In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 26 settembre al 2 ottobre.
PRIMI APPUNTAMENTI DI MILANOLTRE
“1986 > 2024 Back to the future”: il Festival MilanOltre – con la direzione artistica di Rino Achille De Pace – punta sul ricambio generazionale a 360°. Trentasei anni di storia in 30 appuntamenti di spettacolo. Uno sguardo nuovo che recupera anzitutto la dimensione internazionale fulcro del festival, sacrificata a causa delle restrizioni pandemiche, si rivolge quest’anno a Francia, Argentina, Canada/Québec, Israele, Libano, Senegal, Messico, India, Belgio, Polonia, accanto alle realtà più interessanti della nostra nazione.
Per questo vuole essere un costante riferimento rinnovando un progetto battezzato già nel triennio trascorso con la sigla Artisti Italiani Associati: un gruppo di coreografi/compagnie italiani Stefania Ballone, Fabrizio Favale, Lara Guidetti, Salvo Lombardo, Manfredi Perego, Roberto Zappalà unisce le proprie energie a quelle del festival, nella comune visione di una danza nazionale di grande valore.
Si inaugura il 27 settembre con due prime nazionali. “La question des fleurs”, un’opera collettiva prodotta in Québec nella quale i due danzatori Danny Morissette e Daphnée Laurendeau, coppia nella vita e sul palcoscenico, danno corpo alle immaginazioni e alle visioni di quattro menti creative: Andrea Peña, Christophe Garcia, Dominique Porte e Ismaël Mouaraki. La musica di Laurier Rajotte tesse un potente filo conduttore per questa ode all’amore per la danza che esplora il rapporto con l’intimità, il contatto umano, il toccarsi, tabù di questi tempi travagliati che ci hanno allontanato. Il primo appuntamento della sezione “Affollate Solitudini” (con replica il 28), è con 4 Soli di Girish Kurman, Matteo Sedda, Sly, Marta Wolowiec, quattro giovani coreografi/interpreti scelti per l’articolato progetto Crossroad#/inhabitingtheworld. Il 29 al PAC Padiglione d’Arte Contemporanea (replica il 30) la Compagnia Enzo Cosimi presenta “Coefore Rock&Roll”, seconda tappa del progetto “ORESTEA.Trilogia della Vendetta”.
JAN MARTENS AL ROMAEUROPA FESTIVAL
“Any Attempt Will end in Crushed Bodies and Shattered Bones” è un inno alla ribellione, alla disobbedienza civile, alla resistenza, alla marcia verso il progresso. Il coreografo fiammingo Jan Martens porta in scena (all’Auditorium Parco della Musica di Roma, il 28 e 29 settembre) una società in miniatura, un gruppo eterogeneo di performer, professionisti e non professionisti tra i 16 e i 69 anni di età.
Ognuno di loro cerca la propria voce all’interno della danza, un linguaggio adeguato per rivendicare il proprio posto sul palco ma senza sottrarlo agli altri. Riferendosi ad una brutale dichiarazione del presidente cinese Xi Jinping («Ogni tentativo finirà con corpi schiacciati e ossa frantumate»), facendo proprie musiche di protesta composte in epoche diverse (da Henryk Górecki a Max Roach, da Abbey Lincoln a Kae Tempest), Martens assorbe nella danza i linguaggi violenti che caratterizzano le comunicazioni e le estreme polarizzazioni dei nostri giorni invitando i suoi performer a liberarsi da ogni dogma, ad intessere relazioni orizzontali, ad essere se stessi, nell’arte come nella vita.
Esteticamente rigoroso, minimale, geometrico e nonostante questo inguaribilmente romantico, il coreografo continua la sua esplorazione dell’animo umano orientando il suo sguardo alla dimensione della folla.
RIVIVE L’AFRICAN CHOIR A TORINODANZA
Prosegue il percorso sulla coreografia africana proposto dal Festival Torinodanza, con “Broken Chord”, di Gregory Maqoma e Thuthuka Sibis (prima nazionale alle Fonderie Limone di Moncalieri, il 27 e 28 settembre, il 2 ottobre al Teatro Cavallerizza di Reggio Emilia nell’ambito del Festival Aperto).
