In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 15 al 21 aprile.
LA COMPAGNIA CANADESE KIDD PIVOT DI CRYSTAL PITE A LUGANO
Frutto del talento coreografico di Crystal Pite e del lavoro drammaturgico dall’attore Jonathon Young, Assembly Hall è il lavoro più recente di Kidd Pivot, compagnia canadese di teatro-danza contemporanea fondata da Pite nel 2000. Lo spettacolo arriva il 20 aprile al LAC di Lugano (nell’ambito della 19a edizione di Steps, Festival della danza del Percento culturale Migros) dopo il debutto a Vancouver e nel londinese Sadler’s Wells (replica, il 3 maggio a Zurigo, sempre nell’ambito di Steps).
Un lavoro tra teatro e danza che racchiude in sé tutto lo humor e l’ingegno creativo dell’ensemble, dando vita a un vero e proprio re-enactment dell’assemblea di un’associazione medievale; un lavoro molto serio e altrettanto divertente, in cui i movimenti fluidi dei danzatori si incontrano alla perfezione con le parole pronunciate dagli attori.
Nella sala del centro comunale si è riunita un’associazione medievale per la consueta assemblea annuale. L’organo direttivo ha il difficile compito di salvare la cosiddetta Quest Fest, poiché il numero di soci è in calo, i debiti aumentano e il centro comunale è fatiscente. Se non si interviene al più presto, l’associazione rischia di chiudere. Nel corso dello svolgimento dell’assemblea, il confine tra realtà e rievocazione si confonde, si risvegliano forze ancestrali e diventa ben presto evidente che in gioco c’è molto di più della rievocazione storica di un torneo medievale. Le creazioni della coreografa canadese si connotano per le tematiche che affronta nei suoi lavori, sempre attuali e di grande rilevanza per la società.
A PARMA PRIMA NAZIONALE DI WIT DI MARGARET EDSON
Vincitore di molti premi fra i quali il Pulitzer per il teatro nel 1999 e adattato per la televisione in un film diretto da Mike Nichols con Emma Thompson insignito di un Emmy Award, Wit di Margaret Edson è la nuova produzione, a cura di Paola Donati, di Fondazione Teatro Due. Wit significa “arguzia” perché propone un approccio ironico alla realtà e un’originale connessione tra elementi antitetici. Questa è la disposizione d’animo di Vivian Bearing, protagonista del testo, che adotta una lente originale per osservare la realtà e affrontare la sua battaglia contro il cancro: «Io so tutto sulla vita e la morte. Dopotutto sono una studiosa dei Sonetti Sacri di John Donne».
Con il meccanismo del teatro si indaga la lotta contro la malattia, il sistema ospedaliero, l’umanità dei medici e il loro rapporto con il corpo dei pazienti, ma anche il ruolo della poesia, della religione e della ricerca, combinando con intensità elementi apparentemente incongrui fra loro come i componimenti poetici di John Donne e la storia di una malattia oncologica. Fiduciosa nella sua capacità di mantenere il controllo degli eventi, la protagonista applica alla sua malattia lo stesso approccio intensamente razionale e scrupolosamente metodico che ha guidato la sua stellare carriera accademica. Ma mentre la sua malattia e il suo trattamento atrocemente doloroso progrediscono inesorabilmente, inizia a mettere in discussione i valori e gli standard risoluti che l’hanno sempre guidata. In Wit, l’autrice approfondisce domande senza tempo senza risposte definitive.
“Wit”, di Margaret Edson, con Dario Aita, Valentina Banci, Cristina Cattellani, Laura Cleri, Salvo Pappalardo, Massimiliano Sbarsi, musiche Alessandro Nidi, luci Luca Bronzo, costumi Elisabetta Zinelli, a cura di Paola Donati. Produzione Fondazione Teatro Due. A Parma, Teatro Due, dal 16 al 30 aprile. Prima nazionale.
