In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 24 al 30 aprile.
SEI PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE
Dei Sei personaggi si sa tutto fin dal debutto, molto travagliato, al Teatro Valle di Roma il 9 maggio 1921: l’iniziale accoglienza polemica di pubblico e critica ha lasciato il passo a un successo internazionale, ancora oggi immutato. Valerio Binasco affronta uno dei capolavori di Luigi Pirandello, il testo che meglio di qualunque altro ha saputo contrapporre le contraddizioni della scena e del teatro: l’incontro-scontro tra parole e regia, interpretazione e vita reale. Nella storia di questa famiglia spezzata, Binasco ritrova gli elementi che caratterizzano la propria poetica: arte e vita, umanità e maschere si fondono in un nucleo di interrogativi e riflessioni sul valore della rappresentazione e della nostra identità.
Con questa vicenda, apparentemente scontata, di una famiglia dilaniata, Binasco intercetta i sottili e fragili fili che reggono i rapporti umani, rimandando alla vera sostanza dell’essere umano, e così a quella dell’attore, che da millenni cerca di rappresentare la più intima essenza della collettività. Arte e vita, essere umano e attore sono gli elementi al centro di una crisi di identità che li attanaglia, messi in crisi da una società e da un’industria culturale sempre più legata al denaro. Un mondo piccolo-borghese, quello di Pirandello, che sposa molte delle ambientazioni registiche del Direttore artistico del Teatro Stabile di Torino.
“Sei personaggi in cerca d’autore” da Luigi Pirandello, regia Valerio Binasco, con (in ordine alfabetico) Sara Bertelà, Valerio Binasco, Giovanni Drago, Giordana Faggiano, Jurij Ferrini, e con la partecipazione degli allievi della Scuola per Attori del Teatro Stabile di Torino; scene Guido Fiorato, costumi Alessio Rosati, luci Alessandro Verazzi, musiche Paolo Spaccamonti, suono Filippo Conti. Produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale / Teatro Nazionale di Genova / Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini. A Torino, Teatro Carignano, fino al 7 maggio.
L’ULTIMA ESTATE DI FALCONE E BORSELLINO
Uno spettacolo di grande valenza sociale e politica a 30 anni dalla morte di Falcone e Borsellino, reduce da una lunga tournée all’estero e in Italia. Il 1992 è l’anno delle stragi di Capaci e di via D’Amelio. Un anno drammatico e cruciale, che cambia per sempre la storia dell’Italia. Si parte dalla fine. Dalla loro morte. In scena la macchina da scrivere, i faldoni, le sedie, le giacche…l’ufficio in cui tutto è iniziato. Due attori ed elementi scenici ridotti all’essenziale, perché padrona della scena deve essere la parola. Parole recitate, confidate a un microfono, affidate ai tasti di una macchina da scrivere, riprodotte da un registratore, a volte ridotte al silenzio di fronte ai ricordi. Un viaggio nel tempo con due guide d’eccezione e una domanda sospesa: quale parte tocca a noi, adesso?
Scritto da Claudio Fava, Presidente commissione antimafia in Sicilia “L’Ultima estate” ripercorre gli ultimi mesi di vita dei due magistrati siciliani e, attraverso fatti noti e meno noti, pubblici e intimi, racconta fuori dalla cronaca e lontano dalla commiserazione la forza di quegli uomini, la loro umanità e il loro senso profondo dello Stato, ma anche l’allegria, l’ironia, la rabbia e, soprattutto, la solitudine a cui furono condannati.
“L’ultima estate. Falcone e Borsellino 30 anni dopo”, di Claudio Fava, un progetto di Simone Luglio, regia Chiara Callegari, con Simone Luglio e Giovanni Santangelo. Produzione Teatro Metastasio di Prato in collaborazione con Chinnicchinnacchi Teatro e Collegamenti Festival. A Prato, Teatro Fabbricone, dal 27 al 30 aprile.
