In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 17 al 23 ottobre.
FERITO A MORTE DI RAFFAELE LA CAPRIA
È affidata ad uno spettacolo tratto da un testo cult della letteratura italiana made in Napoli della seconda metà del ‘900 e a un autore di assoluto prestigio, l’apertura della stagione del Teatro di Napoli-Teatro Nazionale: “Ferito a morte”, romanzo del 1961 di Raffaele La Capria Premio Strega dello stesso anno, nell’adattamento teatrale firmato da Emanuele Trevi e la regia di Roberto Andò.
«Come ogni racconto del tempo che passa – anche se tutto si svolge in una sola giornata – il romanzo di La Capria, in modo del tutto originale e unico, è attraversato dai fantasmi della Storia», scrive il regista. «In questo senso è anche un libro sul fallimento della borghesia meridionale, sul marciume corrosivo del denaro, sullo sciupio del sesso, sul disfacimento della città all’unisono con chi la abita, sulla logorrea e la megalomania, sul piacere di apparire e fingersi diversi da come si è. Soprattutto è una storia, come ha scritto Leonardo Colombati, che non ha principio né fine».
“Ferito a morte”, di Raffaele La Capria, adattamento Emanuele Trevi, regia Roberto Andò, con Andrea Renzi, Paolo Cresta, Giovanni Ludeno, Gea Martire, Paolo Mazzarelli, Aurora Quattrocchi, Marcello Romolo, Matteo Cecchi, Clio Cipolletta, Giancarlo Cosentino, Antonio Elia, Rebecca Furfaro, Lorenzo Parrotto, Vincenzo Pasquariello, Sabatino Trombetta, Laure Valentinelli; scene e luci Gianni Carluccio, costumi Daniela Cernigliaro, video Luca Scarzella, suono Hubert Westkemper, coreografie Luna Cenere. Produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Fondazione Campania dei Festival, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazional. A Napoli, Teatro Mercadante dal 19 al 30 ottobre. In tournée a Modena, Teatro Storchi dal 3 al 6 novembre; a Torino, Teatro Carignano dall’8 al 13 novembre; a Perugia, Teatro Morlacchi dal 16 al 20 novembre. E a Roma, Milano, Cesena, Genova;
L’EDIPO DI STEVEN BERKOFF
Lo scrittore britannico Steven Berkoff reinventa il mito di Edipo facendone una splendida parodia. Un cult anni ‘80 che alterna blank verse, squarci lirici e turpiloquio rabelesiano. Elio De Capitani gioca con un testo esilarante e smodato, con le sue istanze sociali e politiche e con il suo trasgressivo finale. Eddy è un giovane proletario che lascia i genitori per sfuggire al vaticinio di uno zingaro indovino. In cerca di fortuna nella London Calling degli anni della Thatcher – tra invasioni di topi, lotte sociali e scontri di hooligans – si imbatte inconsapevole nel suo vero padre e lo uccide in un duello a raffiche di insulti, sposandone la moglie, la sua vera madre. Marco Bonadei interpreta con energia travolgente Eddy, sfidando gli storici attori dell’Elfo – il Laio di De Capitani, la Sfinge di Cristina Crippa – e seducendo la Giocasta da pub di Sara Borsarelli. Ad incalzarli la funambolica banda e le musiche live di Mario Arcari.
“Alla Greca” di Steven Berkoff, traduzione di Carlotta Clerici e Giuseppe Manfridi, regia di Elio De Capitani, con Elio De Capitani, Cristina Crippa, Sara Borsarelli, Marco Bonadei, costumi di Andrea Taddei, scene di Thalia Istikopoulou riprogettate e realizzate da Roberta Monopoli, luci di Nando Frigerio, suono di Marco Sorasio. Produzione Teatro dell’Elfo e Campania Teatro Festival. A Milano, Teatro dell’Elfo, dal 21 ottobre al 13 novembre.
IL PUPO DI ZUCCHERO DI EMMA DANTE
Una favola barocca di solitudini e morte tratta da “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile, che già ispirò “La scortecata” nel 2017, per celebrare la memoria dei defunti attraverso le loro esistenze passate e la pienezza della vita. Scritto e diretto da Emma Dante, lo spettacolo racconta la storia di un vecchio che, nella notte fra l’1 e il 2 novembre, per sconfiggere la solitudine, invita a cena, nella loro antica dimora, i defunti della famiglia. Nel giorno dei morti il vecchio, solo in una casa vuota, alle prese con i propri ricordi, è intento nella preparazione del tradizionale “pupo di zucchero”: con acqua, farina e zucchero, prende forma una statuetta antropomorfa dipinta con colori vivaci. In attesa che l’impasto lieviti, l’uomo richiama alla memoria la famiglia di morti e la casa si riempie di ricordi e di vita.