UNA GIORNATA QUALUNQUE DEL DANZATORE GREGORIO SAMSA
Eugenio Barba accompagna Lorenzo Gleijeses da molti anni intercettando ed esaltando le qualità e le intuizioni di un percorso di formazione e conoscenza, contaminato con il metodo della storica compagnia di Hostelbro e nato all’interno dell’Odin quando Lorenzo era ancora un ragazzo. Risultato di questo “percorso di accompagnamento” sono stati spettacoli, incontri e seminari in Italia e in Europa che hanno cementato e rafforzato il rapporto unico tra Barba, Julia Varley e Gleijeses, fino a questa prima regia firmata da Barba (con Gleijeses) al di fuori dell’Odin Teatret.
La scintilla che ha messo in moto il processo di creazione è scaturita dallo stridore e dalle assonanze generati dall’accostamento dell’opera di Kafka con gli oggetti coreografici creati da Michele Di Stefano con Gleijeses. Ne è nato uno spettacolo in cui si intersecano tre diversi nuclei narrativi: alcuni elementi biografici dello stesso Kafka; la vicenda del personaggio centrale de La Metamorfosi, Gregorio Samsa e quella di un immaginario danzatore omonimo che rimane prigioniero della ripetizione ossessiva dei propri materiali performativi in vista di un imminente debutto. Gregorio Samsa è convinto che attraverso una ripetizione ossessiva delle sue partiture sia possibile arrivare ad un altro livello di precisione tecnica e di qualità interpretativa ma, di contro, il suo perfezionismo lo catapulta in un limbo in cui si erodono i confini tra reale e immaginario, lavoro e spazio intimo, tra teatro e vita quotidiana. Si scontrano, allora, le esigenze del mondo esterno e le sue profonde necessità personali. Samsa ripete le sue sequenze coreografiche, come un novello Sisifo, per una pulsione psicopatologica?
“Una giornata qualunque del danzatore Gregorio Samsa”, drammaturgia e regia Eugenio Barba, Lorenzo Gleijeses e Julia Varley, con Lorenzo Gleijeses, musiche originali e partiture luminose Mirto Baliani, oggetti coreografici Michele Di Stefano, consulenza drammaturgica Chiara Lagani, scene Roberto Crea, voci off Barba, Geppy Gleijeses, Maria Alberta Navello, Julia Varley. Produzione Gitiesse Artisti Riuniti. A Milano, Teatro Franco Parenti, dal 23 al 25 aprile.
ERRI DE LUCA E LA STORIA DI UN INTERROGATORIO
Tratto dal romanzo omonimo di Erri De Luca, pubblicato da Feltrinelli nel 2019 – Impossibile è la storia di un interrogatorio che si trasforma in un dialogo su una stagione della storia italiana. Un giovane magistrato interroga un uomo anziano che ha scontato tanti anni in carcere per motivi rivoluzionari. Nel dialogo emergono le ragioni, i sentimenti, le giustificazioni che portano un essere umano a impegnare la propria vita in maniera definitiva. Si parla al presente di un passato irrisolto, ambiguo, di scontri divenuti fatali tra una generazione e lo Stato.
Il magistrato adesso sembra non aver dubbi, chiede solo per avere conferma di quello che lui crede di sapere già. L’imputato è sospettato di omicidio, camuffato da incidente, avvenuto in alta montagna. La vittima era collaboratore di giustizia che aveva contribuito, quarant’anni prima, all’arresto dell’imputato e di numerosi suoi compagni. È stata solo una coincidenza o una premeditazione la presenza di entrambi su quello stretto sentiero sdrucciolevole? Una storia a due voci, che costringe chi è in scena e il pubblico ad accostarsi fisicamente ad un ascolto serrato, essenziale, alla ricerca di parole e momenti di verità.
“Impossibile”, testo di Erri De Luca, regia Italo Spinelli, con Elia Schilton, Fausto Cabra, Antonio Turco, scene e costumi di Elisabetta Di Pisa, disegno luci Carmine Pierri. Produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale. A Napoli, Teatro Mercadante, fino al 28 aprile.
