14 ottobre 2024

In Scena: gli spettacoli e i festival della settimana, dal 14 al 20 ottobre

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Una selezione degli spettacoli e dei festival più interessanti della settimana, dal 14 al 20 ottobre, in scena nei teatri di tutta Italia

The Turn of the Screw opera ph Federico Pitto

In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 14 al 20 ottobre.

Teatro e danza

Il giro di vite e The Turn of the Screw al Carlo Felice di Genova

In una villa isolata nella campagna inglese di fine Ottocento, una giovane istitutrice si convince che i due bambini a lei affidati dialoghino con sinistre presenze, diretta emanazione del Male. Scritta da Henry James nel 1898, The Turn of the Screw è una storia di fantasmi e indicibili segreti, in cui i topos del genere horror si affiancano a una finissima indagine psicologica.

Il regista Davide Livermore, direttore del Teatro Nazionale di Genova, porta a teatro (dal 12 al 27 ottobre) il celebrato racconto in una doppia versione, offrendo al pubblico la possibilità di vedere nella stessa sera un nuovo adattamento in prosa e l’opera di Benjamin Britten, con Riccardo Minasi, direttore musicale della Fondazione Teatro Carlo Felice, a dirigere l’Orchestra dell’Opera Carlo Felice Genova.

Sia l’adattamento in prosa realizzato per questa occasione da Carlo Sciaccaluga, drammaturgo e regista, sia l’opera composta da Britten nel 1954 su libretto di Myfawny Piper, restano fedeli al testo di James nella trama e nell’inquietante atmosfera che avvolge gli spettatori. La scenografia di Manuel Zuriaga, condivisa da entrambi gli spettacoli, suggerisce una dimora borghese e claustrofobica, che da rifugio diviene rapidamente il luogo del dolore e dell’abuso, mentre prospettive e percezione della realtà mutano angosciosamente, lasciandoci in dubbio su ciò a cui credere. Protagonisti dello spettacolo di prosa gli attori Linda Gennari, Gaia Aprea, Aleph Viola, Virginia Campolucci, Ludovica Iannetti, Luigi Bignone. Nell’opera i cantanti Valentino Buzza, Karen Gardeazabal, Oliver Barlow, Lucy Barlow, Polly Leech, Marianna Mappa, accompagnati dall’Orchestra dell’Opera Carlo Felice.

Info teatronazionalegenova.it.

The Turn of the Screw prosa ph Federico Pitto

Cose che so essere vere, storia di una famiglia e di un matrimonio

Protagonisti di Cose che so essere vere di Andrew Bovell, toccante, divertente e coraggioso dramma che ruota intorno alla storia di una famiglia e di un matrimonio, sono Giuliana De Sio e Valerio Binasco. […] È una commedia malinconica di persone che volevano fare della propria famiglia un’isola felice, ma hanno edificato il proprio sogno di felicità su verità nascoste, sepolte nelle fondamenta e soffocate nel silenzio, finendo per sbattere contro l’infelicità assoluta».

La pièce è ambientata in una villetta nella periferia meridionale di Adelaide, in Australia, dove vivono Bob e Fran Price. Quando Rosie, la più giovane dei loro quattro figli, torna rocambolescamente a casa dopo un breve viaggio in giro per l’Europa è certa di far parte di una famiglia solida e inossidabile: ma all’arrivo della ragazza le crepe che silenziosamente si sono insinuate nei rapporti tra i familiari ribaltano ogni certezza. Il testo è una fotografia complessa e acuta dei meccanismi domestici e matrimoniali, che muta continuamente punto di vista attraverso gli occhi di quattro fratelli che lottano per definire sé stessi, al di là dell’amore e delle aspettative dei genitori.

Bovell (1962), scrittore e drammaturgo australiano pluripremiato, autore di numerosi testi tra cui Speaking in Tongues di cui ha curato l’adattamento cinematografico dal titolo Lantana, e When the Rain Stops Falling, affronta in questo dramma la perdita di fiducia e il potere del passato di plasmare il futuro.

Cose che so essere vere regia Valerio Binasco

“Cose che so essere vere” (Things I Know to Be True), di Andrew Bovell, traduzione Micol Jalla, regia Valerio Binasco con Giuliana De Sio, Valerio Binasco e (in ordine alfabetico), Fabrizio Costella, Giovanni Drago, Giordana Faggiano, Stefania Medri, scene e luci Nicolas Bovey, costumi Alessio Rosati, suono Filippo Conti. Produzione Teatro Stabile Torino – Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile del Veneto. A Torino, Teatro Carignano, fino al 27 ottobre.