Così, impastando una fiaba di Giambattista Basile assieme a un’antica tradizione meridionale, Emma Dante crea il suo Pupo di zucchero da offrire ai defunti, dolce simbolico dell’antica credenza radicata nel Sud Italia dal potere di richiamare, nella notte del 2 novembre, i fantasmi dei propri cari venuti a trovare coloro che sono rimasti: un momento che diviene celebrazione della morte e festa della vita attraverso uno spettacolo inebriante e vitale.
“Pupo di zucchero”, liberamente ispirato a “Lo cunto de li cunti” di Gianbattista Basile, testo, regia e costumi Emma Dante, sculture Cesare Inzerillo, luci Cristian Zucaro, con Carmine Maringola, Nancy Trabona, Maria Sgro, Federica Greco, Sandro Maria Campagna, Giuseppe Lino, Stephanie Taillandier, Tiebeu Marc-Henry Brissy Ghadout, Martina Caracappa, Valter Sarzi Sartori. A Roma, Teatro Argentina, dal 18 al 30 ottobre. In tournée.
LA FAVOLA DELLA COMPAGNIA DELLA MAGNOLIA
Testo visionario, poetico e politico insieme, il soggetto di “Favola” è un libero richiamo al “Calderòn” di Pier Paolo Pasolini, cui lo spettacolo è idealmente dedicato. Scritto nel 2020, da Fabrizio Sinisi a partire da elementi biografici di Giorgia Cerruti e Davide Giglio, viene definito dai suoi autori come «Tragedia da camera contemporanea». Si assiste alla storia di G e D, una coppia chiusa in una stanza, che intraprende un viaggio nella memoria. Sul palco – luogo del reale – i protagonisti ripercorrono ogni giorno le favole del proprio dolore, i racconti di ciò che li ha segnati, nell’arco esistenziale che sta tra il reale e il rimosso, tra il sonno e la veglia. Lei ha dimenticato tutto, ha rimosso qualcosa di terribile, sepolto tra le pieghe di un dolore inaccettabile; lui invece sa tutto, è il regista di questo esperimento condiviso ogni sera con il pubblico, ricorda ogni dettaglio e cerca di trasportare lei in un viaggio di riacquisizione della coscienza. Una danza a due, un rito laico attraverso cui una giovane coppia, nello specchio della propria relazione, mette radicalmente in discussione la giustizia della società attuale.
“Favola”, Piccola Compagnia della Magnolia, drammaturgia Fabrizio Sinisi, regia Giorgia Cerruti in scena con Davide Giglio. A Roma, Teatro Basilica di Roma, dal 20 al 23 ottobre.
TU SEI LA BELLEZZA
Andrea e Leonard vivono in un appartamento in una città d’Italia non meglio specificata. Durante la pandemia di Covid, passano la notte di Capodanno in casa, da soli. L’intero palazzo è svuotato di gente. La città sembra quasi abbandonata. Andrea è un drammaturgo. Per la sera di Capodanno è stata organizzata la prima del suo ultimo testo teatrale. La pandemia ha imposto logiche nuove al mondo dello spettacolo e una prima per Capodanno vuole essere un modo per lanciare un messaggio di speranza. All’apertura del sipario, Andrea e Leonard stanno ringraziando e salutando le persone che si sono collegate. A Leonard è ispirato il testo appena andato in scena e scritto da Andrea. A Leonard è stata diagnosticata la sindrome bipolare di tipo 2. Andrea ha scritto il testo per evidenziare le complicazioni che la pandemia ha creato nelle persone con una fragilità psichica come Leonard. Fra i due si aggira la figura di un cane, che loro chiamano “il cane di Churchill”. Churchill chiamava “cane” la sua depressione. Solo Leonard può vederlo, ma Andrea si è abituato ad averlo intorno come fosse un cane vero. Dovranno farci i conti più che mai durante la pandemia, perché il cane di Churchill non è mai stato così ringhioso come adesso.
