11 marzo 2024

In Scena: gli spettacoli e i festival della settimana, dall’11 al 17 marzo

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Una selezione degli spettacoli e dei festival più interessanti della settimana, dall'11 al 17 marzo, in scena nei teatri di tutta Italia

Re chicchinella di Emma Dante. Ph Masiar Pasquali

In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dall’11 al 17 marzo.

Teatro e danza

EMMA DANTE E RE CHICCHINELLA

Tratto da un racconto della raccolta Lo cunto de li cunti e, mescolando elementi grotteschi, comici e tragici, Re Chicchinella narra una storia di avidità e ipocrisia. Con questo nuovo spettacolo coprodotto dal Piccolo di Milano, Emma Dante porta a compimento la trilogia di opere ispirate alla poetica di Giambattista Basile. La regista palermitana guida il suo ensemble lungo i sentieri del grottesco e del comico, del realismo caricaturale e della farsa, trascinando al contempo il pubblico nella spirale di un racconto affollato di mostruosità e malie. L’immaginifica vena fantastica della fiaba e la sua matrice orale si addensano materialmente attorno alla dissacratoria fisicità degli interpreti, in una funambolica corrispondenza tra respiro narrativo e necessità fisiologiche, tra parole e viscere.

Re Chicchinella racconta la storia di un sovrano malato, solo e senza più speranze, circondato da una famiglia anaffettiva e glaciale che ha un solo interesse: ricevere da lui un uovo d’oro al giorno. L’animale vive e si nutre dentro di lui, divorando lentamente le sue viscere. L’uomo, ridotto come un vegetale, si sforza di partecipare ai rituali della vita di corte, finché non scopre che, per il mondo, lui e la gallina sono la stessa cosa. Allora, in risposta alla Regina e alla Corte che ogni giorno attendono “lo cacatorio di uova d’oro”, il re decide di lasciarsi morire di fame.

Dopo tredici giorni d’inedia, Re Carlo III d’Angiò, re di Sicilia e di Napoli, principe di Giugliano, conte d’Orleans, visconte d’Avignon e di Forcalquier, principe di Portici Bellavista, re d’Albania, principe di Valenzia e re titolare di Costantinopoli, entra nella sua nuova esistenza e, appollaiato sul trono, riceve il plauso di tutta la Corte.

Re Chicchinella di Emma Dante. Ph. Masiar Pasquali

Re Chicchinella”, libero adattamento da Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile, scritto e diretto da Emma Dante, elementi scenici e costumi di Emma Dante, luci Cristian Zucaro, con Carmine Maringola, Annamaria Palomba, Angelica Bifano, Davide Mazzella, Simone Mazzella, Stephanie Taillandier, Viola Carinci, Davide Celona, Roberto Galbo, Enrico Lodovisi, Yannick Lomboto, Samuel Salamone, Marta Zollet, Samuel Salamone, Viola Carinci, Marta Zollet, Odette Lodovisi. Coproduzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Atto Unico / Compagnia Sud Costa Occidentale, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale, Carnezzeria, Célestins Théâtre de Lyon, Châteauvallon-Liberté Scène Nationale, Cité du Théâtre – Domaine d’O – Montpellier / Printemps des Comédiens. A Milano, Piccolo Teatro Studio, dall’8 al 28 marzo.

TORNA LA MARIA BRASCA

Rappresentazione memorabile di figura femminile intraprendente e volitiva ma non priva di fragilità, La Maria Brasca torna oggi in scena in una nuova versione con Marina Rocco, in cui a essere vivificato ed esaltato è il monito verso il futuro custodito nel capolavoro testoriano. La regista Andrée Ruth Shammah la riporta in scena 64 anni dopo il debutto al Piccolo Teatro con Franca Valeri e la regia di Mario Missiroli, e a distanza di 32 anni dalla ripresa con Adriana Asti che la stessa Shammah diresse.

L’unico personaggio vincente di Testori è quello che grida al mondo la potenza della passione, l’amore per la vita vissuta fuori da ogni costrizione, convenzione, compromesso. Operaia in un calzificio, Maria Brasca vive con la sorella e il cognato nella Milano industriale del Secondo dopoguerra, ha 27 anni e da sempre è disposta a tutto pur di ottenere ciò che vuole, anche ad affrontare i pettegolezzi della gente.

E cosa vuole la Maria Brasca? Vuole il “suo” Romeo, il Camisasca, di qualche anno più giovane di lei, fannullone, poco di buono. Lo vuole a ogni costo, per metter su casa con lui, sposarsi, avere figli. È convinta di avere l’energia per rimetterlo in sesto, facendogli da moglie e anche da madre se necessario.

