In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dall’11 al 16 aprile.
LA CARIDAD DI ANGÉLICA LIDDELL
Artista potente ed estrema, Angélica Liddell torna a Bologna con la sua nuova creazione: “Caridad. Un’approssimazione alla pena di morte divisa in 9 capitoli”, tappa unica italiana. Diviso in 9 capitoli, “Caridad” richiama i testi sacri – fra tutti, il Vangelo di Matteo – per riflettere sul male e sulla possibilità del perdono. Lo spettacolo attraversa i temi della vendetta, del crimine e del peccato, per indagare la virtù della carità, considerata più importante sia della fede che della speranza: un «apogeo dell’amore» che conduce «ad abbracciare gli assassini». Il pubblico si confronta con il concetto di progresso sociale, misurabile, secondo l’artista, sulla base del grado di atrocità che siamo capaci di perdonare.
«Il cristianesimo – dichiara l’artista – continua a essere uno dei movimenti più moderni e trasgressivi per la quantità di perdono e carità che ci costringe a sopportare di fronte al criminale. “Beati i perseguitati a causa di giustizia” dice Matteo; è più importante del monito “non ucciderai”, è più importate del comandamento “non ruberai”. Il perdono e la carità implicano l’accettazione totale della natura umana, che include la malvagità, che non è altro che una grande concentrazione di sofferenza».
“Caridad. Un’approssimazione alla pena di morte divisa in 9 capitoli”, testo, scene, costumi e regia Angélica Liddell, con David Abad, Yuri Ananiev, Federico Benvenuto, Nicolas Chevallier, Guillaume Costanza, Angélica Liddell, Borja López, Sindo Puche, luci La Cía de la Luz (Pablo R. Seoane), paesaggio sonoro Antonio Navarro, scene Readest Montajes, S.L., oggetti di scena Francisco García-Calvo Rodríguez. Produzione Iaquinandi S.L, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Festival Temporada Alta Girona, CDN Orleans Centre Val de Loire, Teatros del Canal Madrid in collaborazione con Aldo Miguel Grompone. A Bologna, Teatro Arena del Sole, il 15 e 16 aprile.
LA DAMA DI PICCHE DI ANŽELIKA CHOLINA
Con la compagnia che porta il suo nome, Anželika Cholina Dance Theatre (A|CH Dance Theatre) fondata nel 2000, ritorna a “Moving Souls”, alla sesta edizione di Danza in Rete Festival | Vicenza – Schio, la coreografa lituana Anželika Cholina, nota per trasformare in danza dal taglio narrativo i grandi capolavori della letteratura. La nuova creazione è ispirata all’omonimo racconto di Aleksandr Puskin del 1834 e tradotto in musica da Tchaikovsky, al quale si aggiungeranno nella coreografia brani di Rachmaninov e di Prokofiev.
La storia de “La Dama di Picche”, ruota attorno al personaggio di Hermann, ufficiale di origine tedesca, povero e ambizioso, ma che spera di poter dominare il gioco d’azzardo. Lo pensa, al punto da credere che, se scoprisse i segreti del gioco delle tre carte, si aprirebbe per lui una miniera di fortuna e di felicità. Spinto da questa illusione, l’ufficiale vede inizialmente le cose andare per il verso giusto, ma il demone del gioco si impossesserà sempre di più di lui, fino al tragico epilogo.
Su questo impianto narrativo, Anželika Cholina approfondisce in particolare il personaggio della Contessa, allo stesso tempo motore dell’azione, vittima, e carnefice che conduce Hermann all’autodistruzione, vittima del gioco da lui stesso elaborato. La personale lettura della coreografa invita ad un’analisi dell’attualità e delle aspirazioni delle generazioni più giovani.
“La dama di Picche”, ispirato al racconto di Alexander Pushkin e al libretto dell’opera di Modest Tchaikovsky, regia e coreografia Anželika Cholina, scene Marijus Jacovskis, costumi Olga Filatova Kontrimienė, luci Tadas Valeika. A Vicenza, Teatro Comunale, il 14 aprile; a Modena, Teatro Comunale Pavarotti-Freni, il 16.