“Tu sei la bellezza” di Alberto Milazzo, regia Alberto Milazzo, con Giuseppe Lanino e Alessandro Quattro, testo vincitore del premio di drammaturgia Carlo Annoni 2021, con il contributo di NEXT 2022, scene di Guido Buganza, costumi MSGM, immagine locandina “Annunciazione 2018” di Gonzalo Orquin. Produzione Manifatture Teatrali Milanesi. A Milano, Teatro Litta, dal 21 ottobre al 6 novembre.
DRESDEN FRANKFURT DANCE COMPANY
Il 22 ottobre arriva al LAC di Lugano inaugurando la stagione dedicata ai grandi ensemble internazionali, la compagnia diretta da Jacopo Godani, coreografo italiano di fama mondiale, già danzatore del Ballet Frankfurt e collaboratore del coreografo William Forsythe. Alla base della ricerca coreografica di questa creazione dal titolo “Hollow Bones”, Godani ha messo in relazione l’idea di libertà artistica con il volo degli uccelli, trovando la trasposizione o la materializzazione di questo concetto nella struttura leggera e cava delle loro ossa. “Hollow Bones” diventa l’attuazione di questa libertà che pervade anche i suoi principi coreografici.
Come in un manifesto artistico, Godani combina il suo atteggiamento performativo, il suo approccio alla tecnica del balletto classico e la sua ricerca coreografica. Suoni insoliti e testi parlati sottolineano il carattere sperimentale della performance, contribuendo a creare una struttura coreografica caratterizzata da numerose improvvisazioni; un lavoro in cui le situazioni sceniche entrano ed escono con intenzionale spontaneità, sviluppando un canovaccio impalpabile ma organizzato. Quello di Godani è un linguaggio coreografico moderno e vibrante che richiede ai danzatori un notevole virtuosismo, accompagnato da vere e proprie sfide fisiche e mentali, con la danza tradizionale che incontra il pensiero contemporaneo.
LA SICILIA DI ROBERTO ZAPPALA’
“Instrument Jam” va ad aggregare tutti gli strumenti del progetto Instruments di del coreografo catanese Roberto Zappalà. In questo spettacolo, che da anni gira l’Italia e l’Europa, il virtuoso di marranzani Puccio Castrogiovanni viene affiancato da Arnaldo Vacca ai tamburi e Salvo Farruggio all’hang, per amplificare la partitura musicale del primo capitolo “Instrument 1”. Gli echi dei nuovi strumenti si riverberano sulla danza, creando nuove suggestioni. In scena insieme ai musicisti i sette danzatori della compagnia, tutti uomini, che interpretano con vigore e arroganza una Sicilia senza confini dove la tradizione e il moderno si incontrano, si incrociano, si fondono.
“Instrument Jam”, coreografia Roberto Zappalà, musica originale (dal vivo) Puccio Castrogiovanni, danzatori Adriano Coletta, Roberto Provenzano, Antoine Roux-Briffaud, Fernando Roldan Ferrer, Salvatore Romania, Joel Walsham, Erik Zarcone, marranzani (scacciapensieri) Puccio Castrogiovanni, percussioni Arnaldo Vacca, hang Salvo Farruggio, testi Nello Calabrò, luci, scene e costumi Roberto Zappalà. Coproduzione Scenario Pubblico/ Compagnia Zappalà Danza – Centro Centro di Rilevante Interesse nazionale. A Ferrara, Teatro Comunale, il 22 ottobre.
GIULIETTA E ROMEO DEL BALLETTO DI ROMA
Con un nuovo tour partito dal Teatro Olimpico di Roma, torna in scena “Giulietta e Romeo”, opera firmata dal coreografo e regista Fabrizio Monteverde che debuttò al Teatro Carlo Felice di Genova nel 1989 per il Balletto di Toscana e ripresa nel 2002 dal Balletto di Roma. Nel corso degli ultimi 20 anni lo spettacolo si è rivelato una delle produzioni di maggior successo del repertorio della compagnia romana con un record di recite effettuate e pubblico al botteghino con 350 repliche in Italia e nel mondo. Oggi viene riallestito per festeggiare il suo ventesimo anniversario con la Compagnia del BdR. È la danza dell’amore impossibile, ricca della saggezza del tempo e dell’energia del presente. In scena i nuovi interpreti di una storia eterna e immagine ideale di una giovinezza sospesa nel tempo. Tra loro, la giovanissima Carola Puddu accanto a Paolo Barbonaglia nei ruoli principali ricoperti negli anni da altri protagonisti d’eccezione come Monica Perego e Raffaele Paganini.
