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In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 9 al 15 ottobre.
Teatro e danza
NANNI MORETTI E NATALIA GINZBURG
Per il suo esordio da regista nel teatro di prosa, Nanni Moretti sceglie due commedie di Natalia Ginzburg, la cui scrittura è molto vicina all’immaginario che ha consolidato il successo cinematografico dell’artista. Moretti dirige cinque attrici e attori, affrontando “lo spavento” del palcoscenico. Quello “spavento” che definisce lo scarto tra l’intimità della parola scritta e il clamore della parola detta di fronte a un pubblico dal vivo: termine usato, in questa accezione, da Ginzburg. Due commedie che ci raccontano nuclei familiari disarmonici, gente che si lascia vivere senza entusiasmi; esseri deboli, dai valori etici inconsistenti. Con sguardo ironico apre il sipario su intimità domestiche nelle quali il conflitto cede il posto all’indifferenza, svelando la fatuità di uomini e donne emotivamente e moralmente inetti.
Ginzburg gioca con i valori cari alla società borghese: matrimonio, fedeltà, maternità, amicizia sono trattati con parole di una levità che ne rivela tutte le fragilità. Questa leggerezza estrema diventa una lente di ingrandimento, una chiave di lettura fredda, che converte in commedia fatti altrimenti tragici della vita dei protagonisti. E al tempo stesso si fa denuncia: di una società che rimane indifferente di fronte ai fatti della vita, che non partecipa mai per davvero, che rimuove quel poco di senso di colpa che a volte, timidamente, affiora.
Moretti sceglie il “teatro delle chiacchiere” di Natalia Ginzburg per metterci davanti ad uno specchio che ci mostra inadeguati, spettatori indifferenti di fronte alla complessità e alle tragedie della vita.
“Diari d’amore. Dialogo | Fragola e panna”, due commedie di Natalia Ginzburg, regia di Nanni Moretti, con Valerio Binasco, Daria Deflorian, Alessia Giuliani, Arianna Pozzoli, Giorgia Senesi, scene Sergio Tramonti, luci Pasquale Mari, costumi Silvia Segoloni. Produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Carnezzeria Srls, Emilia Romagna Teatro ER T / Teatro Nazionale, LAC Lugano Arte e Cultura, Châteauvallon-Liberté scène nationale, TNP Théâtre National Populaire à Villeurbanne, La Criée – Théâtre National de Marseille, Maison de la Culture d’Amiens, in collaborazione con Carrozzerie n.o.t, coordinamento Aldo Miguel Grompone. A Torino, Teatro Carignano, dal 9 al 29 ottobre. In tournée.
BATSHEVA DANCE COMPANY IN ITALIA
Considerato dalla critica «uno degli spettacoli più belli che Ohad Naharin abbia mai creato per la Batsheva Dance Company», arriva in Italia (al Festival Aperto di Reggio Emilia, il 14 ottobre; a Torinodanza il 17 e 18; alla Triennale di Milano, il 20 e 21 ottobre; a Brescia, Teatro Grande il 23) il nuovo lavoro di una delle più importanti compagnie di danza al mondo.
Frutto della straordinaria capacità di invenzione coreografica di Naharin, che lo ha creato insieme all’ensemble di diciotto danzatrici e danzatori, MOMO gioca sul tema dello sdoppiamento, suggerito anche dalla reiterazione della sillaba ‘mo’: uno spettacolo sorprendente composto da due anime, una che affonda le radici nelle profondità della terra – incarnando gli archetipi di una mascolinità cruda – e un’altra in cerca di un’identità rinnovata e distinta. Accompagnati dall’album Landfall della leggendaria Laurie Anderson e del Kronos Quartet, ensemble di riferimento per la musica classica contemporanea, sul palco i corpi degli interpreti si dispiegano in un autentico atto di passione corale. Una ricerca costante di anomalie del movimento, capaci di generare un flusso inesauribile di immagini, suoni e significati.
Sabato 21, alle ore 18, Naharin terrà una Lectio Magistralis aperta al pubblico presso il Salone d’Onore di Triennale Milano: un’occasione unica per approfondire ed esplorare lo straordinario universo creativo di uno dei più importanti coreografi viventi. Ingresso libero su prenotazione fino a esaurimento posti (info disponibili sul sito triennale.org).
