Categorie: Teatro

In Scena: gli spettacoli e i festival della settimana, dal 18 al 24 novembre

di - 18 Novembre 2024

In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 18 al 24 novembre.

Danza e teatro

Marcos Morau e Nadav Zelner chiudono il Festival Aperto di Reggio Emilia

L’ultimo appuntamento dell’edizione 2024 del Festival Aperto di Reggio Emilia, è il 23 e 24 novembre, al Teatro Municipale Valli, con l’attesa Compagnia olandese NDT2, che presenta in prima italiana Folkå di Marcos Morau e An Untold Story di Nadav Zelner. Folkå (2021), di Morau, in collaborazione con i danzatori di NDT 2.

«Folkå – così lo descrive stesso Morau – è una cerimonia del nostro tempo che guarda al passato per ricordarci che continuiamo a celebrare la vita, attraverso riti mistici, qui immersi nella furia della contemporaneità, dove continuiamo a far parte di un ciclo senza fine. È un canto alla vita, una notte di offerta e di celebrazione». In un pulsante paesaggio visivo e uditivo, si svolge la storia di comunità e dei suoi costumi e tradizioni. In un contesto di crescente polarizzazione e disconnessione da noi stessi e dagli altri, quest’opera ci invita a riunirci per perseguire aspirazioni comuni.

In An Untold Story, Zelner analizza le celebrazioni e le sfide della vita. Attraverso l’umorismo, le immagini inaspettate, i costumi espressivi e la musica popolare balcanica, la coreografia complessa e dal ritmo incalzante risplende, mettendo in risalto il virtuosismo artistico dei ballerini. «Mio padre ha detto: trasforma il tuo dolore in poesia» – scrive Zelner –. Uno spettacolo che è un caleidoscopio, vario e mutevole. È un’ode alla vita, a tutto ciò che è buono, cattivo e a tutto ciò che c’è in mezzo. C’è spazio per la celebrazione, il divertimento, la follia e per la stranezza, l’intimità e la vulnerabilità.

FOLKA © Rahi Rezvani

La vita in danza di Frida Kahlo

L’apertura della Stagione di Danza del Teatro Comunale di Vicenza, il 21 novembre, è affidata alla prima nazionale di Frida, della Eva Duda Dance Company, una delle migliori formazioni indipendenti di danza ungheresi, per la prima volta in Italia, un lavoro sulla vita e l’arte della pittrice messicana Frida Kahlo che trasporterà il pubblico in un viaggio in un mondo coloratissimo e onirico, un’immersione nel realismo magico sudamericano.

Fondata nel 2009 dalla coreografa ungherese Eva Duda che le ha dato il nome, la EDDC si caratterizza per l’alto tasso di sperimentazione, l’elevata fisicità delle creazioni, la ricerca continua di visioni dell’arte volta a mescolare tradizione e innovazione e a costruire ponti tra i diversi generi di danza, per renderla più accessibile e comprensibile a nuovi pubblici e strati sociali.

Frida porta in scena, grazie alla danza contemporanea, le scelte di vita e le aspirazioni creative di un’artista iconica, uno spettacolo di grande effetto in cui musica, arti visive e danza si integrano perfettamente. Come in un tour guidato, la danza e le immagini delle opere mostrano la bellezza e le sfide della vita di Frida, donna e artista unica nel suo tempo, ed esprimono l’appassionata natura della sua vita interiore. In scena non c’è solo la vita di Frida Kahlo, ma una visione teatrale di un mondo ricco di sensibilità, di momenti di gioia e di tormenti, con esplosioni di colore che rimandano alle sue opere.

Eva Duda Dance Company Frida, Ph Tamas Leko

La scortecata di Emma Dante

Tratto da Lo cunto de li cunti overo lo trattenimiento de peccerille, noto anche col titolo di Pentamerone (cinque giornate), La scortecata è una raccolta di cinquanta fiabe.  Prendendo spunto dalle fiabe popolari, Giambattista Basile crea un mondo affascinante e sofisticato partendo dal basso. Il dialetto napoletano dei suoi personaggi, nutrito di espressioni gergali, proverbi e invettive popolari, produce modi e forme espressamente teatrali tra lazzi della commedia dell’arte e dialoghi shakespeariani. Come una partitura metrica, la lingua di Basile cerca la verità senza rinunciare ai ghirigori barocchi della scrittura.

