In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 19 al 25 dicembre.
LA PORTA DI ANTONIO REZZA
Come si possono riempire le cose vuote? È possibile che il vuoto sia solo un punto di vista? La porta…perché solo così ci si allontana. Ognuno perde l’orientamento, la certezza di essere in un luogo, perde il suo regno così in terra e non in cielo. L’uomo fa il verso alla belva. Che lui stesso rappresenta. Senza rancore. La porta ha perso la stanza e il suo significato, apre sul nulla e chiude sul nulla. Divide quello che non c’è… intorno un ambiente asettico fatto di bagliori. L’essere è prigioniero del corpo, fascinato dall’onnipotenza della sua immagine trasforma il suo aspetto per raggiungere la bellezza immobile e silente che tanto gli è cara. Aprire la porta sulle altrui incertezze, sull’ambiguità, sull’insicurezza dell’essere e la meschinità dello stare. È su questo elemento che verte il nuovo spettacolo di Antonio Rezza.
“HỲBRIS” con Antonio Rezza, e con Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Chiara Perrini, Enzo Di Norscia, Antonella Rizzo, Daniele Cavaioli, Miriam Fricano e con la partecipazione di Maria Grazia Sughi (mai) scritto da Antonio Rezza, habitat Flavia Mastrella, luci e tecnica Daria Grispino. Produzione RezzaMastrella, La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello, Teatro di Sardegna, coproduzione Spoleto, Festival dei Due Mondi. A Roma, Teatro Vascello, dal 20 dicembre al 22 gennaio 2023.
DON CHISCIOTTE ALL’OPERA DI ROMA
Per il tradizionale balletto delle festività natalizie, l’Opera di Roma propone, dal 18 al 31 dicembre, il “Don Chisciotte” firmato da Laurent Hilaire, balletto ispirato al primo romanzo della letteratura europea, ambientato nel Siglo de Oro spagnolo. Tratto dal romanzo di Miguel de Cervantes, il balletto – già rappresentato due volte con successo a Roma – è presentato per la prima volta con i costumi disegnati da Francesco Zito. Le scene sono firmate sempre da Zito con Antonella Conte, e le luci da Vinicio Cheli. La partitura musicale di Ludwig Minkus è diretta da David Garforth. «Questa versione è il frutto di una lunga storia – dice il coreografo Hilaire, attuale direttore della Bayerisches Staatsballet– che nasce dal primo debutto del Don Chisciotte di Petipa andato in scena al Bol’šoj di Mosca nel 1869. Colui a cui tocca il compito di farlo rinascere adesso, nel presente, deve sì esprimersi per mezzo del linguaggio classico, ma senza immettere lo spettacolo nella rigida prigione di un codice che gli tolga respiro e comunicatività. Non si può utilizzare la tradizione come un vestito troppo stretto, impedendo all’opera di identificare una teatralità fresca e contemporanea».
L’energia e il vigore dello spettacolo sono affidati, nei ruoli dei protagonisti innamorati Kitri e Basilio, a ospiti internazionali come Isabella Boylston, principal dell’American Ballet Theatre e al suo debutto al Teatro Costanzi, e Daniel Camargo, e a Iana Salenko e Osiel Gouneo. La ballerina ucraina, principal dancer dello Staatsballett Berlin, e il ballerino cubano principal del Bayerisches Staatsballett danzeranno anche con le étoiles della compagnia del Costanzi: Salenko con Alessio Rezza e Gouneo con Rebecca Bianchi, quest’ultima anche in coppia con Simone Agrò, e Rezza con l’étoile Susanna Salvi.
VERSIONE “SICILIANA” DELLO SCHIACCIANOCI
Con le coreografie di Jean-Sébastien Colau e Vincenzo Veneruso per il Corpo di ballo del Teatro Massimo di Palermo, è in scena una nuova versione “siciliana” della celebre fiaba di Natale, musicata da Pëtr Il’ič Čajkovskij, tratta dal racconto Schiaccianoci e il re dei topi dello scrittore romantico tedesco E.T.A. Hoffmann, riscritto da Dumas padre nel 1844. La coreografia di Colau e Veneruso riscrive la favola basandosi sulla storia di E. T. A. Hoffmann, attualizzandola e ambientandola a Palermo pur rispettando i due temi principali dello Schiaccianoci e del genere “racconto di Natale”: l’elemento fantastico e l’attenzione ai problemi sociali, trattati sempre con la leggerezza della fiaba. I personaggi principali non sono più Marie e lo Schiaccianoci, ma Maria e Dario, un povero ambulante, che vende castagne e frutta secca insieme al fratello Pietro per le strade della città.