Il Don Giovanni di Arturo Cirillo

L’apertura ufficiale della nuova Stagione del Teatro Nazionale di Napoli firmata dal direttore Roberto Andò, è affidata al regista e attore Arturo Cirillo con il debutto del Don Giovanni da Molière, Da Ponte, Mozart, che veste i panni del protagonista.

«Chi conosce un po’ il mio teatro – sottolinea Cirillo – sa che tra i miei autori prediletti si è imposto decisamente Molière, quindi mi è parso naturale lavorare su una drammaturgia che riguardasse sia il testo di Molière, appunto, che il libretto di Da Ponte. Anche il discorso musicale da tempo, o forse da sempre, mi coinvolge, e quindi ho deciso di raccontare questo mito, che è Don Giovanni, usando forme e codici diversi, conservando di Molière la sua capacità di lavorare su un comico paradossale e ossessivo, che a volte sfiora il teatro dell’assurdo, e di Da Ponte la poesia e la leggerezza, a volte anche una drammatica leggerezza. Poi c’è la musica di Mozart che di questa vicenda riesce a raccontare sia la grazia che la tragedia ineluttabile. Perché in fondo questa è anche la storia di chi non vuole, o non può, fare a meno di giocare, recitare, sedurre; senza fine, ogni volta da capo, fino a morirne».

Arturo Cirillo e Giacomo Vigentini, © Ivan Nocera per Teatro di Napoli

“Don Giovanni”, da Molière, Da Ponte, Mozart, adattamento e regia di Arturo Cirillo, con Arturo Cirillo, Irene Ciani, Rosario Giglio, Francesco Petruzzelli, Giulia Trippetta, Giacomo Vigentini, scene Dario Gessati, costumi Gianluca Falaschi, luci Paolo Manti, musiche Mario Autore. Produzione Marche Teatro, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova, Emilia Romagna Teatro / ERT Teatro Nazionale. A Napoli, Teatro Mercadante, dal 15 al 27 ottobre, al Teatro delle Muse di Ancona, dal 31 ottobre al 3 novembre.

A Romaeuropa la danza di Noè Soulier e il teatro di Licia Lanera

Sulle note delle composizioni di J.S. Bach, eseguite dal vivo dall’Ensemble il Convito diretto da Maude Gratton, Close Up fonde azioni pratiche, sequenze coreografiche astratte e gesti concreti in una combinazione volta ad acuire i sensi e modellare la percezione. Tutti i codici che attraversano il pensiero coreografico di Noè Soulier tornano in scena in un nuovo caleidoscopio di azioni. Al centro della nuova pièce del coreografo francese ci sono, però, i contrappunti di Bach. Note e gesti entrano in dialogo fondando un nuovo linguaggio minimale e poetico. Riprese video in real time moltiplicano lo spazio coreografico e amplificano l’incontro tra gesto e movimento musicale.

Close Up © Christophe Raynaud Delage

Opera prima di Pier Vittorio Tondelli, pubblicata per la prima volta nel 1980 dalla casa editrice Feltrinelli, Altri Libertini apparve come un fulmine a ciel sereno nel panorama italiano e internazionale. Strutturato in sei racconti o “episodi”, il romanzo (così lo definiva il suo stesso autore) raccolse un enorme successo in Italia e all’estero per la sua trasgressione e attualità unite a un linguaggio vivo, giovanile e dialettale, non senza riferimenti a citazioni artistiche e culturali. Caratteristiche che contribuirono ad annoverare Tondelli tra gli autori più importanti della letteratura contemporanea e Altri Libertini come parte del suo patrimonio nonostante le prime incomprensioni della critica e gli ostacoli giudiziari (il romanzo fu sequestrato per oscenità e Tondelli fu processato e assolto con formula ampia dal Tribunale di Mondovì).

La regista e attrice Licia Lanera (prima in Italia a ottenere i diritti per la messa in scena dell’opera) si concentra su tre racconti della raccolta (ViaggioAltri Libertini e Autobahn) e interviene drammaturgicamente riunendoli in un unico spettacolo che la vede in scena con Giandomenico Cupaiuolo, Danilo Giuva e Roberto Magnani.

