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In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 27 marzo al 2 aprile.
Teatro e danza
ADAM’S PASSION DI BOB WILSON
Arriva per la prima volta in Italia “Adam’s Passion”, lo spettacolo teatrale ideato nel 2015 da Robert Wilson in collaborazione con il grande compositore estone Arvo Pärt, un lavoro che fonde insieme musica, canto, danza, movimento, luci e scenografia. A dirigere l’orchestra e il coro del Teatro dell’Opera di Roma è Tõnu Kaljuste, grande interprete della musica di Pärt, mentre sul palcoscenico è protagonista la grande danzatrice statunitense Lucinda Childs, classe 1940, e Michalis Theophanus.
«Ho costruito un ambiente, uno spazio, con l’intenzione di aiutare il pubblico ad ascoltare meglio la musica di Pärt, che è molto difficile da portare in scena; – spiega Robert Wilson – è una musica che esorta alla riflessione, a cui si continua a pensare una volta usciti dal teatro. Per me era importante che la regia e la scenografia restassero aperte. Ho allestito uno spazio evocativo, che non imponesse al pubblico la mia visione».
Con l’evocativo linguaggio di Pärt e Wilson, viene raccontata la vita di Adamo. Come da vicenda biblica, dopo aver colto il frutto dell’albero della conoscenza, Adamo viene scacciato dall’Eden. Lasciato a sé stesso in una terra desolata, riceve alcune visioni che gli mostrano i futuri orrori commessi e subiti dagli uomini. Sono le conseguenze della caduta da lui provocata. Ad Adamo non resterà altro che supplicare l’amore ed il perdono di Dio. La prima rappresentazione assoluta è avvenuta in una fabbrica di sottomarini dismessa di Tallin, risalente all’epoca sovietica, e anche la messa in scena romana si avvale di uno spazio unico: il centro congressi e fieristico La Nuvola progettato per EUR S.p.A. da Massimiliano Fuksas.
“Adam’s Passion”, regia, scene e luci Bob Wilson, light design A. J. Weissbard, collaboratore alla regia Tilman Hecker, Serge von Arx scenografo collaboratore, Carlos Soto per i costumi, e Konrad Kuhn per la drammaturgia; protagonisti Lucinda Childs, Michalis Theophanous, Endro Roosimäe, Erki Laur, Tatjana Kosmõnina, Triin Marts, Madis Kolk; Coro dell’Opera di Roma diretto da Ciro Visco, con la partecipazione degli allievi della Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma diretta da Eleonora Abbagnato. Coproduzione Opera di Roma ed EUR S.p.A. il 31 marzo e il 1° aprile al Roma Convention Center La Nuvola.
BATSHEVA DANCE COMPANY A LUGANO
A pochi mesi di distanza dal debutto mondiale avvenuto a Tel Aviv il 10 dicembre 2022, la Batsheva Dance Company, compagnia israeliana di fama mondiale, giunge il 2 aprile al LAC di Lugano. Frutto della straordinaria capacità di invenzione coreografica di Ohad Naharin che lo ha creato insieme all’ensemble di diciotto danzatori, “MOMO” gioca sul tema dello sdoppiamento, suggerito anche dalla reiterazione della sillaba “mo”. Un lavoro che ha due anime: una che affonda le sue radici nella profondità della terra, incarnando archetipi e tipi di mascolinità dura e cruda, l’altra alla costante ricerca di un DNA individuale e distinto.
Su una colonna sonora composta principalmente dai brani dell’album Landfall di Laurie Anderson, musicista la cui fama ormai è leggenda, disco che ha composto insieme a Kronos Quartet, MOMO esprime una passione condivisa di profondo dolore e bellezza. Un lavoro di struttura rigorosa in cui convivono due partiture coreografiche gestite da altrettanti gruppi di danzatori.
LES ÉTOILES A BOLOGNA
A inaugurare la Stagione di Danza 2023 del Teatro Comunale di Bologna è “Les Étoiles”, Gala di culto a cura di Daniele Cipriani. Bakhtiyar Adamzhan, Silvia Azzoni, Maia Makhateli, Sergio Bernal, Valentine Colasante, Alessandro Frola, Paul Marque, Tiler Peck, Tatiana Melnik, Roman Mejia e Alexandre Riabko sono le undici étoiles di fama mondiale che, con l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Paolo Paroni, danzeranno sul palco del Comunale Nouveau, nuova sede della fondazione lirico-sinfonica.
