In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 3 al 6 giugno.
Dopo l’anteprima a Tunisi lo scorso autunno, approda a Palermo, in prima assoluta il 7 e 8 giugno al Teatro Biondo in occasione di Between Land And Sea- BLAS, il festival culturale ideato e prodotto da Fondazione Studio Rizoma, الجبل EL, la nuova creazione teatrale ideata e diretta dal regista e scenografo Simone Mannino nell’ambito del suo Ensemble Teatrale MediterraneoTratto dal romanzo Il sole invincibile di Claudia Salvatori, con estratti da Héliogabale ou l’anarchiste couronné di Antonin Artaud, nell’adattamento di Salvatori e Mannino, الجبل EL esplora il sogno utopico di un mondo multietnico e multiculturale senza conflitti, attraverso la figura storica di Eliogabalo, giovane imperatore romano proveniente dalla Siria, per scrutare temi universali come il potere, la corruzione, l’identità e la ricerca spirituale.
Con un cast internazionale di artisti e attori provenienti da Palermo e Tunisi, lo spettacolo è un manifesto per il dialogo interculturale, la libertà e la pace, esplorando le connessioni tra generi e diverse culture. La performance, che si svolge in lingua italiano, arabo e francese, con sottotitoli, è arricchita da una scenografia visionaria e multidisciplinare firmata dallo stesso Mannino, dai costumi dell’artista Philippe Berson, con le musiche originali composte e suonate dal vivo dal producer siciliano Gaetano Dragotta e la violista tedesca Ruth Kemna.
La follia visionaria di Eliogabalo consiste nel fondere tutti i culti in uno solo, anticipando l’affermazione del cristianesimo senza abbandonare Dioniso. Questo ne fa una figura di profondo fascino e modernità, vissuta intensamente come una rockstar e capace di incarnare il mito dell’immaginazione al potere, pur rimanendo legata agli archetipi antichi.
Un genio lo è per sempre e basta un dittico a dimostrarlo: quello che il Ballet de l’Opéra de Lyon mette insieme per omaggiare Merce Cunningham. Dall’esteso repertorio del padre del contemporaneo sceglie infatti l’abbagliante Biped del 1999. Il capolavoro con cui il coreografo ottantenne si reinventava senza John Cage (morto nel ‘92), interagendo con la tecnologia.
Biped, con la scenografia e ologrammi di Shelley Eshkar e Paul Kaiser, i costumi Suzanne Gallo, e le luci Aaron Copp, è un dialogo tra i danzatori e i loro ologrammi, riproposto al Ravenna Festival (il 7 giugno al Teatro Alighieri) con le musiche originali live di Gavin Bryars. All’altro lato della creatività di Merce c’è Beach Birds del 1991, su musica di Cage. Ispirato alle movenze dei gabbiani (richiamati nei costumi di costumi, e luci di Marsha Skinner), è tra i pochi lavori della storica coppia con un’eco non del tutto astratta. Ma il focus resta il fraseggio della danza, che lascia liberi gli interpreti di trovare spazi e ritmi.
La danza di Interplay a Torino
Prosegue la programmazione del festival torinese Interplay. Il 4 giugno Ordinary People della compagnia tedesca Frantics Co, con i due danzatori che attraverso il linguaggio del corpo e la musica, portano in scena una storia di lotta contro il sé, alla ricerca disperata della nostra attenzione. La medida que nos ha de dividir di Lucia Burguete e Diego Pazó, è un duetto puro, che celebra gli affetti e la voglia di stare insieme. Pode ser è un solo potente di Leïla Ka, dove mette in scena i limiti, le aspirazioni, ma anche lo sgomento di stare al mondo ed essere solo se stessi.
Il 5 si prosegue con A solo in the spotlights di Vittorio Pagani, danzatore e coreografo rivelazione dell’anno con questo spettacolo. Il suo assolo è un tuffo nei meandri del mondo della Performance, un’opera che getta luce sul ruolo cruciale del solista sul palco. I’ve seen that face before di Giovanni Insaudo, riflette sulla natura stessa della performatività, sull’elaborazione della fine, o della non-fine a partire dall’istante che intercorre tra il termine di una performance, il ricongiungimento dei danzatori e l’incontro con il pubblico. Da sempre convinto che l’arte e la danza possano essere veicolo di pace, con Resistance Movement il coreografo polacco Maciej Kuzminski porta in scena la storia della danzatrice ucraina Daria Koval. Con un movimento potente e una voce fragile, la danzatrice racconta della guerra in Ucraina, scoppiata quando lei era a Kyiv.
E ancora: il 7 Stefania Tansini con Perdizione, l’8 Luna Cenere con Shoes on, il Gruppo Nanou con Paradiso-Giardino, e la coreografa indipendente cinese Xingxing Gong con Shade.
Otto appuntamenti con la danza e il teatro fisico per l’ottava edizione di “resiDANZE di primavera”, inaugurata il 2 giugno, e fino al 9, negli spazi interni ed esterni di Teatri di Vita di Bologna (teatridivita.it) e nel quartiere.
Il 4 e 5 sono in programma Darkness & Liquid Matter de Il Cantiere, realizzato da Sara Marasso (coreografia, danza), Stefano Risso (composizione sonora), Diogo MM Nunes (design scultoreo), Beatriz Rodriguez (danza): una performance che si sviluppa tra la camminata urbana all’esterno e uno spazio interno buio. A seguire, Voodoo di Masque Teatro, epifania di una ricerca di teatro fisico e coreografia attorno alla trance, con la partecipazione performativa di Eleonora Sedioli, per la regia di Lorenzo Bazzocchi.