Filippo Lai e Marina Rocco in La Maria Brasca Regia di Andrée Ruth Shammah – Ph Lorenzo Barbieri

La Maria Brasca” di Giovanni Testori, uno spettacolo di Andrée Ruth Shammah, con Marina Rocco, Mariella Valentini, Luca Sandri, Filippo Lai; scene Gianmaurizio Fercioni costumi Daniela Verdenelli, luci Oscar Frosio musiche Fiorenzo Carpi. Produzione Teatro Franco Parenti, Fondazione Teatro della Toscana. A Brescia, Teatro Sociale, dal 13 al 17 marzo.

PRIMA ASSOLUTA A REGGIO EMILIA L’ODE DI HOFESH SHECHTER

La complessità dell’Inghilterra in tutte le sue sfaccettature è al centro della nuova ed avvincente opera creata per Shechter II, la compagnia di giovani danzatori di Hofesh Shechter, uno dei più dirompenti coreografi della nuova scena internazionale. in scena in prima assoluta sabato 16 marzo, al Teatro Municipale di Reggio Emilia per la Stagione di Danza della Fondazione I Teatri (e al Comunale di Vicenza, il 19; al Ponchielli di Cremona, il 21). From England with love è un’ode a questo intricato e stupendo paese.

Nella coreografia di Shechter i danzatori evocano il paradosso nel profondo di questo paese, aperto, generoso e alla ricerca della sua anima, sempre in conflitto tra la sua storia buia e il forte attaccamento alle vecchie tradizioni. Ci coinvolgono nella loro ricerca d’identità e di conoscenza di sé stessi mentre lottano con questo complesso sistema di valori e messaggi contrastanti. Una ricca partitura che combina i suoni mozzafiato dei compositori inglesi (Edward Elgar, Tomas Talis, Henry Purcell & William H. Monk) presentati in contrasto, con un rock scatenato accostato a echi di coro e musica elettronica in una cacofonia all’avanguardia.

Giocosa e accattivante, carica d’orgoglio e di paradosso, From England with Love si presenta come una lettera indirizzata a ‘Dear John’ … una nota di addio ad amici e nemici e una sbirciatina nel cuore e nell’anima di questo paese, bellissimo ma al tempo stesso complicato. Questa, per la Shechter II, è la nuova versione della coreografia creata nel 2021 al Zuiderstrandtheater The Hague per il Nederlands Dans Theater I.

From England with love

THE CITY, METAFORA DI UNA CITTA’ INTERIORE

Ambientato in quello che potrebbe apparire come un normale interno borghese, The City si apre su una vera e propria crisi di coppia di cui sono protagonisti Chris, impiegato di una grande società informatica che ha saputo che la sua ditta si appresta a una “riorganizzazione” del personale, e sua moglie Clair, traduttrice che ha appena avuto un incontro fortuito e ambiguo con un noto scrittore, che le ha rivelato di aver subito delle torture.

La tensione tra marito e moglie è evidente. Impercettibilmente, quadro dopo quadro, il loro rapporto comincia a mostrare le prime crepe: i confini tra realismo e finzione vengono meno, i personaggi sembrano quasi scomparire nei loro dialoghi. Jacopo Gassmann, regista che ha frequentato molto la drammaturgia contemporanea di lingua inglese, si misura ora con Martin Crimp, autore protagonista del panorama drammaturgico del nostro tempo. The City, messo in scena oggi per la prima volta in italiano, fu scritto nel 2008 e venne allestito al Royal Court Theatre di Londra.

Come ha dichiarato lo stesso Crimp, la scrittura di The City gli è stata suggerita da L’uomo flessibile, libro in cui il sociologo e scrittore statunitense Richard Sennett racconta le difficoltà della classe media, colpita dal dramma della disoccupazione. «The City ci parla di un mondo dove si può essere licenziati di punto in bianco e in cui le guerre, apparentemente lontane, possono irrompere improvvisamente tra noi, dentro di noi, come degli incubi in pieno giorno».

The City, regia Jacopo Gassmann © LAC Lugano Ph Del Pia

“The City”, di Martin Crimp, traduzione Alessandra Serra, regia Jacopo Gassmann, con (in o.a.) Lucrezia Guidone, Christian La Rosa, Olga Rossi e con, per la prima volta in scena Lea Lucioli. Produzione LAC Lugano Arte e Cultura, Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale, Teatro dell’Elfo, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, TPE – Teatro Piemonte Europa. A Bologna, Arena del Sole, dal 14 al 17 marzo.