La scortecata è lo trattenimiento decemo de la iornata primma e narra la storia di un re che s’innamora della voce di una vecchia, la quale vive in una catapecchia insieme alla sorella più vecchia di lei. Il re, gabbato dal dito che la vecchia gli mostra dal buco della serratura, la invita a dormire con lui. Ma dopo l’amplesso, accorgendosi di essere stato ingannato, la butta giù dalla finestra. La vecchia non muore ma resta appesa a un albero. Da lì passa una fata che le fa un incantesimo e diventata una bellissima giovane, il re se la prende per moglie. In una scena vuota, due uomini, gli attori Salvatore D’Onofrio, Carmine Maringola a cui sono affidati i ruoli femminili come nella tradizione del teatro settecentesco, drammatizzano la fiaba incarnando le due vecchie e il re. Basteranno due seggiulelle per fare il vascio, una porta per fare entra ed esci dalla catapecchia e un castello in miniatura per evocare il sogno (a Roma, Teatro Vascello, dal 19 novembre al 1 dicembre).

04/07/2017 60 Festival dei 2 Mondi di Spoleto. Teatro Caio Melisso, spettacolo La Scorticata testo e regia di Emma Dante. Nella foto Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola

Arkadi Zaides e la nube radioattiva di Chernobyl

Da un lato, l’eclissi del corpo. Dall’altro, l’avvento dell’Intelligenza Artificiale. Al centro: la nube radioattiva di Chernobyl. Dopo la Prima Mondiale a Gent in Belgio e le tappe al Festival di Danza di Montpellier in Francia e al FIT – Festival Internazionale del Teatro di Lugano, in Svizzera, arriva in Italia in prima nazionale The Cloud di Arkadi Zaides, la nuova creazione del coreografo e artista multidisciplinare bielorusso (il 21 novembre allo Spazio Rossellini di Roma, presentata dal Centro Nazionale di Produzione della Danza Orbita | Spellbound).

The Cloud è uno spettacolo multimediale che affronta di petto le tematiche legate alla crisi climatica partendo da uno dei più grandi disastri ambientali nella storia recente: l’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl. Zaides mette sotto la lente d’ingrandimento la catastrofe, seguendo il movimento effettivo della nube radioattiva, le sue ricadute e il pericolo che rappresenta ancora oggi per l’uomo.

Una nube, dunque, indagata anche come nuvola di dati che conduce la coscienza collettiva verso uno stato di paranoia e panico e immaginata come un “iper-oggetto”, ovvero – secondo le parole del filosofo britannico Timothy Morton – un elemento “massicciamente distribuito nel tempo e nello spazio rispetto agli esseri umani” che porta l’umanità a un collasso ecologico totale.

Arkadi Zaides, The Cloud, Ph Giuseppe Follacchio

Rette parallele sono l’amore e la morte

In questo spettacolo Oscar De Summa autore, attore e regista pugliese, parte ancora una volta dalla sua terra, da un ricordo, per raccontare la storia di una donna scomparsa troppo giovane. Una riflessione guidata dalla fisica quantistica sulla relazione che continua a esistere fra due persone lontane che nel passato hanno vissuto una accanto all’altra senza frequentarsi. Una riflessione sulla vita e sulla morte, sulla paura di andarsene senza lasciare traccia nel mondo e di far cadere i rapporti nell’oblio.

Lo spettacolo Rette parallele sono l’amore e la morte (a Bologna, Teatro delle Moline, dal 19 novembre al 1֯ dicembre, produzione Atto Due ETS, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale), parte della figura di Mariarosaria, una ragazza che abitava accanto alla casa dove viveva l’autore da ragazzo. Una coetanea con cui non aveva nulla da condividere, perché le famiglie non si frequentavano in seguito a screzi accaduti nel tempo. Proprio quando De Summa, molti anni dopo, decide di raccontare la storia di questa giovane donna e della sua infatuazione per un suo amico, un amore frenato sul nascere dalla famiglia di lei, scopre che nello stesso giorno in cui ha iniziato a scriverne Mariarosaria è morta.

Rette parallele sono l’amore e la morte Oscar De Summa ph Emanuela Caselli

Giornate d’autore alla Fondazione Teatro Due di Parma

Accanto a Gradus. Passaggi per il nuovo, il percorso di Arcipelaghi dedicato ai giovani artisti, Reggio Parma Festival propone, dal 22 al 26 novembre, la seconda linea progettuale di Gradus con momenti di approfondimento, riflessione. Giornate d’Autore è dedicata alla nuova drammaturgia europea, investigata nel rapporto con la scena, l’input dei sistemi produttivi, il dialogo con la critica, la relazione con le forme tradizionali e la multimedialità, con letture di testi inediti a cura di un gruppo di attori e attrici. Ideato da Fondazione Teatro Due di Parma, gratuiti e aperti al pubblico su prenotazione il programma si avvale della collaborazione di Florian Borchmeyer, direttore del FIND Festival alla Schaubhüne di Berlino.