In programma brani dal repertorio tradizionale, come i passi a due a firma di Marius Petipa (quello del “Cigno Nero” dal Lago dei Cigni di Čajkovskij e quello dal Don Chisciotte di Minkus), o di Agrippina Vaganova (Diana e Atteone su musica di Riccardo Drigo), o il lirico passo a due del “Cigno Bianco” sempre dal Lago dei Cigni per la coreografia di Rudolf Nureyev. Ma si spazia anche dal repertorio “neoclassico” di Geroge Balanchine (Diamonds e Tchaikovsky Pas de Deux di The George Balanchine Trust, entrambi sulle note di Čajkovskij), a quello di una leggenda vivente come John Neumeier (Sylvia su musica di Delibes e Bernstein Dances su quella, appunto, di Bernstein), fino a lavori di un coreografo molto richiesto come Wheeldon (This Bitter Earth sul remix di Otis e Richter e la voce di Dinah Washington) o ancora a brani di danza classica spagnola, coreografati e danzati dal più celebre bailaor dei nostri giorni, ovvero Sergio Bernal (Orgía di Turina e il Boléro di Ravel).
Caratteristica di questa nuova edizione 2023 è l’alta moda, grazie ai costumi di grandi stilisti come Giorgio Armani per Bernstein Dances di Neumeier, di Roberto Capucci per il Boléro di Bernal e il Pas de deux del Cigno Nero di Petipa, e ancora di Valentino Garavani per This Bitter Earth di Wheeldon e di Christian Lacroix per Diamonds di Balanchine.
LAZARUS DI DAVID BOWIE
Considerato «Il regalo d’addio di David Bowie al mondo», “Lazarus” è un inconsueto e per certi versi straordinario pezzo di “teatro musicale”, scritto dall’artista poco prima della sua scomparsa insieme al drammaturgo irlandese Enda Walsh. Bowie, seppur piegato dalla malattia, con uno straordinario e commovente sforzo creativo, ha voluto lasciarci questo prezioso dono, questa navicella spaziale lanciata verso il futuro, che si può considerare, insieme al magnifico album “Blackstar”, uscito due giorni prima della morte, il suo testamento creativo.
La regia è di Valter Malosti, che ne ha curato la versione italiana confrontandosi con lo stesso Walsh. Nel ruolo del protagonista Newton uno dei nomi di punta della musica italiana: Manuel Agnelli, cantautore e storico frontman degli Afterhours, che ancora una volta dimostra la propria versatilità approdando al teatro dopo la tv, il cinema e la radio. Agnelli è affiancato dalla cantautrice e polistrumentista Casadilego e dalla coreografa e danzatrice Michela Lucenti, oltre a un ricchissimo cast di 11 interpreti, che vede sul palco anche numerosi giovani attori/cantanti di talento.
“Lazarus”, di David Bowie e Enda Walsh, ispirato a “The Man Who Fell to Earth” (L’uomo che cadde sulla terra) di Walter Tevis, uno spettacolo di Valter Malosti, con Attilio Caffarena, Maurizio Camilli, Noemi Grasso, Maria Lombardo, Giulia Mazzarino, Camilla Nigro, Isacco Venturini, progetto sonoro GUP Alcaro, scene Nicolas Bovey, costumi Gianluca Sbicca, luci Cesare Accetta, video Luca Brinchi e Daniele Spanò, coreografie Michela Lucenti. Produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, LAC Lugano Arte e Cultura. A Modena, Teatro Storchi, dal 29 marzo al 2 aprile; Rimini, Teatro Galli, dal 5 al 7 aprile; Roma, Teatro Argentina, dal 12 al 23, e in tournée fino a giugno.
SONOMA DI MARCOS MORAU
Guidata dal visionario coreografo Marcos Morau, la compagnia spagnola La Veronal – tra le massime espressioni della coreografia europea e mondiale – torna al festival FOG per il secondo anno con il lavoro vincitore del Premio Danza&Danza per il miglior spettacolo contemporaneo e di due riconoscimenti distinti (Miglior Spettacolo di Danza e Miglior Coroegrafia) ai prestigiosi Premis de la Crítica d’Arts Escèniques di Barcellona. Al centro di “Sonoma” (l’1 e 2 aprile alla Triennale Milano Teatro) ci sono le opere e la vita del grande regista Luis Buñuel, maestro del cinema surrealista e figura di riferimento della cultura novecentesca europea. In un mondo in cui tutto perde di significato, un gruppo di donne cerca una via di fuga nella pura irrazionalità e nell’istinto.
Sulla scena, circondate da grandi pannelli luminosi, le performer ci riportano all’universo onirico e straniante del grande regista ispano-messicano: un mondo arcaico nel quale religione, folklore e ritualità si uniscono, dando vita a seducenti canti, e i suoni della tradizione popolare di aree geografiche del mondo apparentemente disparate (Grecia, Russia, Messico, America Latina) si mescolano a note wagneriane e sonorità elettroniche per accompagnare i versi mistici di Violeta Gil, Carmina Belda e Celso Giménez.