WEEKEND AL FESTIVAL APERTO DI REGGIO EMILIA
Il lavoro di Alexander Vantournhout (in prima italiana il 14 ottobre, ore 18, al Teatro Cavallerizza), è ingegnoso e unico. In pochi anni ha sviluppato un linguaggio coreografico che attinge a tecniche di danza, arti marziali, circo, yoga, anatomia e mondo animale, lui che è ha studiato ruota e giocoleria e danza contemporanea. In Foreshadow, con il sottofondo di musica rock sperimentale, gli artisti, otto acrobati, esplorano i limiti fisici di un gigantesco ostacolo verticale. Firmamento della compagnia di danza La Veronal, diretta dal coreografo catalano Marcos Morau (15 ottobre, ore 16, Teatro Ariosto), è pensato per un pubblico di millenials, è però capace di rapire spettatori di ogni età, grazie al suo porsi a metà strada tra cinema, teatro e danza, e al suo ritmo incessante, ai costumi, alle luci e alle video-animazioni, con sei interpreti che si muovono in una dimensione onirica.
Siamo nell’ambito dell’immaginazione allo stato puro e non è possibile trovare qualsivoglia filo logico. In Firmamento un mondo finisce e un altro sta per iniziare. Più o meno quel che accade quando siamo adolescenti: facciamo fatica a lasciare andare l’infanzia, ma allo stesso tempo desideriamo l’età adulta. Momo di Ohad Naharin per la Batsheva Dance Company, è in scena, il 14, ore 21, al Teatro Romolo Valli.
VISAVÌ GORIZIA DANCE FESTIVAL
Quarta edizione di Visavì Gorizia Dance Festival, il festival di danza contemporanea di Gorizia e Nova Gorica ideato da ArtistiAssociati (dall’11 al 15 ottobre), diretto da Walter Mramor. L’aspetto transfrontaliero è quello che maggiormente caratterizza l’iniziativa, che deve la sua unicità al fatto di svolgersi in due stati, Italia e Slovenia. Dieci spettacoli, tre eventi site specific, un contest originale, un convegno, un’anteprima, due workshop, in dieci location.
Il programma: Distance, nuova creazione della compagnia slovena MN Company, già impegnata ad indagare le tematiche cardine del progetto Go! Borderless; Un discreto protagonista di Alessandra Paoletti e Damiano Ottavio Bigi, con lo stesso Bigi e Lukasz Przytarski; la prima assoluta di Cultus, di Roberto Zappalà; il site specific di Coreofonie #Le Sacre della Compagnia EgriBianco Danza, e Gli anni, solo autobiografico creato da Marco d’Agostin per Marta Ciappina; la prima nazionale di Girls&Boys della compagnia nazionale maltese ŻfinMalta, lavoro giocoso e provocatorio del coreografo Roy Assaf; Gran Bolero, creazione dello spagnolo Jesús Rubio Gamo per una coproduzione sloveno-croata; l’anteprima del nuovo lavoro dell’inglese Liam Francis e il debutto italiano della produzione sostenuta dal network Pan Adria, Memoria Project di Mala Kline; la prima nazionale della Kibbutz Contemporary Dance Company – 2nd company Me (who am I) di Léa Bessoudo Greck. Per i più piccolo, il 15 ottobre, lo spettacolo Il piccolo re dei fiori, una creazione di Valerio Longo e Fabrizio Montecchi ispirata al racconto e ai meravigliosi disegni di Květa Pacovská coprodotto da Balletto di Roma e Teatro Gioco Vita. Chiude il programma Visavì experimental contest, originale competizione su musica dal vivo aperta a tutti i generi di danza.
CULTUS DI ROBERTO ZAPPALÀ
Debutta in prima assoluta, il 12 ottobre, al VISAVI Gorizia Dance festival, Cultus, creazione di Roberto Zappalà con la Compagnia Zappalà Danza, un ritorno, per il coreografo catanese, alla sua danza ricca di contraddizioni creative, dai sapori carnali e delicati, musicali ma anche atonali, esplosivi ma anche poetici e intimi. A ispirarlo musicalmente sono le atmosfere delle musiche di David Lang, le voci dell’opera The Little Match Girl Passion composta nel 2007, voci che danno vita ad un lavoro di grande impatto sonoro con atmosfere sacre originariamente ispirate alla fiaba della piccola fiammiferaia di Hans Christian Andersen, e che hanno un riferimento nella Passione secondo Matteo di Bach.
