Prima produzione del Piccolo di Milano diretta dall’autore e regista franco-uruguaiano Sergio Blanco che dirige Lino Guanciale, Sara Putignano e Lorenzo Grilli. “Zoo” racconta il complesso intreccio tra uno scrittore affascinato e al tempo stesso turbato dalla figura di Edda Ciano, figlia di Mussolini, una veterinaria e il gorilla che vive nel laboratorio della dottoressa. Se inizialmente il drammaturgo – alter ego di Blanco – incontra il gorilla con il solo scopo di scrivere un testo sulle scimmie, man mano che la narrazione procede sotto lo sguardo scientifico della veterinaria, la relazione fra i due inizia a intensificarsi sempre di più, fino a sfociare in una “storia d’amore”, assumendo una dimensione passionale che porta entrambi a scivolare nel desiderio erotico, mettendo in discussione ogni certezza e distinzione tra umano e animale, addestrato e selvaggio, “civilizzato” e “barbaro”. Fautore della tecnica narrativa dell’autofinzione, attraverso la quale la materia grezza del proprio vissuto è trasformata in finzione, Blanco ha creato il testo allo zoo di Parigi, stando realmente accanto a un vero gorilla.
“Zoo”, scritto e diretto da Sergio Blanco, traduzione Angelo Savelli, con Lino Guanciale, Sara Putignano e Lorenzo Grilli, video Miguel Grompone, scene Monica Boromello, costumi Gianluca Sbicca, luci Max Mugnai, musiche e suono Gianluca Misiti. Produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa. Al Piccolo Teatro Grassi, dal 26 marzo al 5 maggio.
“Servirsi dell’antichità come uno specchio magico in cui speriamo di ricevere il nostro proprio volto”. Parte da questo impulso intellettuale Hofmannsthal, accingendosi alla riscrittura del classico sofocleo. Spoglia l’immagine dei miti da ogni possibile dimensione storica, culturale e antropologica, restituendo corpi secchi, minimali, fuori da qualsiasi retorica e pathos. Rovescia sopra le pagine del mito una bottiglia di whisky e lascia vivere i personaggi in un’ebrezza feroce, senza tregua, in una sorta di spazio onirico in cui si è più ombra che figura. Elettra, così ci appare, come una grande messa in scena della psiche, con i protagonisti alla ricerca delle parole con cui raccontarsi. Il regista Andrea Baracco dirige Manuela Kustermann, Flaminia Cuzzoli, Carlotta Gamba, Alessandro Pezzali, in uno spazio che è un delirio di ombre/fantasmi, con le tre donne, immerse nella più assoluta solitudine, e con uomini che spiano da ogni angolo, e giudicano le azioni delle loro madri, figlie, sorelle, amanti.
“Elettra, tanta famiglia e così poco simili”, di Hugo Von Hofmannsthal, adattamento e regia Andrea Baracco, scene Luca Brinchi e Daniele Spanò, costumi Marta Crisolini Malatesta, disegno luci Javier Delle Monache, musiche originali Giacomo Vezzani. Al Teatro Vascello di Roma, fino al 3 aprile.
Una riflessione sulla perdita, sul possesso, su quello che resta. La storia dell’alluvione del Polesine del 1951 abbraccia la storia di una donna adulta, che tra separazioni, cambiamenti, traslochi, mutui, ci racconta di un’alluvione al contrario, piena di case, oggetti, possibilità di scelta. Un monologo sullo sradicamento volontario e involontario, sugli eventi che ci cambiano la vita, sulle persone che ci vengono in soccorso. Nel suo monologo, Matilde Vigna – Premio Ubu 2019, come miglior attrice o performer under 35, e di recente, Premio Eleonora Duse come attrice emergente – intreccia la tragedia naturale e quella personale e generazionale: da una parte perdita, smarrimento, fuga e dall’altra separazioni, traslochi e mutui. È davvero possibile perdere tutto?
“Una riga nera al piano di sopra”, di e con Matilde Vigna, dramaturg Greta Cappelletti, progetto sonoro Alessio Foglia, costumi Lucia Menegazzo, disegno luci Alice Colla. Produzione ERT/ Teatro Nazionale. A Modena, Teatro Tempio dal 29 marzo al 10 aprile.
Eleganza, virtuosismo e pathos nel raffinatissimo spettacolo di danza neoclassica e contemporanea “Echoes of life”, con l’acclamata coppia di vita e d’arte dell’Hamburg Ballett, Silvia Azzoni e Oleksandr Riabko. In questo momento della loro carriera i due artisti sono intenti a sviluppare nuovi progetti artistici, più intimi e personali, nei quali dare anche spazio a giovani coreografi con i quali hanno collaborato. Lo spettacolo, accompagnato dal pianista Michał Białk, prevede una serie di raffinati e intensi pas de deux su coreografie di Thiago Bordin, Kristina Paulin, Marc Jubete, giovani coreografi nati anch’essi nell’alveo dell’Hamburg Ballet.
Centro della narrazione coreografica è il mito di Narciso nella versione ellenistica di Pausania, secondo la quale il giovanetto non s’invaghisce più della sua immagine riflessa nell’acqua, ma della propria gemella; e quando questa muore, nel riflesso del proprio volto che la ricorda, trova consolazione al dolore della perdita.
Lo spettacolo, in prima nazionale al Teatro Comunale di Vicenza, è inserito nella stagione di “Danza in Rete Festival_Vicenza – Schio”. Tra le altre presenze del festival il Balletto Yacobson di San Pietroburgo con “Giselle”; Bjm – Les Ballets Jazz De Montréal con un omaggio a Leonard Cohen, “Dance Me”; il siriano Saeed Hani, con “The blind narcissist”, e il coreografo e performer libanese Bassam Abou Diab con “Eternal”, nella sezione Off.
“La Danza della Realtà” prosegue la ricerca ispirata all’universo di Alejandro Jodorowsky, che parte dalla lettura di “Cabaret Mistico” e delle brevi storie che le diverse culture e tradizioni filosofiche ci hanno lasciato. Egli coglie con il suo sguardo visionario la realtà e la condizione esistenziale dell’essere umano, dove fragilità, conflitti, relazioni, innocenza, violenza, velocità, poesia e grottesco si mescolano. Tema centrale la complessità del vivere contemporaneo e la natura ancestrale dell’uomo che permane anche nella contemporaneità.
La seconda coreografia, “Altrove oltre il mondo” (9 e 10 aprile), è lo sviluppo del primo studio “Sine Tactu” e si interroga sullo spazio che occupa il corpo umano in un mondo che sposta sempre più il piano di azione in un “oltremondo” leggero, veloce, immateriale, una copia digitale del mondo (“The Game”, Alessandro Baricco). La creazione indaga la relazione tra i corpi dei danzatori in scena e la loro immagine proiettata attraverso l’uso di telecamere in diretta e di contributi virtuali e video.
“La danza della realtà”, e “Altrove oltre il mondo”, ideazione, coreografia, regia, Luci Patrizia Cavola e Ivan Truol, musiche Originali Epsilon Indi, costumi Milena Corasaniti, videocreazione Sergio De Vito. Produzione Atacama. A Roma, Teatro Vascello, il 7 e 8, e il 9 e 10 aprile.
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