Categorie: Teatro

In Scena: gli spettacoli e i festival della settimana, dal 13 a al 19 maggio

di - 13 Maggio 2024

In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 6 al 12 maggio.

Teatro e danza

Futuro Festival a Roma

Terza edizione, dal 17 al 26 maggio, di Futuro Festival – Festival Internazionale di danza e cultura contemporanea con la direzione artistica di Alessia Gatta, con lo slogan “Il futuro è negli occhi di chi guarda”. Un Festival all’insegna della multidisciplinarietà: danza contemporanea, danze urbane, contaminazioni, workshop, dibattito, musica dal vivo, arte visiva, performance, una mostra, una battle.

Tra i protagonisti, Fritz Company con Un discreto protagonista, una riflessione sul tempo; i danzatori Eliana Stragapede e Borna Babić, direttamente da Bruxelles; il Uppercut Dance Theater, una delle più longeve e celebri compagnie danesi, per la prima volta in Italia, con Staubkinder ispirato alla musica di Mahler e dedicato ai figli della polvere che siamo; un dittico creato per il progetto RESID’AND dell’Accademia Nazionale di Danza; Ritmi Sotterranei – Contemporary Dance Company con la nuova creazione Gong; un trittico di Get The Floor; la neoformazione KC Dance Company di Federica Galimberti e Cristiano Buzzi; il danzatore James Olivo; l’italiano Misanga Collective.

Il 25 maggio si svolgerà il Futuro Festival Experimental Battle con ospiti internazionali. L’edizione 2024 arricchisce il suo programma con le performance e la mostra a Palazzo Merulana, curate da qwatz – contemporary art platform, delle artiste Elena Bellantoni, Silvia Giambrone e Viola Pantano, le performance musicali di Riccardo Mazza e Daria Fisher. Il programma completo su www.futurofestival.it.

Futuro Festival 2024 testimonial Damiano Ottavio Bigi

Al Ravenna festival l’installazione coreografica di Nanou

Il Gruppo Nanou, International Contemporary Dance And Performing Arts Company, torna al suo immaginario cinematografico con la nuova installazione coreografica in prima assoluta al Ravenna Festival. Il titolo Redrum omaggia Shining, sia il romanzo di Stephen King che la interpretazione filmica che ne ha dato Stanley Kubrick, evocando l’idea di un luogo inesistente ma familiare, capace di scatenare un immaginario conturbante popolato da fantasmi e da ricordi in cui si perde il confine tra realtà, sogno e desiderio.

Redrum – primo capitolo del nuovo progetto pluriennale Overlook Hotel di gruppo nanou – è una installazione coreografica per cinque danzatori e un performer in cui vengono riscritte le regole del rito teatrale per trasformare lo spettacolo in luogo da abitare: l’azione coreutica non ha confini tra palco e platea mescolando il reale con l’inverosimile, trasformando la comune percezione e invitando lo spettatore a esplorare un mondo in cui i confini tra vero e falso si dissolvono, permettendo che un oggetto si componga davanti agli occhi in modo unico e forse, se siamo fortunati, irripetibile. In redrum tutto accade, è sempre accaduto e accadrà ancora.

“Redrum”, coreografie Marco Valerio Amico, Rhuena Bracci, musiche originali Bruno Dorella, con Carolina Amoretti, Marina Bertoni, Rhuena Bracci, Andrea Dionisi, Agnese Gabrielli, Marco Maretti, scene e luci Marco Valerio Amico, costumi Rhuena Bracci. Produzione Nanou Associazione Culturale, Ravenna Festival, Operaestate Festival Veneto, Hangartfest. A Ravenna, Teatro Alighieri, sala Corelli, dal 17 al 26 maggio.

