In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 7 al 13 novembre 2022.
CE QUE LE JOUR DOIT À LA NUIT
Il coreografo franco-algerino Hervé Koubi torna al LAC di Lugano (19 novembre) con “Ce que le jour doit à la nuit”, coreografia vibrante che ha recentemente celebrato il suo decimo anniversario. Lo spettacolo disegna un ponte tra Oriente e Occidente, tra Francia e Algeria, ai margini del sacro. Affonda le sue radici nell’attività di rielaborazione della memoria e coincide con una presa di coscienza tardiva: quella delle origini. Il momento in cui Koubi inizia a riavvicinarsi, grazie al corpo, a ciò che aveva sempre saputo in maniera astratta: le sue origini algerine, con l’infinita curiosità implicita di una simile scoperta. In questa pièce sensibile e sensuale, Koubi esplora attraverso la danza la propria storia e i suoi legami con l’Oriente. Sul palco giochi di luce si alternano a buio e bagliori, intrecciando nell’oscurità un reticolo luminoso; la musica lascia immaginare legami tra le culture con brani composti da Hamza El Din e interpretati dal Kronos Quartet, brani di Bach e di musica Sufi. Dodici uomini celebrano il loro virtuosismo coreografico, con una delicatezza e una morbidezza che nulla toglie alla loro virilità: i corpi si toccano, si sfiorano, si sollevano con dolcezza fraterna e rispetto, quasi fossero abitati da un’entità sacra.
NUOVA PRODUZIONE MM CONTEMPORARY DANCE COMPANY
Un viaggio tra generazioni diverse: “Ballade” di Mauro Bigonzetti è un ritratto a tutto tondo degli anni Ottanta, decennio che ha ormai perso i suoi confini temporali per diventare simbolo di un’epoca, mentre “Elegia” di Enrico Morelli racconta la nostra epoca attuale, periodo che mai come ora porta vertigine e smarrimento, ma anche la rinnovata speranza di un nuovo inizio. “Ballade” è un lavoro allestito senza artifici, che attinge da autori diversi protagonisti di quel periodo, dall’anarchica genialità di Frank Zappa alla poesia profonda di Leonard Cohen, sino all’estetica punk ed esistenziale dei CCCP. In “Elegia” si presenta una danza corale che ci immerge in un vortice di linee e traiettorie che si incontrano e si intrecciano, in un apparente caos primordiale fino al ritorno della quiete, che porta in sé la scelta di abbandonarsi alla speranza ritrovata, in vista di una nuova rinascita.
“Ballade”, coreografia Mauro Bigonzetti, musiche CCCP – Fedeli alla linea, Leonard Cohen, Prince, Frank Zappa; light designer Carlo Cerri, costumi Silvia Califano. “Elegia”, coreografia Enrico Morelli, musiche Frédéric Chopin, Giuseppe Villarosa. Produzione MM Contemporary Dance Company. A Modena, Teatro Comunale, il 19 novembre; a Tortona, Teatro Civico, il 27.
QUEGLI SPETTRI DI IBSEN
La storia si sviluppa intorno allo scontro tra Helene (interpretata da Andrea Jonasson) e suo figlio Osvald (Gianluca Merolli), scontro che porta a galla vecchi peccati di famiglia. «La verità è la cosa più difficile da rivelare», dice il regista Rimas Tuminas e in questa produzione è ben rappresentato non solo il disvelamento di segreti familiari, ma anche l’esternazione dei fantasmi che si nascondono e vivono dentro tutti noi. I “fantasmi” sono illusioni che le persone costruiscono a partire dalle proprie debolezze, glorifichiamo le nostre paure e lodiamo le effigia dei nostri carnefici. I “fantasmi” sono le menzogne che adottiamo e che trasmettiamo ai nostri figli. Questo spettacolo è una storia di liberazione dai fantasmi che ci inseguono. Le illusioni collassano, crudeli verità vengono rivelate e l’immagine della famiglia ideale si frantuma rivelando ciascun membro per l’individuo libero qual è. Riconquistare la propria indipendenza attraverso il superamento delle illusioni, come donna e come madre, diventa l’unica strada possibile verso la libertà.