SABURO TESHIGAWARA E YASMINE HUGONNET A CANGO
Prosegue il festival fiorentino La democrazia del Corpo del Centro nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni a Cango Cantieri Goldonetta, con “Adagio” di Saburo Teshigawara, il 12 e 13 aprile. Gli adagi di Mahler, Beethoven, Bach, Mozart, Rachmaninov, Ravel, Bruckner accompagnano il nuovo lavoro del coreografo e danzatore giapponese. I suoi gesti si uniscono, come in un rituale, a quelli della sua storica collaboratrice Rihoko Sato. I due danzatori appaiono sospesi in un tempo irreale, alla ricerca di un’essenza che si manifesta nell’incontro tra musica e danza. Come poesie coreografiche, intensi duetti mostrano la potenza e l’incanto dei corpi in movimento.
Segue lo spettacolo “Le Récital des Postures” di Yasmine Hugonnet, il 15 e 16. Il recital è una forma di concerto per un solo strumento. Qui si tratta di un corpo, con il quale la solista esegue posture accordate a una partitura di note sospese nel silenzio, meditative. Tante pose tenute mentre il movimento circola nell’immaginazione dello spettatore. Il corpo svela i suoi semplici misteri con una fertile potenza evocativa. Il disegno dell’insieme, il lavoro sulla sagoma, l’umorismo della Hugonnet, fanno eco alla materialità della presenza. Incastonato nel bianco della scena, il corpo si impone e si fa dimenticare, fino a farsi voce e a parlarci da dentro la pelle.
LE SPECTRE DE LA ROSE DI MATTEO BITTANTE
Dal celebre balletto “Le spectre de la rose”, ispirato all’omonimo poema di Théophile Gautier (1837), il coreografo Matteo Bittante elabora una personale interpretazione in chiave contemporanea. Il memorabile sogno della giovane fanciulla viene trasformato in un viaggio immaginifico di un uomo quarantenne sopraffatto dall’esperienza e dall’eco di un Rave. Perso nelle proprie inquietudini e intrappolato in sé stesso, il protagonista viene travolto dalla visione spettrale di due giovani danzatori. Due spiriti che in un’atmosfera surreale e onirica lo trascinano in una danza viscerale che lega gli istinti, i desideri e le esistenze. La rosa in questo immaginario è il simbolo di una rinascita spirituale. Ha il potere trasformativo e autoriflessivo in grado di riportare consapevolezza e amor proprio permettendo al protagonista di risentirsi nella propria unicità e allo stesso tempo parte del tutto.
“Le spectre de la rose. Rave”, uno spettacolo di Matteo Bittante, con Matteo Bittante, James Pett e Travis Clausen-Knight, costumi Alessandro Vigilante, elaborazione sonora Chris Costa. Produzione DANCEHAUSpiù 2023. A Milano, all’interno di Exister, una Stagione di Danza 2023, DanceHaus, il 15 e 16 aprile.
PASIONARIA DI MARCOS MORAU
Immagina quel posto di cui tutti parlano. Il luogo in cui cambieremo tutto questo. Quel mondo che è il risultato di tutti i nostri sforzi nel corso di questi anni. Quel posto che chiamiamo progresso. Potremmo chiamare quel posto, quel pianeta: Pasionaria. Esseri simili a noi, che sono stati perfettamente progettati per imitarci, vivono lì. Ciò che chiamiamo vita è diventato un paesaggio artificiale e i suoi abitanti si sono trasformati in gadget tecnologici che hanno perso ogni tipo di passione. Il presente in cui viviamo ci fa immaginare un futuro in cui abbiamo semplicemente smesso di sentire. Un futuro in cui non riusciamo neanche più a riconoscere noi stessi o a sentire che stiamo vivendo la nostra stessa vita.
Il dolore e la passione sono ciò che ci differenzia dai robot o dalle statue, e useremo quei corpi inerti – protagonisti della pièce – per guardare noi stessi, trovare le differenze e scoprire se siamo ancora vivi. Pasionaria mette in discussione il distacco emotivo verso cui ci stiamo muovendo. Una riflessione su quell’idea di progresso che ci viene imposto. Il mondo artificiale verso cui siamo spinti e violentemente gettati, dove individualismo e una sorta di codardia morale stanno trasformando il mondo attuale in un luogo di adulti indifesi. Un futuro che è – per fortuna – ancora lontano.
“Pasionaria”, ideazione, regia e coreografia Marcos Morau, in collaborazione con i danzatori e le danzatrici Àngela Boix, Jon López, Ariadna Montfort, Núria Navarra, Lorena Nogal, Shay Partush, Marina Rodríguez, Sau- Ching Wong, scenografia Silvia Delagneau, sound design Juan Cristóbal Saavedra, disegno luci e direzione tecnica Bernat Jansà, video Esterina Zarrillo, costumi Carmen Soriano. Compagnia La Veronal. A Napoli, Teatro Bellini, dal 14 al 16 aprile.