Alphabet et Ultra, foto Lorenzo Pasini

La Cassandra di Christa Wolf

Tratto dal libro della scrittrice tedesca Christa Wolf, Cassandra vive un doloroso conflitto tra il presente della guerra e un futuro di pace. Legata a lunghe funi elastiche sul palco, la principessa troiana vaticina sul destino di tutti noi. Cassandra, la veggente figlia di Ecuba e di Priamo, racconta il tramonto e la rovina della sua città. Dalla sua memoria emerge tutto il suo passato: la memoria la traversata dell’Egeo in tempesta, l’arrivo a Troia delle Amazzoni, i delitti di Achille la bestia, la rottura con il padre Priamo accecato dal meccanismo inarrestabile della guerra, la vita delle comunità femminili sulle rive del fiume Scamandro, l’amore con Enea.

Christa Wolf, tra le più importanti autrici contemporanea di lingua tedesca, scrive il suo Cassandra nel 1983 e sceglie di dare una visione diversa da quella omerica classica recuperando lo sguardo e la voce della sacerdotessa troiana per darci il resoconto della liberazione femminile e del bisogno di pace. Il suo essere veggente la tiene intrappolata tra il passato e il futuro. Testimonia il passato perché́in futuro non vengano ripetuti gli stessi errori.

Ma forse il futuro è già tra noi, è il nostro presente e gli stessi errori si stanno già ripetendo. Si dirige verso l’unica direzione che le è concessa: un destino di morte. Gli spettatori incuriositi la spiano, ignari del fatto che il loro destino è segnato allo stesso modo. La storia che scorre contemporanea, implacabile, scandisce il conto alla rovescia verso la fine.

Cassandra, Ph Guglielmo Verrienti

“Cassandra”, di Christa Wolf, regia Carlo Cerciello, con Cecilia Lupoli scene Andrea Iacopino, costumi Anna Verde musiche Paolo Coletta, luci Cesare Accetta. Produzione TPE – Teatro Piemonte Europa in collaborazione con Anonima Romanzi / Teatro Elicantropo. A Torino, Teatro Astra, dal 14 al 31 maggio.

Le crisi di nervi di Cechov

«Dopo l’insuccesso delle sue prime due opere – spiega il regista Peter Stein – il giovane Čechov giurò di non scrivere mai più per il teatro drammatico e decise di dedicarsi esclusivamente al vaudeville. Questa circostanza ci ha regalato una serie di atti unici pieni di sarcasmo, di comicità paradossale, di stravagante assurdità e di folle crudeltà, e che a loro volta sono diventati il terreno fertile per l’esperienza e la preparazione delle grandi opere della maturità dell’autore».

Nelle tre opere esemplari del regista tedesco Peter Stein, i personaggi di volta in volta si fanno prendere da crisi di nervi, si ammalano, sono preda di attacchi isterici o litigano in continuazione fra loro. Si tratta di divertenti e aspre critiche della società borghese di fine Ottocento, che si rivela non molto diversa da quella dei nostri tempi, interessata al profitto, ai beni materiali e all’aspetto esteriore.

Ne L’orso il protagonista quasi muore dalla rabbia per un credito che non gli viene rimborsato da parte di una donna, che lui arriva a sfidare a duello, per finire in ginocchio a chiederle di diventare sua moglie.

Ne I danni del tabacco un presunto oratore deve tenere una conferenza sugli effetti negativi del fumo, ma, tra starnuti e attacchi d’asma, confessa in realtà di voler mettere fine alla disastrosa vita coniugale che conduce.

Ne La domanda di matrimonio l’aspirante sposo, per timidezza e altre difficoltà fisiche, non riesce a porre alla futura sposa la fatidica domanda, e anzi si mette a litigare con lei, che a sua volta gli ribatte a muso duro ed è preda di un attacco isterico quando lui cade svenuto per ipocondria.

Crisi di nervi, Maddalena Crippa e Alessandro Sampaoli, Ph Tommaso Le Pera

“Crisi di nervi”, tre atti unici di Anton Čechov, regia Peter Stein, con Maddalena Crippa, Sergio Basile, Alessandro Sampaoli, Gianluigi Fogaccii, Alessandro Averone, Sergio Basile, Emilia Scatigno; scene Ferdinand Woegerbauer, costumi Anna Maria Heinreich, luci Andrea Violato. Produzione Teatro Biondo Palermo / Tieffe Teatro Milano. A Palermo, teatro Biondo, fino al 19 maggio. Prima assoluta.