PIECES OF WOMAN
Un dramma familiare, dal carattere marcatamente femminista, ambientato nella Varsavia di nostri giorni. Alimentato dalla forza e dalla determinazione di forti personaggi femminili, “Pieces of a Woman” usa una riunione di famiglia come pretesto per mettere analizzare al microscopio i problemi e i conflitti interni della società polacca. Maja, protagonista trentenne di questa storia è alle prese con una tragedia personale e per rimettersi in carreggiata, dovrà mettere in discussione la sua vecchia vita e ricostruire da zero i rapporti con la sua famiglia. “Pieces of a Woman” è un quadro evocativo della donna moderna e della sua lotta per la conquista dell’inalienabile diritto a decidere della propria vita. Kornél Mundruczó, regista, e Kata Weber, autore della sceneggiatura, tratteggiano ogni personaggio con grande empatia e senza giudizi. Impiegando mezzi espressivi di gusto cinematografico, lo spettacolo polacco affascina gli spettatori con una narrazione intima, data dal realismo dei dettagli e dalla tenerezza delle creazioni degli attori.
“Pieces of a Woman” di Kata Wéber, regia di Kornél Mundruczó, con Dobromir Dymecki, Magdalena Kuta, Sebastian Pawlak, Joanna Połeć, Marta Ścisłowicz, Justyna Wasilewska, Agnieszka Żulewska; direttore luci Paulina Góral, assistente alla sceneggiatura Soma Boronkay, scenografia e costumi Monika Pormale, musiche Asher Goldschmidt. Produzione TR Warszawa. A Napoli, Teatro Bellini, dal 29 marzo al 3 aprile.
IL MARE COLORE DEL VINO
Il terzo spettacolo del progetto Sciascia porta la firma registica di Ninni Bruschetta. Il progetto Sciascia, voluto dal direttore dello Stabile Luca De Fusco, è incentrato su “Il mare colore del vino” testo pubblicato nel 1973 da Einaudi che dà il titolo allo spettacolo. Una raccolta di racconti scritti da Sciascia tra il 1959 e il 1973 e usciti su giornali, riviste e antologie, tutti ambientati in Sicilia e con protagonisti siciliani. «Questo spettacolo nasce da un’idea – scrive Bruschetta nelle note di regia -, la più semplice, così come la più complessa: mettere in scena un racconto senza adattare il testo al teatro. Del resto come diceva Carmelo Bene, i testi vanno “tolti di scena”, piuttosto che ‘messi in scena’. Così, capovolgendo il senso, il racconto di Leonardo Sciascia diventerà teatro portando con sé i contenuti, il linguaggio e l’atmosfera del racconto stesso. Ma soprattutto l’interpretazione interiore dei personaggi, che il testo teatrale consegna all’intuizione dello spettatore e che, invece, qui diviene azione».
“Il mare colore del vino”, di Leonardo Sciascia, regia Ninni Bruschetta, costumi Riccardo Cappello, luci Gaetano La Mela, con Antonio Alveario, Ninni Bruschetta, Alessandra Fazzino, Lydia Giordano, Luca Iacono, Alessandra Romano. Produzione Teatro Stabile di Catania. A Catania, Sala Futura, dal 30 marzo al 2 aprile.
DAVID COPPERFIELD SKETCH COMEDY
La Compagnia Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa affronta per la prima volta le tematiche del romanzo ottocentesco, trasformandolo per il palcoscenico in una narrazione iperbolica, che con ritmo vorticante procede sostenuta da una serie di sketch dove la prevalenza del “passo” comico non impedisce la pungente notazione di costume, l’affondo, a volte spietato, nella contraddizione primaria del tempo storico del romanzo, l’avvento cioè della società industriale, tuttavia ancora permeata da modelli comportamentali precedenti al suo completo dispiegarsi, e quindi ricchi di un’ambiguità assai favorevole alla drammatizzazione teatrale. Tutto ciò pur nel tono volutamente prossimo al Vaudeville che si è scelto di assumere per far vivere scenicamente al meglio la natura prismatica della giostra sentimentale ideata da Dickens.
“David Copperfield sketch comedy, un carosello dickensiano”, riscrittura e adattamento drammaturgico di Marco Isidori da Charles Dickens, interpreti Paolo Oricco Maria Luisa Abate, Valentina Battistone, Ottavia Della Porta, Alessio Arbustini, Vincenzo Quarta, luci Fabio Bonfanti, scene e costumi Daniela Dal Cin, regia Marco Isidori. Produzione Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa. A Roma, Teatro Vascello, dal 28 marzo al 2 aprile.
