09 dicembre 2024

In Scena: gli spettacoli e i festival della settimana, dal 9 al 15 dicembre

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Una selezione degli spettacoli e dei festival più interessanti della settimana, dal 9 al 15 dicembre, in scena nei teatri di tutta Italia

ANATOMIA DI UN SUICIDIO Ph ® MasiarPasquali

In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 9 al 15 dicembre.

Teatro e danza

Anatomia di un suicidio

Torna al Piccolo di Milano, dopo lo straordinario successo di pubblico e di critica ottenuto nella Stagione 2022/2023, e coronato da una messe di premi, Anatomia di un suicidio della drammaturga britannica Alice Birch, messo in scena dal collettivo artistico lacasadargilla. Carol, Anna, Bonnie. Madre, figlia e nipote. Tre generazioni di donne, tre epoche, un’unica linea femminile, dodici attori simultaneamente in scena.

Il testo, come una partitura musicale, diviso in tre ambienti, è un affresco sociale e familiare, un’indagine vertiginosa sull’amore, sulle eredità e sul generare. Una complessa, raffinata costruzione temporale lega le tre donne, il loro resistere o soccombere a una pulsione di morte che ‘sussulta’ nelle loro vite e che si svela come un conturbante lascito familiare e storico, tutto al femminile.

Le linee narrative delle protagoniste seguono un doppio movimento temporale: diacronico, muovendosi lungo i tre assi temporali delle loro vite, ma anche simultaneo, dal momento che, in scena, le tre storie accadono in contemporanea, riverberandosi l’una nell’altra. Il racconto è sostenuto da un raffinatissimo ingranaggio ritmico e linguistico, grazie al quale, quando una linea narrativa è attiva le altre due, visibili in parallelo, ne sono il contrappunto, il frutto o la matrice.

ANATOMIA DI UN SUICIDIO Ph ® Masiar Pasquali

“Anatomia di un suicidio” di Alice Birch, un progetto di lacasadargilla, regia Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni, traduzione Margherita Mauro, scene Marco Rossi, costumi Anna Missaglia, disegno luci Luigi Biondi, paesaggi musicali Alessandro Ferroni, disegno del suono Pasquale Citera, disegno video e cura dei contenuti Maddalena Parise, drammaturgia del movimento Marta Ciappina. produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa. A Milano, Piccolo Teatro Grassi, dall’11 al 22 dicembre.

Il Faust di Goethe secondo Leonardo Manzan

Prima nazionale del Faust del giovane autore e regista Leonardo Manzan, che sceglie di misurarsi con un monumento della letteratura teatrale moderna, il Faust di Goethe. Manzan attraverso un Faust artista indaga il tema del ruolo del teatro nella società, della responsabilità di chi crea nei confronti del pubblico e dei limiti dell’espressione del desiderio individuale. Il pubblico, sempre protagonista negli spettacoli di Manzan, è accompagnato da un affiatato gruppo di sei giovani interpreti attraverso la vicenda di Faust ed è invitato a muoversi insieme a loro in equilibrio sul filo teso tra fantasia e realtà, intrattenimento e impegno, quel filo sottile su cui ogni artista cerca disperatamente il suo equilibrio.

La sinossi del Faust di Goethe si potrebbe riassumere in una riga: c’era una volta un uomo che fece un patto col diavolo. Eppure, a partire da questo semplice spunto, perfetto per una favola da teatro delle marionette, Goethe ha costruito un’opera monumentale che fa da specchio alla modernità. Colta e goliardica, tragica e parodica, cosmica e sentimentale, tra il dramma e avanspettacolo, la prima opera moderna è in realtà un’opera post-moderna. Non si può tornare indietro e riportare all’ordine il caos che Goethe attraversa. Bisogna assecondarne la varietà, nel tentativo di recuperare la leggerezza di un racconto popolare.