CENTOVENTISEI DI CLAUDIO FAVA
Era una Fiat 126 caricata con 90 chili di tritolo e parcheggiata in via d’Amelio, a Palermo, l’arma che Cosa Nostra ha scelto per uccidere il giudice Paolo Borsellino, il 19 luglio 1992. Ma a chi apparteneva quella Fiat 126? Chi l’aveva rubata sapeva che sarebbe stata trasformata in un’autobomba? Attraverso quali percorsi, coincidenze, deviazioni mancate è arrivata sotto casa della mamma del giudice, facendosi strumento di una delle più crudeli, dolorose – e per certi versi tuttora misteriose – stragi di mafia degli anni ‘90?
Il testo di Claudio Fava indaga stavolta da una prospettiva storica del tutto inedita, minima, addirittura sarcastica, uno degli eventi più importanti della storia italiana dell’ultimo trentennio. Lo fa disegnando le personalità dei “pesci piccoli” dei clan mafiosi, quelli a cui viene dato il più semplice tra tutti gli incarichi: andare a rubare una macchina. Un anziano ormai navigato che si sente squalificato dal compito, un giovane inesperto che lo accompagna con fare da gradasso, la loro quotidianità per certi versi aberrante, impastata di una fredda e spaventosa consuetudine con la morte, e per altri grottesca, attraversata dall’ignoranza e dall’avventatezza di personaggi improbabili, imprudenti, superstiziosi, si rivela piano piano come l’assurdo terreno su cui si gioca la strategia stragista del biennio 92/93.
“Centoventisei”, di Claudio Fava ed Ezio Abbate, drammaturgia, scene e regia Livia Gionfrida, con David Coco, Naike Anna Silipo, Gabriele Cicirello, luci Alessandro Di Fraia. Produzione Teatro Stabile di Catania – Teatro Biondo Palermo. A Catania, Teatro Verga, dal 28 aprile al 7 maggio.
HERES: NEL NOME DEL FIGLIO
Nello spettacolo di Ezio Schiavulli (Premio Danza&Danza 2022, categoria autore/interprete) due batterie si fronteggiano, due musicisti e un solo danzatore. Il progetto è un assolo coreografico scandito dal ritmo musicale delle percussioni in scena, con alla batteria Dario De Filippo e Donato Manco. Il coreografo percorre le tracce dei miti greci esplorando i complessi di Edipo e di Telemaco, in una creazione che è ricerca su un tema universale: quello del rapporto padre-figlio che parte dall’esperienza personale del coreografo per cercare di definire il ruolo e l’identità dell’erede.
Quale eredità i padri lasciano ai figli? Eredi di un’assenza di valori, prospettive e radici? O futuri artefici di nuovi orizzonti che vanno tracciati sulla base dell’esperienza dei padri? Un tema immortale ma soprattutto opportuno per una società contemporanea, frastagliata e confusa in cui il significato della parola “Erede” oscilla come non mai prima tra le sue due probabili etimologie: “essere privato, vuoto” e “colui che riceve”.
“Heres: nel nome del figlio, creazione musicale di Anne Paceo, Elvire Jouve, Dario De Filippo, performers Ezio Schiavulli, Dario De Filippo, Donato Manco, Elvire Jouve, disegno luci Fabio Fornelli, Ezio Schiavulli, scenografia Vincent Frossard, costumi Benedicte Blaison. Pproduzione: Associazione Culturale Ri.E.S.Co., Association Expresso Forma (Strasburgo – FR). A Bari, Teatro Kismet, per DAB danza a Bari, il 28 aprile.
PORCILE DI PIER PAOLO PASOLINI
Dramma ambientato nell’estate del 1967 a Godesberg, città della Germania dove gli strascichi del nazismo sono ancora evidenti, “Porcile” vede una famiglia borghese di ricchi industriali, i Klotz, il cui figlio Julian passa le giornate nel disinteresse e nell’apatia. Il giovane porta sulle spalle il peso di un’eredità intollerabile, quella che vide gli industriali, e dunque anche la sua famiglia, collaborare con il regime di Hitler. In questo senso Julian si rivela un perfetto eroe tragico, destinato a soccombere per il suo orgoglio e la sua sfacciataggine, ma anche per il suo sincero legame con la natura che al tempo stesso sfida.