“Spettri”, di Henrik Ibsen, versione italiana e adattamento Fausto Paravidino, regia Rimas Tuminas, con Andrea Jonasson, Gianluca Merolli, Fabio Sartor, Giancarlo Previati, Eleonora Panizzo; scene e costumi Adomas Jacovskis, disegno luci Fiammetta Baldiserri ripreso Da Oscar Frosio. A Treviso Teatro Mario Del Monaco, dal 18 al 20 novembre; a Trieste, Politeama Rossetti, dal 24 al 27.
IL PASOLINI DI GIORDANA E LO CASCIO
Saremo in molti a chiederci – scrive nelle note di regia Marco Tullio Giordana – anche dopo il centenario quanto attuale rimarrà Pasolini, cosa di lui sarà ancora vivo e cosa ingiallito, cosa ancora portabile e cosa riporre nell’armadio in attesa di tornare in auge come modernariato. Non so dare a questa domanda una risposta se non con questo spettacolo ordito insieme a Luigi Lo Cascio, da tanti anni prediletto compagno di ventura. Si tratta di una cernita nell’opus pasoliniano immenso che non ha certo l’ambizione di dire tutto né fornire il quadro nemmeno abbozzato, ma di scegliere cosa abbiamo scoperto per noi di indispensabile, al punto da riassumerlo nel vocativo con cui lo chiamavano i ragazzi: a Pa’, per invitarlo a tirare due calci di pallone o chiedergli di fare una comparsata in un film.
“a Pà”, drammaturgia Marco Tullio Giordana e Luigi Lo Cascio, da testi di Pier Paolo Pasolini, regia Marco Tullio Giordana, con Luigi Lo Cascio e la partecipazione di Sebastien Halnaut; scene e disegno luci Giovanni Carluccio, costumi Francesca Livia Sartori, musiche Andrea Rocca. A Venezia Teatro Goldoni dal 17 al 20 novembre; a Milano, Teatro Elfo Puccini, dal 29 novembre al 4 dicembre.
IL PIRANDELLO DI INVISIBILE KOLLETTIVO
Dopo “L’Avversario” di Emmanuel Carrère e “Open” di Andre Agassi, la compagnia Invisibile Kollettivo ha scelto di misurarsi con Luigi Pirandello, per cercare di «Chiudere la riflessione sul tema dell’identità, con una particolare attenzione a quanto lo sguardo, le aspettative, i desideri degli altri contribuiscano a definirla». Invisibile Kollettivo rilegge questo testo «come una sorta di ‘giallo’ esistenziale dove, all’interno di un racconto condotto in modo avvincente, Pirandello è capace di far emergere una riflessione filosofica, universale, e temi più che mai vivi: il gioco di identità all’interno del quale si muove l’Ignota, fulcro di tutto il testo, è proprio quello del gioco di ruolo al quale il contesto storico e sociale sottopone oggi ogni individuo. Ci è parso che questa commedia, che ha quasi cent’anni, si aprisse ad una lettura del contemporaneo sorprendente ma che, per sprigionare il suo potenziale, andasse ripulita di una certa patina da ‘teatro borghese’, andasse restituita alla sua essenza: così, abbiamo immaginato uno spazio scenico essenzialissimo, ‘stanza della tortura’ per la protagonista vittima di un continuo sequestro da parte degli uomini cui si lega».
“Come tu mi vuoi”, di e con Nicola Bortolotti, Lorenzo Fontana, Alessandro Mor, Franca Penone, Elena Russo Arman; musiche Alessandra Novaga, con le voci di Maria Caggianelli Villani, Alessandro Quattro e Debora Zuin, luci Cesare Agoni, suono Marco Gavezzoli. Produzione Centro Teatrale Bresciano, Teatro dell’Elfo, con il contributo di NEXT. A Milano, Teatro Elfo Puccini, fino al 23 novembre.