Altri libertini

L’ultimo viaggio di Sindbad da Erri De Luca

Un racconto musicale in diversi quadri che ripercorre le vicende di un capitano arrivato al suo ultimo viaggio con un carico di uomini, donne e bambini. Una vicenda specchio dell’attuale quanto antica realtà della migrazione L’ultimo viaggio di Sindbad della compositrice Silvia Colasanti, con la regia di Luca Micheletti, si basa su libretto di Fabrizio Sinisi, liberamente ispirato a testi di Erri De Luca. In particolare, all’omonimo L’ultimo viaggio di Sindbad, pièce teatrale scritta nel 2003 che reimmagina la leggendaria figura del marinaio Sindbad come un odierno traghettatore di migratori e migratrici.

«Sindbad, come Ulisse, è un ponte tra Oriente e Occidente – afferma il regista Micheletti – che non naviga però da Troia verso Itaca, peregrinando per un Mediterraneo pieno di trappole metafisiche, ma dal Nordafrica all’Europa. Attraverso gli antichissimi codici del teatro e della musica, desideriamo consegnare agli interlocutori di questo tempo le tracce di un passaggio storico, di un fenomeno che ci eccede, di una storia che si autodetermina e ci determina».

«Volevamo che l’opera fosse un piccolo rito – racconta invece il librettista Sinisi – una liturgia laica, che portasse dentro di sé il ricordo di tutti i viaggi e di tutti i naufragi». Nel ruolo di Sindbad il baritono Roberto Frontali, sul podio dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma Enrico Pagano, le scene di Leila Fteita, i costumi di Anna Biagiotti, le luci di Marco Giusti, la drammaturgia di Benedetto Sicca e il coreografo per i movimenti mimici è Fabrizio Angelini. Prima assoluta al Teatro Nazionale di Roma, il 16, 18, 20, 22 e 23 ottobre.

Erri De Luca credito Archivio Fondazione Erri De Luca

Sul confine di Carrozzeria Orfeo

Prende il titolo a prestito da uno dei primi spettacoli di Carrozzeria Orfeo, la rassegna di drammaturgia contemporanea “Sul Confine” ideata e promossa dalla compagnia mantovana, all’interno di Corte Distanze, Progetto di Prossimità Culturale. Cinque gli appuntamenti della prima edizione che si svolgerà da ottobre a dicembre presso Sala Maddalena, sede operativa di Carrozzeria Orfeo, uno spazio polivalente aperto al territorio, posto in una corte agricola ai confini della città di Mantova, nel Comune di Curtatone. Ospiti alcune realtà della scena teatrale nazionale, dalle esemplari Teatro delle Ariette e Compagnia Rodisio, alle giovani e innovative realtà di Poveri Comuni Mortali, Les Moustaches.

Primo appuntamento il 19 e 20 ottobre con l’anteprima nazionale di MAMMUT vita e morte di un’intelligenza artificiale di Fartagnan Teatro, compagnia vincitrice nel 2024 dei bandi Giving Back di Carrozzeria Orfeo e Theatrical Mass di Campo Teatrale, drammaturgia di Rodolfo Ciulla, con Federico Antonello, Luigi Aquilino, Maria Canal, Andrea Sorrentino. Lo spettacolo si ambienta in un futuro non molto lontano, minacciato da frequenti blackout energetici e dove la colonizzazione di Marte è diventata un’enorme speculazione edilizia. Qui vive e lavora Fred, frustrato agente immobiliare, in perenne stato di burn out, rinchiuso in un appartamento di una grande città, insieme alle sue Intelligenze Artificiali (A.I.) dall’aspetto umanoide. Tra i suoi oggetti più preziosi c’è Mammut, un dispositivo avanzato che simula il carattere e rielabora i ricordi del suo migliore amico, la cui morte è stata la causa di un tracollo emotivo.

Fartagnan Teatro ph M. Setti

Opening – showcase Italia, focus di Emila Romagna Teatro

Al via, il 15 ottobre, Opening – showcase Italia, il focus di Emila Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale dedicato alla creatività italiana contemporanea, una vetrina delle più recenti opere di artiste e artisti di cui ERT ha sostenuto il percorso nell’ultimo triennio. Nella sua prima settimana di programmazione, a Bologna il debutto di Eclissi di Michela Lucenti / Balletto Civile e la prima nazionale di Tragùdia – il canto di Edipo del regista Alessandro Serra; a Modena l’ultimo spettacolo di Pippo Delbono Il risveglio al suo debutto in Italia, e Le parole del corpo, una performance con gli allievi della Scuola Iolanda Gazzerro a cura di Michela Lucenti e Hannes Langolf. Al Teatro Arena del Sole il regista, autore e scenografo Alessandro Serra, presenta Tragùdia il canto di Edipo (dal 17 al 20 ottobre). Ispirandosi a Sofocle e ai racconti del mito, il drammaturgo si confronta con la tragedia classica per recuperare il valore del rito collettivo.