FAUST regia Leonardo Manzan

Faust”, tratto da Faust I e II di Johann Wolfgang von Goethe, di Leonardo Manzan e Rocco Placidi, con Alessandro Bandini, Alessandro Bay Rossi, Chiara Ferrara, Paola Giannini, Jozef Gjura, Beatrice Verzotti, regia Leonardo Manzan, scene Giuseppe Stellato, costumi Rossana Gea Cavallo, Music and Sound Franco Visioli, light designer Marco D’Amelio. Produzione La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello, Teatro Piemonte Europa, LAC Lugano Arte e Cultura, in collaborazione Teatro della Toscana Teatro Nazionale. A Roma, Teatro Vascello, dall’11 al 22 dicembre.

I 15 anni di attività di Fattoria Vittadini

Il 13 e 14 dicembre in Spazio Fattoria (Fabbrica del Vapore) di Milano, la compagnia Fattoria Vittadini  festeggia i 15 anni di attività che l’hanno vista trasformarsi da giovane collettivo a realtà di riferimento per la danza contemporanea in Italia, con una due giorni dal titolo Looking Back / Looking Forward per raccontare al pubblico, agli operatori e alla comunità il proprio percorso artistico fondato sull’ibridazione dei linguaggi, la nuova identità del collettivo e i progetti artistici presenti e futuri. P

er l’occasione presenta il suo nuovo spettacolo Come non luogo non sono male seguìto da un incontro con il pubblico moderato dalla giornalista Francesca Pedroni; e due degli ultimi spettacoli prodotti da Fattoria Vittadini: FLUX Full experience di e con Maura Di Vietri in collaborazione con Scuola Mohole e Caligula’s Party di e con Chiara Ameglio, terzo capitolo della sua trilogia Indagini sulla mostruosità.

La creazione collettiva Come non luogo non sono male, che vede anche in scena gli stessi danzatori Mattia Agatiello, Chiara Ameglio, Noemi Bresciani, Maura Di Vietri e Francesca Penzo, riflette sul concetto di comunità imperfetta: una comunità che non punta a un equilibrio stabile ma a un dinamismo resiliente, dove l’individualità non viene annullata ma valorizzata. Seguendo il principio filosofico di “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, questa comunità umana si ricompone continuamente, perdendo e ritrovando parti di sé in un processo di crescita reciproca. Inoltre una mostra fotografica dedicata agli spettacoli della compagnia e per presentare l’ampio progetto SPAZIO FATTORIA VIRTUALE 3D.

Come non Luogo non Sono Male, Ph Meliti Sara

La Trilogia dell’Assedio nelle Carceri di Castelfranco Emilia e Modena

Il Teatro dei Venti presenta gli studi della Trilogia dell’Assedio nelle Carceri di Castelfranco Emilia e Modena (dal 9 al 16 dicembre nell’ambito di Trasparenze di Teatro Carcere, il Festival del Coordinamento Teatro Carcere Emilia Romagna organizzato dal Teatro del Pratello), tre capitoli che compongono un unico progetto drammatico, Edipo Re, Sette contro Tebe, Antigone, con la drammaturgia di Vittorio Continelli, Azzurra D’ Agostino, Stefano Tè, e la regia di Stefano Tè.

Gli studi sono i primi preziosi incontri con il pubblico, non uno spettacolo finito, ma un’importante fase del lavoro, un esperimento, un’occasione per prendere appunti e per testare tutte le componenti dello spettacolo che sarà. Le sale teatrali delle Carceri sono state allestite per lavorare in uno spazio teatrale funzionale, nel quale poter sperimentare una relazione con il palcoscenico e poter dare forma a un’esperienza teatrale autentica, dove esplorare linguaggi, emozioni e dinamiche sceniche in un contesto capace di generare nuove prospettive e relazioni umane.

La Trilogia dell’Assedio inizia con lo studio di Edipo Re da Sofocle, in cui si narra la vicenda del re di Tebe nel momento in cui scopre che i suoi tentativi di evitare il funesto destino previsto da un oracolo sono stati vani. Il suo fallimento e la sua disgrazia daranno origine alle vicende seguenti, inerenti i suoi quattro figli: la battaglia tra Eteocle e Polinice nei Sette contro Tebe da Eschilo, e il dilemma delle sorelle Antigone e Ismene di come comportarsi verso la sepoltura di un fratello considerato traditore nell’episodio conclusivo, tratto da Antigone di Sofocle.