SE CI FOSSE LUCE
«Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo», scriveva Aldo Moro a sua moglie durante i giorni del sequestro, poco prima di morire. Francesca Garolla, autrice attiva in Italia e in Francia, firma testo e regia dello spettacolo che, a partire dai fatti del sequestro Moro, si interroga sul libero arbitrio e sulle sue possibili conseguenze. A partire dalla famosa telefonata del 9 maggio 1978 in cui Valerio Morucci, esponente delle Brigate Rosse e “responsabile della logistica” del rapimento di Aldo Moro, comunica all’avvocato Francesco Tritto la morte del Presidente della DC, Garolla analizza le conseguenze della storia collettiva sul singolo individuo e sul futuro.
«Nel 1978, alla morte di Moro, io non ero nata – riflette l’autrice – non ho vissuto i fatti che a quella morte hanno portato e che quella morte ha provocato. I miei ricordi hanno solo l’eco di quella storia, un’eco infantile. Suggestioni, racconti riferiti, romanzati, probabilmente non veritieri, ripetuti a me stessa come fossero leggenda. Ma anche se assente, la mia generazione ha ereditato quei fatti come se li avesse vissuti».
“Se ci fosse luce”, testo e regia Francesca Garolla, con Giovanni Crippa, Angela, Dematté, Paolo Lorimer, Anahì Traversi, scene Davide Signorini, costumi Margherita Platé, disegno luci Luigi Biondi, suono Emanuele Pontecorvo. produzione LAC Lugano Arte e Cultura in collaborazione con Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale. A Bologna, Teatro delle Moline, prima assoluta, da dal 28 marzo al 2 aprile.
EVERY BRILLIANT THING
Opera teatrale scritta dal britannico Duncan Macmillan nel 2013, assieme a Jonny Donahoe (che ne è stato anche il primo interprete), “Every Brilliant Thing” è un’autobiografia brillante scandita da una lista delle “cose per cui vale la pena vivere” a opera di un narratore-bambino che, per superare il turbamento del tentativo di suicidio della madre, prova a scrivere un elenco di momenti, emozioni, aneddoti, dall’infanzia all’adolescenza, attraverso il coinvolgimento del pubblico – talvolta chiamato a impersonare personaggi minori – e con una scrittura divertente quale strumento di riflessione sul tema della depressione e sul senso della vita. Fabrizio Arcuri e Filippo Nigro co-dirigono la versione italiana del testo che, a seconda della risposta dell’audience, della temperatura emotiva e delle reazioni che ogni sera si creano in teatro, lo spettacolo risulta sempre diverso in ogni rappresentazione. Nigro, infatti, riscrive in scena il pezzo insieme agli spettatori che lo vorranno aiutare.
“Every Brilliant Thing”, di Duncan Macmillan con Johnny Donahoe, traduzione Michele Panella, regia Fabrizio Arcuri, Filippo Nigro con Filippo Nigro, aiuto regia Antonietta Bello, oggetti di scena Elisabetta Ferrandino. Co-produzione CSS Teatro stabile di innovazione del FVG / Sardegna Teatro. A Roma, Teatro India, dal 29 marzo al 2 aprile al Teatro India.
IL MONDO ALTROVE
Una creazione coreografica di Nicola Galli in forma di rituale danzato, che celebra il moto di un mondo inesplorato e traccia un percorso ideale tra Occidente e Oriente. Dalla porta centrale avanzano quattro figure sciamaniche finemente adornate per condurre una cerimonia magica e senza tempo. Il movimento dei corpi e i lineamenti dei loro volti custodiscono e offrono al nostro sguardo il rituale di una possibile tradizione altra, agito all’interno di un confine circolare che delimita uno spazio del sacro e che raccoglie l’esito di una convivenza armonica tra habitat naturale e azione umana. Un lavoro liberamente ispirato ai rituali indigeni dell’America del Sud, ai simboli e alle tradizioni del teatro Nō giapponese e all’ossessiva, per certi versi mistica ed eccentrica, ricerca musicale del compositore Giacinto Scelsi intorno all’idea sferica del suono.
“Il mondo altrove”, coreografia, maschere e costumi Nicola Galli, danza Margherita Dotta, Nicola Galli, Leonardo Maietto, Silvia Remigio, musica Giacinto Scelsi, 3/4 had been eliminated, luci e audio Giovanni Garbo. Produzione TIR Danza, stereopsis, co-produzione MARCHE TEATRO / Inteatro Festival, Oriente Occidente. A Perugia, Teatro Morlacchi di Perugia, l’1 aprile.