ILIADE, COME GIOCANO OGGI GLI DEI

Una drammaturgia a più mani per questa nuova avventura teatrale firmata da Alessio Boni, Roberto Aldorasi, Francesco Niccolini e Marcello Prayer, per specchiarsi con Iliade – il gioco degli dei, nei miti più antichi della poesia occidentale e nella guerra di tutte le guerre. Iliade canta di un mondo in cui l’etica del successo non lascia spazio alla giustizia e gli uomini non decidono nulla, ma sono agiti dagli dèi in una lunga e terribile guerra senza vincitori né vinti. La coscienza e la scelta non sono ancora cose che riguardano gli umani: la civiltà dovrà attendere l’età della Tragedia per conoscere la responsabilità personale e tutto il peso della libertà da quegli dèi che sono causa di tutto ma non hanno colpa di nulla.

In quel mondo arcaico dominato dalla forza, dal Fato ineluttabile e da dèi capricciosi non è difficile specchiarci e riconoscere il nostro: le nostre vite dominate dalla paura, dal desiderio di ricchezza, dall’ossessione del nemico, dai giochi di potere e da tutte le forze distruttive che ci sprofondano nell’irrazionale e rendono possibile la guerra. Ci sono tutti i semi del tramonto del nostro Occidente in Iliade che, come accade con la grande poesia, contiene anche il suo opposto: la responsabilità e la libertà di scegliere e di dire no all’orrore.

Iliade. Il gioco degli dei, ph. Luciano Rossetti

“Iliade – il gioco degli dei”, testo di Francesco Niccolini, regia Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer, interpreti Alessio Boni, Iaia Forte, Haroun Fall, Jun Ichikawa, Francesco Meoni, Elena Nico, Marcello Prayer ed Elena Vanni. scene Massimo Troncanetti, costumi Francesco Esposito, disegno luci Davide Scognamiglio, musiche Francesco Forni, creature e oggetti di scena Alberto Favretto, Marta Montevecchi, Raquel Silva. A Roma, Teatro Ambra Jovinelli, dal 13 al 24 marzo.

SI RIACCENDE IL FESTIVAL EXISTER

Si riaccendono le luci di scena della DanceHaus e del Teatro Fontana di Milano, con la diciassettesima edizione di Exister, la stagione di danza promossa da DANCEHAUSpiù – Centro Nazionale di Produzione della Danza di Milano. Con più di 40 performance dedicate alla coreografa contemporanea, la stagione ospita sul palco artisti e compagnie provenienti da tutta Italia e dall’estero. Si inizia il 16 e 17 marzo celebrando giovani autorialità tutte al femminile ospitando Michela Priuli e Giulia Gaudenzi con Amante e Priscilla Pizziol e Giorgia Gasparetto con Vicina Distanza. Due diversi lavori coreografici che pongono sguardi differenti sul tema dell’alterità indagando la natura relazionale dell’uomo.

La serata prosegue con l’appuntamento Dance Circle promosso dalla rete Dance Card in collaborazione con Stratagemmi Prospettive Teatrali. Un incontro con esperti per conoscere meglio le artiste di scena in un dialogo aperto e condiviso col pubblico.  Il 17 marzo si continua invece con performance che danno voce al corpo femminile e alle esperienze che ne derivano dall’esposizione alla società e ai mass-media. Tra le giovani artiste, Maria Chiara Vitti con Il diario delle Molestie, Giulia Roversi con Enlight(en)-me e Gioia Morisco con Viva la mamma-manuale senza istruzioni

VICINA DISTANZA di Gasparetto e Pizziol ph Stefano Mazzotta

GALA PAS DE DEUX A GENOVA

Una serata di grande danza con il Gala Pas de Deux, il 14 marzo al Teatro Carlo Felice, ancora una volta cornice di questo evento, organizzato da un gruppo di solisti dell’Hamburg Ballet coordinati dal primo ballerino Jacopo Bellussi. Questa terza edizione – patrocinata da Comune e Regione e supportata, ancora una volta, da Fondazione Friends of Genoa – vuole essere per il pubblico genovese un ulteriore passo di avvicinamento verso la danza e pertanto, per poter godere appieno dell’interpretazione degli artisti, durante lo spettacolo verrà illustrata alla platea la storia di ogni singolo pezzo.