Trilogia dell’Assedio, elaborazione bozzetti

Mathilde al Teatro della Tosse

La nuova Produzione della Fondazione Luzzati Teatro della Tosse di Genova, è il testo di Veronique Olmi – una delle autrici teatrali più apprezzate in Francia – dal titolo Mathilde. È la messa a nudo dello schema di ogni relazione, sentimentale o meno; una riflessione profonda all’insegna della più crudele sincerità, senza sconti, senza risposte preordinate. Con una grande domanda però: cambiare ruolo all’interno di una relazione può cambiare il nostro destino?

Mathilde è la storia di due individui che, dopo aver visto sgretolare le mura delle proprie sicurezze coniugali, cercano di assaporare ancora per un attimo il senso rassicurante dell’intero. Il loro viaggio porterà alla costruzione di una possibilità di futuro. Un futuro senza ipotesi, senza schemi e senza testimoni, forse generato solo dall’istinto di sopravvivenza.

Mathilde Teatro della Tosse

Mathilde”, di Véronique Olmi, traduzione Alessandra Serra, con Eleonora Giovanardi e Luca Mammoli, regia Alessio Aronne, scene Emanuele Conte, disegno Luci Matteo Selis, musiche Marco Rivolta, coreografia e movimento scenico Marianna Moccia, costumi Daniela De Blasio. A Genova, Teatri di S.Agostino, dal 10 al 15 dicembre.

Perché un Arlecchino nel futuro?

Autori di una pluriennale ricerca su un teatro d’arte a vocazione popolare, il drammaturgo, regista e pedagogo teatrale Mariano Dammacco e l’attrice Serena Balivo presentano un nuovo testo originale che traspone la maschera dello zanni in uno scenario distopico, con la leggerezza della Commedia dell’Arte, una lente attraverso la quale guardare la vita di oggi.

Arlecchino nel futuro è una farsa ambientata nel Nord Italia esattamente fra un secolo, nell’anno 2124: una visione popolata da androidi, astronavi, paure e speranze. In questo racconto ipotetico l’umanità non si è estinta, non c’è stata una guerra atomica né un asteroide ha impattato sulla Terra, ma fa molto caldo, e il genere umano è pronto a migrare sulla Luna dove spera di trovare un futuro migliore.

«Di fronte alle gravi questioni – scrive Dammacco – alle inquietudini e alle inevitabili paure rispetto al futuro, dalla crisi climatica alle incognite legate agli ulteriori sviluppi dell’intelligenza artificiale e della tecnologia, la scelta di una farsa risponde alla volontà di condividere con gli spettatori uno sguardo su argomenti sensibili scartando un taglio da reportage o saggio sociologico e affidandoci invece agli strumenti tradizionali del Teatro: un racconto, dei personaggi con i loro conflitti, sentimenti e contraddizioni, per provare insieme a non giudicarci bensì a osservarci e interrogarci, con leggerezza e allegra sfrontatezza».

Arlecchino nel futuro Ph Matilde Piazzi

“Arlecchino nel futuro”, ideazione, drammaturgia e regia Mariano Dammacco, con Serena Balivo ed Eleonora Ruzza, scene Mariano Dammacco e Gioacchino Gramolini, maschere realizzate da Renzo Sindoca e Leonardo Gasparri, collaborazione alla drammaturgia Gerardo Guccini, musiche originali Marcello Gori. Produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale. A Modena, Teatro delle Passioni dal 10 al 22 dicembre.

Jan Fabre a Napoli

Secondo appuntamento al Campania Teatro Festival con il teatro di Jan Fabre: I’m sorry, un testo dello stesso regista belga e di Stella Hottler, protagonista dello spettacolo (10 e 11 dicembre, Sala Assoli di Napoli). La performer tedesca, già apprezzata al Festival nel 2020, interpreta un personaggio smarrito e confuso, in un mondo in continua evoluzione. Si scusa per tutto, per come appare, per come si comporta, per quello che dice. Si incammina sulla strada dell’autocensura, mentre crede fermamente che invece il percorso giusto sarebbe quello di impegnarsi in discussioni, scambiarsi idee o semplicemente parlarsi. Quando una società si rifiuta di ascoltare le opinioni dissenzienti, finisce con l’indebolirsi e non rafforza le proprie argomentazioni. Il dialogo, si chiede e ci chiede Fabre, non è forse la base della democrazia? La drammaturgia è di Miet Martens, le musiche di Johann Sebastian Bach.