CHRISTOPHE O IL POSTO DELL’ELEMOSINA
Il protagonista del testo Christophe o il posto dell’elemosina di Nicola Russo, autore e regista, è Sami, anche detto Christophe, un “barbone”, un sans papiers che chiede l’elemosina per le strada di Parigi, vivendo una condizione di solitudine che s’interrompe quando incontra Nicola, allora giovanissimo, e inizia tra i due uno scambio epistolare. Dopo 28 anni, Russo rilegge quelle lettere e decide di ridare voce a Christophe e alla testimonianza poetica e struggente che gli ha affidato. La sua storia, sospesa tra realismo, auto-fiction e poesia, sarà allestita in uno “spazio libero”, un luogo unico dove riunire attore e pubblico (senza divisioni tra palco e platea), come un’ideale città da abitare insieme dove i mendicanti siano parte della comunità. Il progetto prevede anche una mostra delle lettere di Sami – Christophe.
«Non so bene per quale motivo Christophe avesse scelto proprio me come destinatario dei suoi pensieri – scrive Russo – ma, dal 1995 ad oggi, ho conservato le sue lettere. Ritrovandomi tra le mani questo materiale dopo più di venti anni mi sono reso conto di quanto le sue lettere siano una testimonianza di un mondo interiore. Nel testo che ho scritto cerco di ricostruirlo. Ho immaginato che a raccontare al pubblico sia Christophe in prima persona, dondolando tra gli anni Novanta ed oggi, svelandoci la sua vita da mendicante, i segreti dell’arte dell’elemosina, raccontando le vie e i calori di una città, che per anni lo ha accolto e che, a causa della mancanza di un permesso di soggiorno e della sua povertà (povertà materiale non di certo povertà d’animo) ha rappresentato il suo unico orizzonte».
“Christophe o il posto dell’elemosina”, uno spettacolo scritto e interpretato da Nicola Russo, scene e costumi Giovanni De Francesco, luci Giacomo Marettelli Priorelli, suoni Andrea Cocco, video Lorenzo Lupano. Produzione Teatro dell’Elfo e Premio Le Cure Caritas Ambrosiana. A Roma, Teatro India, dal 24 al 28 aprile.
SILVIA AZZONI E OLEKSANDR RYABKO
Coppia di vita e d’arte all’Hamburg Ballett, acclamati sui massimi palcoscenici del mondo, Silvia Azzoni e Oleksandr Ryabko in questo momento della loro carriera hanno deciso di sviluppare nuovi progetti artistici, più intimi e personali, nei quali dare anche spazio a giovani coreografi con i quali hanno sempre amato collaborare. In Echoes of life (al Teatro Astra di Torino, il 23 e 24 aprile) sono accompagnati dal pianista Michal Białk, terzo fondamentale pilastro su cui poggia la drammaturgia musicale e coreografica dello spettacolo.
La serata di danza, articolata in atto unico, presenterà una serie di raffinati e intensi pas de deux, su coreografie di Thiago Bordin, Kristina Paulin, Marc Jubete, giovani coreografi nati anch’essi nell’alveo dell’Hamburg Ballet. Un balletto contemporaneo in cui eleganza, virtuosismo e pathos, saranno gli elementi principali di uno spettacolo unico. Silvia Azzoni, torinese, e Oleksandr Riabko, ucraino, sono tra i massimi danzatori del nostro tempo: lei, lirica e musicale, dà intensità espressiva e colori cangianti ai personaggi più diversi interpretati nella sua lunga carriera; lui, luminoso e poetico, è dotato di quella aura speciale che si irradia nello spazio e fa riverberare i gesti, rendendone percepibile anche la risonanza emotiva. Uno spettacolo di grande danza e profonda introspezione, perché «La nostra vita fisica finisce, ma l’eco del nostro spirito continuerà ad esistere per sempre», come hanno avuto modo di dirci i due protagonisti.
SPRING ROLLS FESTIVAL
Prende vita il festival primaverile SPRING ROLLS, dal 26 al 28 aprile, tra Collegno e Torino. Incontri, workshop, spettacoli per celebrare la primavera e la ricorrenza della giornata Unesco della Danza. In programma, Giorgia Ohanesian Nardin, Lucilla Barchetta, B. Bordoni, Claudio Larena, Davi Pontes e Wallace Ferreira, Cristina Kristal Rizzo e Enrico Malatesta, Sara Leghissa, Alex Baczyński-Jenkins, Isterika Istorika, Lorenzo Peluffo e Enrico Turletti, la festa di quartiere Village People (da un’idea di Ásrún Magnúsdóttir), il progetto collettivo Los Faunos e il format La Boutique che anticipa la chiusura a cura della Fondazione Egri per la Danza con il tradizionale Gala per la Giornata Internazionale della Danza.
