Filippo Timi riprende il suo “Skianto” dal Franco Parenti di Milano. Un testo irriverente, ironico e poetico che rivela i sogni e i desideri di un ragazzo disabile, nato con la scatola cranica “sigillata”, che si racconta nella sua stanza con un pigiamino di flanella di Golddrake, e un caschetto da paggetto.
Le visioni oniriche e le inquietudini del piccolo Filippo (che capisce tutto ma non può parlare) prendono vita grazie alle acrobazie e alla generosa energia di uno spettacolo unico nel suo genere. Sul palco, sopra ad un campetto da gioco di gomma, una cyclette diventa il simbolo di un viaggio dove a pedalare è la fantasia di un bambino afflitto da disabilità; confinato dalla malattia e dai genitori tra le pareti della sua stanza, dove però c’è tutto quello che serve per sognare.
Filippo Timi crea un mondo immaginifico coinvolgente e colorato che si “skianta” sul pubblico regalando emozioni, empatia, e importanti riflessioni. Una festa di linguaggi che si occupa di “diversità” in modo “diverso”: senza retorica né noiosi buonismi. Anzi, lo fa abusando di follia, paradossi e giocando scorrettamente. “Life is now”, continua a dire il piccolo Filippo affamato di vita, mentre fa un rumoroso giro intorno al mondo chiuso in una stanza “perché il mondo più lo visiti più il viso ti si allarga e il sorriso si riempie di paesaggi. Ma se vedi solo il terrazzino di casa, poi ci diventi quel terrazzino”. Il dialetto umbro, e la voce di Timi che ha un timbro speciale, rendono la performance autentica, viva, dolce e cruda allo stesso tempo.
Una vicenda vera che pare ispirata alla cugina dell’artista Daniela ”o meglio Daniella come la chiamiamo in famiglia. Da piccolo la sognavo spesso, mi diceva: “sai io capisco tutto, ma non posso parlare”. Sarà questo deficit verbale che spinge l’attore in scena a creare catene infinite di parole, nutrite di sentimenti che mutano continuamente. Tra tenerezza, rabbia, speranze: il teatro di Timi travalica ogni logica e si avvicina al sentire più primitivo del suo protagonista, e di tutti quelli che guardano.
Alla festa partecipano anche le esilaranti esibizioni musicali di Salvatore Langella che reinventa in napoletano hit di successo, dai Queen a Bowie, da Whitney Houston a Britney Spears. Altro elemento costruttivo dello spettacolo diventa un certo immaginario mediatico che nutre i ricordi del bambino Filippo, da Candy Candy ai video meme virali dei gattini insieme ad una divertentissima pubblicità di un panda giustiziere testimonial di un formaggio: “Never say no to Panda”.
Il visionario e irrefrenabile piccolo Filippo
Ci vuole un certo stile per rimanere credibili e intensi mentre si indaga la natura umana vestiti da Unicorno rosa, Pinocchio, Fata Turchina, cow boy e rockstar, saltellando con i tacchi a spillo in un vortice di personaggi e costumi (quest’ultimi curati da Fabio Zambernardi, Direttore Creativo di Prada). Una ricerca infantile e universale che chiede amore, sesso, libertà e la possibilità di esprimersi senza limiti. Un atto di ribellione contro il conformismo che riflette sulla “necessità di ascoltare il silenzio che si cela dietro la privazione”, come afferma lo stesso Timi.
Commenta ancora Timi: “Skianto è la bocca murata. È il racconto di un ragazzo disabile che ha il cancello sbarrato. Io spalanco quella bocca in un urlo di Munch. Gli esseri umani sono disabili alla vita. E siamo tutti un po’ storti se ci confrontiamo alla grandezza della Natura. Esiste una disabilità non conclamata che è l’isolamento, l’incapacità di fare uscire le voci”.
Visionario e irrefrenabile il piccolo Filippo è dentro ognuno di noi, basterebbe solo aprire il sipario.
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