voglia di un abbraccio, ma ora sappiamo che possiamo fermarci, pensare e condividere, perché non siamo soli.

Dopo gli studi al Politecnico di Milano e all'Accademia di Belle Arti di Brera, collabora con diverse testate di teatro e arte. Studiosa di arti visive, design e spettacolo dal vivo, è particolarmente interessata alla ricezione e alla simbologia delle opere d'arte nella società contemporanea. Attualmente impegnata nello sviluppo del portale trovafestival.com, la cultura in movimento.

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