Tra le performance, il 26, Transenne di Claudio Larena e Pretend it’s a toilet di Sara Leghissa che indagano quali corpi hanno diritto agli spazi pubblici e come gli stessi vengono riconfigurati. Attraverso un rito corale e sensuale, Los Faunos – progetto con oltre 100 partecipanti guidati in un percorso formativo dal coreografo catalano Quim Bigas Bassart e con il coinvolgimento delle compagnie piemontesi Balletto Teatro di Torino, Compagnia EgriBiancoDanza, CodedUomo e Zerogrammi – incarna la riaffermazione del diritto di esistere da parte di una pluralità di identità. Con il progetto Mind Wanderers, insieme a Lucilla Barchetta si rivendica la dis-attenzione come zona per sperimentare tempi e mondi interstiziali e obliqui.
VIDEOINSTALLAZIONE PER LA LIBERAZIONE
PICCINE – da anni 9 a diciannove è il titolo della macro videoinstallazione che Lenz Fondazione allestisce in versione site specific per la sala Consiliare del Comune di Parma dal 22 al 24 aprile, in occasione delle Celebrazioni per il 79° anniversario della Liberazione. PICCINE, che ha debuttato a Lenz Teatro nel 2022, è intitolata e dedicata a diciotto Partigiane poco più che adolescenti durante gli anni della Resistenza, di cui la ricerca storica è riuscita a recuperare e conservare solo esili tracce documentarie. È proprio dal vuoto dettato dall’assenza biografica che l’atto artistico di PICCINE si impegna a dare corpo, voce e volto – attraverso la figurazione di diciotto studentesse degli istituti cittadini – a quelle ragazze nate tra il 1926 e il 1937 attive nella lotta contro il nazi-fascismo, trasponendo la pura aderenza all’esiguità del dato anagrafico (di molte di loro rimangono solo nome e cognome) in un riecheggiare di parole dell’oggi – ma come dette allora -, di volti coetanei contemporanei – come se viaggiassero nel tempo attraverso sembianze virtuali di memorie reali.
«L’immagine documentaristica, il dipinto visuale, i dialoghi veri e immaginati sono ciò che rimane affinché il tempo continui il suo giro ad ellisse e, restituendo corpo e voce, tutto non torni identico a prima», commenta Francesco Pititto, autore del testo originale, cui aggiunge Maria Federica Maestri, compositrice dell’installazione, «In Piccine s’intrecciano memoria e contemporaneità, attraverso la creazione di ritratti sostitutivi, miniature performative che restituiscono temporaneamente presenza ed identità alle tante femmes inconnues di quel tempo».
CROSS FESTIVAL A VERBANIA
Con oltre 40 artisti provenienti da tutto il territorio nazionale e dall’estero, prende il via, il 24 aprile e fino al 2 giugno, Cross Festival, dedicato all’esplorazione delle relazioni tra arte performativa, sacralità dello spazio fisico e profondità dello spazio interiore. Soulscapes è il titolo di questa dodicesima edizione diretta da Antonella Cirigliano e Federico Torre, che si snoda nel paesaggio del Lago Maggiore (Verbania, Ghiffa, Albagnano), cornice naturale del ricco cartellone di appuntamenti di danza, performance art, concerti, installazioni e workshop tutti accomunati dal pensiero di creare un ponte per esplorare e manifestare la sacralità attraverso diverse forme artistiche.