L’angelo di Kobane

Era il 2014 quando l’ISIS attacca e mette sotto assedio la città di Kobane e i villaggi attorno, al confine siriano con la Turchia. Un anno dopo, le truppe dell’alleanza tra curdi ed esercito siriano libero, con l’appoggio Usa, riconquistano il territorio, ma una nuova offensiva dello stato islamico provoca ancora morti. Uccisioni, distruzione, fughe, violenze: passati otto anni, la guerra siriana rimane una delle pagine più cupe della storia recente.

Il pluripremiato autore inglese Henry Naylor, classe 1966, ha condotto una lunga indagine, fatta di ricerche, interviste, studio su quanto accaduto e ne ha tratto un “magmatico” racconto, L’angelo di Kobane, un flusso di coscienza che prende spunto da una storia vera. Quella di una giovane donna – interpretata da Anna Della Rosa -, una contadina kurdo-siriana chiamata Rehana, che avrebbe voluto studiare, diventare avvocato, e invece ad un certo punto abbraccia il kalashnikov fino a diventare un implacabile cecchino di un gruppo di combattenti, tutte donne, denominato YPJ. Vittima del destino, Rehana si ritrova così arruolata tra le unità curde femminili che eroicamente combattono l’Isis e resistono all’assedio della città di Kobane. Una storia amara, tragica, violenta e cruda, come la guerra.

L’Angelo di Kobane Anna Della Rosa – Ph. Lanna

L’angelo di Kobane” di Henry Naylor, traduzione Carlo Sciaccaluga, regia Simone Toni, con Anna Della Rosa, creazione visiva Christian Zurita. Produzione TPE – Teatro Piemonte Europa, produzione originale 2018 Teatro Nazionale di Genova. A Milano, Teatro Elfo Puccini, dal 14 al 19 maggio.

Al via Abano Danza Festival

Una prima nazionale darà il via ufficiale, il 16 maggio, alla ventiquattresima edizione di Abano Danza Festival diretto da Luciano Padovani, con il duo britannico Pett | Clause-Knight di Travis Calusen-Knight e James Pett. Doppio appuntamento con i coreografi britannici che realizzano creazioni sensibilmente provocatorie, stimolate dal loro linguaggio visivo di grande impatto. La nuova creazione Vessel, si propone come una mappatura del corpo umano esposto alla costante connessione del mondo moderno che ha creato uno stato di ansia e oscuramento della consapevolezza; In the absence, è un lavoro profondo sul come l’essere umano riesca a superare un evento nella vita.

Una prima nazionale, il 17 maggio, è anche Stella della Compagnia Naturalis Labor. Ambientato nel 1978, un periodo segnato dai fervori e dalle tensioni del contesto sociopolitico italiano, lo spettacolo offre uno sguardo unico su quegli anni. La storia prende vita con il ritrovamento di una busta arancione. In programma, il 16, Puzzle, produzione Resextensa – Porta D’oriente Centro nazionale di produzione della danza, e Achilles della coreografa Glenda Gheller per la compagnia Ocram Dance Movement.

Il Festival prosegue fino al 14 giugno. Il programma completo sul sito www.abanodanza.it.

Deborah Jaffe.co.uk ad Abano Danza

I figli di Abramo

Come dice il sottotitolo, «Un patriarca, due figli, tre fedi e un attore», sono gli ingredienti di uno spettacolo che ci trascina nel cuore delle fedi monoteistiche, a Gerusalemme, dove si scatenano da secoli i conflitti. Figli di Abramo è il titolo dell’opera del norvegese Svein Tindberg tradotta e rappresentata per la prima volta al di fuori della Scandinavia, che approda a Teatri di Vita di Bologna (il 16 e 17 maggio, all’interno della rassegna Ipotesi di pace), con la regia di Giancarlo Iumiento e l’interpretazione di Stefano Sabelli (entrambi fondatori e co-direttori del Teatro del Loto, in provincia di Campobasso), accanto all’ensemble musicale composto da Manuel Petti, Marco Molino, Irene Apollonio, Daniele Giradina e Lorenzo Mastrogiuseppe.