Con Cultus Zappalà sente l’esigenza di un confronto tra la danza e la parola per sottolineare non solo la continuità e i punti di contatto ma anche e, soprattutto, gli strappi e le differenze; un confronto che è anche uno scontro tra due forme espressive che l’artista ha affrontato spesso nel suo percorso artistico. Mette in atto la trasfigurazione di una drammaturgia in quadri emozionali di danza pura e, al contempo, propone un viaggio coreografico che procede dalla sofferenza causata dalla tortura, alla felicità della resurrezione. Il 15 ottobre al Teatro della Tosse, Genova, nell’ambito del Festival Resistere e Creare.
LA VITA È SOGNO, REGIA DI DECLAN DONNELLAN
Scritto da Pedro Calderón de La Barca nel 1635, La vida es sueño è uno dei grandi capolavori della storia del teatro. Sin dal titolo, questo anomalo dramma radicalizza una domanda: cosa è la realtà? E lo fa affrontando il tema magmatico e affascinante del sogno. Sono tanti i rimandi alla tragedia classica greca: la storia di un principe esiliato dalla comunità, di un vaticinio e di una maledizione, di identità nascoste e poi svelate, la lotta per il potere: sono temi cari al barocco, ma oggi più che mai attuali. Nell’epoca delle fake news, confrontarsi con il capolavoro di Calderón significa anche chiedersi quale sia il confine, sottile, tra verità e menzogna, tra luci e ombre, tra libertà e inconscio.
A portare in scena lo spettacolo, di cui il Teatro Nazionale di Genova è partner di coproduzione, è il pluripremiato regista inglese Declan Donnellan, con il cast di attori e attrici della Compañía Nacional de Teatro Clásico di Madrid (dal 12 al 15 ottobre al Teatro Gustavo Modena di Genova, uniche date previste in Italia).
Dichiara il regista: «Shakespeare, Sofocle, Calderón…I classici resistono al tempo perché continuano a parlare di adesso. Indagano la nostra vita, i nostri autoinganni e le nostre conquiste. Fare o Essere? Calderón suggerisce che la nostra principale paura non è la morte, ma il non-esistere, che è cosa completamente diversa. Ci chiede se il vero motivo per cui facciamo le cose non è tanto perché vogliamo farle, ma solo per dimostrare che esistiamo».
IL SONNO DI BORIS CHARMATZ
«Adoro pensare che le idee coreografiche giungano quando sei sdraiato, quando ti addormenti, quando sei sonnolento. Mi piacerebbe fare un assolo così, ispirato da questi stati di latenza ed esplorare l’ibernazione e la sua fine, la risacca dei sogni ad occhi aperti e l’urto del risveglio, esplorare il desiderio di passività e muovermi nel sonno», aveva scritto Boris Charmatz nelle note d’intenti alla base del suo assolo Somnole (al Teatro Argentina per il Romaeuropa Festival, il 10 e 11 ottobre).
Il coreografo, tra i più acclamati della scena francese, dal 2022 direttore del Tanztheater Wuppertal Pina Bausch, ha affettivamente traslato questi appunti sulla scena. Perché Somnole è un viaggio nella mente, nella sua creatività e al contempo nel ricordo; un sogno attraversato da luci che si rivolgono al pubblico e che rendono il corpo del danzatore tramite di un processo mentale, incarnazione di un processo di assopimento.
Ad accompagnare questa visione sono reminiscenze musicali, classiche e contemporanee, fischiettate dal Charmatz per tutta la performance. Somnole è una pièce soffice, in divenire, che invita il pubblico a scavare sotto la superficie, a sognare ad occhi aperti.
FRANKENSTEIN (A LOVE STORY)
Il nuovo spettacolo di Motus (il 13 e 14 ottobre al Teatro Arena del Sole di Bologna, e dal 17 al 19 al TPE Festival delle Colline Torinesi di Torino), diretto da Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande, vede in scena, insieme allo stesso Casagrande, l’attrice e performer Silvia Calderoni e l’attrice greca Alexia Sarantopoulou; a firmare la drammaturgia è la studiosa Ilenia Caleo. Attiva a livello internazionale, la compagnia fondata a Rimini da Nicolò e Casagrande nel 1991 ha sempre lavorato sulle più aspre contraddizioni del presente: con il progetto sull’immaginario travolgente di Mary Shelley si avvicina ora a uno dei personaggi più inquietanti della letteratura europea, emblema della diversità e del pregiudizio umano.