Artisti come Alex Baczyński-Jenkins (PL/DE) che apre la programmazione con una coreografia Unending love, o love dies, on repeat like it’s endless che riflette sulle relazioni tra desiderio, danza, perdita e tempo e che attraverso il gesto, dispiega strutture e politiche del desiderio; Laura Cuomo, con il suo concerto Rituale della presenza. Canti popolari di dolcezza e pathos, e Agnese Banti, con la performance Speaking Cables, esemplificano in modo perfetto questa interazione, utilizzando musica e arte performativa per trasfigurare spazi sacri in palcoscenici di espressioni spirituali vivide. Questi, insieme agli altri eventi programmati, come il lavoro di Francesco Marilungo Stuporosa o il Concerto di pizzica, musica dell’Anima per eccellenza, di Antonio Castrignano, illustrano come l’arte possa fungere da ponte per esplorare e manifestare la sacralità attraverso diverse forme espressive.
FESTIVAL ARCHIVIO PRIVATO
Prima edizione del “Festival Archivio Privato – Tracce di Danza, Musica, Arte e Sapori”, il progetto promosso e realizzato da Circuito CLAPS, in collaborazione con YOY Performing Arts e Spazio Allori (dal 26 al 28 aprile, Poncarale, Brescia). Presso Spazio Allori, quattrocentesca villa di campagna, operava Virgilio Vecchia, pittore del Novecento la cui collezione, qui conservata, ha il nome di Archivio Privato. In omaggio al pittore, il Festival si propone l’obiettivo di far dialogare diverse discipline artistiche e di creare un’attività culturale declinata alla contemporaneità.
In programma alcune compagnie nazionali con performance che prenderanno vita nei diversi spazi della villa. La compagnia Lost Movement presenterà Sehnsucht, in cui dei corpi solitari, ma interdipendenti, si avventurano nell’esplorazione dei loro limiti fisici, spaziali e temporali; la compagnia YoY Performing Arts con Fiori Assenti, performance ispirata al ciclo di opere pittoriche di Albano Morandi, e con Ti ricordi il futuro? performance tratta dall’opera di Valerio Berruti C’è troppa luce per non credere nella luce. Il progetto, che nasce dall’idea di esplorare le molteplici possibilità interpretative del futuro e dell’utopia.
Si prosegue con Lingua della compagnia Fattoria Vittadini; Stuporosa del coreografo Francesco Marilungo, produzione Körper; Simbiosi, di Roberto Tedesco, l’incontro tra due individui che diventano un unico corpo psichico; la Rusty Brass Band con Musica Itinerante; la compagnia Tyche con Amadriadi, un’evocazione visiva in relazione allo spazio, e Impromptus, intervento musicale, curato da Timoteo Carbone compositore di YoY Performing Arts.
A ROMA IL CIRCO CHE DANZA
Il Circo che danza è una iniziativa ideata da Alberto Longo, direttore generale del CPCCL, e Valerio Longo, danzatore e coreografo, vice direttore artistico del Balletto di Roma, per il Teatro Parioli Costanzo di Roma. È l’incontro delle discipline coreutiche e quelle del circo per condividere la bellezza della contaminazione tra le arti sceniche degli artisti circensi del Centro di Produzione di Circo Contemporaneo Lazio, della poliedrica compagnia ArteMakìa, e con i danzatori del Balletto di Roma. Quest’ultimi presenteranno alcuni estratti dal repertorio più recente e coreografie appositamente create per l’occasione, restituendo una fisicità fatta di storia e insieme di contaminazione col nuovo.
Danzeranno anche gli allievi del CAP Project – Corso di Avviamento Professionale del BdR. Il Centro di Produzione Circo Contemporaneo Lazio presenterà il passo a due Bormàr, una riflessione sul sentimento del perdersi e del ritrovarsi, per far riflettere su una concezione positiva del vuoto, come una condizione di sospensione che non deve spaventare. Al confine tra arti acrobatiche, danza, teatro e musica, il regista Milo Scotton di ArteMakìa, con Classi(S)cismi porterà in scena alcuni dei più noti miti classici greci rivisitati in chiave acrobatica: Minotauro, Medusa, Penelope. Moltissimi i giovani che nelle due ricche serate di spettacoli, il 22 e 23 aprile, si alterneranno sul palcoscenico.