La storia del testo, tradotto per la prima volta in Italia, è quella di due compagni di viaggio, un attore e una guida palestinese appassionata di film western, che partono da Gerusalemme per immergersi nella ricerca dell’Abramo perduto, tra affabulazione, ironia, riferimenti all’attualità sono le chiavi per far rivivere, come in un mistero buffo, storia, mito e leggenda del primo credente monoteista dell’Umanità. Abramo emerge come figura innovatrice, il cui perenne peregrinare dalla Mesopotamia all’Egitto, dalla Cisgiordania alla Penisola arabica, ha plasmato la storia dell’essere umano. Questo viaggio mette in luce le origini delle tre grandi fedi monoteiste, rivelando le comuni discendenze e i conflitti ereditati fra i popoli gemelli.

In Figli di Abramo l’attore ci conduce in un viaggio di narrazione ricco di esperienze personali, trasformando l’originale norvegese in un racconto colto, divertente e mediterraneo.

Teatro del Loto

Omaggio alla Femina

«La vertigine è nel tempo una variabile spaziale, arriva come una freccia, una lancia, un proiettile o un missile e ci proietta dove non siamo, forse nel nostro più intimo dove la ragione diserta – spiega la coreografa Antonella Bertoni il suo spettacolo Femina -. Può essere una buona opportunità attraversare questa frattura dove non è necessario capire, ed è ragionevole lasciarsi andare.

La danza è poesia che ingaggia all’azione, fuori dallo schema di ogni narrazione e richiede l’impareggiabile talento di non voler capire tutto. Sentendo i pensieri del corpo genera parole-corpo, i gesti, portando alla luce quello che bussa nel buio. Nel presente, buca la superficie del tempo e ci mostra un altro mondo, o il mondo per quello che è, per poi dissolverlo. Il corpo femminile è valutato e osservato come oggetto nello spazio sociale, da qui siamo partiti con Femina.

Lo spettacolo (allo Spazio Rossellini di Roma, il 16 maggio per Orbita Speelbound, e il 17 al Teatro Fellini di Pontinia (Lt), per il festival Tendance) è una perlustrazione fitta dell’universo femminile contemporaneo in forma coreografica. Forse Femina porta con sé il coraggio di ribadire che esiste ancora la femmina se pur alienata dalla società che ora la chiama: non-uomo, fluid, no binary, e che il femminile è capace di rigenerarsi anche in questo tempo in cui il sé tardomoderno è sempre più esausto e derealizzato».

Femina di Abbondanza-Bertoni

Lo struggimento di Lost Movement

Con la performance Sehnsucht, la compagnia Lost Movement, gruppo under 35 nato nel 2011 a Milano e guidato dal coreografo Nicolò Abbattista e dal dramaturg Christian Consalvo, associato dal 2023 alla compagnia Sanpapié, ha iniziato una lunga tournée nazionale che la vede impegnata sino ad ottobre tra Lombardia, Emilia Romagna, Lazio, Sardegna, Veneto, Piemonte e Toscana, nell’ambito del Progetto “Per Chi Crea”.

Sehnsucht (il 16 maggio alla Fabbrica del Vapore di Milano, all’interno della rassegna It’s a little bit messy) è una parola-chiave dello spirito romantico tedesco, che indica lo struggimento generato dal desiderio di qualcosa che però sfugge alla nostra presa. Nella performance questo sentimento si manifesta come il desiderio di raggiungere il limite che ci divide dal prossimo, di mostrarlo, toccarlo. Corpi soli ma dipendenti indagano, in uno spazio comune, i propri limiti in relazione al corpo, allo spazio e al tempo, creando una composizione istantanea diversa ad ogni ripetizione. La musica appositamente composta da Filippo Ripamonti riverbera ed espande i confini spaziali creati dai danzatori.