A Campobasso, Teatro Savoia, il 21 ottobre; a Genova, Politeama Genovese, il 26; a Ferrara, Teatro Nuovo, il 28; a Napoli, Teatro Acacia, il 31.
IL RE LEAR DI BALLETTO CIVILE
Tratto da “Re Lear” di William Shakespeare, lo spettacolo “Nothing. Nel nome del padre, del figlio e della libertà”, di Michela Lucenti e Balletto Civile, nelle mani del collettivo si trasforma in una drammaturgia coreografica ficcante, spigolosa, capace di inserirsi come un cuneo nelle pieghe della realtà, un duello fisico fra corpo e parola, movimento e spazio scenico. Il punto di partenza del lavoro è l’eredità dei padri, della quale si analizzano il peso che grava sulle scelte personali, la necessità di rinnegarla e allo stesso tempo di nutrirsene per rifondare la propria identità. L’immaginario dei padri contamina i bisogni e le aspettative dei figli, la nostalgia si trasforma in slancio prospettico, mentre la danza – eclettica, in assoli, in coppia o in gruppo, esplosiva o raggelata in movimenti stilizzati – fa da collante proponendosi, in definitiva, come elemento rigenerante.
“Nothing. Nel nome del padre, del figlio e della libertà”, egia e coreografia Michela Lucenti, drammaturgia Balletto Civile, creato e interpretato da Attilio Caffarena, Maurizio Camilli, Loris De Luna, Maurizio Lucenti, Michela Lucenti, Alessandro Pallecchi, Matteo Principi, Emanuela Serra, Giulia Spattini, disegno sonoro Guido Affini, luci Stefano Mazzanti, scene e costumi Alessandro Ratti. Produzione Balletto Civile, Teatro degli Impavidi (Sarzana), Estate Teatrale Veronese Comune di Verona, in collaborazione con ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione e con Dialoghi/Residenze delle Arti Performative Villa Manin Codroipo. A Catania, Scenario Pubblico, dal 21 al 23 ottobre.
ART GARAGE DANCE E FATTORIA VITTADINI
Nell’ambito del festival Padova Festival Internazionale La Sfera Danza di Padova, diretto da Gabriella Furlan Malvezzi, va in scena (il 23 ottobre al Teatro ai Colli) “Silence – Music of Life” della compagnia Art Garage Dance Co, coreografia di Emma Cianchi, una performance in cui il corpo diviene esso stesso strumento. Il paesaggio sonoro è costituito dai rumori esterni circostanti catturati nel momento dell’azione. Tali rumori, suoni del silenzio, sono modificati e alterati mediante un’elaborazione algoritmica retroattiva del segnale con un sistema dinamico e interattivo che coinvolge suono, ambiente, corpo e movimento in un processo compositivo istantaneo agito dal vivo. Lo spazio è definito dalle azioni dei performer intenti a percepire sé stessi in relazione all’altro (lo spettacolo è in scena anche a Palermo, il 21 ottobre 22 al Festival Dissidanza nei Cantieri Culturali della Zisa).
Nella stessa serata padovana debutta in prima nazionale “Caligula’s Party” di Fattoria Vittadini, terzo progetto coreografico che si sviluppa intorno alla figura del mostro e interroga i concetti di nemico, antieroe e paura, il valore negato all’inammissibile e all’errore nel presente. Partendo dall’opera teatrale di Albert Camus, lo spettacolo rielabora una propria scrittura scenica in danza, intorno al suo protagonista, incrociando danza e drammaturgia, corpo e parola, interrogando i concetti di impossibile, immondo, non concesso, e insieme di felicità.
RITI DI PASSAGGIO
La nuova produzione della Mandala Dance Company, “Riti di passaggio”, si ispira alla sacralità di tutti quei momenti che segnano il passaggio alle diverse fasi esistenziali o scandiscono l’evoluzione stessa dell’individuo in questa vita terrena fino al passaggio a nuove dimensioni. Una sacra autorizzazione che permette di rovesciare l’esperienza individuale in quella collettiva e che accompagna ad una nuova condizione di equilibrio e quindi di rinascita.
Concept, Coreografia e Regia: Paola Sorressa, Danzatori: Vanessa Yareli Perez Mejia, Lucrezia Mele, Alessia Stocchi, Sara Zanetti, Sebastian Zamaro, drammaturgia Paola Sorressa e Lucien Bruchon, disegno luci Lucien Bruchon e Emilio Barone. A Roma, Teatro Greco, il 23 ottobre.
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