Sarà lui, Pietro, a subire l’incantesimo del Re dei topi e a rimanere chiuso nel guscio di legno del pupazzo Schiaccianoci, nell’impossibilità di comunicare col mondo e suggerendo con questa trasformazione una metafora dei problemi che oggi opprimono molti ragazzi: la malattia, la droga, la generale difficoltà di comunicare, in un’epoca in cui si è sempre connessi. A dirigere l’Orchestra e il Coro di voci bianche è il direttore Ido Arad. Le scene, dipinte a mano sono di Renzo Milan, i costumi di Cécile Flamand, le luci di Maureen Sizun Vom Dorp. A danzare quattro coppie di solisti nel ruolo dei due protagonisti, che si alternano nel corso delle repliche: Carla Mammo Zagarella e Alessandro Cascioli; Giorgia Leonardi e Michele Morelli; Martina Pasinotti, e Diego Mulone; Linda Messina e Alessandro Casà. Repliche fino al 23 dicembre.
UN SECOLO DI TANGO PER IL BALLETTO DI ROMA
Un viaggio tra le suggestioni e le sonorità del tango di Astor Piazzolla, autore e interprete musicale tra i più importanti di questa forma d’arte nata a fine ‘800 nei sobborghi di Buenos Aires. Sorto dall’esigenza di comunicare tra culture, lingue e tradizioni diverse, il tango ci ricorda chi siamo, da dove veniamo e qual è stato il percorso che ha indissolubilmente unito umanità distanti in un comune “non luogo”, oltrepassando oceani e confini. “Astor, Un secolo di Tango”, è un “concerto di danza” in cui le musiche di Piazzolla, arrangiate da Luca Salvadori ed eseguite dal vivo dal bandoneón di Mario Stefano Pietrodarchi, esecutore brillante di fama internazionale, emergono come le vere protagoniste in una nuova armonia artistica danzata. Il coreografo Valerio Longo porta otto danzatori del Balletto di Roma a compiere un viaggio trasformativo in cui respiri, abbracci e fusioni sono al centro di azioni coreografiche intense, astratte e fuse in quel moto ondulatorio magico del bandoneón. La parola-chiave è “coraggio”: quello declamato dai testi immortali di Jorge Luis Borges nei suoi tanghi e milonghe, così come quello dello stesso Piazzolla, che ha rotto gli schemi della musicalità del “tango viejo” per arrivare al “nuevo tango” che tanto lo ha reso celebre nel mondo.
“ASTOR. Un secolo di Tango”, con Mario Stefano Pietrodarchi bandoneón e fisarmonica e i danzatori del Balletto di Roma, coreografia Valerio Longo, musica Astor Piazzolla, regia Carlos Branca arrangiamenti e musiche originali Luca Salvadori, light designer Carlo Cerri, costumi Silvia Califano, concept Luciano Carratoni. A Roma, Teatro Quirino, dal 19 al 25 dicembre.
RED CARPET BALLET GALA
Due le città, Roma e Torino, che ospiteranno il nuovo Gala di star della danza internazionale, con la direzione artistica di Luciano Cannito. Primi ballerini alcuni già acclamati nei maggiori teatri del mondo, per uno spaccato del top della danza virtuosistica, raffinata, tecnica e spettacolare oggi esistente.
Ecco i nomi: Lucia Lacarra, prima ballerina San Francisco Ballet, Bayerisches Staatsballet, Ballet National De Marseille, Dortmund Ballet; Jacopo Bellussi, dell’Hamburg Ballet; Matthew Golding, del Royal Ballet Londra, Het Nationale Ballet Amsterdam; Yanier Gomez, della Compagnia National De Danza Madrid; Young Gyu Choi, dell’Het Nationale Ballet Amsterdam; Sasaki Mariko, del Royal Ballet Londra; Lukas Braendsrod, del Royal Ballet Londra; Ida Praetorius dell’Hamburg Ballet; Ana Sophia Scheller del San Francisco Ballet, New York City Ballet; Adhonay Soares Da Silva dello Stuttgart Ballet; Agnes Su dello Stuttgart Ballet; Martina Giuffrida, solista della Compania Nacional De Danza Madrid.
Nel programma coreografie tratte dal grande repertorio classico come “Il Lago dei cigni”, “Lo Schiaccianoci”, “La Bella Addormentata”, e dal repertorio neoclassico come “Terza Sinfonia di Mahler” di Neumeier, “After the rain” di Wheeldon e “Infra” di McGregor. A Roma, Auditorium della Conciliazione, il 26 dicembre, e Torino, Teatro Alfieri, il 27 dicembre.
