In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 22 al 28 luglio.
Inaugurato il 18 luglio, e fino al 3 agosto, il 18. Festival Internazionale di Danza Contemporanea diretto da Wayne McGregor, ha visto la conferma del coreografo inglese alla direzione artistica. Con titolo WE HUMANS, in programma numerosi appuntamenti quotidiani con solisti e compagnie internazionali e l’attività di Biennale College Danza dedicata a progetti di formazione e training che diventano parte integrante del programma del Festival.
Dopo l’assegnazione del Leone d’oro alla carriera a Cristina Caprioli e il Leone d’argento a Trajal Harrell, la settimana vedrà in scena, tra gli altri, lo spettacolo Still Life, nuova opera del coreografo e regista norvegese Alan Lucien Øyen, che integra armonicamente danza contemporanea occidentale e butoh; la coreografa svizzera Nicole Seiler, con Human in the loop; in prima europea Behind the South: Dances for Manuel, della compagnia afro-colombiana Sankofa Danzafro, un omaggio allo scrittore colombiano Manuel Zapata Olivella e alla sua opera più famosa, Changó, el gran putas; Shiro Takatani, cofondatore del collettivo artistico Dumb Type, autore di Tangent, spettacolo sulle zone liminari che sfida i limiti del percettibile; This was meant to find you, il nuovo lavoro di Recuerdo Número 7 in collaborazione con i danzatori della Biennale College; il film d’animazione che è anche uno spettacolo Antechamber di STEREOPTIK. Formato nel 2008 dai musicisti e artisti visivi Romain Bermond e Jean-Baptiste Millet, mescola linguaggio animato, musicale, teatrale.
Il programma completo sul sito www.labiennale.org.
Il Teatro di San Carlo, col suo Corpo di Ballo diretto da Clotilde Vayer, con Serata Jerome Robbins omaggia il genio del coreografo e regista statunitense, con una soirée a lui dedicata. Tre sono le sue coreografie, riprese da Jean-Pierre Frohlich, che confluiscono in un unico spettacolo: In the Night, Afternoon of a Faun ed En sol (sei recite dal 19 al 28 luglio).
«Jerome Robbins è tutto», dichiara Vayer. «È musicalità, storia, dettaglio, semplicità… è vita. È uno dei grandi geni della danza, nonché uno dei grandi coreografi della mia vita. Ritengo che, nella carriera di un ballerino, sia assolutamente necessario affrontare i suoi lavori, nella stessa maniera in cui lo è con MacMillan, o Balanchine. Ho lavorato con lui e ne ho appreso moltissimo: per questa ragione l’ho voluto per la compagnia. Ho scelto questi tre balletti – continua – perché le loro musiche sono meravigliose, non riguarda solo la danza. Ci sono i Notturni di Chopin, il Prélude à l’après-midi d’un faune di Debussy e, ancora, il Concerto in sol maggiore di Ravel. Per i musicisti, e per i ballerini, è quanto di meglio si possa chiedere».
L’amore e, in particolare, i diversi momenti della vita di coppia rappresentano il fil rouge che attraversa i quattro movimenti del balletto con i costumi di Anthony Dowell e le luci di Jennifer Tipton, e al pianoforte Aniello Mallardo.
Ritorna in Italia il danzatore madrileno e la Sergio Bernal Dance Company con lo spettacolo Una Noche con Sergio Bernal (il 23 luglio a Fermo, Festival Civitanova Danza; il 24 al Festival La Versiliana; il 27 al Festival di Bard – Forte di Bard -; il 2 agosto al Sito Archeologico di Nora, Sardegna). Queste “notti”, prodotte in Italia da Daniele Cipriani Entertainment, sono visionari racconti per quadri – vertiginosi assolo, passi a due e a tre – in cui si fondono i diversi stili del bailaor di flamenco e bailarín classico Sergio Bernal, incarnando al contempo il vigore primordiale della danza iberica, insieme all’impalpabilità e la fluidità del balletto classico.