LA SAGRA DI DEWEY DELL
Tra i protagonisti più originali della ricerca in Italia, Dewey Dell, compagnia di danza e performing arts attiva dal 2006 e composta da Teodora Castellucci, Agata Castellucci, Vito Matera e dal musicista Demetrio Castellucci, ritorna a Triennale Milano Teatro (il 15 e 16 aprile) con una prima assoluta, coprodotta da FOG, che trae spunto e titolo da una delle composizioni più celebri di Stravinskij: pietra miliare della letteratura musicale, “La sagra della primavera” è un “balletto con musica” scritto originariamente per la compagnia dei Balletti russi di Sergej Djagilev tra il 1911 e il 1913. Al centro c’è il tema del cambiamento: se nell’essere umano la morte è sempre al fianco della vita, manifestandosi come un rito di passaggio o di rivoluzione interiore, nella natura la compresenza di vita e morte diviene ancora più profonda. Così, nella rigenerazione ciclica delle stagioni e della fecondità della terra, la primavera diviene il periodo di massimo turbamento, nella quale il terrore dell’esistenza si fonde alla gioia vertiginosa dell’esserci. Il nuovo sorprendente lavoro di una delle compagnie più originali della scena contemporanea europea.
FESTIVAL CRUDO A BOLOGNA
Seconda edizione di CRUDO, Festival di danza contemporanea e performing arts, a cura di Leggere Strutture Art Factory (dal 13 al 20 aprile al Teatro Dehon di Bologna). Il Festival nasce e si sviluppa per mettere in luce artisti emergenti del panorama della danza contemporanea nazionale ed internazionale, portando in scena, oltre ad artisti già noti del mondo della danza contemporanea, nuove energie creative, che intraprendono un percorso innovativo ed esperienziale, con tecniche e focus inediti.
La seconda edizione ha per sottotitolo INdivenire. Inoltre CRUDO 2023 pone uno sguardo sui progetti di produzione selezionati dal Bando “CRUDO. e non solo” che hanno ottenuto un periodo di residenza artistica e restituzione pubblica in forma di anteprima nella Rassegna del periodo invernale. Tra i coreografi e danzatori in scena: Carlo Massari, Marco Chenevier, il brasiliano Lucas Delfino, Mattia Gandini, Laura Chieffo e Giovanni Zoffoli, Anna Albertarelli, Elisa Pagani/Compagnia DNA, Elena Bolelli, il coreografo israeliano Yotam Peled con i danzatori di Artfactory International, la Compagnia La casa Oscura di Sabino Barbieno e Núria Argilés.
ROSSINI OUVERTURES
Così il coreografo Mauro Astolfi scrive nel presentare lo spettacolo, una creazione per nove interpreti della sua compagnia Spellbound Contemporary Ballet: «Nelle sue lunghissime notti, sempre più insonni, Rossini viveva ormai in due mondi, che a momenti si avvicinavano, quasi si toccavano, e solo la sua infinita capacità di creare, la sua passione per il godimento fisico, sensoriale, per la cucina, per il sesso, riuscivano momentaneamente ad anestetizzare quello che stava accadendo nel suo corpo e nella sua mente. La sua era musica estrema. Il segno di una forza e di una energia superiore, ed ho volutamente cercato di creare una danza estrema, carica di energia, di vitalità, di incontri, di seduzioni, di suggestioni…ho passato molto tempo pensando come si sarebbe potuto tradurre in movimento la sua genialità compositiva. Non ho sentito di lavorare su un’astrazione, ho cercato e ho “sentito “come raccontare la vibrazione della sua musica: mi sono letteralmente lasciato trasportare, ed è stata un’esperienza unica. Come scrive Alessandro Baricco: la musica di Rossini è una vera e propria “follia organizzata”. Intensità, caos puro, smarrimento, fuga schizoide …ma scappando ha creato qualcosa che non avrebbe mai più potuto essere ripetuto dopo di lui».
“Rossini ouvertures”, coreografia e regia Mauro Astolfi, musiche Gioachino Rossini, luci Marco Policastro, scene Filippo Mancini, costumi Verdiana Angelucci. Produzione Spellbound. A Roma, Teatro Parioli, dal 12 al 16 aprile.