Il 6 e 7 ancora due spettacoli. Can Bagnato presenta uno studio del suo nuovo lavoro Diva all’Opera, uno spettacolo di clown musicale e teatro di strada, ideato e interpretato da Valentina Musolino, e il coreografo e danzatore Nicola Cisternino con My Lonely Lovely Tale, attorno alla metamorfosi di Narciso (produzione di Twain Centro Produzione Danza).
Infine, l’8 e 9 due ultimi appuntamenti. Sara Vilardo con Sirene: una passeggiata performativa audio dal vivo attraverso la città, che indaga sul concetto contemporaneo di “nostos”; e Quintetto, coreografia e danza di Marco Chenevier (produzione Cie les 3 Plumes), spettacolo storico, vincitore di numerosi premi, dedicato con ironia alla crisi dello spettacolo dal vivo. Sempre l’8, la terza edizione della “Residenza dello spettatore” che vede alcuni spettatori e spettatrici confrontarsi in una giornata non stop sulla loro esperienza a teatro.
Dal 8 al 29 giugno per quattro fine settimana, Circuito CLAPS presenta la V edizione di QUASI SOLO, rassegna di danza contemporanea all’interno di Spazio Fattoria in Fabbrica del Vapore. L’apertura è con il doppio programma di Tardito/Rendina: la prima regionale di Swan in cui Aldo Rendina liberamente reinterpreta Il lago dei cigni, e Sonja di e con Federica Tardito, una soggettiva sull’omonimo personaggio di Zio Vanja.
Seguirà, il 15, l’artista libanese Bassam Abou Diab con il solo Eternal sulle danze spontanee nate durante le proteste della Primavera Araba; si prosegue con uno dei coreografi più in vista del momento, Roberto Tedesco, con il duo Simbiosi. Il 22, sarà la volta di Michele Ifigenia Colturi / Tyche con Cuma, solo coreografato attorno alla figura della Sibilla, e di Salvo Lombardo che insieme ad Annamaria Ajmone propone la performance-installazione Breathing room.
Chiuderà la rassegna, il 29, la compagnia Lost Movement con il trio A Lot Of, liberamente ispirato al triangolo amoroso composto dal leggendario coreografo e danzatore Vaslav Nijinksy, da sua moglie Romola de Pulszky e dal suo amante Sergej Pavlovič Djagilev.
La tragedia di William Shakespeare, Antonio e Cleopatra, è un testo basato sulle opposizioni: maschile e femminile, dovere e desiderio, letto e campo di battaglia, giovinezza e vecchiaia, antica verità egiziana e realpolitik romana, con due straripanti protagonisti che eccedono ogni misura per affermare la propria libertà. Un’opera celebre e raramente rappresentata, che arriva al Piccolo Teatro di Milano (dal 4 al 9 giugno, sul palcoscenico del Teatro Strehler) nella versione diretta da Valter Malosti, anche traduttore e curatore dell’adattamento – al fianco di una studiosa come Nadia Fusini – nonché interprete, insieme ad Anna Della Rosa. Le scene, firmate da Margherita Palli, incorniciano due protagonisti politicamente scorretti e pericolosamente vitali che, al ritmo misterioso e furente di un baccanale egiziano, superano la ragione e i giochi della politica, esplorando, senza alcuna regola, le inesauribili contraddizioni dell’amore.
Sarà il palco del Teatrosophia dal 7 al 9 giugno ad accogliere gli spettacoli della terza settimana del festival Inventaria – la festa del teatro off, curata dal direttore artistico Pietro Dattola, insieme a Flavia G. de Lipsis per la sezione DEMO. Un programma di tre giornate che prevede due prime nazionali: Nakbah di Anànke teatro, il testo vincitore del premio Drammi di Forza Maggiore 2023 che affronta la questione della guerra come invasione, riflettendo sui temi dell’identità, dell’amore e della protezione; Psychodrama di Virando/Mieli, spettacolo introspettivo che scava nella vita di un’attrice a confronto con un personaggio da interpretare e le sue ombre; e il dramma familiare Le cattive abitudini di Eat the catfish, testo finalista Drammi di Forza Maggiore 2023, in cui l’incontro tra tre fratelli esplora le dinamiche della dipendenza affettiva, del senso di colpa e del peso delle responsabilità.
Il festival Inventaria – la festa del Teatro off – presenta nella sua 14ma edizione, in quattro teatri romani: 17 opere delle quali 14 prime, tra nazionali e romane – provenienti da tutta Italia – che mettono in scena la drammaturgia contemporanea caratterizzata dalla pluralità dei linguaggi, icone di una programmazione tanto fitta quanto variegata.
Nell’ambito del festival Abano Danza la compagnia Twain Physical Dance Theatre presenta, l’8 giugno, Sogno_studio, regia e coreografia di Loredana Parrella, testi di Aleksandros Memetaj. Lo spettacolo è liberamente tratto da Sogno di una notte di mezza estate, di W. Shakespeare, la più magica delle sue commedie, una miscela di avventure amorose romantiche, di sentimentalismo patetico, di fantasie erotiche capziose, di burla sapida e di inganni fiabeschi dove si intersecano folklore e letteratura classica, il mito e la favola, dove la trama, che riguarda gli amanti, si arricchisce e si complica con l’equivoco d’amore.
La serata è condivisa con Simple love, coreografia di Roberta Ferrara per Equilibrio Dinamico Dance Company, un canto all’amore perduto, con i danzatori Jacopo Giarda e Giulia Russo; e della compagnia Naturalis Labor The Rite, coreografia di Luciano Padovani, un rito, tra il sacro e il profano, per raccontare una umanità perduta.
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