LIBIDINE VIOLENTA
Debutto del nuovo testo del drammaturgo Enzo Moscato di cui firma anche la regia. «In scena – si legge nelle note – un viaggio allucinante e allucinatorio dentro le pulsioni autofagocitanti della scrittura, le ossessioni di una mente al limite, la fuga dalla follia e dalla solitudine attraverso l’eccesso, il parossismo, la farsa, l’ironia. Reci, un’eccentrica scrittrice, o vecchia cantante fuori moda, dall’ambigua identità sessuale, dichiara di volersi – forse – suicidare perché non riesce a buttar giù le sue scandalose memorie. Ne sussegue un gioco di visioni, ricordi, evocazioni, improbabili balletti, telefonate schizofreniche, incontri misteriosi, tutti partoriti e messi in scena dalla mente sgangherata della Reci e costantemente doppiati, replicati, proiettati, come in un vertiginoso carnevale. Una grande e paradossale abbuffata di parole, per perdersi nel godimento puro dell’irrefrenabile coercizione desiderante della scrittura e rinunciare a dare un senso alla spiazzante brutalità della vita».
“Libidine violenta” testo e regia Enzo Moscato, con Giuseppe Affinito, Luciano Dell’Aglio, Tonia Filomena, Domenico Ingenito, Emilio Massa, Enzo Moscato, Anita Mosca; scene Luigi Ferrigno, costumi Dario Biancullo, luci Enrico de Capoa. Produzione Teatro Metastasio di Prato / Teatro di Napoli-Teatro Nazionale / Casa del Contemporaneo. A Napoli, Teatro San Ferdinando, dal 15 al 20 novembre; dal 22 al 27 al Teatro Metastasio di Prato.
IL MESSAGGERO DELLE STELLE
L’estro attoriale di Flavio Albanese e la penna di Francesco Niccolini tornano insieme per la nuova produzione della Compagnia del Sole: “Il messaggero delle stelle” spettacolo brillante che gioca tra scienza e filosofia, diretto da Marinella Anaclerio (a Roma teatro India, nell’ambito della ventiquattresima edizione di Flautissimo). Siamo in un teatro, precipita letteralmente dal cielo uno strano astronauta: è Astolfo d’Inghilterra, il più sorprendente, strano e pasticcione fra tutti i paladini di Carlo Magno, a lui il compito di riportare sulla Terra il senno di Orlando, smarrito per amore della bella Angelica. Racconta che il suo viaggiare tra la terra e la luna è diventato eterno, contrariamente a quanto si crede, perché lì gli è successo qualcosa di inatteso, speciale: ha incontrato un gruppo di vecchietti vestiti con abiti antichi, impegnati in un simposio intorno a una grande tavola imbandita, che lo hanno introdotto ai misteri della conoscenza, tra ragione, follia, dubbi ed errori. Chi sono questi anziani signori? Astolfo lo scopre poco alla volta, con una serie di avventure e sorprese, facendogli realizzare quanto sia complicata ma affascinante la strada della comprensione, della libertà di pensiero e della scienza. Tra rime surreali, un po’ di scienza e molta patafisica, assistiamo all’incontro tra uno dei magici protagonisti dell’Orlando Furioso e Galileo, Copernico, Keplero, Newton ed altri grandi scienziati del passato.
