A firmare il manifesto ufficiale della 67ma edizione del Festival di Spoleto è l’artista Chiara Camoni con l’opera Burning Sister, realizzata su una piccola isola greca durante un periodo in residenza. «La striscia di Gaza, oggi. La guerra civile in Sudan. I barconi dei migranti. Il riscaldamento globale, i grandi roghi. Tutto questo accade mentre io guardo la luce che filtra nell’acqua del mare di Thassos che sembra fatto di vetro», racconta l’artista. «Qui la Bellezza punta a diventare Perfezione e oggi diventa quasi imbarazzante, insostenibile. Per giorni e giorni ho raccolto fiori, foglie, semi e alghe. Le ho infilate in lunghe collane, che tutte insieme hanno dato forma ad una figura misteriosa. L’ultima sera, in un tramonto mozzafiato, le abbiamo dato fuoco. La Burning Sister non si sacrifica nel fuoco, ma al contrario trova la sua massima realizzazione nel fuoco stesso. Nell’attimo della distruzione, raggiunge la sua forma. In questa coesistenza di opposti, di contraddizioni, spesso si collocano le mie opere. Belle e terribili allo stesso tempo».
Intorno al cartellone ufficiale del Festival di arti performative più antico d’Italia, caratterizzato da spettacoli di danza, teatro, opera e musica, gli appuntamenti collaterali e gli eventi speciali fanno di Spoleto un luogo vivo della creazione artistica dei nostri giorni: incontri con gli artisti, premi, istallazioni d’arte e mostre. Presentato in una affollatissima conferenza stampa al Ministero della Cultura di Roma, il Festival dei Due Mondi con la direzione artistica di Monique Veaute, si svolgerà dal 28 giugno al 14 luglio 2004, con un ricco cartellone di 60 spettacoli distribuiti in 17 giorni e in 20 sedi della cittadina umbra, che coinvolgeranno 30 compagnie internazionali per un totale di 600 artisti provenienti da 20 Paesi diversi.
In attesa dell’inizio ufficiale, ci sarà un’anteprima con due appuntamenti dedicati alla città e alle famiglie: il ritorno in scena di Una relazione per un’accademia (30 maggio–2 giugno, al Teatro Caio Melisso Spazio Carla Fendi), spettacolo che ha visto l’attore Luca Marinelli curare la regia del celebre testo di Franz Kafka, con protagonista Fabian Jung; a maggio, La musica è un gioco da ragazzi, il nuovo progetto didattico-musicale dedicato ai bambini della scuola primaria e realizzato in collaborazione con l’Orchestra da Camera di Perugia.
L’inaugurazione ufficiale del Festival è affidata all’opera lirica Ariadne auf Naxos di Richard Strauss, un nuovo allestimento con l’esecuzione musicale della Budapest Festival Orchestra diretta da Iván Fischer che ne cura la regia con Chiara D’Anna. La seconda produzione d’opera sarà Orfeo ed Euridice di Christoph Willibald Gluck con la regia del pluripremiato Damiano Michieletto e l’Orchestra Nazionale di Santa Cecilia.
Per la sezione Teatro, il Festival punta ancora sui giovani drammaturghi della nuova generazione, affiancati da alcuni dei più apprezzati registi a livello nazionale e internazionale come Antonio Latella che torna a lavorare con gli allievi dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico per quattro spettacoli di giovani registi sotto la sua supervisione artistica. L’attore e regista siciliano Davide Enia presenta Autoritratto, un viaggio intimo e collettivo «Non tanto per capire in assoluto la mafia in sé – dichiara l’autore -, quanto per cercare di comprendere la mafia in me». E lo fa partendo dalla “sua” Palermo e dalla storia del piccolo Giuseppe di Matteo (figlio di un collaboratore di giustizia rapito e ucciso da Cosa Nostra), facendo ricorso al vocabolario teatrale del corpo, con il canto, il dialetto, il pupo, la recitazione, il cunto.