ULISSE, UN COMUNE UOMO DI PROVINCIA
Ulisse, Macerata, spettacolo diretto e interpretato da Luigi Moretti, scritto da Fiammetta Carena e prodotto dalla Compagnia del Sole (dal 25 al 30 aprile al Teatro Tordinona di Roma), racconta di Ulisse, un comune uomo di provincia, incattivito dalla vita, dalle proprie sconfitte e dalla consapevolezza di essere disperatamente solo che pensa, dice e fa cose orribili. Quando la sua squadra di calcio perde la coppa di campionato contro il Troia, la rabbia per la sconfitta è tale che decide di andare a riprendersela. Inizia un viaggio tra il delirante e l’onirico in cui, questo Ulisse contemporaneo, volgare, ottuso e affatto astuto, incontra i personaggi e gli ostacoli del poema omerico.
La complessità della costruzione del personaggio non lascia scampo: un uomo patetico e rabbioso, che vive di espedienti, razzista, misogino, omofobico, erotomane, si muove basso basso, spinto da un vento implacabile che non rigenera mai, sognando un approdo irraggiungibile, una grandezza impossibile. Tutto è giocato sull’illusione: durante tutto il viaggio si notano trasfigurazioni della realtà nell’immaginazione del personaggio: l’effetto è quello del sogno o dell’allucinazione, a volte pesantemente provocata.
ANNA DEI MIRACOLI
«Cosa succede quando in una famiglia arriva il figlio “difettato”, quello che pensavi nascesse solo in casa d’altri? Cosa succede ad un padre ed una madre che si confrontano quotidianamente con l’esistenza di una creatura con cui non possono comunicare? La pietà e la rabbia, la speranza e il senso di sconfitta, ogni sentimento è concesso, ogni reazione è imprevedibile, anche se si tenta in tutti i modi di simulare una normalità che non esiste. E lei, Helen, la figlia, cosa percepisce di quello che ha intorno? In un mondo dove solo il bello è vincente, solo il sano è tollerato, padre e madre non hanno scampo: Helen va allontanata, messa in un istituto, nascosta, dimenticata. Ma in casa arriva Anna, con una vita trascorsa in mezzo ad altre creature “difettate”».
Lo spetatcolo Anna dei miracoli, dell’americano William Gibson, è ispirato alla storia vera della piccola sordocieca Helen Keller, un caso disperato in cui la diffidenza del padre, la fragilità della madre, la contraddittorietà delle loro manifestazioni affettive, aggravano la situazione, ma l’intelligenza di Helen si manifesta quando arriva Anna, l’istitutrice che riesce ad entrare in contatto con lei, e dopo una dura battaglia fisica e interiore di entrambe, accade finalmente il miracolo.
“Anna dei miracoli”, di William Gibson, con Mascia Musy, Fabrizio Coniglio, Anna Mallamaci, Laura Nardi; adattamento e regia Emanuela Giordano; scene e luci Angelo Linzalata, costumi Emanuela Giordano, musiche Carmine Iuvone e Tommaso Di Giulio. Produzione La Pirandelliana. A Roma, Teatro Parioli – Costanzo dal 24 al 28 aprile.
LE BARUFFE CHIOZZOTTE
Nelle sue Baruffe Chiozzotte, commedia del 1762, Carlo Goldoni rappresenta la Chioggia del Settecento, costituita soprattutto dalla comunità di pescatori, marinai e donne, rivelandone i loro costumi, il loro linguaggio particolare, la loro allegria e la loro malizia. L’autore rappresenta il popolo chioggiotto che si ritrova in calle, nella strada, nella piazza, nel luogo dove cresce, dove vive, dove passava il tempo lavorando e chiacchierando. Grazie proprio alla sua esperienza di coadiutore del cancelliere, riuscì a ritrarre il popolo chioggiotto in profondità, trasmettendo ancor oggi la vivacità, lo scontro, il confronto, i giochi di parole del volgo, perché, come lui affermava, il «merito della Commedia è l’esatta imitazione della natura», la natura di una città «bella e ricca… piantata anch’essa nelle Lagune».