LE CINQUE ROSE DI JENNIFFER
Jennifer è un travestito romantico che abita in un quartiere popolare della Napoli degli anni ‘80. Chiuso in casa per aspettare la telefonata di Franco, l’ingegnere di Genova di cui è innamorato, gli dedica continuamente “Se perdo te” di Patty Pravo alla radio che, intanto, trasmette frequenti aggiornamenti sul serial killer che in quelle ore uccide i travestiti del quartiere. Gabriele Russo affronta per la prima volta un testo di Annibale Ruccello – scegliendo il più simbolico, quello che nel 1980 impose il drammaturgo all’attenzione di pubblico e critica.
Il regista ci preannuncia una messinscena dall’estetica potente, fedele al testo e, dunque, alle intenzioni dell’autore «Ci atteniamo alle rigide regole e alle precise indicazioni che ci dà Ruccello stesso – racconta Russo – cercando di attraversare, analizzare, capire sera per sera, replica dopo replica un testo strutturalmente perfetto, che delinea un personaggio così pieno di vita che pare ribellarsi alla mano di una regia che vuole piegarlo alla propria personalissima visione. Non è un testo su cui sovrascrivere ma in cui scavare, per tirare fuori sottotesti, possibilità, suggestioni, dubbi». In scena, un inedito Daniele Russo, affiancato da Sergio Del Prete in un allestimento che restituirà tutta la malinconia del testo senza sacrificarne l’irresistibile umorismo.
“Le cinque rose di Jennifer” di Annibale Ruccello regia Gabriele Russo con Daniele Russo e Sergio Del Prete scene Lucia Imperato costumi Chiara Aversano disegno luci Salvatore Palladino progetto sonoro Alessio Foglia produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini. A Roma, Teatro Vascello, dal 12 al 16 aprile.
LA COMPAGNIA DEL SONNO
Un capocomico, una prima donna, una soubrette, un attor giovane, un anziano regista menomato dall’età. Sono i cinque protagonisti de “La compagnia del sonno”, il nuovo testo del 63enne scrittore e drammaturgo palermitano Roberto Alajmo messo in scena dal regista Armando Pugliese. «Chi è che mette in scena i sogni di ciascuno di noi?», scrive l’autore. «Forse c’è una compagnia teatrale demandata a fare questo e solo questo. Forse ognuno possiede la propria, che si agita nel cervello cercando di mettere assieme quel che serve per l’attività onirica notturna. Immaginiamo un piccolo manipolo di guitti, ciascuno dei quali risponde ad un ruolo classico: il capocomico, la prima donna, le giovani promesse.
Questa sorta di farsa psicanalitica si immagina in una specie di teatro dismesso che è poi la rappresentazione più triviale dell’inconscio, lì dove si mettono in scena i sogni. In quell’unico ambiente vive e lavora la compagnia degli sfortunati attori, perennemente alle prese con problemi di budget e rivendicazioni salariali, carenze d’organico e risorse che non bastano mai. Lo stesso repertorio è molto ripetitivo: mai un incubo veramente originale, mai un sogno erotico che risulti davvero eccitante. Forse però esiste una speranza: sta per arrivare Scalogno, una vecchia gloria dell’arte registico-onirica, destinato proprio a dirigere la compagnia e risollevarne il destino».
“La compagnia del sonno”, scritto da Roberto Alajmo, regia Armando Pugliese, musiche Nicola Piovani, con Nando Paone, Gigio Morra, Stefania Blandeburgo, Claudio Zappalà, Angela Bertamino, scene Andrea Taddei, costumi Dora Argento, luci Peppe Cino. Produzione Teatro di Napoli-Teatro Nazionale, Teatro Biondo di Palermo. A Napoli Teatro San Ferdinando, dal 13 al 23 aprile.
UNA NOCHE CON SERGIO BERNAL
Inizia da Bologna la tournée con la Sergio Bernal Dance Company. Stella internazionale della danza, popolarissimo in Italia soprattutto per le sue apparizioni negli spettacoli a cura di Daniele Cipriani, Sergio Bernal porta in scena il calore rovente del sole spagnolo, ma anche il suo fulgore, grazie alla duplice cifra della sua danza che sposa la forza della danza tradizionale spagnola con la luminosità del balletto classico. Insieme a Miriam Mendoza, iconica con la “bata de cola” (strascico) tradizionale del flamenco e a José Manuel Benítez, il carismatico Bernal offrirà al pubblico italiano uno spettacolo in tutte le declinazioni spagnole della danza, dalle più tradizionali alle più sofisticatamente moderne.