«Julian assomiglia molto a Pasolini da giovane – nota il regista Nanni Garella – per questo infinito amore per la vita nonostante le difficoltà, le persecuzioni e le angherie». La versione di Garella con Arte e Salute – oltre a dare risalto ad alcuni personaggi, come la figura della madre – concentra e amplifica sul piano drammaturgico l’inclinazione alla tragedia arcaica dello scrittore bolognese, scegliendo di dare più spazio al coro, Le vicende vengono così intervallate dalle parti corali e abitano una scena classica ed essenziale, costituita da tre uscite e un muro di luce, come era per la tragedia greca.
“Porcile” di Pier Paolo Pasolini, regia Nanni Garella, coreografia Michela Lucenti, un itinerario artistico e progettuale di Arte e Salute e Balletto Civile, con Luca Bandiera, Nicola Berti, Enrico Caracciolo, Barbara Esposito, Luca Formica, Francesco Gabrielli, Pamela Giannasi, Filippo Montorsi, Mirco Nanni, Alessandro Pallecchi, Roberto Risi, Emanuela Serra, Giulia Spattini, costumi Elena Dal Pozzo, luci Tiziano Ruggia, suono Massimo Nardinocchi. Collaborazione produttiva Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Balletto Civile in collaborazione con Associazione Arte e Salute. A Bologna, Arena del Sole, fino al 7 maggio.
INTERSEZIONI & NEXT GENERATION A PARMA
Giunge alla sua quarta edizione Intersezioni & Next Generation, la rassegna di danza e arti performative diretta da Monica Casadei, curata dalla Compagnia Artemis Danza. Quattro gli appuntamenti della primavera che avranno luogo a Parma fra il 27 aprile e il 13 giugno. Ogni serata proporrà brevi coreografie di autori sia emergenti che affermati, artisti molto diversi tra loro per sensibilità, estetica e corporeità, in serate composte dall’incontro tra diverse forme d’arte: danza, musica dal vivo, arti visive e live electronic.
Quattro gli appuntamenti disseminati in questa prima parte di rassegna in luoghi storici e artistici: Palazzo Marchi, il Museo di Arte Cinese ed Etnografico, la Galleria San Ludovico e la terrazza di CUBO. Parallelamente agli eventi live, in collaborazione con il CAPAS e l’Università di Parma, si svilupperà il progetto “Sguardi Critici sulla danza contemporanea”, un’introduzione alla scrittura critica in ambito teatrale. La rassegna inaugura il 27 aprile, nell’incantevole cornice di Palazzo Marchi, fra le sculture di Stefano Bombardieri, con “Short Stories” coreografia di Michele Merola (MM Contemporary Dance Company), con musiche dal vivo di Natalia Abbascià, “Le Quattro Stagioni” coreografia di Aurelie Mounier (COB – Compagnia Opus Ballet), “Tosca VS Scarpia” coreografia di Monica Casadei (Artemis Danza).
TEATRO DELLE ARIETTE
«Ha ancora senso festeggiare la bellezza della libertà e della dignità del lavoro in un mondo dove le decisioni sono prese da pochi e non da molti, dove imperversa la propaganda, dove i dissenzienti diventano nemici, la competizione prende il posto della solidarietà e la logica della guerra vince su quella del dialogo? Noi crediamo di sì. Oggi ha ancora più senso di ieri. Perché vogliamo resistere al pensiero unico del “non si può fare altrimenti”. Perché vogliamo continuare a immaginare insieme un altro mondo possibile, perché noi sappiamo che c’è, anche se tutti dicono di no».
Con queste parole il Teatro delle Ariette presenta l’edizione 2023 della Festa d’altri tempi che dal 25 aprile al 1 maggio, presenta, nel suo teatro in mezzo ai campi, un fitto calendario di spettacoli, eventi, incontri e momenti conviviali con il patrocinio del Comune di Valsamoggia (Bo). Cuore del programma è la presenza della compagnia di teatro danza Tardito/Rendina. Si inizia martedì 25 aprile, Festa con “Alla luce del giorno” de Il Collettivo La Notte, un racconto fatto di frammenti di vita in cui relazioni, sogni, desideri e ricordi si intrecciano con ironia, complicità e sincerità; segue “Poesie Resistenti”, lettura a due voci di Giancarlo Sissa e Alessandra Gabriela Baldoni; la presentazione del libro “Sguardi sul teatro contemporaneo” interviste di Fabio Francione (ed. Libri Scheiwiller 2022).