Primi ballerini ed etoiles provenienti da ogni parte del mondo e da prestigiose compagnie – Stuttgart Ballet, Les Ballets de Monte-Carlo, Hamburg Ballet, Birmingham Royal Ballet, Bayerisches Staatsballett -, danzeranno su musiche di celebri compositori, da Mahler a Chopin, da Prokofiev a Strauss, con duetti di coreografi del calibro di Angelin Preljocaj, Wayne Mc Gregor, Frederick Ashton, Maillot, John Neumeier, Lucyna Zwolinska, Aleix Martinez, dando vita a un programma vario e ricco di moment di grande intensità.

Jacopo Bellussi ® Kiran West

GERMAINE ACOGNY A SANTA MARIA IN ARACOELI

Postludio del festival Equilibrio, martedì 12 marzo nella Basilica di Santa Maria in Aracoeli di Roma, si terrà la performance dal titolo Recontre avec Saint François, creata e interpretata da Germaine Acogny. Nell’anno delle celebrazioni dell’ottavo centenario della prima rappresentazione del presepe e del programma culturale di Greccio 2023, il progetto di danza “Con gli occhi del corpo” si è posto l’obiettivo di rileggere la spiritualità̀ di Francesco d’Assisi attraverso il linguaggio della danza contemporanea, commissionando e presentando performance di danza in alcuni luoghi dal grande valore simbolico: così nasce Rencontre avec Saint François (“Incontro con San Francesco”), di Germaine Acogny, affermata coreografa senegalese, che pone al centro della propria indagine il dialogo tra le religioni. La sua esibizione sarà accompagnata dalla musica originale, composta ed eseguita dal vivo da Tarang Cissokho. Acogny, Leone d’oro alla Biennale di Venezia nel 2021, è ritenuta la «più grande artista e madre della danza africana contemporanea.

Germaine Acogny

NELLA CASA NUOVA DI GOLDONI

Seconda commedia scritta da Goldoni dopo il suo ritorno a Venezia da Roma, subito dopo Gli Innamorati prende spunto da una vicenda personale dell’autore che aveva di recente cambiato casa. Dietro questo “trasloco” c’è il ritratto di una borghesia che ha paura delle proprie origini e per debolezza, per voglia di apparire, per spirito di imitazione disperde i guadagni accumulati dalla generazione precedente che si accontentava di una vita sobria e solida senza nessuna esibizione. Alla fine a crollare non sarà la casa vecchia ma quella nuova, costosa e pretenziosa in cui entrano spensieratamente e chiassosamente la giovane coppia di sposi ed i loro amici. In quest’opera sono presenti tutti i caratteri della grande commedia goldoniana. Come nel precedente omaggio a Squarzina con l’Esposizione Universale la compagnia diretta dal regista Piero Maccarinelli sarà formata da10 giovani attrici e attori diplomati dall’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico con la partecipazione di Stefano Santospago che interpreterà Zio Cristoforo nell’originale lingua veneta Goldoniana.

«Nessuna battuta è stata alterata dal suo senso originale. Mi interessava – dichiara Maccarinelli – raccontare una storia di giovani superficiali all’inseguimento dei nuovi trend, di ambizioni sbagliate di una socialities spesso male interpretata, di inseguimenti di facili obiettivi contrapposti ai valori oggettivi della generazione precedente ma senza moralismi, cercando, sorridendo, di correggere i costumi».

La casa nova Ph Claudia Pajewski

“La casa nova”, di Carlo Goldoni, adattamento Paolo Malaguti, regia e impianto scenico Piero Maccarinelli, costumi Gianluca Sbicca, luci Javier Delle Monache, musiche Antonio Di Pofi, con Stefano Santospago, Mersila Sokoli, Iacopo Nestori, e con gli allievi attori Lorenzo Ciambrelli, Edoardo De Padova, Alessio Del Mastro, Sofia Ferrari, Irene Giancontieri, Andreea Giuglea, Ilaria Martinelli, Gabriele Pizzurro, Gianluca Scaccia. Produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale in collaborazione con l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico. A Roma, Teatro India, dal 14 al 24 marzo.

IL GRANDE VUOTO PER RACCONTARE L’ALZHEIMER

Una grande storia d’amore: quella tra un padre scomparso, una madre malata, una casa che si svuota e i figli che rimangono. Portare il dolore sul palcoscenico per trasformarlo in bellezza: questo è Il grande vuoto, l’ultimo lavoro della regista e autrice associata al Lincoln Center Directors Lab del Met di New York Fabiana Iacozzilli, con Giusi Merli nel ruolo di protagonista, che dopo il debutto a Romaeuropa torna per la prima volta in scena il 16 marzo al Teatro Cantiere Florida di Firenze nell’ambito di Materia Prima Festival, evento dedicato al panorama teatrale e performativo contemporaneo a cura di Murmuris.