Coreografie originali come l’assolo “Il cigno” (coreografia di Ricardo Cue) sulle celebri note di Camille Saint-Saëns, oppure “El ultimo encuentro” sulle note di “Hable con ella” di Alberto Iglesias: danzato da Bernal con la Mendoza, questo balletto narra di due amanti assomiglianti non poco a Fred Astaire e Ginger Rogers che, con movenze iberiche, danzano insieme un’ultima volta prima di lasciarsi per sempre.
“Una noche con Sergio Bernal”. Teatro Duse di Bologna il 13 aprile; Teatro Verdi di Gorizia, il 14; Teatro Verdi di Pordenone, il 15 aprile; Teatro Mario del Monaco di Treviso il 18.
SARA SGUOTTI
Torna al Network Internazionale Danza Puglia la performer e coreografa Sara Sguotti (il 16 aprile al Teatro Traetta di Bitonto) con la sua creazione “S.O.P. – Some.Other.Place” che nasce come proseguimento creativo di Some Other Place sostenuto da Company Blu. Questa creazione coreografica cerca di individuare le forme della relazione tra performer, spazio e immaginazione, provando a condurre lo spettatore in un viaggio dentro la densità della materia e allo stesso tempo in un altrove percettivo e immaginativo. Il corpo danzante si posiziona in uno spazio vuoto, percorribile, spazio che diventa intimo, mutevole, in continuo adattamento percorre un movimento labirintico e potente. Lo sguardo della danzatrice si apre all’immagine, un qualche altro luogo e riverbera nello score musicale dal vivo di Spartaco Cortesi.
LA VITA DAVANTI A SÈ
Un cantastorie d’altri tempi, pronto a narrare un’improbabile quanto straordinario legame d’amore e a incidere le parole “bisogna voler bene” nel cuore degli spettatori. “La vita davanti a sé” di Romain Gary, tratto dall’omonimo romanzo, è la storia di Momò, bimbo arabo di dieci anni che vive nel quartiere multietnico di Belleville, nella pensione di Madame Rosa, anziana ex prostituta ebrea che sbarca il lunario prendendosi cura degli “incidenti” delle colleghe più giovani. Bambini più o meno grandi da accudire e far crescere. Silvio Orlando, con la sua arte, conduce il pubblico dentro le pagine del libro, con la leggerezza e l’ironia di Momò, diventando, con naturalezza, quel bambino nel suo dramma. Un autentico capolavoro per tutti, dove la commozione e il divertimento si inseguono senza respiro.
“La vita davanti a sé”, tratto dal romanzo La Vie Devant soi di Romain Gary (Emile Ajar), traduzione Giovanni Bagliolo, riduzione e regia Silvio Orlando, scene Roberto Crea, disegno luci Valerio Peroni, costumi Piera Mura, con Silvio Orlando, direzione musicale Simone Campa, con l’Ensemble dell’Orchestra Terra Madre. A Padova, Teatro Verdi, dal 12 al 16 aprile.
VERTIGINE DI GIULIETTA
Oscillazione, volo, perdita di equilibrio, tensione, per un lavoro di ricerca sul movimento e la composizione tra teatrodanza, musica dal vivo, testo e discipline circensi, in uno spazio concettuale e fluido. Nel perimetro tracciato da una danza sul tema della “vertigine amorosa”, che indaga un’anima incline al vacillare e al perdersi dei giovani amanti, trova spazio la composizione coreografica e sonora del lavoro di blucinQue: corpi, luce e musica live diventano voce di un medesimo canto, scandito in sequenze come brevi atti. L’uso della voce riporta, in inglese e italiano, parti del testo di Shakespeare, in forma musicale e ritmica. A scandire il ritmo delle scene, l’alternanza dei brani tratti dal balletto di Prokofiev. La musica eseguita dal violoncello classico di Bea Zanin, coinvolge nella composizione fisica e sonora anche i performer sotto la direzione della coreografa e regista Caterina Mochi Sismondi.
“Vertigine di Giulietta”, produzione Compagnia blucinQue in coproduzione con Fondazione Cirko Vertigo, direzione Caterina Mochi Sismondi, creazione e performance Elisa Mutto, Alexandre Duarte, Federico Ceragioli, Vladimir Ježić, Simone Menichini, Michelangelo Merlanti e Ivan Ieri, light design Massimo Vesco, violoncello e sound design Bea Zanin, costumi Carla Carucci. A Milano, Teatro Menotti, dal 12 al 16 aprile.
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