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In Scena #5: festival, spettacoli, coreografie, tra Lolita e la Tauromachia
Teatro
In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 26 aprile all’1 maggio 2022.
DANZA
Festival Conformazioni a Palermo
Estetiche plurali, approcci curatoriali multitematici, attenzione al panorama coevo ma anche alla sperimentazione e alla ricerca ritornano in questa sesta edizione del festival diretto da Giuseppe Muscarello. Spettacoli site specific nei paesaggi urbani, performance che ibridano diversi generi artistici, opere aperte e in divenire, nel ricco programma. Un innesto tra il mondo musicale di Cristina Donà e la danza di Daniele Ninarello, plasmati e cuciti insieme dal musicista e compositore Saverio Lanza nello spettacolo Perpendicolare; seguono Pubblico in site specific, performance della danzatrice e coreografa siciliana Giovanna Velardi; Totemica del coreografo e danzatore Manfredi Perego; Orlando innamorato performance estrapolata dal nuovo e ampio progetto del coreografo Giuseppe Muscarello sulla trasmissione del gesto del pupo; il pluripremiato Bermudas di Michele Di Stefano per la compagnia Mk; Bastard Sunday del coreografo romano Enzo Cosimi, ispirato alla figura e all’opera di Pier Paolo Pasolini; Mutu cù Sapi ‘U Jocu di Giuseppe Provinzano con le coreografie di Simona Argentieri, un esperimento multidisciplinare che trova le sue radici drammaturgiche nella raccolta dei Giochi fanciulleschi di Giuseppe Pitré. In chiusura del festival, Luminescenza, che prende il nome dal fenomeno della luminescenza mutuando il concetto dell’emissione dei suoni come emissione di luce: un concerto performativo di elettronica, strumenti acustici e movimento di Angelo Sicurella, Giorgio Bovì, Ludovico Messina.
“Conformazioni. Festival di danza e linguaggi contemporanei”, a Palermo, Cantieri Culturali della Zisa, Teatro Biondo, scalinata del Teatro Massimo. Dal 25 aprile all’1 maggio.
Eyal Dadon e Diego Tortelli per Aterballetto
Nuovo debutto per Aterballetto con due nuove produzioni firmate dai due giovani coreografi: Eyal Dadon e Diego Tortelli. Yeled, parola ebraica che significa “bambino”, porta in scena la riflessione che il coreografo israeliano Dadon ha condotto, insieme ai danzatori di Aterballetto, sul momento della vita in cui si arriva a perdere l’innocenza dei bambini. «Quando è stato il momento in cui abbiamo perso la nostra innocenza e perché? – spiega Eyal Dadon -. Forse per una semplice frase che abbiamo sentito, o perché abbiamo visto qualcosa che l’ha cambiata, o per un brutto sogno…Una delle chiavi principali della creazione sono le cose reali che abbiamo imparato da bambini, e come queste cose ci hanno formato per essere le persone che siamo oggi». Shoot me, del coreografo residente Diego Tortelli, è invece un lavoro frontale che vuole mettere in un rapporto diretto di scambio i danzatori sulla scena e il pubblico in platea: un gioco di seduzione, di sguardi, di sudore, un assalto ai sensi e un’ode al corpo.
A Reggio Emilia, Teatro Municipale Romolo Valli, il 27 aprile.
Triple Bill
Apertura alle differenze, ricerca artistica, danza, innovazione si fondono nel lavoro di tre compagnie nazionali e internazionali in Triple Bill, un inedito trittico nella più ampia programmazione di “Presenti accessibili”, evento italiano organizzato da Oriente Occidente all’interno della rete Europe Beyond Access, progetto sull’accessibilità dell’arte e della cultura. Ad aprire la serata due dei Mixed Doubles, duetti che coinvolgono performer abili e con disabilità: Feeling Good firmato da Diego Tortelli, una co-produzione Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto e Oriente Occidente. Un’altra coppia è protagonista di Fine Lines della coreografa Roser López Espinosa per la compagnia svedese Skånes Dansteater, in cui due figure femminili delicate e potenti al tempo stesso s’incontrano lasciando emergere i confini delle relazioni: cosa ci avvicina e cosa ci separa? Pioniera dell’integrazione a livello professionale di danzatori abili e disabili, la Candoco Dance Company presenta una pietra miliare del repertorio contemporaneo: Set and Reset creato da Trisha Brown nel 1983, ricostruito da Abigail Yager.