DREAMING COSTA RICA
Lo spettacolo è una riflessione sui diversi modelli possibili del rapporto tra la natura e l’umanità, ma anche uno studio sulla percezione della libertà, reinterpretati attraverso il movimento di tre giovani danzatori. Nasce da due simboli moderni: l’Orso M49 e la Costa Rica. M49, l’orso più ricercato delle Alpi, è fuggito alla cattività tre volte in 14 mesi; ha distrutto innumerevoli reti elettrificate ed è riuscito persino a sfilarsi il collare con il localizzatore GPS, atto che risuona come una consapevole rivendicazione di libertà. Autore di ben 44 incursioni in luoghi abitati, l’Orso, siglato M49 da chi vorrebbe il suo abbattimento, nominato Papillon da chi invece inneggia alla sua fuga, è diventato il simbolo del regno animale che non accetta più la sottomissione all’uomo. Dall’altro capo del filo, la Costa Rica, un Paese che negli ultimi decenni sta portando avanti una politica di eco sostenibilità e salvaguardia della natura.
Con “Dreaming Costa Rica” la compagnia Natiscalzi ha immaginato che l’orso trentino sogni – segretamente ma non troppo – di fuggire in un Paese in cui la relazione tra il genere umano e la natura non sia così sbilanciata e, perché no, di arrivare proprio in Costa Rica, dove la sua libertà non sarebbe solo garantita, ma salvaguardata e proposta come vanto nazionale. Tre danzatori traghettano nel proprio corpo le distanze e le vicinanze tra la Terra dell’orso e la Terra delle biodiversità; e chissà che il sogno di questo incontro, dal sapore di fuga per la libertà, non trovi il suo equilibrio nell’accettazione dell’animalità.
“Dreaming Costa Rica” di Natiscalzi DT, di Tommaso Monza e Claudia Rossi Valli, danzatori Alberto Gnola, Ludovica Messina, Claudia Rossi Valli. Produzione Natiscalzi DT, Compagnia Abbondanza/Bertoni. A Milano, PimOff, il 20 dicembre.
OMAGGIO A DEREK JARMAN
Il lavoro della compagnia (S)Blocco5 è ispirato alle ultime opere del regista inglese Derek Jarman: il film “Blue” e il giardino di Prospect Cottage che coltivò di fronte a una centrale nucleare, quella di Dungeness, come atto generativo di bellezza. L’obiettivo era opporsi alla bruttezza industriale tramite un atto creativo. È a partire da questa suggestione, e dal film-testamento “Blue”, che il collettivo (S)Blocco5 ha ideato la performance “Thinking Blind”. Il lavoro, finalista alla Biennale College Teatro 2021 nella sezione Performance internazionale Under 40, vede sul palcoscenico Giulio Santolini e Ivonne Capece, che ne firma anche la regia. Una misteriosa Eva – un po’ Natura, un po’ Destino Nucleare dell’umanità – che non mostra mai al pubblico il suo volto, e un giovane Adamo che perde il Paradiso Terrestre e si “macchia”. “Thinking Blind” è una riflessione sull’uomo, vittima e carnefice del suo stesso stare sulla terra, sulla contaminazione di sé e del mondo, sul procedere implacabile del tempo. Ma è anche uno spettacolo sulla malattia, sull’HIV, sulle epidemie lecite e illecite, sull’omosessualità, sulla lotta per i diritti civili e sugli atti creativi come forme di resistenza.
“Thinking Blind”, regia Ivonne Capece, drammaturgia Ivonne Capece e Walter Waleri, con Giulio Santolini, Ivonne Capece, costumi e concept visivo foto e video Micol Vighi. Produzione (S)Blocco5. A Firenze, Teatro Cantiere Florida di Firenze, il 21 e 22 dicembre.
IL TEATRO IN TUTTI I SENSI A POLISTENA
Prosegue la rassegna “Il Teatro in Tutti i Sensi”, la nuova stagione della compagnia DRACMA – Centro Sperimentale d’Arti Sceniche, sul palcoscenico dell’Auditorium Comunale di Polistena (RC). Il 22 dicembre “Tentazioni d’opera”, una produzione della compagnia Create Danza, regia e coreografie di Filippo Stabile, atto unico liberamente ispirato da Traviata, Nabucco e Aida di Giuseppe Verdi e da Madama Butterfly e Tosca di Giacomo Puccini, in cui l’opera lirica diventa fonte d’ispirazione per la creatività coreutica, con “corpi” che diventano “voce”.