La figura della “progenie mostruosa” che l’autrice ha ideato per prima, fondando di fatto il romanzo fantascientifico, è stata poi anche un simbolo fecondo per molti studiosi della filosofia postumana, sul confine pericoloso tra umano e artificiale. «Un progetto mostruoso – affermano i registi – composto dalla cucitura di diversi episodi e dal desiderio di ridare vita all’inanimato, galvanizzandolo, scomponendo e ricomponendone pezzi letterari. Non siamo entrati nella narrazione dei passaggi complessi e dolorosi del romanzo epistolare, ma ne abbiamo distillato solo frammenti/monologhi legati alle tre esistenze, compresa quella di Mary Shelley.
BENVENUTE STELLE
L’autrice teatrale e cinematografica Eleonora Danco, apre la stagione del Teatro India di Roma il 12 ottobre (e fino al 22) con un testo nuovo, Benvenute stelle. Il racconto, un “dj set” lo definisce l’autrice, della realtà di uno dei quartieri della periferia più noti e problematici della capitale: Torbellamonaca.
«Stavo lì, a Tor Bella Monaca, in case che cascano a pezzi, con madri che non hanno i soldi per far mangiare i figli, bambini che la sogliola se la sognano, ragazzi in carcere, rapine, spaccio, mazzate. Mi sono concentrata nel dare voce a questo mondo, senza aggiungere filtri paternalistici o pedagogici», scrive Danco nelle sue note di regia. «Ho rotolato, come ho potuto, nelle loro atmosfere: distanti appena 25 minuti dal bio dove compro more essiccate dell’Himalaya per cena. Un quadro espressionista, dei lembi umani che volano, mixati a impressioni, visioni stati d’animo, il corpo che si adagia e si dispera come sempre». Tratto da storie vere della periferia romana Un dj set di racconti ai margini, uno stordimento di realtà, anche tragicomica, impietosa e commovente.
“Benvenute stelle”, scritto e diretto da Eleonora Danco, con Eleonora Danco e Federico Majorana, costumi Alessandro Lai, disegno Luci Eleonora Danco, musiche scelte da Marco Tecce. Produzione Teatro di Roma Teatro Stabile di Napoli. A Roma, Teatro India, dal 12 al 22 ottobre: a Napoli, Ridotto Teatro Mercadante, dal 21 al 26 novembre.
PERIFERICO FESTIVAL A MODENA
Torna a Modena, nei week end dal 13 al 29 ottobre, la manifestazione internazionale curata da Federica Rocchi e Serena Terranova, che porta l’arte nello spazio urbano. Al centro della XV° edizione c’è il tema della voce: quella dei luoghi, delle comunità, la voce come espressione unica legata alla specificità e al prendere parola nello spazio pubblico. Installazioni, performance, concerti, incontri e rappresentazioni teatrali invaderanno strade e spazi non convenzionali di Modena. Le pratiche performative site-specific, volte ad abitare luoghi non teatrali con interventi che valorizzano gli spazi e i loro significati, avranno come ospiti nomi italiani e internazionali.
Il primo fine settimana, dal 13 al 15 ottobre, il gruppo olandese Building Conversation in Agonistic Conversation, performance interattiva nella quale saranno scelti e trattati temi e conflitti che molto spesso dividono il pensiero della società; il disegnatore Stefano Ricci, con Diquadilà, un evento unico pensato insieme ai disegnatori Ahmed Ben Nessib e Omar Cheikh, sul tema della migrazione; l’artista interdisciplinare Valentina Medda che affronta il tema della sicurezza delle città di notte per le donne nella performance itinerante Modena by Night; il mover, performer e musicista Francesco Saiu con alcuni artisti di parkour per una corsa urbana dinamica e musicale in Intermission.