Il 28 aprile, la compagnia Tardito/Rendina presenta lo spettacolo di teatro danza “Swan”, mentre il 29 e 30 condurranno un Laboratorio di Teatro Fisico per avvicinarsi al corpo come territorio in movimento da esplorare e permettersi un tempo e uno spazio di ascolto.
I MONOLOGHI DELL’ ATOMICA
In occasione del XXVII anniversario dalla tragedia di Chernobyl, Elena Arvigo interprete sensibile e intensa, attenta indagatrice dell’animo femminile, ripropone “I Monologhi dell’ Atomica” da “Preghiera per Cernobyl” di Svetlana Aleksievich (premio Nobel per la letteratura 2015) e da “Racconti dell’ Atomica” di Kyoko Hayashi. L’attrice porta al centro la figura femminile come testimone di episodi tragici legati alla guerra e alla criminalità delle scelte umane.
I due fatti all’origine dello spettacolo: Chernobyl e Hiroshima . Lo spettacolo fa parte di un progetto sulle donne e la guerra dal significativo titolo “Le Imperdonabili”: una serie di studi iniziato da Elena Arvigo nel 2013 su figure di donne, testimoni scomode mitiche e reali, legate dal filo rosso della guerra, donne imperdonabili perché, appunto, testimoni scomode della realtà che le circonda. Donne che scelgono di non tacere e resistere – resistere ed agire. L’atto giornalistico e l’atto poetico diventano così simbolo e testimonianza di una resistenza, prima di tutto, del pensiero.
Nelle note dello spettacolo: «Quello che spero di riuscire a restituire è la tragica fatalità di queste umanissime storie. Avvicinare ciò che sembra distante nel tempo e nello spazio per sentire un senso di responsabilità per il futuro». Scrive Svetlana Aleksievich: «Più di una volta ho avuto l’impressione che in realtà io non stessi parlando del passato ma che stessi annotando il futuro».
“I Monologhi dell’Atomica”, uno spettacolo di e con Elena Arvigo, aiuto regia Virginia Franchi, assistente alla regia Francesco Biagetti, luci Luca Giacomini, con la presenza in scena della traduzione in consecutivo in lingua russa dell’attrice Monica Santoro. Produzione Compagnia Elena Arvigo A Roma, Teatro Argot, il 26 e 27 aprile.
THANKS FOR VASELINA
Torna a dieci anni dal debutto nell’agosto 2013 al Festival Castel dei Mondi di Andria, lo spettacolo cult di Carrozzeria Orfeo, un teatro che trova ispirazione nell’osservazione del nostro tempo, in una costante ricerca sulla mescolanza dei generi, con l’obiettivo di fondere l’ironia alla tragicità, il divertimento al dramma, in un’escursione continua fra realtà e assurdo, fra sublime e banale. Gli Stati Uniti d’America, con il sostegno dei Paesi alleati, hanno deciso di bombardare il Messico, distruggendo tutte le piantagioni di droga e classificando le numerose vittime come “effetti collaterali”, con il pretesto di “esportare” la propria democrazia.
Fil, cinico-disilluso, e Charlie, determinato animalista e difensore dei diritti civili, entrambi trentenni e con un futuro incerto, coltivano nel loro appartamento grossi quantitativi di marijuana e, con due opposte motivazioni, decidono di tentare il colpo della propria vita: invertire il normale andamento del mercato della marijuana esportandola dall’Italia al Messico.
Su questo pretesto surreale si fonda la trama del testo che “esploderà” non appena nella loro vita entrerà Wanda, una trentenne obesa, insicura e membra di un fallimentare corso di autostima. Nessuno, a parere dei due, potrebbe essere più adatto di lei per diventare un insospettabile corriere della droga internazionale.
