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In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 15 al 21 maggio.
Teatro e danza
A SIRACUSA MEDEA E PROMETEO INCATENATO
Ha preso il via l’11 maggio la 58a stagione di spettacoli dell’INDA al Teatro Greco che prevede quattro nuove produzioni: tre opere del teatro classico, le tragedie “Prometeo Incatenato” di Eschilo, regia di Leo Muscato traduzione di Roberto Vecchioni; “Medea” di Euripide diretta da Federico Tiezzi, traduzione di Massimo Fusillo; la commedia di Aristofane “La Pace”, regia di Daniele Salvo traduzione di Nicola Cadoni, e una quarta produzione moderna, “Ulisse, l’ultima Odissea”, una creazione contemporanea originale ideata dal regista e coreografo Giuliano Peparini su libretto di Francesco Morosi. Alessandro Albertin, esordiente a Siracusa, è il protagonista di “Prometeo Incatenato” (in scena fino al 4 giugno).
«Cosa succede quando la tecnica, mirabile strumento al servizio dell’uomo, si riduce solo a mezzo privilegiato di accumulazione di capitale? – scrive Muscato nelle note di regia -. Questo è il punto di partenza delle nostre riflessioni. Da qui l’idea di confinare Prometeo in un finis terrae, un sito industriale abbandonato, in cui operava senza sosta un’umanità ostinatamente all’opera, ottenebrata dal suo tedioso lavorio di rovesciamento dei mezzi sui fini».
Nel ruolo di Medea è Laura Marinoni (in scena fino al 24 giugno). «Ho impostato la tragedia non come una rappresaglia individuale – spiega il regista Tiezzi – ma come uno scontro fra due diverse concezioni della forza. Uno scontro fra una società arcaica e una società post industriale. Tra Ordine e Disordine. Medea è un campo di forze, dove si scontrano due modalità della violenza».
IL LAGO DI JEAN-CHRISTOPHE MAILLOT
Balletto che ha debuttato il 27 dicembre 2011 al Grimaldi Forum di Monaco, “Lac” del coreografo Jean-Christophe Maillot per Les Ballets de Monte Carlo è una rilettura del noto “Lago dei cigni”. Basata su una drammaturgia ideata da Maillot insieme allo scrittore Jean Rouaud, lo spettacolo sarà al Teatro La Fenice di Venezia (il 17, 18, 19, 20 e 21 maggio) danzato su musiche originali di Pëtr Il’ič Čajkovskij con aggiunte di Bertrand Maillot con l’Orchestra de La Fenice diretta da Igor Dronov, con le scene di Ernest Pignon-Ernest, i costumi di Philippe Guillotel e il light designer Samuel Thery.
Maillot mette di nuovo la narrazione al centro dell’opera. Nel Lago dei cigni tutto è oscuro, complicato e ricco di significato. Čajkovskij stesso aveva concepito l’idea di un balletto sinfonico sul tema di una creatura umana la cui metamorfosi rendesse impossibile qualunque amore. La genesi di questo cigno, creato a partire da miti greci, nordici e russi, ne fa, fin dal suo concepimento, un essere ibrido affascinante. Maillot si riconnette con i tormenti di un racconto in presa diretta che affronta le nostre paure infantili e i nostri terrori notturni.
Il passaggio dallo stato animale a quello di essere umano attraversa l’intera opera. Che ci interroga sulla nostra stessa natura. Non siamo in fondo anche noi smarriti esattamente come questo principe? Maillot ce lo mostra esitante fra il bianco e il nero, il bene e il male, il candore e l’erotismo.
AFFABULAZIONE DI PASOLINI
Il testo di Pasolini «è un Edipo Re che si mescola con il mito di Cronos mentre racconta di tutti i padri che si ritrovano a mangiare i propri figli per paura di perdere il potere, il possesso – scrive nelle note di regia Marco Lorenzi -. E alla fine si ritrovano ridicoli mendicanti che balbettano frasi sconnesse in una stazione ferroviaria in preda ai fantasmi del loro passato, nel deserto della loro coscienza. È un sogno angoscioso, un viaggio labirintico nella coscienza della classe borghese nel 1966, oggi, invece, nella coscienza di tutti noi. La tragedia di Pasolini diventa un thriller psicologico crudele, a tratti noir, perturbante e surreale. Sono partito dall’intuizione confermata dall’analisi del testo, che “Affabulazione” non si muove in modo lineare su un percorso cronologico chiaro. Al contrario la sua drammaturgia è circolare, l’ultima scena è la chiave di accesso al sogno iniziale del Padre: la stazione ferroviaria. Tutto il resto è un ricordo, un’allucinazione, una sconsolata ricostruzione, una messinscena del passato…un’affabulazione appunto. Il testo sembra premonizione di questo tempo allucinato. Nel salotto del Padre, della Madre e del Figlio entrerà un treno a distruggere tutto quello che non vuole essere distrutto anche se lo è già, anche se tutto è già finito. Questa versione lynchiana della sacra famiglia mi sembra la trama di un horror, eppure è il tempo in cui viviamo. Noi, non Pasolini».