FESTIVAL INTERNAZIONALE NUOVA DANZA DI CAGLIARI
La 41° edizione di FIND, Festival Internazionale Nuova Danza, dopo le anteprime di settembre, ritorna ad animare, dal 6 al 31 ottobre, la città di Cagliari con un calendario denso di appuntamenti in alcuni dei suoi spazi più incantevoli: il Bastione Saint Remy, il Giardino sotto le Mura, l’Orto Botanico e il Teatro Massimo. Una ricca programmazione organizzata da Maya Inc con la direzione artistica di Cristiana Camba che si articolerà con 29 appuntamenti di spettacolo, 36 compagnie, di cui 27 italiane e nove provenienti dall’estero.
L’11 ottobre GiruGiru – Site Specific HBO del Gruppo e-motion, coreografia di Francesca La Cava; Come neve, coreografia di Adriano Bolognino; la prima nazionale di As if, I have missed myself della C&C Company dei due danzatori e coreografi Fabio Liberti e Emanuele Rosa; il 13 ottobre En Pathos, sentirsi sentiti di Versilia Danza, coreografia e danza di Valentina Sechi e Luca Tomao; Symposium, di Davide Valrosso e le improvvisazioni musicali di Marco Caredda; Jules, della Compagnia Naturalis Labor, coreografia e danza Alice Beatrice Carrino e Giuseppe Morello; il 14 ottobre, Han-Human: A leap of Love di Elementz Art, di e con Daniele Salvitto; Sharks, del Balletto di Sardegna e S-Dance Company, coreografia di Mario Coccetti; Place to place di Movimentodanza, coreografia di Gabriella Stazio. Il 15, Ikaro del coreografo e danzatore Rocco Suma.
MENO DI DUE DEI TEATRIDILINA
La Compagnia Teatrodilina torna in scena a Roma, a Carrozzerie.Not, dal 13 al 15 ottobre e dal 20 al 22, con il loro spettacolo Meno di due, scritto e diretto da Francesco Lagi e interpretato da Anna Bellato, Francesco Colella e Leonardo Maddalena. Alcune migliaia di anni fa qualcuno disegnava sulle pareti di una grotta. Lasciava segni di animali, di insetti e di mammiferi. Poi disegnava un fuoco. E intorno al fuoco il ritratto di due persone. Sembra l’immagine di un rito magico, religioso, propiziatorio. Quelle due persone ballano. Forse però parlano. Sicuramente gesticolano. Tentano di dirsi delle cose, provano a conoscersi. E alcune migliaia di anni dopo eccole lì quelle due persone, che ci provano ancora.
Le ritroviamo oggi, un uomo e una donna che si incontrano per la prima volta. Dopo essersi scritti, mandati foto, conosciuti a distanza per alcune settimane, forse mesi. Hanno deciso di vedersi per davvero, lui per raggiungere lei ha fatto un lungo viaggio, lei lo ha atteso con leggera trepidazione. La loro giornata che scorre fra chiacchiere al bar, silenzi, viaggi in macchina e piccole delusioni. Un’escursione in una grotta millenaria, un giro al bowling e improvvise rivelazioni. In mezzo a un nuvolone carico di pioggia si affaccia in lontananza una tiepida luce.
ODIESSEO AL DI LÀ DEL MARE
Ritorna la Tragedia Innocente, il dramma classico “pensato” e portato in scena per le giovani generazioni, nel 76° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza “Stella Meravigliosa”. Il nuovo appuntamento è con Odisseo, colui che corse al di là del mare (dal 13 al 15 ottobre), un inedito e particolare racconto del grande viaggiatore omerico, un Odisseo contemporaneo che compie un viaggio a ritroso rivisto con la “giusta distanza dell’uomo maturo”, un percorso negli abissi dell’anima e ad un tempo un inno alla vita.
In una scena completamente spoglia prenderanno vita i ricordi di un passato che inizia su una spiaggia di un mare nordico, come quello raccontato da Joyce nel suo “Ulisse”, con un Odisseo bambino che gioca con il suo cane, per proseguire con il racconto dell’eroe adolescente che passerà il testimone ad un Odisseo che si è fatto ormai uomo e che riuscirà a portare a compimento il suo viaggio verso Itaca. Giuseppe Pambieri, sarà sempre presente in scena a sollecitare i ricordi, a rappresentare l’eroe cui spetta il compito di fare il bilancio della sua vita e di affrontare il dilemma: restare o partire ancora?
Protagonisti Giuseppe Pambieri, Imma Quinterno e Francesco Lunardi e gli attori di Tema Cultura Academy, testo e regia di Giovanna Cordova, coreografie di Silvia Bennett.