I’m sorry Ph Hanna Auer

Le tre sorelle di Muta Imago

Tra le pareti di un edificio sospeso nello spazio-tempo, ultimo rifugio nel cuore di un buco nero, fermo in un eterno presente, bloccato tra un passato da ricordare con nostalgia e un futuro che si fa fatica a immaginare, tre donne lottano disperatamente per cercare un senso, per scavalcare l’orizzonte degli eventi e rientrare nel mondo, per rispondere a una semplice domanda, che non a caso apre il dramma di Cechov: “Perché́ ricordare?”.

Come delle maghe o delle medium le sorelle mettono in campo strategie di sopravvivenza, vengono attraversate dalle voci e dai corpi dei protagonisti maschili, rivisitano momenti, luoghi e situazioni del racconto. Utilizzano la materia prima della ripetizione, della metamorfosi, dell’ambiguità̀ e della frammentazione, per tornare all’infinito a dare vita a figure che appartengono ormai alla loro vita, al loro passato come al loro futuro, in un esercizio continuo di possessione e di esorcismo allo stesso tempo.

«Se Olga, Masa e Irina fossero persone reali, non solo personaggi teatrali, sarebbero coetanee di Virginia Woolf e di sua sorella Vanessa – annotano i Muta Imago, autori di queste Tre sorelle – Forse una di loro, magari Masa, la sera, nel suo diario, scriverebbe parole simili a queste, che Virginia scrive nel suo tentativo di autobiografia del 1938: «Fu così che Vanessa e io ci trovammo unite da una sorta di complicità̀ segreta. In quel mondo pieno di uomini che andavano e venivano, in quella grande casa piena di stanze, io e lei formavamo un piccolo nucleo privato».

Tre sorelle, muta imago, ph Luigi Angelucci

“Tre sorelle” di Anton Čechov, regia Claudia Sorace, drammaturgia / suono Riccardo Fazi,con Federica Dordei, Monica Piseddu, Arianna Pozzoli, musiche originali eseguite dal vivo Lorenzo Tomio, disegno scene Paola Villani, disegno luci Maria Elena Fusacchia, costumi Fiamma Benvignati. Produzione INDEX, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, TPE Teatro Piemonte Europa. A Roma, teatro India, fino al 15 dicembre.

Gli sguardi e i pensieri di due eroi avversari

Un salto nella classicità e nel mito con Ettore e Achille (nuova produzione del Teatrino dei Fondi, il 13 dicembre al Quaranthana, Teatro Comunale di San Miniato) con Alberto Ierardi e Giorgio Vierda. I due eroi protagonisti della guerra di Troia sono magicamente bloccati nel frame in cui Achille uccide Ettore. In questo piccolo tempo, che i due attori e autori Ierardi e Vierda hanno scelto di dilatare, accade un po’ di tutto, c’è il tempo per ricordare, per ridere, incupirsi, scherzare e attraversare la storia della Guerra di Troia.

Ettore e Achille è una riflessione sul senso dei conflitti, l’amicizia e le diversità, un duetto impossibile. Chi sono veramente Ettore e Achille, due eroi tra i più celebri dell’epica classica? Cosa li porta a fronteggiarsi? Protagonisti dell’Iliade di Omero, entrambi valorosi guerrieri, sono molto differenti tra loro nel carattere e al contempo molto simili per il destino.

Lo spettacolo, fondendo prosa e versi originali, ripercorre, con una nota ironica, i momenti più significativi dell’Iliade attraverso gli sguardi e i pensieri dei due eroi avversari. Ettore e Achille, due vite, due percorsi destinati a incrociarsi e a scontrarsi, fino al tragico e celeberrimo epilogo: il duello.

Ettore- Achille

Second Hand – Di Seconda Mano

La più longeva rassegna di danza contemporanea nel Sud Italia, ideata e diretta da Gabriella Stazio, direttrice artistica di Movimento Danza, è dedicata alla coreografia d’autore e alla creatività giovanile (dal 12 al 15 dicembre, Sala Assoli di Casa del Contemporaneo, Napoli).