Il 22, con il debutto dello spettacolo Diciassette cavallini di Rafael Spregelburd, si terrà un focus sul drammaturgo, attore e regista argentino, in seno al Teatro Festival Parma, con la rappresentazione delle sue opere Pundonor e Inferno. Il 23 il panel Drammaturgia oggi, che vedrà la partecipazione di artisti e studiosi; il 24 verrà presentato il drammaturgo russo Ivan Vyrypaev, con letture dalle sue pièce teatrali a cura di e con Teodoro Bonci Del Bene, e il panel Drammaturgia e Sistemi produttivi; il 25, doppio appuntamento con Tiphaine Raffier, attrice e drammaturga francese con estratti da La réponse des Hommes, e con l’attore, autore e regista Fausto Paravidino, che leggerà insieme a Iris Fusetti e a Daniele Natali il suo testo Temporale. Infine il panel Drammaturgia e critica teatrale. Chiude il programma, il 26, Spregelburd, i cui spettacoli contrappunteranno l’intera durata delle giornate.

Rafael spregelburd Diciassette cavallini

I canti corali di Alessandro Sciarroni

Una performance musicale la cui drammaturgia è interamente costituita da un repertorio di canti corali composti tra la metà del secolo scorso e i giorni nostri. La prima scintilla del nuovo lavoro di Alessandro Sciarroni, Artista Associato di Triennale Milano Teatro per il triennio 2022-2024, nasce grazie a Voci dal mondo reale, una commissione della Fondazione Cartier che ha invitato l’artista, assieme al musicista francese Alexis Paul, a co-curare nel novembre del 2022 una delle sue Soirées Nomades negli spazi di Triennale Milano. Per l’occasione vennero invitate formazioni soliste e cori vocali a eseguire a cappella il proprio repertorio: Sciarroni rimase particolarmente colpito dai canti di due dei gruppi italiani presenti, il coro maschile “Voci dalla Rocca” e quello misto dei giovanissimi “Piccoli Cantori della Brianza”.

È grazie all’incontro con queste due formazioni che l’artista viene a conoscenza per la prima volta del repertorio che in seguito andrà a costituire l’ossatura drammaturgica e musicale di U. (Un canto). Oltre alla sapienza e alla bellezza della musica di queste composizioni, sono i testi a colpire l’artista. I temi di questi canti parlano della relazione tra l’essere umano e la natura, del tempo che passa scandito dalle stagioni e dal lavoro nei campi, della relazione tra l’elemento umano e quello divino. In scena dal 22 al 24 novembre, alla Triennale Milano Teatro, la prima dello spettacolo, il 22 novembre, sarà seguita da un incontro con Alessandro Sciarroni, Aurora Bauzà, Pere Jou e i cantanti, con un focus sul rapporto memoria-tradizione e uomo-natura. Ingresso grauito.

Alessandro Sciarroni – U. (un canto) © Alessandro Sciarroni

Meno di due ovvero incontrarsi online

Paure, emozioni, delusioni e imbarazzi di un uomo e di una donna che, incontratisi online, provano a piacersi nel reale. Dopo essersi scritti, mandati foto, conosciuti a distanza per alcune settimane – forse mesi – hanno deciso di vedersi per davvero. Lui per raggiungere lei ha fatto un lungo viaggio, entrambi sono pervasi da una leggera trepidazione.

In scena li vediamo vivere diverse situazioni; fra chiacchiere al bar, silenzi, viaggi in macchina e piccole delusioni, stupendamente impacciati nella vita reale e non più virtuale. Anche se non se lo dicono, ognuno proietta sull’altro qualche speranza. Un susseguirsi di mimica e tempi comici da manuale regala un’ora di pura gioia della fruizione, mentre l’improbabile coppia impara a conoscersi – e noi con loro –.

Un pezzo di vita inevitabile, quello della compagnia Teatrodilina che con Meno di due, scritto e diretto da Francesco Lagi con Anna Bellato, Francesco Colella, Leonardo Maddalena (dal 18 al 24 novembre al Teatro Franco Parenti di Milano), porta in scena con raffinatezza.