“Affabulazione” di Pier Paolo Pasolini, regia Marco Lorenzi, con Danilo Nigrelli, Irene Ivaldi, Roberta Lanave, Barbara Mazzi, Riccardo Niceforo, dramaturg Laura Olivi, scenografia e costumi Gregorio Zurla, disegno luci Giulia Pastore, disegno sonoro Massimiliano Bressan, assistente alla regia Yuri D’Agostino. Produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, in collaborazione con AMA Factory e Il Mulino di Amleto, nell’ambito di “Come devi immaginarmi” dedicato a Progetto Pasolini. A Bologna, Arena del Sole, dal 16 al 21 maggio.
AGOSTO A OSAGE COUNTY
Nella contea di Osage, in Oklahoma, la famiglia Weston si riunisce per il funerale del patriarca Beverly, poeta e alcolizzato. Per le donne di casa questo evento tragico sarà l’occasione per ritrovarsi dando vita ad un’emozionante e divertente resa dei conti. Questa commedia di Tracy Letts, attore e drammaturgo americano poliedrico e pluripremiato, è oggi considerata una delle storie più sarcastiche e impietose sulle disfunzionalità della famiglia. Un viaggio sentimentale tra affetti, dispetti, segreti, cinismo e humour nero. La commedia, insignita nel 2008 con il Premio Pulitzer e da cui è stato tratto il celebre film “I segreti di Osage County”, viene ora portata in scena da Filippo Dini nella traduzione di Monica Capuani.
Scrive Tracy Letts: «Con molti americani condivido la storia di famiglie – per lo più discendenti di agricoltori irlandesi, tedeschi o olandesi – che hanno forgiato la loro etica dagli anni della Depressione fino al Baby Boom. Condivido il conflitto multigenerazionale che inevitabilmente nasce quando coloro che non hanno nulla hanno lasciato il loro orgoglio e il loro senso di colpa a coloro che non hanno voluto nulla. “Osage County” è il mio tentativo di esplorare questo scisma generazionale e la sensibilità del Midwest».
“Agosto a Osage County”, di Tracy Letts, regia Filippo Dini, con Giuliana De Sio, Manuela Mandracchia, Filippo Dini, Fabrizio Contri, Orietta Notari, Andrea Di Casa, Fulvio Pepe, Stefania Medri, Valeria Angelozzi, Edoardo Sorgente, Caterina Tieghi, Valentina Spaletta Tavella; dramaturg e aiuto regia Carlo Orlando, scene Gregorio Zurla, costumi Alessio Rosati, luci Pasquale Mari, musiche Aleph Viola. Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale. A Torino, Teatro Carignano, dal 16 maggio al 4 giugno.
MADRE COURAGE E I SUOI FIGLI
«Madre Courage crede nella guerra fino alla fine». Si muove in uno scenario di devastazione con il suo cuore solido e non aspira a diventare un’eroina della storia – scrive la regista Elena Gigliotti -. Sopravvive alla guerra per mezzo della guerra. Ne è sua vittima ma si sente persa al pensiero della sua fine. La guerra è una costante della storia dell’umanità. Si è sempre fatta, non c’è ragione per credere che non si farà più. E noi non sappiamo più chi siamo, quale parte della storia stiamo occupando. Siamo oppressi? Oppressori? Nello sgretolamento di ogni certezza, un’unica cosa è certa: non siamo più in grado di capire cosa sta succedendo nel mondo. La messa in scena nasce dall’esigenza di proporre una riflessione critica a una comunità in senso esteso, che abbandona definitivamente l’illusione di benessere per dare voce alla paura, al senso di pericolo, perché si interroghi sulla ricostruzione di uno spazio, di un tempo e di un senso attraverso le parole di Brecht. “Madre Courage e i suoi figli” è un’opera che ci costringe a stare dalla parte di nessuno e dalla parte di tutti, a confrontarci con la guerra come evento fuori e dentro di noi. È la consapevolezza che ogni altro da noi vive anche in noi, e che da un giorno all’altro i ruoli si rovesciano e tutto può cambiare».