«Nelle Baruffe Goldoni riesce a entrare in un mondo lontano da quello, a volte patinato, della Borghesia Veneziana per tuffarsi nella laguna Chioggiotta – scrive il regista Silvio Peroni -. Il mondo dei pescatori, gente del popolo che vive la propria vita oberata dalle fatiche quotidiane e trova ristoro solo nelle relazioni interpersonali. Spesso, però, sono proprio queste relazioni che scatenano le angosce e fanno emergere gli impulsi più profondi: la violenza, la gelosia, la possessione, l’amore, l’invidia. Sorprende la capacità di Goldoni di osservare gli esseri umani, ascoltarli e farne una commedia. Riuscire ad addentrarsi con rispetto in questo consorzio umano è un grande stimolo teatrale, una grande sfida per un regista e per un attore verso la verisimiglianza tanto agognata dall’autore. È questo un teatro che vuole ricreare il mondo».
“Le baruffe chiozzotte” di Carlo Goldoni, regia Silvio Peroni, con (in ordine alfabetico) Federica Auricchio, Gabriele Badaglialacqua, Laura Calamassi, Sofia Capo, Umberto Jr. Contini, Claudia Faraone, Sofia Giunta, Rocco Longo, Simone Gennaro Maiorano, Marta Virginia Morgavi, Sofia Novello Gergen, Francesco Riccardi, Matteo Sagratella, Giorgio Stefani, costumi Micol Notarianni, luci Samuele Batistoni. Produzione Teatro della Toscana. A Firenze, ex cinema Goldoni, dal 23 al 28 aprile.
POLIS TEATRO FESTIVAL
Torna a Ravenna POLIS Teatro Festival, con la direzione artistica di Davide Sacco e Agata Tomsic / ErosAntEros, che apre la sua settima edizione, dedicata a un focus internazionale sul teatro contemporaneo dell’area di lingua tedesca, con lo spettacolo Santa Giovanna dei Macelli di Bertolt Brecht, in un prologo del festival (in scena il 24 aprile al Teatro Alighieri, in collaborazione con La Stagione dei Teatri).
Con il nuovo lavoro internazionale e multilingua, ErosAntEros, con musiche originali dal vivo della band cult slovena Laibach, continua la sua ricerca sul teatro impegnato che non dimentica la potenza estetica della forma, con un nuovo progetto a partire da un grande classico teatrale del Novecento. Confrontandosi in scena con la band Laibach, gruppo storico musicale e crossmediale sloveno, che si fonda su una pratica artistica multidisciplinare in tutti i campi, dalla cultura popolare all’arte.
Il Festival entra poi nel vivo, dal 7 al 12 maggio, per ospitare, nei principali luoghi culturali di Ravenna più di 25 eventi, tra cui, nomi di punta della scena teatrale europea, prime nazionali, coproduzioni e significativi momenti di confronto tra artisti, studiosi e operatori internazionali, che confermano la proposta artistica di respiro europeo distintiva del festival.
DUE SOLI PER BECCA HOBACK
Un duo di danze soliste che esplorano la relazione tra il corpo, la femminilità e la società che cambia rapidamente. È quanto porterà in scena Becca Hoback, artista del movimento, performer e coreografa freelance con sede a Nashville, Tennessee (USA), con lo spettacolo Enactor (il 27 e 28 aprile, al teatro Café Müller di Torino, nell’ambito della stagione teatrale del Centro nazionale di produzione blucinQue Nice). Lo spettacolo nella sua forma attuale è frutto della residenza artistica resa possibile grazie al sostegno di Casa del Circo Contemporaneo di Fondazione Cirko Vertigo.
Lo spettacolo Enactor comprende due atti: Is this good?, della coreografa internazionale Ana Maria Lucaciu, e una nuova messa in scena di A Girl, la versione solista della popolarissima Girls di Roy Assaf. In Is this good? una sconosciuta viene chiamata a presentare, a essere sotto i riflettori, a intrattenere. Quella che inizia come una presentazione al pubblico diventa un viaggio attraverso la realizzazione di sé e il dubbio, accentuato dall’imbarazzo di essere così visibili. In A Girl una ragazza vestita di rosso balla esponendosi agli ostinati cliché della femminilità. La sua voce si alza per compiacere, per protestare. Sebbene possa sembrare che sia solo questa ragazza ad essere sotto i riflettori, in realtà con lei ci sono anche tutti gli spettatori che siedono nell’oscurità.
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