Una profonda riflessione sul senso del fare teatro è quella di Leonardo Lidi che, con Il giardino dei ciliegi chiude la trilogia del suo percorso nel teatro di Anton Čechov. Nella visione del regista il giardino diventa sinonimo del “nostro” teatro che – di fronte alla società dei consumi – rischia di essere così irrilevante da poter essere facilmente abbattuto per costruire un parcheggio. Anche il regista umbro Liv Ferracchiati riporta nel presente un classico, il celebre romanzo di Thomas Mann La morte a Venezia. In un gioco alternato tra parole e danza si scontrano la vitalità, rappresentata da Tadzio e interpretata dal corpo danzante di Alice Raffaelli, e la passività, quella “incapacità di vivere”, oggi così pervasiva, incarnata dallo scrittore Gustav von Aschenbach che in scena è lo stesso Ferracchiati. Sempre per il teatro sarà ospite d’eccezione, per la prima volta sul palcoscenico del Festival, l’attrice Isabelle Adjani che, con I mormorii dell’anima, darà voce ad alcuni testi di giganti della letteratura francese e italiana.
Il cartellone della danza ha in serbo il movimento potente, fluido e vibrante di Mehdi Kerkouche nutrito dalle diverse esperienze dei suoi danzatori provenienti da hip hop, street jazz, cabaret e circo contemporaneo. Sull’ipnotica colonna sonora elettro-pop firmata da Lucie Antunes, lo spettacolo Portrait vedrà una tribù di corpi interrogarsi sulle relazioni familiari, su come coesistere senza toccarsi, come far evolvere i legami. Yoann Bourgeois, maestro di squilibri e gravità, torna a Spoleto con Memory of a fall, nuova creazione spettacolare e poetica concepita per la Piazza del Duomo. Sulla musica della pianista Hania Rani, i danzatori scivoleranno da una imponente struttura palcoscenico per una riflessione in movimento sulla caduta della condizione umana. Si muoveranno invece sulle facciate di alcuni edifici di Spoleto, i danzatori de Il Posto, primi in Italia a dedicarsi agli spettacoli site-specific su piani verticali, accompagnati dalle musiche per sax e live electronics del Marco Castelli Small Ensemble.
Sbarca a Spoleto il danzatore internazionale e primo solista del Balletto di Stoccarda Friedemann Vogel con la personale creazione Die Seele am Faden/Soul Threads, in collaborazione con l’artista visivo Thomas Lempertz per uno spettacolo ispirato al testo Il teatro delle marionette di Henrich von Kleist: perché in fondo, il danzatore e il burattino si muovono entrambi seguendo il volere di qualcun altro. Si muove sul confine tra reale e virtuale il pluripremiato coreografo inglese direttore della Biennale Danza e “coreografo residente” del Royal Ballet di Londra Wayne McGregor. Nel suo nuovo lavoro Deepstaria attinge alle più recenti tecnologie dell’AI, della ricerca acustica e del calcolo spaziale, per un’opera mutevole in costante dialogo trasformativo con sé stessa.
Una potente esperienza immersiva è Last Minute del duo Adrien M & Claire B, una combinazione di musica, luci e proiezioni interattive, nata da un’esperienza intima vissuta da Claire Bardainne che l’ha portata a ricercare, insieme al co-creatore Adrien Mondot, il concetto di reincarnazione: il viaggio dell’ultimo minuto.
Tra i molti eventi con personalità del mondo della cultura e della scienza, da segnalare la presenza dello scienziato e divulgatore di prestigio mondiale Stefano Mancuso con una seconda lectio magistralis sull’universo vegetale. Mancuso è tra le massime autorità internazionali impegnate a studiare e divulgare una nuova verità sulle piante, creature intelligenti e sensibili capaci di scegliere, imparare e ricordare.
Il Festival ricorda anche Giorgio Ferrara, direttore artistico dal 2008 al 2020, con un’esposizione curata da Piero Maccarinelli. Attraverso un’accurata selezione di costumi, materiale d’archivio e fotografie, si ripercorre le produzioni di quegli anni, proponendo un’immersione nel suo mondo creativo. A Ferrara è dedicato anche l’appuntamento a cura di Fabiana Giacomotti Love letters to Giorgio: un percorso di parole e di emozioni con la partecipazione di alcuni fra i più grandi registi, costumisti, autori, ballerini, attori internazionali che hanno collaborato con Giorgio Ferrara.
Il programma completo del Festival sul sito festivaldispoleto.com.
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