Meno di due di Francesco Lagi Ph Manuela Giusto

Nudi. Le ombre della violenza sulle donne

«Una scena nuda per mettere a nudo la violenza sulle donne»: Monica Morini e Bernardino Bonzani del Teatro dell’Orsa introducono Nudi. Le ombre della violenza sulle donne, di cui sono autori e interpreti che, in occasione della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, viene completamente riallestito e in tournée nazionale dal 19 novembre al 5 dicembre. Per il valore civile e artistico, lo spettacolo interpretato da Monica Morini e Bernardino Bonzani si è aggiudicato il Premio 8 Marzo.

«Quanta violenza è sommersa? Non detta. Non riconosciuta. Cosa crediamo sia normale? Cosa non lo è? Un attraversamento del sentire che ci interroga, ci graffia, ci muove a strappare il velo degli stereotipi e a cambiare sguardo. Perché uomini e donne possano camminare in pari dignità» riflettono gli artisti «Il rapimento, il ricatto sessuale e psicologico, le botte: una costellazione di efferatezze che molti uomini compiono su molte, troppe donne. La violenza non si ferma con l’atto in sé, prosegue subdolamente in un clima sociale che spinge all’omertà e alla vergogna, che fruga pettegolo nei dettagli imbarazzanti, che condanna infine la donna per “essersela cercata”».

Teatro dell’Orsa – Nudi le ombre della violenza sulle donne

Lo spettacolo sarà in scena il 19 novembre a Castellammare di Stabia (NA), il 22 a Ivrea (TO), il 23 a Laveno Mombello (VA), il 27 novembre a Basilicanova (PR), il 28 a Cadelbosco di Sopra (RE), il 30 a Dalmine (BG) e il 5 dicembre a Suzzara (MN).

Totò e Vicé di Franco Scaldati

Artisti di straordinaria sensibilità, Enzo Vetrano e Stefano Randisi fanno della dialettica e del confronto l’espressione della loro poetica, con un sodalizio che dura da oltre quarant’anni. Da tempo hanno incontrato la poesia di Franco Scaldati e soprattutto di Totò e Vicé, nati dalla fantasia del poeta, attore e drammaturgo palermitano. Totò e Vicé sono legati da un’amicizia reciproca assoluta e vivono di frammenti di sogni che li fanno stare in bilico tra il mondo terreno e il cielo, in un tempo imprendibile tra passato e futuro, con la necessità di essere in due, per essere. Nelle loro parole, gesti, pensieri, giochi, Vetrano e Randisi si sono subito specchiati (a Brescia, Teatro Mina Mezzadri, dal 19 al 28 novembre, per la rassegna Nello spazio e nel tempo. Palestra di teatro contemporaneo).

Totò e Vicé ph Tommaso Le Pera

Due storie di donne dal libro di Dacia Maraini

Dalle pagine del libro L’amore rubato di Dacia Maraini prende vita (a Roma, Teatro India, dal 19 al 24 novembre) col titolo Amori rubati, l’orrore della violenza di genere per svelare la complessità di alcune relazioni tra uomo e donna, in cui l’apparenza affettiva può nascondere una radice di sinistra messinscena e quindi lasciare scoprire la sua dote di brutalità, spesso senza arrivare alla morte, ma a una tragica e angosciosa quotidianità. Due storie di violenza, che si fanno voce e corpo, per abbracciare tutte le altre, emblematiche di una moltitudine di fatti di cronaca che sono sotto i nostri occhi ogni giorno.

Con Anna, tratto dal racconto Anna e il Moro, nell’interpretazione di Viola Graziosi, si ripercorre la storia vera di una giovane attrice, figlia di un grande attore, e un cantante popolare, violento, che le ha tolto la vita, condannato, ma troppo poco.  Angela, dal racconto La notte della gelosia, con Federica Restani, invita a un gesto ribelle contro l’accettazione di essere considerate dei semplici oggetti da possedere, manipolare, distruggere. La lotta di Angela per sottrarsi a una pretesa di possesso che fa leva sulla pietà e sul senso di colpa scritto nel DNA è ardua. Ma lo spirito di sopravvivenza, l’intuito che porta a preservare quel bene supremo che è la vita si rivelerà una chiave di volta in questa storia che auspichiamo serva a ciò che il teatro suggerisce sempre di fare: passare all’azione.