Lo spettacolo trae spunto dalla storia dell’African Choir, una giovane formazione corale africana che ebbe enorme successo in Inghilterra alla fine del diciannovesimo secolo, e intreccia musica e movimento, tra canto e stili di danza diversi. Tra il 1891 e il 1893 un coro di giovani africani viaggiò in nave verso la Gran Bretagna e il Nord America. Conosciuti come African Choir, erano in missione per raccogliere fondi per una scuola di Kimberley, in Sudafrica. Nonostante le tensioni tra il Sudafrica e la potenza coloniale britannica, la tournée fu un successo eccezionale: il coro si esibì per la Regina Vittoria, la gente accorse per ascoltarli, suonarono nei più grandi auditorium, si guadagnarono l’unanime benevolenza e sostanziosi elogi da parte della stampa. Nonostante il successo, le loro esibizioni non sono mai state registrate. Ma nel 2014, dopo 125 anni, sono state scoperte delle fotografie del coro presso Hulton Archive.
Un’installazione fotografica e sonora, ispirata alle foto, The African Choir 1891 Re-Imagined, è stata creata dai compositori Philip Miller e Thuthuka Sibisi all’Autograph di Londra e successivamente al Museo dell’Apartheid di Johannesburg, dove Gregory Maqoma si è avvicinato per la prima volta alla storia. Utilizzando stili di danza tradizionali Xhosa e contemporanei, insieme a paesaggi sonori d’atmosfera, in Broken Chord Gregory Maqoma rende omaggio a questa esperienza, intrecciando le storie personali del coro e la politica degli imperi coloniali, mettendo in discussione il ruolo che l’Occidente ha assunto nel plasmare e raccontare la storia sudafricana e riflettendo sulle urgenti questioni globali relative a confini, migrazioni e identità.
VOCI CONTEMPORANEE IN DOMUS AUREA
Un’occasione suggestiva e mai sperimentata prima, per immergersi nei luoghi della residenza imperiale di Nerone. Partendo dai simulacri del ciclo statuario delle Muse, realizzato per l’imperatore e conservato, in frammenti, all’interno della Domus, la visita guidata culmina nell’esperienza dell’arte performativa, coniugata in tutte le sue diverse sfumature e nel segno del contemporaneo.
L’evento “Moisai 2022. Voci contemporanee in Domus Aurea”, promosso e organizzato dal Parco archeologico del Colosseo con la direzione artistica a cura di PAV, è articolato in nove incontri in tre weekend, ognuno dedicato ad una delle nove Muse del mito. Si prosegue il 30 settembre con “Come una canna sul letto di un fiume – Frammenti dell’epopea di Gilgamesh”, di Giovanni Calcagno con Giovanni Calcagno e Vincenzo Pirrotta (tappa di avvicinamento per lo spettacolo Gilgamesh, prodotto da Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale).
Il 1° ottobre Graziano Piazza e Viola Graziosi saranno i protagonisti di “Odisseo nostro contemporaneo” di Q Academy, con le musiche dal vivo di Stefano Saletti, la voce di Barbara Eramo e la regia di Piero Maccarinelli. “Alcune coreografie” di Jacopo Jenna, con collaborazione e danza di Ramona Caia e collaborazione e video di Roberto Fassone, accompagneranno invece l’appuntamento del 2 ottobre.
L’ultimo week end vedrà in scena il 7 ottobre “Divenire del tempo trascorso” di Lorenzo Letizia e Marlene Kuntz. “Open Octagon Score. Azione in forma di rito” di Adriana Borriello (con Adriana Borriello, Erika Bravini, Roberto Cherubini, Michael Incarbone, Ilenia Romano, Cinzia Sità) sarà in scena l’8 ottobre. La rassegna si concluderà il 9 con “Il quotidiano innamoramento”, rito sonoro di e con Mariangela Gualtieri, con la guida di Cesare Ronconi.
RESISTERE E CREARE A GENOVA
Prosegue il programma della rassegna di danza internazionale “Resistere e Creare” (a cura di Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse, dal 24 settembre al 8 ottobre) con un focus che ha come di consueto la forma di una pacifica invasione cittadina, tra dentro e fuori dalle sale, in piazze strade vicoli e spiagge, in centro e a Voltri, estremo ovest della città con il teatro del Ponente.
L’1 ottobre, al Sestiere del molo, Belvedere Tonino Conte, “Animali a-socilai” è la prima performance site-specific di RESI_DANCES, il nuovo contenitore di incursioni, urbane o extra-urbane, a cura di Mechanical Monkeys. E’ un progetto che, parte dalla “politica del confronto”. Sotto la guida dei danzatori lo spettatore potrà sperimentare come comunicare senza parole, allinearsi su altre frequenze creando relazioni di grande impatto emotivo.