LANCILLOTTO E GINEVRA
Il giovane regista Giovanni Ortoleva, classe 1991, più volte ospite della Biennale Teatro di Venezia per le sue proposte sempre originali e dal linguaggio innovativo. si confronta qui con uno tra i miti più noti ed emblematici del ciclo arturiano: Ginevra, la moglie del re, e Lancillotto, il cavaliere più valoroso della tavola rotonda, cadono preda di un amore che li consumerà. Nella scrittura di Riccardo Favaro e Ortoleva i due amanti si aggirano come Adamo ed Eva in un giardino di armature, portando la loro colpa come una storia, masticando la loro storia come una colpa. «Quando pensiamo ai romanzi cavallereschi – scrive Ortoleva – la nostra mente è affollata da corazze, scudi, stendardi. Vediamo pesanti armature montate sui cavalli, vediamo lance di legno e duelli ingaggiati in nome di una dama distante. Quando pensiamo ai cavalieri dimentichiamo, sistematicamente, la loro carne. La carne che vive dentro le armature. La carne che tanti colpi prende, che ribolle alla vista della propria dama e gronda di sangue. Questo è uno spettacolo sulla carne».
“Lancillotto e Ginevra”, di Riccardo Favaro e Giovanni Ortoleva, regia Giovanni Ortoleva, con Leda Kreider e Edoardo Sorgente, musiche Pietro Guarracino, luci Massimo Galardini. Produzione Teatro Metastasio di Prato. A Milano, Teatro Franco Parenti, dal 15 al 20 novembre.
LA FAMIGLIA DI N.E.R.D. S
Commedia cult del Teatro Filodrammatici di Milano scritta e diretta da Bruno Fornasari, prende il nome da N.E.R.D. acronimo, in medicina, che indica il reflusso non erosivo (Non Erosive Reflux Desease), un classico bruciore di stomaco fastidioso e apparentemente innocuo. La scena si svolge in un agriturismo dove una famiglia tradizionale, composta da padre, madre e quattro figli maschi si appresta a festeggiare il cinquantesimo anniversario di matrimonio dei genitori. L’idea è che tutto sia perfetto, con tanto di torta nuziale e fotografie agli sposi nel parco, vicino al laghetto con le paperelle. Ma fin da subito, le apparenze, in questa micro-comunità fatta di egoismi e tanti silenzi, sono bombe inesplose pronte a detonare alla minima scintilla, come se il vero nemico da sconfiggere fosse molto più vicino di quanto si possa immaginare. “N.E.R.D. s – sintomi” è una commedia dal cuore nero, provocatoria e irresponsabile, che parte dalla famiglia, come rassicurante paradigma di una società sana, per raccontare il rovescio della medaglia. E quando lo spettacolo sembra arrivato alla fine, il pubblico sarà spiazzato da una sorpresa insolita.
“N.E.R.D. s – sintomi”, un progetto Amadio/Fornasari, testo e regia Bruno Fornasari, con Tommaso Amadio, Emanuele Arrigazzi, Riccardo Buffonini, Umberto Terruso; scene e costumi Erika Carretta. Produzione Teatro Filodrammatici di Milano. A Roma, Teatro Vittoria, dal 15 al 20 novembre.
IL PARADISO DI GERMANO E TEARDO
Uno spettacolo divulgativo senza che niente sia spiegato. Dante Alighieri, nel 33esimo canto del Paradiso, si trova nell’impaccio dell’essere umano che prova a descrivere l’immenso, l’indicibile, prova a raccontare l’irraccontabile. Questo scarto rispetto alla “somma meraviglia” è messo in scena creando un’esperienza unica, quasi fisica per lo spettatore al cospetto dell’immensità. Elio Germano e Teho Teardo sono voce e musica per dire la bellezza e avvicinarsi al mistero, l’immenso, l’indicibile ricercato da Dante nei versi del XXXIII canto del Paradiso. Dal suono avvincente ed “etterno” germoglia la musica inaudita e imprevedibile del compositore d’avanguardia e scaturisce la regia visionaria e impalpabile di Simone Ferrari e Lulu Helbaek, poeti dello sguardo.
“Paradiso XXXIII”, di e con Elio Germano e Teho Teardo, drammaturgia Elio Germano, drammaturgia sonora Teho Teardo e con Laura Bisceglia (violoncello) e Ambra Chiara Michelangeli (viola), regia Simone Ferrari & Lulu Helbaek, disegno luci Pasquale Mari, video artists Sergio Pappalettera e Marino Capitanio, scene design Matteo Oioli, commissione di Ravenna Festival produzione Pierfrancesco Pisani per Infinito Produzioni e Argot Produzioni. A Solomeo (Pg), Teatro Cocinelli, il 19 e 20 novembre; a Savona, Teatro Chiabrera, dal 24 al 26. In tournée.