Il titolo provocatorio cita l’innovativa coreografia di Merce Cunningham del 1970, nella quale si assemblavano frammenti e spezzoni già “usati” in precedenti coreografie, per dar vita a un nuova creazione inedita: è con questo spirito che Second Hand porta in scena tanti “pezzi” coreografici e suite brevi di vari autori, soprattutto artisti under 35. Fra i protagonisti dell’edizione 2024, numerosi artisti e coreografi del panorama nazionale: Antonello Apicella (Associazione Campania Danza), Irma Cardano (Arb Dance Company – Associazione Arabesque), Claudio Prati e Ariella Vidach, Sara Lupoli (Movimento Danza), Patrizia Cavola – Ivan Truol (Compagnia Atacama) Claudio Malangone (Borderlinedanza 2016), Simona Bertozzi, Gabriella Stazio (Movimento Danza). Il programma dettagliato sul sito casadelcontemporaneo.it.

Sista di Simona Bertozzi, con Marta Ciappina e Viola Scaglione Ph Serena Nicoletti

Omaggio al cinema musicale degli anni ’30 e ’40 con i Pockemon Crew

Il tradizionale appuntamento che la Fondazione Festival dei Due Mondi di Spoleto organizza in occasione delle festività natalizie, è con lo spettacolo Ciak, si gira! (il 10 dicembre, al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti), con i danzatori della Pockemon Crew, compagnia di punta della nuova generazione della break dance internazionale. Otto “figli della strada”, scoperti alla fine degli anni ’90 sotto i portici del Teatro dell’Opera di Lione, i Pockemon Crew hanno conquistato il pubblico con la loro creatività, trasformando la danza urbana in un linguaggio universale.

Ispirandosi al cinema degli anni ’30 e ’40, lo spettacolo Ciak, si gira! celebra i musical di Hollywood, dai passi di Fred Astaire e Gene Kelly alla magia di Stanley Donen e Vincent Minnelli, con costumi e scenografie che ricreano l’atmosfera degli studi cinematografici dell’epoca.

Riyad Fghani, coreografo e direttore artistico, spiega: «Tutti pensano che hip-hop e cinema siano due mondi diversi, in realtà sono cresciuti insieme. In tutto il cinema hollywoodiano si ballava molto e abbiamo costruito le nostre coreografie a partire dai tantissimi movimenti hip-hop che gli attori già facevano in quegli anni». Omaggiando le radici della settima arte, con un richiamo a Lione – loro città d’origine in cui i fratelli Lumière inventarono il cinema nel XIX secolo – la compagnia racconta gli inizi del movimento hip hop, nato nella New York degli anni ’40. Raccontano una storia che è la nostra storia: fatta di lotte, di speranze, di sogni infranti e ricostruiti».

Ciak, si gira! Pockemon Crew

Due algoritmi alla ricerca di emozioni e di una verità pirandelliana

Algoritmo d’autore, il nuovo spettacolo di quotidianacom, ispirato a Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello, è il secondo capitolo del progetto 7 note in cerca d’autore (Trilogia sul vedersi vivere), ideato e scritto da Roberto Scappin e Paola Vannoni, anche in scena assieme a Cristina Matta e Romano Trerè (dall’11 al 22 dicembre, Teatro delle Moline, Bologna, produzione quotidianacom, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale). Dopo A casa bambola! ispirato a Casa di bambola di Henrik Ibsen, n questo secondo capitolo della Trilogia dedicata ai grandi classici, quotidianacom ritrova nell’opera di Luigi Pirandello uno dei temi centrali della propria ricerca artistica, in particolare nei Sei personaggi, laddove l’autore evidenzia il pericolo di essere se stessi, di affrontare il confronto e l’inevitabile conflitto.