SEHNSUCHT, Lost Movement, ph. Christian Consalvo

Verdecoprente Umbria Fest

Entra nel vivo, e prosegue fino al 2 agosto, l’edizione 2024 del Verdecoprente Umbria Fest, percorso artistico-culturale interdisciplinare che porta sulla scena del territorio amerino, nel sud-ovest dell’Umbria, Compagnie e singoli artisti di teatro, danza, arti performative e multimediali provenienti da tutta Italia, con la cura e direzione artistica.

Dal 17 al 19 maggio, l’Associazione Teatro Ippocampo presenta, al Museo Civico Archeologico di Amelia, l’installazione – narrazione Un LiBRO ABiTATOI, un percorso sonoro e visivo tra pagine appese, letture e ascolti solitari in cuffia, per entrare nel Verdecoprente Book. Un libro-paesaggio che racconta dieci anni di residenze artistiche-teatrali nel territorio amerino, che si svela al lettore con le immagini e le voci degli artisti e degli spettatori che hanno partecipato prima a spettacoli e incontri, poi alla sua scrittura.

Nelle Giornate Nazionali C.Re.S.Co. 2024, il 19 maggio alle ore 10, sul Sentiero di Palliccio – Porchiano del Monte – Amelia (Tr), la Passeggiata sonora inizia con l’intervento di Francesco Michi e Anton Roca, ideatori del progetto, e si sviluppa tra i suoni del sentiero, seguendo la narrazione di Marcello Paolocci, curatore del sentiero e le voci dei due cori di Giove: LaTerzaVoce diretto da Eduardo Notrica, e Cor’inCantina diretto da Susanna Ruffini. Programma dettagliato su verdecoprente.com.

verdecoprente, Torre Animal © Rossella Viti

Al via il festival Tendance

Con rabbia e con amore, è il titolo della XIV edizione del festival Tendance, diretto da Danila Blasi e Ricky Bonavita che si svolge nei comuni di Pontinia, Latina e Sezze (dal 16 al 26 maggio). La scelta degli artisti e delle formazioni ospitate in questa edizione rispecchia la varietà e la pluralità della danza contemporanea in tutte le sue sfumature.

Si spazia da artiste e artisti pienamente riconosciuti per la loro cifra stilistica come Adriana Borriello, danzatrice, coreografa e pedagoga, Sharon Fridman, artista israeliano che ha collaborato con la Kibbutz Contemporary Dance Company e con Vertigo Dance Company, Paola Bianchi, artista attiva sulla scena della danza contemporanea a partire dalla fine degli anni ottanta, Mauro Astolfi, docente, autore, coreografo, direttore di Spellbound Contemporary Ballet, e codirettore del Centro  di Produzione Nazionale della Danza Orbita, Daniele Ninarello, attivo anche nel campo delle performing arts, Giovanna Velardi, artista dedita, oltre che alla creazione coreografica, alla formazione nella danza contemporanea, Ricky Bonavita, coreografo, danzatore e docente presso l’Accademia Nazionale di Danza di Roma, Elisa Barucchieri, danzatrice, coreografa, direttrice artistica della compagnia ResExtensa e codirettrice del Centro di Produzione Nazionale della Danza Porta d’Oriente, fino ai giovani e promettenti coreografi: Irene Russolillo, Filippo Porro e Simone Zambelli, Michael Incarbone, Elisa Pagani, Riccardo Buscarini.

Daniele Ninarello a Tendance

Canile Drammatico, prima edizione

Un festival per le nuove generazioni con spettacoli, talk, musica, laboratori, dopofestival, con alcune compagnie e artisti della scena nazionale contemporanea: è la prima edizione di «Canile Drammatico» (a Parma dal 17 al 19 maggio, tra Teatro Due, Teatro al Parco, Europa Teatri), un progetto della Fondazione Federico Cornoni (nata per mantenere viva la memoria del giovane attore parmigiano scomparso per malattia il 16 maggio 2023), un luogo di incontro e scambio culturale attraverso le pratiche teatrali.