“Madre Courage e i suoi figli”, traduzione Saverio Vertone, regia Elena Gigliotti, Interpreti: Simonetta Guarino, Didì Garbaccio Bogin, Aleksandros Memetaj, Sebastiano Bronzato, Matteo Palazzo, Ivan Zerbinati, Aldo Ottobrino, Andrea Nicolini, Alfonso Postiglione, Matteo Palazzo, Sarah Pesca, Esela Pysqyli. Scene e costumi Carlo De Marino, musiche Paul Dessau Musiche originali e adattamenti da Paul Dessau Matteo Domenichelli, coreografie Claudia Monti, luci Davide Riccardi, video Daniele Salaris. Produzione Teatro Nazionale di Genova. A Genova, Teatro Gustavo Modena, fino al 21 maggio.
FUTURO FESTIVAL A ROMA
Sarà la coreografa serba-olandese Dunja Jocic ad aprire il 19 maggio la terza edizione di “Futuro Festival. Festival di danza e cultura contemporanea” diretto da Alessia Gatta. Jocic firma un lavoro a serata su commissione per Spellbound Contemporary Ballet con cui aveva già collaborato nel 2016. Col suo spettacolo “We, us and other games” ci porta in un viaggio nella tana del coniglio nel possibile futuro che ci attende. Un padre, rimasto nel mondo analogico, si mette alla ricerca della figlia che ora vive in un gioco chiamato “The Living Project”. Quando il mondo come lo conosciamo diventa invivibile, a chi rivolgersi se non al mondo digitale? Ma che tipo di mondo potrebbe essere?
Lo spettacolo sarà preceduto da un grande flashmob in via Merulana, di fronte al Brancaccio, con la coreografia di Vanessa Guidolin, Greta Martucci e Dana Lozada; a seguire Il Posto Danza Verticale, prima compagnia in Italia specializzata in performance su piani verticali; la performance “Mirai” al Brancaccino open-air / Chapiteau che fonde danza contemporanea, l’urban dance e le discipline del nouveau cirque. Segue, alle ore 18.15, la tavola rotonda “Re-movēre – il futuro è negli occhi di chi guarda”, a cura di Matilde Cortivo, con critici, giornalisti, intellettuali, direttori artistici, artisti e organizzatori, ma anche appassionati dialogheranno in merito al futuro della danza, condividendo il loro sapere e la loro esperienza.
Il festival (dal 19 al 28 maggio a Roma, Teatro Brancaccio) ha in programma undici spettacoli più quattro performance, che includono sette prime nazionali. Oltre alle compagnie italiane, una dalla Lituania e una da Israele.
IL MISANTROPO DI RUTH SHAMMAH E MICHELETTI
Commedia amara e filosofica, anomala e profetica, secondo molti il capolavoro di Molière. Andrée Ruth Shammah dirige Luca Micheletti in quello che è uno dei testi più crudeli del commediografo, spaccato impietoso della società barocca. Con tutti i suoi personaggi incipriati, “indaffarati senza aver nulla da fare”, “Il Misantropo” rinuncia alla comicità dirompente tipica dell’autore francese. È un lavoro totalmente “al presente”, violento, potente, perturbante.
Una commedia tragica, venata di una forma di umorismo instabile e pericolante, che porta in sé, appena al di sotto della superficie comica, le vive ferite e il prezzo altissimo costato al suo autore: in essa emergono le nevrosi, i tradimenti, i dolori di un personaggio capace di trasformare tutto il proprio disagio e la propria rabbia in una formidabile macchina filosofica, esistenziale e politica, che interroga e distrugge qualunque cosa incontri nel suo percorso. Ma questa commedia è allo stesso tempo anche il dramma di un essere inadeguato alla realtà, l’allucinata tragedia di un uomo che si scontra con il femminile.