IL ROMANZO DI DANIELE FINZI PASCA
Ispirata all’omonimo romanzo di Daniele Finzi Pasca, “Nuda” è uno spettacolo magico e surreale, denso di mistero e stupore, dove profondità e abissi sono in continuo dialogo con un mondo leggero e luminoso, fatto di piani che si sovrappongono e giocano tra loro. Cinque artisti interpretano uno spettacolo in cui la potenza teatrale si sposa con una narrazione poetica dal sapore onirico, in assoluta armonia con il teatro fisico e la danza aerea. Due gemelle, cresciute insieme in una famiglia “eccentrica”, eppure così simile a quella di tutti, si toccano, si sfiorano, a volte si calpestano, per poi riscoprirsi in un abbraccio pieno di gioia e libertà ritrovate. Un gioco acrobatico e teatrale reso possibile da un sistema di volo innovativo, insieme a un’installazione di luci interattiva intrecciati alla narrazione e un potente universo sonoro.
“Nuda”, scritto e diretto da Daniele Finzi Pasca, Melissa Vettore, Beatriz Sayad, Jess Gardolin, Micol Veglia, Francesco Lanciotti. Produzione Compagnia Finzi Pasca in coproduzione con Gli Ipocriti Melina Balsamo e Fondazione Teatro della Toscana. A Roma, Teatro Ambra Jovinelli, dal 16 al 27 novembre. In tournée.
UNA VOLTA NELLA VITA (ONCE)
Tratto dall’omonimo film irlandese del 2006 scritto e diretto da John Carney, vincitore del Premio Oscar per la Miglior Canzone con “Falling Slowly”, “Once” diventa uno spettacolo musicale nel 2011 con il libretto di Enda Walsh e la straordinaria colonna sonora scritta da Glen Hansard e Markéta Irglová – vincendo 8 Tony Award, 2 Olivier Award e un Grammy Award. L’elemento che rende unico il nuovo musical di Compagnia della Rancia costituisce anche la sua sfida più grande: far suonare l’intera partitura dei brani per mano degli stessi artisti. “Una volta nella vita” racconta la storia di un musicista di strada di Dublino, sul punto di rinunciare ai propri sogni, e di una giovane donna colpita dalle sue struggenti canzoni d’amore; la storia di un Ragazzo, che ha rinunciato all’amore e alla musica, e della Ragazza che ha sconvolto in soli 5 giorni l’idea che aveva dell’amore e lo ha ispirato a sognare di nuovo: un vero e proprio inno alla vita e alla musica, tra quotidianità, determinazione, speranza e coraggio, con la regia di Mauro Simone e un eccezionale gruppo di 11 artisti che suonano una moltitudine di strumenti, oltre a cantare, recitare e danzare. Il ruolo del Ragazzo è interpretato da Luca Gaudiano, e quello della Ragazza da Jessica Lorusso.
“Una volta nella vita (once)”, libretto Enda Walsh, musiche e liriche Glen Hansard & Markéta Irglová, tratto dal film “once” scritto e diretto da John Carney, traduzione italiana Emma Ray Rieti, traduzione e adattamento liriche italiane Matteo Volpotti, direzione musicale Antonio Torella, coreografie Gillian Bruce, disegno fonico Enrico Porcelli, disegno luci Valerio Tiberi, scene Stefano Antozzi, costumi Silvia Cerpolini e Fabio Cicolani, regia Mauro Simone. Compagnia della Rancia. A Milano, Teatro San Babila, fino al 4 dicembre; a Pesaro, Teatro Sperimentale, dall’8 all’11 dicembre.
Bruno Beltrão a Romaeuropa
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