“Triple bill”, a Milano, Teatro Carcano, giovedì 28 aprile.
TEATRO
About Lolita
Un dialogo con l’arte che condensa dolore e piacere, evoca un mito, un modo di dire, una violazione dell’infanzia e al contempo il disegno di un’infanzia che ancora facciamo fatica ad accettare nella sua sconvolgente sessualità. I due autori Francesca Macrì e Andrea Trapani riscrivono il mito di Lolita in una drammaturgia originale, ricercando quel che è rimasto nell’immaginario collettivo del personaggio nato dalla penna di Vladimir Nabokov e reso immortale da Stanley Kubrick. In un campo da tennis, fisico e metaforico, va in scena un palleggio tra sensi di colpa, fallimenti, l’ossessione di giovinezza dell’uomo adulto. «Lolita è troppe cose per sintetizzarla in una frase sola – scrivono gli autori nelle note di regia -. È una parola sul vocabolario, è una ragazzina che ciascuno di noi ha conosciuto, almeno una volta, nella vita, è un mito, un modo di dire, una proibizione, un implicito non esplicabile, un fatto scabroso, un trafiletto nella cronaca nera, un peccato, è il ricordo delle bambine che siamo state, è la violazione dell’infanzia e al contempo il disegno di un’infanzia e di una preadolescenza che ancora facciamo fatica ad accettare nella loro sconvolgente sessualità».
“About Lolita”, un progetto di Biancofango drammaturgia Francesca Macrì e Andrea Trapani, con Gaia Masciale, Andrea Trapani, Francesco Villano, regia Francesca Macrì, luci Gianni Staropoli, video Lorenzo Letizia. Produzione Teatro Metastasio di Prato e Fattore K. A Roma, Teatro India, dal 26 al 30 aprile
Carne blu
Ispirandosi all’Orlando Furioso di Ariosto e all’omonima creatura mutaforma di Virginia Woolf, l’artista, sola in scena, dà corpo a un’opera ibrida fra narrativa, teatro, fiaba gotica. Lo spettacolo racconta la storia del viaggio di Orlando, bambino nato sulla Luna. Federica Rosellini scrive il libro nei mesi più bui della pandemia; correda il testo con illustrazioni che realizza di suo pugno, per raccontare un tempo di evanescenza e trasparenza del corpo, alla ricerca di ciò che si è perduto e non si riesce a dimenticare. Orlando, a differenza degli altri bambini, non ha un cuore di carne protetto dalla cassa toracica, ma una piccola tasca di stoffa ricolma d’acqua, sulla sinistra del petto, dove nuota un pesciolino tutto d’oro, di nome Sunny. Quando lascia il proprio cuore libero di nuotare, la metamorfosi inizia e il corpo cambia, attraversando specie e generi diversi: è maschio e femmina, è uccello e insetto.
“Carne blu”, regia Federica Rosellini e Fiona Sansone, tratto da “Carne Blu. Un Orlando” di Federica Rosellini (Giulio Perrone Editore), scenografa Paola Villani, costumista Simona D’Amico, realizzazione scultorea Daniele Franzella, light designer Luigi Biondi, visual designer Massimo Racozzi, sound designer Gup Alcaro. A Milano, Teatro Studio Melato, dal 13 al 30 aprile.