Insieme a Cristina Cazorla e a Carlos Romero, apprezzati protagonisti della danza spagnola, nonché dalla ballerina-étoile di formazione accademica, Ana Sophia Scheller, (per la serata a La Versiliana), Bernal offre uno spettacolo in tutte le declinazioni della danza iberica, dalle più tradizionali alle più sofisticatamente moderne, con momenti però anche di balletto classico.
Le coreografie portano varie firme: da quella di Bernal stesso, che crea una sua versione dell’iconico Boléro sulle celeberrime note di Maurice Ravel, a quella di Antonio Ruiz Soler a cui si devono la Farruca del Molinero e Zapateado Sarasate, a El Cisne, una coreografia di Ricardo Cue. Presenti il chitarrista Daniel Jurado, il percussionista Javier Valdunciel e la cantaora Paz de Manuel, che accompagneranno Bernal in un assolo di flamenco puro, creato da José Manuel Álvarez, Solea X Bulerias.
Dal 23 al 28 luglio i luoghi più suggestivi di Perugia ospitano la terza edizione Umbria Danza Festival (UDF) diretta da Valentina Romito, con nomi nazionali e internazionali della danza contemporanea. Celebration, è il titolo-claim dell’edizione 2024, che segna i 30 anni di presenza e attività di Dance Gallery in Umbria.
Tra le proposte si inizia il 23 luglio con Virgilio Sieni e la sua Danza Cieca insieme a Giuseppe Comuniello, danzatore non vedente con il quale il coreografo ha condiviso anni di ricerca e iniziazione al movimento. Il 24 luglio lo Special day – Dance Gallery 30th anniversary, giornata evento dedicata alla celebrazione del trentennale di Dance Gallery con un programma non stop che riunisce danzatrici, artiste, allieve e allievi e partner dell’Associazione con masterclass al mattino, nel pomeriggio le performance create ad hoc dalle artiste (ed ex allieve) Sara Maurizi e il duo BaroneGosti e si conclude con il debutto di TerraCarne, capitolo I del più ampio Commosse Geografie con la coreografia affidata a Stefano Mazzotta direttore di Zerogrammi, che vede sul palco sei interpreti femminili d’eccezione: Sara Orselli (solista di Carolyn Carlson) Eleonora Chiocchini (Abbondanza Bertoni) Amina Amici (Zerogrammi) Cecilia Ventriglia e Daria Menichetti (Sosta Palmizi), Chiara Michelini (Teatropersona/A.Serra).
Tutte le artiste hanno condiviso la formazione con la direttrice artistica Valentina Romito. La chiusura del Festival è affidata il 28 luglio alla compagnia A Badil di Selim Ben Safia, coreografo franco-tunisino con la prima nazionale dello spettacolo El Botinière, nome di un mitico cabaret del centro di Tunisi che ci mostra il lato nascosto della vita notturna tunisina. Il programma completo sul sito dancegallery.it.
Nella settimana, il programma di Operaestate Festival Veneto di Bassano del Grappa, prevede il nuovo lavoro U del coreografo Alessandro Sciarroni, Leone d’oro alla Biennale danza, che si concentra sul canto dando corpo a una coreografia di voci, attraverso l’alternanza tra canti corali e silenzio: un inno di gioia, speranza e amore, fatta di canti popolari, e portata in scena da sette voci molto diverse tra loro (il 26 luglio al Teatro Remondini).
Il 27 e 28, in prima nazionale, Anagoor presenta Bromio, una produzione nata per il tedesco Theater an der Ruhr, che incrocia danza, performance, teatro e musica, sviluppando un rituale poetico di trance, un invito alla società urbana ad incontrare sé stessa e a vivere la comunità in modo nuovo.