Una riscrittura che attraversa le opere del drammaturgo antico interrogandosi su come sia possibile far rivivere oggi l’essenza della tragedia: «In un’epoca di macerie non c’è altra possibilità che lavorare su ciò che resta – dichiara Serra – soffiare sulle ceneri per riattivare il fuoco. Ciò che resta della tragedia: parole senza suono. Ciò che resta della polis: una società di estranei. Ciò che resta del rito: una drammaturgia spenta. Ciò che resta di un mito: una storiella venuta a noia. Ciò che resta di un eroe: un personaggio fuori fuoco. Il canto di Edipo si edifica sulle macerie».

Il testo è scritto in grecanico, antichissimo idioma della Magna Grecia contaminato dal dialetto calabro e pugliese che sopravvive ancora oggi in una circoscritta zona della Calabria (sono previsti i sovratitoli in italiano oltre che in inglese).

Tragudia di Alessandro Serra – Ph Alessandro Serra

Quando le stelle caddero nel fiume, ovvero il massacro di Debre Libanòs

Tratto dall’omonimo testo di Paolo Comentale, Quando le stelle caddero nel fiume porta a teatro un capitolo ignorato dai libri di Storia: il massacro di Debre Libanòs. Tra il 21 e il 29 maggio del 1937, le truppe coloniali italiane al comando del generale Pietro Maletti, condussero in Etiopia un’azione destinata a divenire una pagina riprovevole della storia d’Italia: il massacro di Debre Libanòs, il più grande eccidio di cristiani copti avvenuto in Africa. Questa come altre violenze, perpetrate in Etiopia dalle nostre milizie, non troveranno mai giustizia. L’eccidio sarà dimenticato e l’Italia del nuovo corso democratico proverà a ricostruirsi un’immagine auto-assolutoria non conciliabile con la memoria storica di un’occupazione sanguinaria.

Ci sono tre militari: un federale inquisitore, un maresciallo marconista, appena tornato dalla missione, e un attendente segretario, testimone dell’interrogatorio. Tutto è andato “bene”, a rapporto manca solo il tenente che guidava la missione: che fine ha fatto? Scegliendo di narrare la storia di questa strage attraverso questi personaggi, abbiamo voluto attivare uno sguardo critico sui meccanismi della propaganda politica e del suo potere manipolatorio della realtà. Una riflessione che conduce gli spettatori ad analizzare i conflitti in atto e il valore fondamentale della libertà e del rispetto degli esseri umani per una società capace di svilupparsi nel suo complesso.

Quando le stelle caddero nel fiume © Giacinto Mongelli

“Quando le stelle caddero nel fiume”, dall’omonimo testo di Paolo Comentale, drammaturgia Marinella Anaclerio, regia Alessandro Maggi, con Flavio Albanese, Augusto Masiello e Massimiliano Di Corato, scena Francesco Arrivo, costumi Simona De Castro, disegno luci Cristian Allegrini. Coproduzione Compagnia del Sole e Teatri di Bari. A Bari, Teatro Kismet, il 19 e 20 ottobre. Due matinée dedicati alle scuole il 18 e 21 ottobre.

Nello zoo di vetro di Tennessee Williams

Di impronta autobiografica, Lo zoo di vetro (The Glass Menagerie), primo successo teatrale del drammaturgo statunitense Tennessee Williams, scritto nel 1944, è uno sviluppo del racconto del 1934 dello stesso Williams dal titolo Ritratto di una ragazza di vetro (Portrait of a young girl in glass). Ad 80 anni dal debutto arriva al Teatro Franco Parenti di Milano con la regia di Luigi Siracusa. In scena dal 17 ottobre al 10 novembre, Francesco Sferrazza Papa, Valentina Bartolo, Zoe Zolferino e Luca Carbone danno corpo e voce a uomini e donne intrappolati nel loro simbolico zoo di vetro. Personaggi che vivono il presente con un morboso sguardo al passato, nel tentativo di comprenderlo, rielaborarlo, accettarlo.