La tauromachia di Angélica Liddell
La tauromachia del rivoluzionario torero Juan Belmonte e la musica di Richard Wagner s’incontrano per dare voce a una storia del teatro secondo la regista, performer e drammaturga spagnola Angélica Liddell, all’origine del suo linguaggio scenico e della sua personalità artistica. «Io faccio teatro come Juan Belmonte affrontava il toro. Cerco la stessa cosa, cerco il momento sublime – riflette la regista – la trasfigurazione, l’entusiasmo traboccante, il lampo e la luce, quel trasporto lirico che avviene quando si ama». Per farlo la regista sceglie di affidarsi proprio alla “Liebestod”, letteralmente “morte d’amore”. Come l’andaluso Belmonte, con la sua pratica estrema di torero, ricercava nella tauromachia una chiave d’accesso all’infinito, così Liddell insegue incessantemente la bellezza tragica nell’espressione artistica, invitando a vivere emozioni al limite tra piacere e dolore, nel tentativo di dialogare con il sacro e accedere così all’esperienza dell’assoluto.
“Liebestod – El olor a sangre no se me quita de los ojos – Juan Belmonte. Historia(s) del Teatro III”, con Angélica Liddell, Gumersindo Puche, Palestina de los Reyes, Patrice Le Rouzic, Borja López, Ezekiel Chibo, testo, regia, scene, costumi Angélica Liddell, disegno luci Mark Van Denesse, suono Antonio Navarro. Produzione NTGent, Atra Bilis Teatro, in co-produzione con Festival d’Avignon, Tandem Scène National Arras-Douai, Künstlerhaus Mousonturm (Frankfurt). A Bologna, Teatro Arena del Sole, il 29 e 30 aprile, per la stagione di ERT/Teatro Nazionale.
Lingua matrigna
È notte, Agota è sola nella sua casa con un registratore e, come Krapp o come un medico legale durante un’autopsia, passa a setaccio la sua vita, o meglio la misura nelle sue perdite e nelle sue conquiste. Assistiamo al suo tirar le somme sulla sua vita, la vita di una profuga che mai è riuscita a smettere di pensare di essere fuori luogo, fuori dal suo luogo. In questa autobiografia scarna ma precisa, com’è il suo stile, la Kristof analizza e racconta la natura del suo disagio più grande nella condizione di profuga: la perdita di identità intellettuale.
“Lingua matrigna”, da “L’Analfabeta” di Agota Kristof, regia Marinella Anaclerio, interprete Patrizia Labianca. Compagnia del Sole. A Roma, Teatro Tordinona, dal 26 al 30 aprile.
Pièce Noire (Canaria)
È uno dei testi più famosi di Enzo Moscato, vincitore del Premio Riccione per la drammaturgia nel 1985, riallestito da Giuseppe Affinito, attore della Compagnia Enzo Moscato cresciuto nel solco del drammaturgo. Con lui in scena una compagnia di attori e attrici di variegata provenienza e formazione. Una specie di moderna fiaba dark abilmente mossa tra psicoanalisi, thriller e leggerezza. Un ambivalente gioco comico e grottesco, teso tra verità e finzione. Al centro della vicenda, c’è La Signora, donna torbida e maledetta, maitresse proprietaria di locali notturni, che sogna di riscattare una vita segnata dagli orrori della guerra e della prostituzione inseguendo la perfezione. Si alleva, così (proprio come la suddetta ‘canaria’), tre ambigue creature, con l’intenzione di renderle degli ‘angeli’, degli esseri puri ed eccezionali, cresciuti e istruiti al mondo dello spettacolo, della forma, dell’estetica. Due di loro, però (chiamati Cupidigia e Bramosia), ribelli e dispettosi, falliscono nell’incarnazione del capolavoro.
“Pièce Noire (Canaria)”, ideazione scenica, adattamento e regia Giuseppe Affinito, con Giuseppe Affinito, Luciano Dell’Aglio, Lauraluna Fanina, Domenico Ingenito, Anita Mosca, Rino Rivetti, Angela Dionisia Severino, scena e costumi Tata Barbalato, allestimento e luci Enrico de Capoa, Simone Picardi. Compagnia Teatrale Enzo Moscato/Casa del Contemporaneo. A Napoli, Sala Assoli dal 26 al 30 aprile.