Il 31 luglio e 2 agosto, doppio appuntamento con due coreografe italiane: Cristina Kristal Rizzo, che riunisce straordinari danzatori in Monumentum the second sleep, dove la danza pura di un ensemble diventa espressione di una pluralità di relazioni, e Silvia Gribaudi che, con MM Contemporary Dance Company, crea una riflessione divertente e coinvolgente sui cliché della danza e del balletto con la nuova creazione Grand Jeté.
Il 29 luglio va in scena Un amico, omaggio al mondo della musica di Ezio Bosso, spettacolo che vede insieme per la prima volta il musicista Mario Brunello e il coreografo Virgilio Sieni in una serata omaggio al mondo della musica di Bosso, amico scomparso prematuramente.
Cinque giorni dedicati alla giovane danza d’autore, che offre una visione del panorama plurale delle poetiche coreografiche contemporanee. Col titolo Indizi sul corpo, la rassegna curata da Roberta Nicolai, presenta il lavoro dei coreografi Michael Incarbone, Sara Capanna, Michele Scappa, Barbara Carulli, Lorenzo Morandini, Lorenzo De Simone, in dialogo con lo spazio pubblico che li accoglie (a Roma, Villa Lais, dal 24 al 28 luglio).
Questi progetti, segnati da una forte identità autoriale, sono opere che ci espongono e ci consegnano visioni dalle istanze poetiche e politiche rinnovate. Così prende vita sera dopo sera una sorta di staffetta, un’alternanza di presentazioni e pezzi danzati, con al centro sempre il corpo scenico con i suoi indizi che tendono a riverberare nei corpi degli spettatori.
Ogni sera a partire dalle 19 gli incontri con gli artisti precedono le performance. Barbara Carulli/Stefano Murgia in Try not to try; Michael Incarbone/Erica Bravini con FLLNGLS; Idillio di Lorenzo Morandini, Tracce | Looking for a place to die di Capanna, Carulli, Scappa; Lorenzo De Simone e la sua Variazione #2: Elogio alla gentilezza, una conferenza che si fa danza per condividere la gentilezza come un valore dell’umano.
Dal 24 al 28 luglio Trasparenze Festival XII edizione approda a Gombola, nell’Appennino modenese, con spettacoli di teatro, danza, concerti, installazioni e incontri in relazione con gli spazi naturali e architettonici. Il festival si apre, il 24 e 25, nell’antica Chiesa di San Michele, con lo spettacolo Come comincia il mondo, regia di Stefano Tè, creato dal Teatro dei Venti insieme agli abitanti del territorio attraverso il laboratorio annuale realizzato all’interno del progetto Abitare Utopie.
In programma anche l’Amleto con i detenuti del Carcere di Castelfranco Emilia, l’installazione immersiva curata da Elio Germano, dal libro di Folco Terzani; i concerti dei gruppi del territorio in collaborazione con il collettivo Louder; il percorso sensoriale nel bosco a cura di Gabriella Salvaterra. Spazio alla danza con Francesco Marilungo, Adriano Bolognino, Claudia Caldarano con il pianista Simone Graziano; in scena Masque Teatro, Vittorio Continelli, Babilonia Teatri e Gli amici di Luca, I Sacchi di Sabbia, Silvio Castiglioni; gli eventi musicali del fine settimana con Ghemon, Bandaradan, Gnut.
Per la prima volta insieme, sullo stesso palcoscenico, la danzatrice-coreografa Silvia Gribaudi e l’attrice-drammaturga Marta Dalla Via rendono omaggio a due grandi donne, artiste e professioniste italiane con The Doozies. Eleonora Duse, Isadora Duncan e noi, ispirato alla rivoluzione artistica e umana di due eroine che hanno vissuto per la danza e il teatro (dal 23 al 27 luglio, a Padova, Teatro Maddalene, nell’ambito della rassegna Aperitivo a teatro).