ANNA con Viola Graziosi

Il Mercante di Venezia immerso nell’acqua

Capolavoro senza tempo di William Shakespeare, restituito alla scena in una nuova edizione che ne rinnova la forma, seppur restando fedele alla sua originale, drammatica, forza. Da anni, Galleria Toledo propone Il Mercante di Venezia (a Napoli, Galleria Toledo, dal 21 al 24 novembre), una versione che non smette mai di rivelarsi sorprendente. Laura Angiulli, esperta conoscitrice della poetica elisabettiana, propone un’esperienza visiva e drammaturgica che si nutre della tradizione ma la reinterpreta, per un pubblico moderno.

Nell’allestimento scenico, come di consueto, gli attori reciteranno immersi nell’acqua, elemento che potenzia la carica simbolica di questa opera. L’acqua diviene metafora di un mondo ambiguo, dove i confini tra giustizia e ingiustizia – tra bene e male – si mescolano, senza mai trovare davvero pace; ogni goccia, così come ogni parola e ogni silenzio, contribuisce a costruire un affresco complesso che ci mette di fronte alle sfumature dell’animo umano ed i suoi fragili, talvolta oscuri, equilibri.

Al centro della trama c’è il “contratto”, accettato per burla e poi veramente giunto alla resa dei conti, che sancisce, quale pena per eventuale mancato soddisfacimento del concordato, una libbra del corpo del contraente Antonio. Occorrerà l’abile strategia di Portia alla soluzione del caso: con spregiudicato travestimento si proporrà in funzione di giurista e, invocata invano la mercy dell’ebreo, trascinerà la vicenda in un ambito di capzioso impianto legale, più aderente ai principi della cultura cristiana e all’impianto della giustizia veneziana.

Il Mercante di Venezia regia Laura Angiulli

La depressione di tre donne

Tre donne, tre voci, tre generazioni a confronto per raccontare, in L’origine del mondo. Ritratto di un interno di Lucia Calamaro, la depressione. Concita De Gregorio, Carolina Rosi e Mariangeles Torres sono, rispettivamente, mamma, figlia e nonna nel riallestimento di un testo che, a quindici anni dal suo debutto, si conferma un classico teatrale dei nostri tempi, un ritratto, intimo e complesso, dello stato d’animo più diffuso al mondo: la depressione. «Non una condanna a morte» secondo l’autrice e regista Lucia Calamaro, ma «una condizione mutevole», che si attraversa e da cui si può uscire, perché «lo scopo, il senso, la forma di una vita, si possono trovare, costruire, inventare o ritrovare se persi».

Sullo sfondo di un interno quotidiano disfunzionale, che muta anche gli elettrodomestici in oggetti fuori controllo, prendono forma le ironiche contraddizioni dei legami familiari che accompagnano le tre donne nella loro solitaria, dolorosa ricerca di un equilibrio interiore e di un posto nel mondo (al Piccolo di Milano, Teatro Grassi, dal 19 al 24 novembre).

L’origine del mondo

Pink Lady di Virginia Spallarossa

Con la coreografia di Virginia Spallarossa, la regia di Gilles Toutevoix, e con interprete Dafne Secco, Pink Lady si ispira liberamente alla teoria del postumano della filosofa e femminista Rosi Braidotti. La sua posizione critica e l’enfasi visionaria del suo pensiero ha riposizionato le figure mitologiche scelte per questo progetto incarnandole in un processo mutazionale. Il desiderio è quello di avvicinare le loro “biografie” sradicandole dal mito e innestandole in un processo di ibridazione culturale legato alla complessità contemporanea.

Penelope – l’Astuta, Aracne – la Superba, Circe – la Maga; una triade femminile dell’essere moderno in cui si incarna la donna consapevole in chi e cosa voler divenire. Tre donne che tessono l’amore, la vita, la lussuria con le mani, con il filo sottile, con le trame della magia, cucendo i destini di uomini trattenuti da fili invisibili, ingannati, usati, amati, deliziati, aspettati. Soggettività intese come un “divenire”; entità trasversali immerse nelle amplissime interrelazioni tra l’umano, il mondo animale, quello naturale, geologico, lo sviluppo scientifico e tecnologico.

Una ri-contestualizzazione dei confini tra tradizione e innovazione attraverso la de-sacralizzazione del concetto di natura umana, come una nuova frontiera nella nostra cangiante e complessa relazione col mondo (a Milano, Fabbrica del Vapore – Spazio Fattoria, il 20 novembre).

Pink Lady

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