“Il Misantropo” di Molière, progetto e collaborazione alla traduzione di Andrée Ruth Shammah e Luca Micheletti, regia Andrée Ruth Shammah, traduzione Valerio Magrelli, scene Margherita Palli, costumi Giovanna Buzzi, luci Fabrizio Ballini, musiche Michele Tadini, con Luca Micheletti e con Matteo Delespaul, Pietro De Pascalis, Angelo Di Genio, Filippo Lai, Pietro Lancello, Marina Occhionero, Emilia Scarpati Fanetti, Andrea Soffiantini, Vito Vicino, Maria Luisa Zaltron e la partecipazione di Corrado D’Elia. Produzione Teatro Franco Parenti – Teatro della Toscana. A Firenze, Teatro della Pergola, dal 16 al 21 maggio.
TENDANCE
Giunge alla XIII edizione il festival di danza contemporanea (dal 15 al 28 maggio) nella provincia di Latina, inizia con una residenza a Sezze, prosegue con Chaosia, performance di danza di comunità, a Piazza del Popolo a Latina, si sposta a Pontinia con tre spettacoli, di cui uno della compagnia belga Wooshing Machine per la prima volta nel Lazio, a cui si aggiunge il tradizionale incontro “Scrivere la danza”, riflessione sulla narrazione della danza che mette a confronto critica e letteratura. Ritorna poi a Latina, nei tre spazi della città: il museo Duilio Cambellotti, OperaPrima Teatro e il museo MADXI.
Le prime nazionali di quest’anno saranno “Hansel e Gretel Alteration” di Vidavè Crafts e “TRACCE – looking for a place to die” di Sara Capanna, Barbara Canulli e Michel Scappa, vincitori dell’edizione 2022 del Premio Theodor Rawyler, il cui vincitore dell’edizione 2023 sarà annunciato durante il festival, il 21 maggio. Da segnalare la presenza, il 27 maggio dell’artista iraniana Masoumeh Jalalieh in Italia con B_or der. Gli artisti di questa edizione sono: Lorenzo Covello, Compagnia Abbondanza Bertoni, Emanuele Rosa e Maria Focaraccio, Manfredi Perego, Ariella Vidach, Martina La Ragione e Andrea Rampazzo, Simona Bertozzi, Arianna Berton, Francesca Santamaria.
BÉJART BALLET LAUSANNE
Proseguono le recite (al TAM Teatro Arcimboldi Milano fino al 17 maggio), della compagnia Béjart Ballet Lausanne, per la prima volta insieme in Italia con la presenza dell’étoile scaligero Roberto Bolle, impegnata in un trittico che comprende due coreografie di uno dei coreografi più apprezzati e amati della storia della danza, Maurice Béjart: “7 danses grecques” e “Boléro”, quest’ultimo interpretato da Roberto Bolle, e “Alors on danse…!” di Gil Roman, oggi direttore artistico della celebre compagnia svizzera. Produzione ARTEDANZA srl.
FARÀ GIORNO
Manuel, giovane fascistello impunito della periferia romana, investe con l’auto Renato, vecchio partigiano comunista dal cocciuto istinto pedagogico. Per evitare una denuncia per guida senza patente, il ragazzo tratterà con Renato un periodo di assistenza a domicilio. È così che due mondi tanto distanti anagraficamente e culturalmente, s’incontrano e si scontrano con momenti esilaranti. Il regista Piero Maccarinelli riporta in scena questa commedia in due atti di Rosa A. Menduni e Roberto De Giorgi già grande successo del passato con protagonista Gianrico Tedeschi, e ora nei panni del partigiano Renato, Antonello Fassari. Uno spettacolo intenso e allo stesso tempo ricco di humour. Uno spaccato di storia italiana attraverso tre generazioni dove tutti hanno da insegnare e da imparare. Divertimento, dramma e commozione si avvicendano senza timori come nella vita reale.
“Farà giorno”, di Rosa A. Menduni e Roberto De Giorgi regia Piero Maccarinelli, con Antonello Fassari, Alvia Reale, Alberto Onofrietti, scene Paola Comencini, musiche Antonio Di Pofi. Produzione Teatro Franco Parenti. A Milano, Teatro Franco Parenti fino al 28 maggio.
LA BALLATA POPOLARE DI MARCO PAOLINI
“Sani” è un’espressione usata per dare il saluto ai piedi delle Alpi, nella valle del Piave. Viene da Salus, e secondo Marco Paolini riassume il senso del teatro per questo tempo, un teatro che mette insieme creando ponti. È parola che canta, concerto, ballata popolare che in un dialogo stretto alterna storie e canzoni. Così in “SANI!” ogni storia e ogni canzone raccontano qualcosa, e alcuni temi si intrecciano. Il filo conduttore è autobiografico, nelle sue storie Paolini racconta momenti di crisi piccoli e grandi, personali e collettivi che hanno cambiato il corso delle cose.