A ispirare questo lavoro, le biografie di Isadora Duncan e di Eleonora Duse, appassionanti fucine di spunti narrativi e politici. Due donne pioniere del femminismo, del capocomicato, dell’arte che si preoccupava del presente, che hanno lasciato immense eredità. Due Doozies (storpiatura del cognome italiano della Duse pronunciato goffamente oltreoceano) senza trucco, senza punte, giudicate spesso fisicamente non conformi ai canoni estetici del loro tempo che, grazie alla loro naturale originalità, hanno generato continuo stupore.
Uno spettacolo che diventa un inno alla meraviglia e alla stranezza, grazie al lavoro di un team che vede alla direzione tecnica Roberto di Fresco, alla consulenza coreografica Chiara Frigo, ai costumi Sonia Marianni e alla ricerca del materiale storico Eugenia Casini Ropa, Franca Zagatti e Maria Pia Pagani.
Il 25 luglio, la Compagnia Cantiere Danza, formazione composta dai giovani talenti individuati tra differenti scuole di danza della penisola (progetto ideato e curato da Azzurra Di Meco), debutta al 49mo Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano tra le architetture rinascimentali poliziane, con la première di Gershwin Postcards, coreografia firmata da Mauro de Candia, con la partecipazione di Giulio Diligente come interprete principale, proveniente dal Finnish National Ballet. L’esecuzione musicale dal vivo è affidata al trio guidato da Gabriele Mirabassi, clarinettista, e i pianisti Manuel Magrini ed Enrico Mirabassi.
La coreografia è un susseguirsi di immagini danzate, ora ironiche ora poetiche, nel riconosciuto taglio drammaturgico proprio del coreografo barlettano che si muove tra brani emozionanti e opere orchestrali caratterizzate da una modernità. Il centenario di Rapsodia in blue ispira quindi una produzione che impegna la Compagnia composta da dieci ballerini di età compresa tra i 14 e i 20 anni.
Col titolo Lucciola Lucciola, il rinato Festival Terre d’Acqua L’Opera Galleggiante (dall’11 luglio al 21 settembre) in alcuni Comuni, tra Cremona e Mantova, promosso dall’Associazione Terre d’Acqua, direzione artistica Giuseppe Romanetti, progetto a cura della compagnia Rodisio, prosegue il 23 luglio all’Ex Residenza Ancelle della Carità di Casteldidone (Cremona) con Sandokan o la fine dell’Avventura de I Sacchi di Sabbia, tratto da Le Tigri di Mompracem di Emilio Salgari. Un elogio all’immaginazione, una satira di costume in cui piccoli uomini e i loro grandi sogni si scontrano in un buffo gioco scenico, attorno al tavolo di una cucina.
Il 24 luglio, alla Chiesa Vecchia di Scandolara Ravara (Cremona), Nicola Bortolotti e Rosario Tedesco presentano La verità è un intreccio di voci – 10 domande di Gitta Sereny, progetto e lettura di Rosario Tedesco. Franz Stangl è stato comandante dei campi di sterminio di Sobibór e Treblinka, in Polonia, nel 1942-1943. L’unico comandante di campi di sterminio portato davanti a un tribunale, sopravvissuto alla guerra, fuggito in Brasile, viene arrestato nel 1967 e incarcerato a Düsseldorf, in Germania. Nella sua cella, nel 1971, Gitta Sereny, una giornalista inglese ebrea, lo intervista per 70 ore, facendosi raccontare la sua vita, scendendo con lui in quella oscurità, ponendo le domande eterne che da sempre ci assillano su come e perché tutto ciò è stato possibile, nella speranza di potersi avvicinare a quella verità che possa gettare luce nelle tenebre.
La regista Veronica Cruciani dirige Lodo Guenzi e Sara Putignano in Molto rumore per nulla, uno dei testi più conosciuti di William Shakespeare (a Verona, prima nazionale il 25 e 26 luglio, Teatro Romano, per l’Estate Teatrale Veronese). A completare il cast: Paolo Mazzarelli, Francesco Migliaccio, Marco Quaglia e Romina Colbasso, Lorenzo Parrotto, Davide Falbo, Marta Malvestiti, Andrea Monno, Gianluca Pantaleo. C
ome in molte delle commedie del Bardo, si tratta di una storia giocata su scambi di persona, intrighi, duelli e giochi di parole. E proprio i giochi di parole vengono ad assumere in questa vicenda un significato fondamentale: tutta l’opera si articola infatti su equivoci originati in prima battuta da quello che i protagonisti dicono. Tutti i personaggi vengono ingannati, truffati dalle parole che loro stessi pronunciano o ascoltano.