Siamo alla fine degli anni ’30 del secolo scorso e la storia racconta le vicende della famiglia Wingfield composta dalla madre Amanda e dai suoi due figli, Tom e Laura. Abbandonata dal marito, Amanda deve affrontare le difficoltà, i timori e le ansie che le derivano dal desiderio di assicurare un futuro sereno ai suoi figli con un comportamento che oscilla tra il tenero e l’oppressivo. Un’opera nostalgica, di quella nostalgia dolorosa per le anime fragili che la abitano, afflitte da inquietudini e disagio morale di molta parte della coscienza moderna, facilmente riconoscibili anche nella società contemporanea.

Lo zoo di vetro regia Luigi Siracusa

Danae Festival a Milano

La 26esima edizione di Danae Festival vede lo svolgimento di progetti che artiste e artisti hanno sviluppato nel corso di diverse annualità. Racconta le “fioriture” di lavori molto diversi tra loro, che intrecciano suono, danza e performing art. il tema della rassegna è una riflessione sul tema del giardino. In 17 giorni, in diversi luoghi della città di Milano, andranno in scena 19 spettacoli, 2 workshop, 7 incontri con il pubblico e 1 audioracconto online.

Ad aprire il festival il nuovo lavoro della coreografa Ola Maciejewska con The Second Body, affidando alla danzatrice e performer Leah Marojević un corpo a corpo con una scultura di ghiaccio. A seguire, Chamber Music di Habillé d’eau con l’ideazione e la regia di Silvia Rampelli.

Danae Festival accoglie i progetti a opera di performer i cui corpi e presenze sono già un discorso. Come Chiara Bersani che presenta Sottobosco (il 26 e 27 ottobre),un lavoro che riflette su come alcuni corpi vivono la relazione con la natura, creando un ambiente misterioso ed evocativo, dove suoni e gesti si evolvono gradualmente in un nuovo linguaggio. Diana Anselmo (il 25 ottobre), giovane performer sordo, presidente di Al.Di.Qua.Artists, prima associazione europea di e per artisti con disabilità, insieme all’interprete LIS Sara Pranovi, presenta lo spettacolo Je Vous Aime, dove si fondono il teatro, la conferenza e l’attivismo.

Il programma completo su danaefestival.com.

The Second Body © Maria Baranova-Suzuki, Watermill Center

Quei vecchi ragazzi irresistibili

Con lo spettacolo I ragazzi irresistibili Orsini, Branciaroli e Popolizio danno vita a quella che oramai è diventata un classico: la commedia The Sunshine Boys di Neil Simon, tra i maggiori scrittori americani degli ultimi cinquant’anni. I protagonisti sono due anziani attori di varietà che hanno lavorato in coppia per tutta la vita, un duo diventato famoso come “I ragazzi irresistibili”. Dopo la separazione – avvenuta per insanabili incomprensioni undici anni prima – sono ora chiamati a riunirsi in occasione di una trasmissione televisiva che li vuole insieme, per una sola sera, per celebrare la storia del glorioso varietà americano.

Ispirata alla vita di una famosa coppia di artisti del vaudeville (Joe Smith e Charles Dale), The Sunshine Boys debuttò a Broadway nel 1972 con la regia di Alan Arkin. Numerosi e di grande successo nei decenni successivi gli allestimenti teatrali in tutto il mondo e, in particolare, con la sceneggiatura dell’autore, la versione cinematografica del 1975 diretta da Herbert Ross. In scena vediamo i due vecchi attori che, nel tentativo di ridare vita al numero comico che li ha resi famosi, cercano di ricucire quello strappo che li ha separati. Le incomprensioni antiche si ripresentano più radicate e questa difficile alchimia è il pretesto per un gioco di geniale comicità e di profonda malinconia, che svela le rispettive personalità.

I ragazzi irresistibili, ph Nicolò Feletti

“I ragazzi irresistibili”, di Neil Simon, traduzione Masolino D’Amico, regia Massimo Popolizio, con Umberto Orsini e Franco Branciaroli e con Flavio Francucci, Chiara Stoppa, Eros Pascale, Emanuela Saccardi, scene Maurizio Balò costumi Gianluca Sbicca, luci Carlo Pediani suono Alessandro Saviozzi. Produzione Teatro de Gli Incamminati, Compagnia Umberto Orsini, Teatro Biondo di Palermo, in collaborazione con Centro Teatrale Bresciano. A Brescia, Teatro Sociale, dal 15 al 20 ottobre.