L’apertura è con il talk di Linda Dalisi, una delle penne più interessanti del panorama teatrale contemporaneo, intitolato Dramagia e la figura del dramaturg. Narrazione di un lavoro di accompagnamento, quello operato da Dalisi, che nutre registi/e, attori/attrici e collaboratori/collaboratrici attraverso contenuti che vanno ad alimentare il lavoro collettivo durante l’allestimento scenico.

Seguirà FanniBanni’s, giovane formazione teatrale composta da ex allievi della Scuola di Teatro Iolanda Gazzerro di ERT-Emilia Romagna Teatro Fondazione, con Biancaneve e i sette nazi, regia e drammaturgia di Nicoletta Nobile. Tra gli altri spettacoli Il Contrappasso. Trilogia della porta di Rita Di Leo; Firmamento Collettivo con Kalergi! – Il Complotto dei Complotti, drammaturgia di Luca D’Arrigo, regia Adele Di Bell, Ornella di 9C teatro, progetto di Gaia Amico, dramaturg Davide Tortorelli; Io sono. Solo. Amleto di e con Marco Cacciola; un workshop di drammaturgia con Gabriele Di Luca, autore, sceneggiatore, regista, attore, cofondatore di Carrozzeria Orfeo. Per info sito fondazionefedericocornoni.it.

Io sono. solo. amleto, Marco Cacciola

Gran finale a Citofonare PimOff

L’ultimo appuntamento, il 16 maggio, della rassegna milanese di Citofonare PimOff!, è l’anteprima di The Game – Grand Finale, il progetto di ricerca coreografica triennale della coreografa lussemburghese Jill Crovisier, tra i vincitori del bando Citofonare PimOff 2023/24. Partendo dal concetto di “gioco” in questa ricerca coreografica che prosegue da tre anni la coreografa Jill Crovisier indaga questo concetto esplorando culture diverse.

Lavorando tra Irlanda, Spagna, Taiwan, Sud Corea e Giappone, Crovisier osserva come il gioco sia fondamentale per tutta l’umanità ad ogni latitudine, fin dall’infanzia quando rappresenta un modo per conoscere la realtà. In questa ultima fase di ricerca viene scoperta l’energia maschile e il “gioco-lotta”, a metà tra pericolo e divertimento.

The game_Gran Finale

Vicenza Jazz omaggia il pianoforte

Giunge alla ventottesima edizione New Conversations – Vicenza Jazz Un sogno lungo ottantotto tasti, (dal 13 al 19 maggio), con la direzione artistica di Riccardo Brazzale. Il tema del festival è tutto nel titolo, un omaggio al pianoforte nella storia del jazz, e non solo, nel centenario della nascita di Bud Powell (1924 – 1966), padre del moderno piano jazz e nel cinquantesimo della morte di Duke Ellington (1899 – 1974), direttore d’orchestra, compositore e pianista, il “duca” che ha ispirato intere generazioni di jazzisti; questa scelta connota fortemente e individua il più rilevante tra i molteplici percorsi di ascolto della kermesse con il pianoforte al centro di numerosi appuntamenti, comprese alcune produzioni originali e molte prime nazionali.

Siederanno davanti alla tastiera artisti come Uri Caine, Omar Sosa, Craig Taborn, Marialy Pacheco, Antonio Faraò, Dado Moroni, Danny Grissett, Margherita Fava, Francesca Tandoi e poi ancora Simone Graziano, Paolo Birro, Sade Mangiaracina, Giovanni Guidi. Nel ricco programma artistico saranno inoltre presenti Bill Frisell, Paolo Fresu, Paquito D’Rivera, Trilok Gurtu, Chico Freeman, Dhafer Youssef con Eivind Aarset: la palette timbrica si amplierà con gli altri strumenti canonici della musica afroamericana e anche con sonorità esotiche.

Bill Frisell

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