Il 23 dicembre, una produzione Chiasma, realizzata in collaborazione con Fondazione Romaeuropa: “Outdoor Dancefloor”, regia e coreografie di Salvo Lombardo, anche protagonista in scena assieme a Daria Greco. Una performance pensata come una piattaforma da ballo per spazi non deputati al clubbing, come in questo caso il palcoscenico di un teatro, per una dimensione ibrida in cui il ballo e la musica diventano territorio di liberazione dei corpi. Dopo l’azione coreografica dei performer il pubblico sarà invitato ad inserirsi nel flusso dell’azione per esperire, a sua volta, attraverso il ballo, nuove dinamiche relazionali, echi e riverberi del movimento.
FAMILY GAME VR
Una performance in realtà virtuale pensata per rendere la narrazione interattiva attraverso la contaminazione tra realtà virtuale, gaming e performance live. Scritto appositamente per essere fruito con il visore di realtà virtuale “Family Game VR” della regista e autrice Mimosa Campironi, è un progetto sperimentale che indaga le nuove frontiere in un “gioco teatrale” inedito, dove i nuovi linguaggi incontrano il corpo dell’attore in scena (a interpretare tutti i ruoli è Alessandro Averone) per un effetto teatrale doppiamente immersivo. Con la tecnologia del 360 VR lo spettatore è catapultato in mezzo alla scena, proprio dove si svolge l’azione drammatica e chiamato a “giocare” con l’attore scegliendo il tuo personale punto di vista di fruizione. Al pubblico infatti viene chiesto di indossare un visore attraverso il quale si ritrova letteralmente immerso nella storia: i vari personaggi si muovono e coesistono nello spazio, lo spettatore – grazie a uno sgabello girevole – sceglie cosa guardare e chi seguire, l’attore si moltiplica in più personaggi, ruota attorno allo spettatore, come se fosse l’avatar di un videogame, fino al monologo finale interpretato dal vivo.
“Family Game VR” testo e regia di Mimosa Campironi, con Alessandro Averone, disegno luci Massimo Galardini, scene e costumi Paola Castrignanò, make up artist Bruna Calvares, musiche Bertrand. Produzione Teatro Metastasio di Prato e 369gradi. Testo selezionato da Italian and American Playwrights Project 2020/22. A Roma, Argot Studio dal 19 al 22 dicembre, con due repliche al giorno alle ore 19,30 e alle ore 21,30.
QUINTA PARETE, PERFORMANCE
La quinta parete della scena è quella della mente dello spettatore. Dopo un percorso di diciassette giornate di studio dedicate alle arti della scena, il progetto formativo “La quinta parete” – ideato da Romeo Castellucci e prodotto da Triennale in collaborazione con la Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura – si conclude con un evento di apertura al pubblico, durante il quale i quindici partecipanti al progetto presenteranno delle azioni performative concepite durante il percorso. Al progetto – guidato dal Grand Invité di Triennale insieme alla filosofa, performer e coreografa Silvia Rampelli – hanno preso parte quindici partecipanti e una dramaturg selezionati tramite un a open call.
A Milano, Triennale, il 21 dicembre con due repliche, ore 18.30 e 20.00. Ingresso gratuito previa registrazione obbligatoria (fino a esaurimento posti).
AFFOGARE IN UNA VASCA DA BAGNO
Scritto da Dino Lopardo e interpretato da Mario Russo, “Affogo” è un monologo polifonico che fa parte di un progetto più ampio: “Trilogia dell’odio. Affogo; Rigetto; Cesso – la morte si conquista giocando”. Le condotte aggressive rappresentano un tentativo di affermazione della propria identità per acquisire un ruolo e lenire le insicurezze personali. Tali condotte aggressive, rappresentano un fenomeno molto diffuso, caratterizzato da atti vessatori, intimidatori e prevaricatori rivolti verso i pari.
Nicholas, il protagonista di questa vicenda, è vittima ma al tempo stesso carnefice di atti “violenti”. Vive in casa con degli zii particolari e sin da bambino conserva un sogno nel cassetto: diventare campione di nuoto, nonostante la sua paura dell’acqua. Una vasca da bagno rappresenta la sua infanzia: il ricordo di quel tempo in cui la sua compagna di avventure era una papera giocattolo, interrotto tuttavia da un evento inaspettato, causa della sua fobia. Nicholas è costretto a fare i conti con la propria natura e dopo aver commesso un danno irreparabile, la sua intera esistenza verrà sconvolta. A Roma, Teatro Basilica, dal 19 al 21 dicembre.
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