Quello che Shakespeare mette in evidenza, scrivendo quest’opera, è il potere delle parole, il potere dell’interpretazione e il potere del racconto, in una vicenda in cui vero e falso non sono altro che le diverse versioni di una stessa realtà.
Debutta in prima nazionale, il 26 e 27 luglio, al 58mo Festival Teatrale di Borgio Verezzi, diretto da Maximilian Nisi, Le relazioni pericolose da Choderlos de Laclos, con la regia e drammaturgia di Giuseppe Argirò, e interpreti Viola Graziosi, Giorgio Lupano, Silvia Siravo e con Demetria Bellina e Vinicio Argirò.
Raccontare un mondo in dissoluzione: questo è l’assunto di base dell’autore francese de Laclos. Il testo conosce la luce nel 1782 in prossimità di quella rivoluzione francese. La vicenda ruota intorno alla marchesa Isabelle de Merteuil, una donna all’apparenza rispettabile e invece incline a qualsiasi corruzione, sapiente manipolatrice, capace di sedurre e dissimulare la verità: è lei il vero artefice dell’intreccio, in grado di gestire le relazioni fino a un plagio completo degli altri interpreti. Valmont, irriducibile libertino, viene spodestato dalla sua rivale e perde ogni possibilità di controllare gli eventi, rimanendo vittima delle sue stesse macchinazioni.
Gli agganci con la contemporaneità riguardano la cronaca di ogni giorno: relazioni malate, a volte tossiche, dove si sperimenta il gioco del potere piuttosto che l’amore. Il libertinismo oscuro e malato del Settecento, già declinato dal marchese de Sade, sembra essere arrivato con un salto temporale nel nostro secolo, determinando rapporti interpersonali improntati al plagio, al possesso dell’altro.
Seguirà, il 30 luglio, il Sogno di una notte di mezza estate diretto e interpretato da Carlo Orlando e Eva Cambiale.
Un percorso attraverso la vita e l’arte di Micha van Hoecke, coreografo e danzatore di fama mondiale, avanguardista del teatro danza scomparso nel 2021, tra fotografie inedite, oggetti di famiglia, manifesti e preziose donazioni, a cura della danzatrice sua compagna nell’arte e nella vita Miki Matsuse.
Fino al 28 luglio al Castello Pasquini di Castiglioncello – luogo che l’artista russo-belga, innamorato dell’Italia, scelse come sede di lavoro e di vita per oltre 30 anni – è in scena La vie d’artiste. Micha van Hoecke, una mostra per celebrare gli 80 anni di un pioniere che, tra i primi, credette in un teatro totale, dove la danza si fonde con la musica, col canto, con la recitazione per dar vita a un’irripetibile opera d’arte. Tra le sale che furono per Micha come Itaca per Ulisse, un posto dove tornare per poi ripartire, dove nascevano i suoi spettacoli, dove si incontrava con Marcello Mastroianni, dove provava per poi andarsene in tournée giro per il mondo, è allestito a cura di Fondazione Armunia, con la direzione di Angela Fumarola, un itinerario che parte dalle radici culturali di van Hoecke, dall’infanzia e dalla storia della famiglia – con scatti recentemente tornati alla luce dal ramo materno, quello russo, della famiglia, dipinti a firma del padre pittore belga e disegni del nonno allontanatosi da Charkiv dopo la rivoluzione –, per giungere agli anni con Maurice Béjart a Bruxelles e alla sua produzione autoriale prima in Belgio e poi in Italia.
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