Il 2, al Sestiere del molo, Piazza Sarzano, “Hito”, creazione artistica dei danzatori e performers Akira Yoshida e Chey Churado, che nasce dalla domanda: Cosa succede quanto perdiamo quei riferimenti esterni e materiali che in qualche modo rendono la nostra vita più semplice? Hito è quel che ci rimane quando crollano le certezze materiali: la nostra capacità di danzare, di continuare a muoverci, in una direzione o perfino nel vuoto, perché anche perdersi può portare a nuovi scenari possibili, ad orizzonti inediti, inesplorati.
I nuovi direttori artistici del festival, Linda Kapetanea e Jozef Fruĉek, saranno in scena a Genova con la prima nazionale di “Stones and Bones”, uno spettacolo della loro compagnia Rootless Root con cui tentano di creare un’esperienza teatrale del tutto priva di oggetti falsi. Quattro danzatrici e una cantante, accompagnate dalla musica dal vivo, affrontano sul palco la materia dell’eternità, il marmo, creando un’opera attorno alla battaglia umana con il tempo e lo spazio, con la gravità e il declino.
ODIN TEATRET A ROMA
Appuntamento imperdibile con l’ultimo spettacolo di una delle più importanti compagnie teatrali del mondo, l’Odin Teatret con sede a Olstebro (Danimarca) fondata nel 1964 dal regista italiano Eugenio Barba. “Tebe al tempo della febbre gialla” sarà la conclusione del lungo lavoro svolto dalla compagnia in questi quasi 60 anni di teatro. Il loro lavoro ha condizionato intere generazioni di registi, attori e artisti di tutto il mondo, la loro notorietà e riconoscimento è planetaria. Verrà presentato al Teatro Vascello in prima nazionale questo che si presenta come il loro addio alle scene.
Eugenio Barba e i componenti dell’Odin Teatret di provenienza internazionale, Italia, Inghilterra, Germania, Francia, India, sono maestri d’arte oltre a rappresentare i propri spettacoli nei principali teatri del mondo, tengono corsi, stage, laboratori teatrali in tutte le università del mondo e praticano il famoso baratto d’artista colonizzando territori e spazi inesplorati dal teatro.
Lo spettacolo, una performance poetica di grande impatto visivo, recitato in greco antico ad eccezione di alcune frasi in italiano che orientano lo spettatore, è per un pubblico limitato di persone. Nel periodo di rappresentazione verrà proposta al Cinema Sala Troisi una rassegna di cinema di alcuni dei più rappresentativi spettacoli teatrali dell’Odin.
“Tebe al tempo della febbre gialla”, testo e regia Eugenio Barba, attori Kai Bredholt, Roberta Carreri, Donald Kitt, Iben Nagel Rasmussen, Julia Varley, costumi e oggetti scenici Lena Bjerregård, Antonella Diana e Odin Teatret, direzione musicale Elena Floris, disegno luci Fausto Pro. A Roma, Teatro Vascello, dal 26 settembre al 2 ottobre.
GAIA FESTIVAL DELLE ARTI PER LA CULTURA DELLA SOSTENIBILITÀ
Credendo fortemente alla necessità, non più derogabile, di mettere al centro delle nostre vite le tematiche della sostenibilità e del climate change, i cui effetti negativi sono ogni giorno più evidenti, riteniamo che il teatro, il cinema, le arti non possano esimersi dalla responsabilità di farsi a loro volta promotori di quel processo di ripensamento e di cambiamento necessario della società, un cambiamento che, inevitabilmente, deve essere anche culturale.
Dal 22 settembre all’1 ottobre a San Miniato e Fucecchio prenderà il via la prima edizione di GAIA Festival delle Arti per la Cultura della Sostenibilità, ideato dalla compagnia Teatrino dei Fondi diretta da Enrico Falaschi, mutuando l’esperienza decennale del festival Contemporanei Scenari. Dieci giorni di spettacoli, proiezioni di film, documentari, laboratori tematici ed immersioni poetiche nella natura, durante i quali sarà possibile approcciarsi alle tematiche della sostenibilità da angolature diverse grazie al lavoro di tanti artisti e compagnie di assoluta rilevanza, tra cui Teatro Nazionale di Genova, Teatro delle Albe/Teatro delle Ariette, Collettivo Controcanto, La Ribalta Teatro, Baladam B-side e Teatrino dei Fondi.