Vaclav Nižinskij e la trasfigurazione della danza in luce

La programmazione del Nuovo Teatro Ateneo di Roma che, fino al 19 dicembre, propone la sua Stagione teatrale sperimentale, prosegue il 17 ottobre con lo spettacolo Matrimonio con Dio racconto teatrale di Vito Di Bernardi con immagini in movimento di Ilaria d’Agostino.

Nella danza occidentale del XX secolo nessuno come Vaclav Nižinskij (1889-1950) ha vissuto in maniera così tragica il conflitto tra corpo e anima, tra l’eredità del balletto classico, con la sua disciplina spersonalizzante e il suo virtuosismo acrobatico spesso fine a se stesso, e la necessità del danzatore moderno di esprimere in scena una sensibilità tutta nuova, una soggettività irrequieta, accesa dall’atto creativo e protesa oltre i confini del già conosciuto.

Il racconto teatrale di Di Bernardi è un percorso a ritroso che prende le mosse dai Diari che il grande danzatore russo inizia a scrivere nel 1919 appena prima della sua apparizione in scena con Matrimonio con Dio, un assolo improvvisato e “composto davanti agli spettatori” in un albergo di St. Moritz. Alle parole della conferenza-spettacolo si accompagnano le immagini e i video creati a partire dal materiale documentario, foto e disegni di Nižinskij pervenuto fino a noi.

Vaclav Nizinskij

L’inferno di Roberto Castello

Ad aprire la programmazione di danza del Centro Servizi Culturali S. Chiara di Trento è lo spettacolo Inferno di Roberto Castello per la compagnia Aldes (a Trento, Teatro Sociale, il 16 ottobre), che firma coreografia, regia e progetto video.

Scrive Castello: «L’inferno nella cultura occidentale è il luogo dell’immaginario che più di ogni altro ha offerto spunti a predicatori, illustratori, pittori, scultori, narratori, registi, musicisti. È il luogo dell’espiazione delle colpe morali e materiali in cui i malvagi vengono puniti e il bene trionfa sul male. È il luogo del sovvertimento e del caos nella cui rappresentazione tutto può coesistere. Ma sarebbe poco credibile oggi una rappresentazione del male come regno di un diavolo sulfureo munito di coda, corna e forcone. L’Inferno è qui, e assomiglia molto al Paradiso. È ciò che spinge a fare ogni sforzo per apparire ogni momento più bravi, più giusti, più belli, più forti, più attraenti, più responsabili, più umili, più intelligenti, che spinge a competere per ottenere gratificazioni morali, sociali, economiche, affettive. Di qui l’idea di Inferno, una tragedia in forma di commedia – seducente, piacevole, coinvolgente, brillante e divertente – sull’invadenza dell’ego».

INFERNO, ph Paolo Porto

Non per amore. Un bacio, un bacio, ancora un altro bacio

Uomini e donne, cittadini e cittadine, di tutte le età e provenienti da varie parti del mondo, porteranno in scena un argomento tanto delicato e urgente come la violenza di genere, nella nuova creazione di Festina Lente Teatro e Vagamonde Non per amore. Un bacio, un bacio, ancora un altro bacio ispirata all’Otello di Giuseppe Verdi, diretta da Andreina Garella (a Parma, il 19 e 20 ottobre, dalle ore 15.30 alle 19, Galleria San Ludovico, prenotazione obbligatoria sul sito teatroregioparma.it), commissionata da Verdi Off in prima assoluta.

Non per amore. Un bacio, un bacio, ancora un altro bacio vuole contrastare gli stereotipi di genere, per una nuova possibile convivenza tra uomini e donne, in cui l’amore non venga concepito come conferma della propria identità o possesso o in cui, addirittura, il gesto violento si sostituisca alla parola e diventi l’unica forma espressiva, sottolineando pratiche di umiliazione, prevaricazione, abuso e molestie.

L’Otello di Giuseppe Verdi è stato stimolo d’ispirazione del percorso di ricerca. Un’opera che parla di misoginia, di violenza, di negazione della libertà, di controllo, di razzismo, in cui Otello, archetipo dell’uomo geloso, uccide la moglie Desdemona perché convinto del suo tradimento.

«Abbiamo provato a sciogliere l’equivoco fra amore e odio, rabbia e tenerezza e il dominio che un sesso “impone” all’altro – scrive la regista – abbiamo cercato insieme nuove consapevolezze, immaginando una società capace di prendersi le proprie responsabilità con donne capaci di affermare la propria libertà e con uomini capaci di rispettarla. Il teatro è diventato anche un mezzo per comprendere meglio un tema così complesso».

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