“Thanks for vaselina”, drammaturgia Gabriele Di Luca, regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi, costumi e scene Nicole Marsano e Giovanna Ferrara, musiche originali Massimiliano Setti, luci Diego Sacchi, con Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Pier Luigi Pasino, Sonia Barbadoro, Carlotta Crolle. Produzione Carrozzeria Orfeo, Marche Teatro. A Milano, Teatro Elfo Puccini, dal 26 al 30 aprile.
FONTANA PROJECT
«Lo spettacolo nasce da una prima ricerca del 2021 sullo spazio astratto in cui affrontai la tela di Lucio Fontana», dichiara il coreografo Emiliano Pellisari. «Fontana è profondamente astratto ed ovviamente è anti figurativo. Però il suo background nasce dalla straordinaria scuola scultorea italiana dei primi del novecento (Wildt, etc). Inoltre Fontana nel suo manifesto Bianco e ancor più lo precisa nei suoi testi ‘tecnici’ successivi, affronta due concetti fondamentali: la dinamica e il tempo. Nel taglio lui vede il movimento, ovvero il gesto di tagliare cristallizzato nel taglio; e vede il tempo, cioè una serie di tagli in successione rappresentano una serie di gesti e questi pensati in successione rappresenterebbero un ritmo, dunque un tempo.
È necessario il movimento per percepire il senso del tempo. Fontana nei tagli racconta un tempo passato, cita il tempo ma non lo produce né lo rappresenta. È come un fumetto su una illustrazione. L’arte performativa ci permette di giocare col tempo sul serio. Hic et nunc, qui ed ora noi produciamo un prima ed un dopo. Il tempo ha una durata, se no, non è tempo, ma eternità. Ho pensato che si potesse andare avanti nel discorso filosofico di Fontana mettendo ‘in moto’ la sua tela e dando dinamica ai tagli creare un ritmo reale attraverso la coreografia e la musica. Mariana ha accettato con entusiasmo la sfida e si è calata sulla scena di Fontana divenendo col suo corpo la protagonista dello spettacolo».
“Fontana Project” coreografie, light & sound Emiliano Pellisari e Mariana/P, un progetto Nogravity Studio su Lucio Fontana Opera Grammaticale n°1 (grammatica sulla superficie) Opera grammaticale n°2 (grammatica sul corpo), un progetto di Emiliano Pellisari Performers Mariana/P, Emiliano Pellisari e Gaetano Di Noto. A Roma, teatro Vascello, dal 26 al 30 aprile.
ZUGZWANG IN DANZA
Nel gioco degli scacchi lo Zugzwang indica il momento in cui si è obbligati a fare una mossa, nonostante ci si senta impossibilitati a farlo, poiché si sa che, muovendo, qualcosa andrà sicuramente perduto, se non addirittura tutto. E allora cosa muovere e, soprattutto, come muovere? Fino a che punto il movimento è uno slancio vitale e quando diventa una fuga o uno stallo? Due individui, fratello e sorella, si ritrovano come pedine all’interno di una scacchiera, un labirinto di figure in cui sono racchiuse tutte le loro possibilità di movimento e di relazione. Ad ogni figura corrisponde un mondo, un enigma da attraversare e decifrare. Tra deviazioni, incastri e impasse i due provano a disinnescare il gioco, piegandone le regole e chiedendosi quanta libertà sia concessa in un ordine prestabilito.
«Ciò che ci interessa di questa particolare circostanza – precisano i due danzatori e coreografi Elisabetta Lauro e Gennaro Andrea Lauro – è che in essa il giocatore per la prima volta prende consapevolezza del fatto di non essere lui a condurre il gioco ma di farne parte».
“Zugzwang (2023)” di e con Elisabetta Lauro e Gennaro Andrea Lauro, musica Amedeo Monda, luci Tea Primiterra. Produzione Sosta Palmizi, Compagnie Meta (Francia), Cuenca/Lauro (Germania), coproduzione FESTIVAL DANZA IN RETE – Teatro Comunale Città di Vicenza. A Schio (Vi), Teatro Civico, il 29 aprile; a Barletta, Chiesa di Sant’Antonio per Azioni in danza, il 5 maggio.
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