Si parte dai temi di fondo della crisi climatica e della transizione ecologica. Si parte dal racconto sul peso del benessere (l’Artificiale) in rapporto al peso della biomassa (il Naturale). Sulla scena un enorme castello di carte mostra la fragilità dell’equilibrio di ogni sistema ecologico, naturale o artificiale. In una rapida successione di racconti Paolini narra della crisi della guerra fredda che ebbe come protagonista Stanislav Petrov e del fine settimana in Islanda, a Höfði, che cambiò le sorti del mondo, di Gemona e della Rosina, dell’uomo più solo del mondo, del peso delle cose, del lockdown del 2000 e dello sforzo necessario per costruire un progetto per il futuro.
“SANI! Teatro fra parentesi”, di e con Marco Paolini, musiche originali composte ed eseguite da Saba Anglana e Lorenzo Monguzzi, luciaio Michele Mescalchin, fonico Piero Chinello, direzione tecnica Marco Busetto. Produzione Michela Signori, JOLEFILM. A Ferrara, teatro Comunale, dal 12 al 14 maggio.
IL DEFUNTO ODIAVA I PETTEGOLEZZI
Dopo l’attuazione di formati che intrecciano diverse discipline, il percorso triennale di Menoventi sugli ultimi giorni di vita di Majakovskji dalla prospettiva di Serena Vitale, autrice del libro omonimo, approda allo spettacolo finale. Raccontare gli ultimi giorni di Majakovskij significa raccontare la fine di una generazione straordinaria, la rapidissima parabola di un manipolo di ragazzi che si riunirono sotto il vessillo della Rivoluzione d’Ottobre, trasformarono radicalmente il modo di concepire le rispettive discipline e, soffocati dalla deriva autoritaria della loro utopia, terminarono con violenza la produzione artistica o la vita stessa.
Majakovskij fu il massimo esponente di quella generazione, il primo della classe, il più in vista, il poeta più amato, idolatrato, invidiato, deriso. «Negli ultimi due anni della sua breve esistenza – spiegano Menoventi – iniziò a disseminare poemi e commedie con rimandi al viaggio nel tempo. Decise di rivolgersi direttamente ed esplicitamente ai posteri, escludendo i propri contemporanei, come se volesse ignorare il presente per inviare messaggi, preghiere e moniti agli “uomini del futuro”.
“Il defunto odiava i pettegolezzi”, tratto dall’omonimo romanzo di Serena Vitale (edizioni Adelphi), ideazione Consuelo Battiston e Gianni Farina, regia, suono, luce Gianni Farina, con Consuelo Battiston, Tamara Balducci, Leonardo Bianconi, Federica Garavaglia, Mauro Milone costumi Elisa Alberghi e Consuelo Battiston. Produzione E Production/Menoventi, Ravenna Festival, OperaEstate Festival Veneto. A Milano, Teatro dell’Elfo Puccini, dal 16 al 21 maggio.
ATERBALLETTO A MODENADANZA
Una doppia serata della compagnia Aterballetto dal titolo “Yeled / Shoot Me” con coreografie rispettivamente dell’israeliano Eyal Dadon e di Diego Tortelli (al Teatro Comunale di Modena per ModenaDanza, il 16 maggio. In “Yeled” ricordi, interrogativi tipici di chi attraversa la linea d’ombra senza smettere di tener viva la fanciullezza. “Nel processo di creazione insieme ai danzatori – racconta Dadon – ho riflettuto sul momento della nostra vita nel quale abbiamo perso la sensazione di essere bambini, di essere naturalmente puri, e la capacità di avere filtri puliti. Quando è stato il momento in cui abbiamo perso la nostra innocenza e perché”.
“Shoot Me” è una creazione per tutta la compagnia sulle musiche degli Spiritualized, gruppo rock inglese formatosi nel 1990, e da alcune registrazioni di poesie declamate dal cantante Jim Morrison che ci parlano di libertà. Il lavoro nella sua costruzione si ispira al concept di “concerto-balletto” rivisitato in chiave contemporanea dove musica e danza si accompagnano in una composizione priva di narrazione, ma che grazie alla forza della musica, a volte aggressiva e altre volte poetica, ci guida per creare immaginari aperti e a provare emozioni.