Il programma della manifestazione al sito www.teatrinodeifondi.it
FESTIVAL DELLO SPETTATORE AD AREZZO
Alla sua settima edizione, il Festival, ideato e promosso dalla Rete Teatrale Aretina, (dal 29 settembre al 2 ottobre) ha come caratteristica principale focalizzare la propria attenzione sul pubblico. Quest’anno sarà centrato sul nostro rapporto con il tempo. «Il teatro, lo spettacolo, l’arte in qualunque sua forma, sono attività che ci fanno andare a velocità diversa rispetto alla vita di tutti i giorni e ci concedono occasioni e spazi per riprenderci il nostro tempo, respirare, rallentare, per dedicarci alla bellezza, alla riflessione, all’emozione, al nutrimento dello spirito, oltre che del corpo», dichiara Massimo Ferri, presidente della Rete Teatrale Aretina.
Il festival si aprirà il 29 settembre alla libreria Feltrinelli con “Pensieri disordinati sul bambino interiore”, incontro con Roberto Frabetti e Renzo Boldrini, e la presentazione del libro “Giacomo Verde. Attraversamenti tra teatro e video”, di Anna Maria Monteverdi. Al termine, al Teatro Le Fornaci di Terranuova Bracciolini, l’anteprima del nuovo spettacolo di Daniele Bartolini “The Revolution is us”.
Il 30, presso il Teatro Pietro Aretino, Umberto Galimberti, con un’introduzione dell’attrice e drammaturga Sonia Antinori, terrà una conferenza dal titolo “Le Figure del Tempo”. A seguire, al Teatro Verdi di Monte San Savino la compagnia Macondo presenterà in prima nazionale “I manoscritti non bruciano”, tratto dal romanzo. “Il Maestro e Margherita”, scritto e diretto da Alessandra Chieli.
L’1 ottobre torna l’attesissimo appuntamento della Reunion degli spettatori d’Italia, con gruppi di spettatori aderenti a progetti di formazione e coinvolgimento del pubblico che si incontreranno ad Arezzo, sia in forma virtuale sia dal vivo, per condividere motivazioni, desideri, visioni del pubblico a teatro. Saranno tre le repliche di “Miss Lala al Circo Fernando / In a room”, spettacolo di danza ideata da Chiara Frigo, con Marigia Maggipinto, storica interprete della compagnia del Tanztheater Wuppertal.
Il programma completo su www.festivaldellospettatore.it
CANOVA SVELATO
Nella ricorrenza dell’anniversario dei duecento anni dalla morte di Canova, la compagnia RBR Illusionisti della Danza diretta da Cristiano Fagioli e Cristina Ledri, vuole ricordarlo svelando opere e intuizioni di questo grande artista. La Compagnia, da anni impegnata in progetti artistici volti alla sensibilizzazione per il rispetto dell’ambiente, con questa nuova creazione porta in scena un’originale interpretazione delle opere del massimo esponente del Neoclassicismo in scultura. Una vera e propria traslazione in scena, con le opere d’arte del Maestro di Possagno che prenderanno forma nel mondo contemporaneo. Canova sarà la “guida” di questo viaggio scenico, sarà il lume che indicherà il passaggio, sarà la voce di profezie in un’esperienza danzante visionaria.
“Canova svelato”, regia di CRISTIANO FAGIOLI, coreografie di Cristina Ledri e Cristiano Fagioli, musiche originali Diego Todesco, costumi Raffaele Diligente per Diverso. Produzione RBR Dance Company. A Roma, Teatro Vittoria, dal 27 settembre al 2 ottobre. Prima Nazionale.
NEDERLANDS DANS THEATER (NDT2) A REGGIO EMILIA
Torna in scena la grande danza al Festival Aperto di Reggio Emilia, con il Nederlands Dans Theater (Ndt2) (al Teatro Municipale Valli sabato 1 ottobre). Nata come estensione junior del Nederlands Dans Theater, nel corso degli anni, NDT2 si è trasformata in una compagnia indipendente con un proprio repertorio costruito attraverso rinomate collaborazioni e un vasto programma di tournée nazionali e internazionali.
La serata comprende tre nuove coreografie in prima italiana. “The Big Crying”, di Marco Goecke, è un pezzo intimo incentrato su un addio che, sulle note della ninnananna “Blood Roses” cantata da Tori Amos, si trasforma in una celebrazione della vita, nonostante tutto. In “Bedtime Story” dell’israeliano Nadav Zelner, il linguaggio è appassionato, veloce, dettagliato nei minimi particolari, in una miscela di virtuosismo hip-hop e tecnica classica, mentre il duo canadese Tiffany Tregarthen & David Raymond (Out Innerspace) presenta “Fathoms”, metafora degli squilibri sempre più evidenti del mondo, tra senso di minaccia e malinconia.
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