Dalla traccia dell’opera di Pirandello, abitata da personaggi con una storia carica di drammaticità, prendono forma due entità del nostro tempo, generate dall’Intelligenza Artificiale: AL e GO, due algoritmi con sembianze umane, non privi del libero arbitrio. Le loro reazioni agli eventi sono in parte codificate, prestabilite, ma hanno la possibilità di sbagliare, dubitare, emozionarsi, amare. L’audio delle voci degli attori innescherà un nuovo piano di realtà che aggiornerà gli enigmi del testo pirandelliano.

ALGORITMO D’AUTORE, quotidianacom

Lettere a Gian Lorenzo Bernini

Il rapporto fra gli intellettuali e il Potere in un’epoca segnata dalla propaganda. La complessità dell’animo umano contro ogni tentativo di semplificazione. Uno sguardo su un Passato che, per certi versi, somiglia al nostro Presente. Sono soltanto tre dei nodi affrontati in Lettere a Bernini, la nuova creazione del drammaturgo e regista Marco Martinelli (al Teatro Rasi di Ravenna, fino al 15 dicembre). Lettere a Bernini si svolge interamente in un giorno d’estate dell’anno 1667, esattamente il 3 agosto.

In scena, nel suo studio di scultore, pittore e architetto, il vecchio Gian Lorenzo Bernini interpretato dall’unico attore sul palco, Marco Cacciola, che recita in italiano e in napoletano. La massima autorità artistica della Roma barocca è infuriata con Francesca Bresciani, intagliatrice di lapislazzuli che ha lavorato per lui nella Fabbrica di San Pietro e che ora lo accusa, di fronte ai cardinali, di non pagarle il giusto prezzo per il suo lavoro.

Da questa vicenda, storicamente documentata, prende il via Lettere a Bernini: sono le lettere che la Bresciani spediva ai potenti committenti del Bernini, per denunciare il torto subito e rivendicare i propri diritti, rivelandosi figura di emancipazione femminile ante litteram.

Marco Cacciola in LETTERE A BERNINI, Ph Marco Sciotto

Tre giorni con Mandala Dance Company

Per celebrare il 15esimo anniversario della nascita della compagnia Mandala Dance Company, ATCL, Circuito Multidisciplinare dedica allo Spazio Rossellini di Roma una retrospettiva di tre giorni: cinque, tra le più importanti produzioni firmate dalla coreografa e regista Paola Sorressa ed anche quattro lavori dei/lle coreografi/e under 35 associati, vincitori delle tre edizioni di NVED_Nuovi Vettori Evolutivi Danza (2022-2024),  e una nuova produzione, Layers, la creazione originale di Paola Sorressa per MATRIX PRO 2024, il dance training program di Mandala Dance Company, che esplora il concetto di stratificazioni, unicità e connessioni umane.

La retrospettiva si apre, il 13 dicembre, con lo spettacolo Riti di passaggio, dedicato a Lucien Bruchon, che si ispira alla sacralità di tutti quei momenti che segnano il passaggio alle diverse fasi esistenziali o scandiscono l’evoluzione stessa dell’individuo in questa vita terrena fino al passaggio a nuove dimensioni che permette di rovesciare l’esperienza individuale in quella collettiva e che accompagna ad una nuova condizione di equilibrio e quindi di rinascita.

Balancier Mandala Dance Company ph Dino Frattari

Dissertazione su quale droga fa per me

Lo spettacolo dell Compagnia del Sole Quale droga fa per me è una conferenza monologo dal testo di Kai Hensel, interpretato da Stella Addario con regia e impianto scenico di Marinella Anaclerio (al Teatro Abeliano di Bari il 14 e 15 dicembre). Legato ancora una volta al tema delle dipendenze e del progetto Mind the GAP, lo spettacolo ha come protagonista una sprovveduta casalinga che grazie al garzone dell’idraulico scopre l’Ecstasy e da lì comincia ad esplorare il mondo delle droghe con passione e serietà; il frutto di questa esperienza diventa materia di un’accorata dissertazione che ha il fine di facilitare gli spettatori interessati nella scelta dell’additivo chimico o naturale, che li aiuti a condurre il proprio personale viaggio sulla terra. Nume tutelare è Seneca, onnipresente con i suoi aforismi, saggezza in pillole per orientarsi e confrontarsi nei momenti bui.

Quale droga fa per me, Ph Mara Salcuni

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