HAMLET SOLO
Summa di una profonda esperienza artistica con Barbara Voghera iniziata oltre 20 anni fa grazie a Maria Federica Maestri e Francesco Pititto di Lenz Fondazione, in “Hamlet Solo” l’attrice si rivela la natura orfana di Amleto; in un attraversamento senza respiro del testo, l’attrice sensibile implode dentro gli altri personaggi, unico strumento “vivo” di una partitura visiva di spettri. Sulla partitura sonora di Andrea Azzali, a interpretare Amleto è l’attrice sensibile dal corpo minuto e fragile, ma dotato del grandissimo potere di far vibrare i sogni del giovane principe. Ne segue una rappresentazione in cui ciò che conta di più non sta nelle idee e nella trama, bensì nel ritmo delle parole e negli squarci visionari che l’artista riesce a creare dal vivo, dunque nella tessitura musicale e vitale della performance.
La performance sarà il 31 marzo al Teatro Testori di Forlì per I Teatri della Salute, rete regionale di coordinamento delle esperienze teatrali promosse dai Dipartimenti di Salute Mentale della Regione Emilia Romagna, per la costruzione di un terreno comune e di co-progettazione fra il “sanitario” e il “culturale”.
MEDEA
«La forza del mito è quella di rappresentare un archetipo, un modello, per gli uomini moderni», spiega la sua Medea il regista e autore Gianmarco Cesario. La donna che è diventata famosa per la serie di spietati omicidi perpetrati nel corso della sua vita, culminati con la strage dei suoi bambini, è, innanzitutto, una donna che soffre per la differenza con il mondo che la circonda, una differenza che agli occhi degli altri diventa una diversità. L’ambientazione è una desolata spiaggia del mediterraneo, una Corinto che si avvicina alla siciliana Lampedusa o comunque a una delle tante dove oggi sbarcano gli esuli dai paesi d’origine, così come è successo a Medea e Giasone, costretti ad abbandonare le loro terre. Ma l’uomo, che non accetta la misera vita da rifugiato, ha appena abbandonato la moglie ed i suoi figli, per la sua scalata sociale: sposare la figlia del re Creonte. Medea qui ha anche il piglio, la spietatezza e la lucida follia dell’omologa senechiana, così come Giasone, è sicuramente l’egoista e solitario eroe della tragedia greca, ma anche l’esule debole, combattuto e vinto così come lo ha dipinto il tragediografo e filosofo latino.
“Medea” da Euripide e Seneca, regia Gianmarco Cesario, con Rosalba Di Girolamo, Gianni Sallustro, Nicla Tirozzi, Ciro Pellegrino, e con i giovani attori dell’Accademia Vesuviana del Teatro e Cinema, costumi Rosa Ferrara, consulenza Sonora Pasquale Ruocc. A Napoli, TIN Teatro Instabile Napoli, dal 31 marzo al 2 aprile.
BENVENUTI NEL PAESE DI TEATRO
Ancora fino al 31 marzo “Nel paese di Teatro” a cura di Michele Dell’Utri, una nuova edizione dei “Benvenuti al Piccolo!” che ha aperto, alle bambine e ai bambini delle scuole primarie e alle loro famiglie, gli spazi, anche nascosti e solitamente inaccessibili al pubblico, del Teatro Strehler. Un’esperienza di gioco e interazione teatrale che, intrecciando la storia del Piccolo con “La storia della bambola abbandonata” di Strehler/Sastre/Brecht e i segreti del lavoro quotidiano degli abitanti del paese di Teatro, gli attori Monica Buzoianu e Alberto Pirazzini accompagnano i più piccoli alla scoperta dei luoghi e delle storie con le quali, da sempre, si crea l’irripetibile magia del teatro.
A partire dalla suggestione di Paolo Grassi di un teatro come l’acqua per i pesci o come “la metro, le case, le scuole, i tribunali…”, si immagina il teatro come un paese, un mondo, fatto da abitanti che ci lavorano o che ci passano ogni tanto. Un mondo aperto a tutte e tutti. I linguaggi sono quelli del teatro: affabulazioni, canzoni, monologhi in versi, dialoghi in prosa, movimenti e giochi di prestigio. “Ed alla fine ci troveremo in un luogo diverso da quello in cui siamo entrati – spiega Dell’Utri -. Un posto (la scuola di teatro) dalle cui finestre ci affacceremo per guardare il mondo fuori. Come sembrerà? Sarà cambiato davvero? Saremo noi ad aver cambiato il nostro punto di vista?”.