Quattro quadri raccontano il lento dissolversi di una famiglia: una coppia di anziani, una figlia e sua madre malata di Alzheimer, una badante, ciò che rimane in una casa della nostra esistenza, delle vite che finiscono lasciando solo vestiti, coppe, cartoline, calamite e fotografie pronte ad essere inscatolate e portate via per sempre. Con una scrittura saldamente ancorata al teatro di figura e la potenza visionaria delle sue macchine sceniche, Iacozzilli torna a perlustrare le zone d’ombra della nostra esistenza, a farsi testimone delle nostre aspirazioni, dei nostri sogni e dei loro fallimenti, della fragilità, della forza e di tutta l’energia che ci rende umani.

Il grande vuoto © Laila Pozzo

“Il grande vuoto”, uno spettacolo di Fabiana Iacozzilli, drammaturgia Linda Dalisi, performer Ermanno De Biagi, Francesca Farcomeni, Piero Lanzellotti, Giusi Merli e con Mona Abokhatwa per la prima volta in scena, progettazione e realizzazione scene Paola Villani, luci Raffaella Vitiello, musiche originali Tommy Grieco, suono Hubert Westkemper, costumi Anna Coluccia, video Lorenzo Letizia. Produzione Cranpi, La Fabbrica dell’Attore, La Corte Ospitale, Romaeuropa Festival.

L’AMORE SECONDO PIPPO DELBONO

La ricerca “sull’amore” come sentimento, stato dell’anima. Un vero e proprio ingranaggio nell’organismo umano, che seleziona, sposta, frantuma e ricompone tutto ciò che vediamo, che sentiamo, tutto ciò che desideriamo. Amore di Pippo Delbono è un viaggio musicale e lirico attraverso una geografia esterna – oltre al Portogallo, l’Angola, Capo Verde – e una interna, quella delle corde dell’anima che vibrano al minimo colpo della vita.

Le note sono quelle malinconiche del fado, che esplodono in slanci energici attraverso la voce dei suoi cantanti, spalancata a raggiungere ogni angolo della sala; il ritmo quello ora di una parata, ora di un tableau vivant, ora di una lenta processione; l’immagine è un quadro che muta nei colori, si scalda e si raffredda.

E c’è, poi, la parola poetica, restituita dal registro caldo dell’artista ligure attraverso il suo consueto, ipnotico, salmodiare al microfono. Le parole sono quelle di Carlos Drummond De Andrade, Eugenio De Andrade, Daniel Damásio Ascensão Filipe, Sophia de Mello Breyner Andresen, Jacques Prévert, Reiner Maria Rilke e Florbela Espanca.

«Questo spettacolo – racconta Delbono – presenta una duplice visione dell’amore. Da una parte – e sono i testi a prendere voce – ci mettiamo, tutti, alla ricerca di quell’amore, cercando di sfuggire alla paura che ci assale. In questo viaggio si cerca di evitarlo, questo amore, anche se ne riconosciamo costantemente l’urgenza; io lo ricerco, ma anche lo voglio, ed è proprio questo che fa paura. Ma il cammino – fatto di musiche, voci, immagini – riesce poi, forse, a portarci verso una riconciliazione, un momento di pace in cui quell’amore possa manifestarsi al di là di ogni singola paura».

Amore di Pippo Delbono © Luigi Cerati

“Amore”, uno spettacolo di Pippo Delbono, con Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Margherita Clemente, Pippo Delbono, Ilaria Distante, Aline Frazão, Mario Intruglio, Pedro Jóia, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Miguel Ramos, Pepe Robledo, Grazia Spinella; musiche originali di Pedro Jóia e di autori vari, scena Enrico Zucchelli, costumi Elena Giampaoli, luci Corrado Mura, suono Manuela Alabastro. Produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale. A Ferrara, Teatro Comunale Claudio Abbado, dal 15 al 17 marzo.

THE RIDER, L’ETERNO CAVALIERE

Progetto coreografico di Julia Maria Koch tra i vincitori del bando per la danza contemporanea Citofonare PimOff 2023/2024, The Rider (a Milano, Spazio PimOff, il 14 marzo) parte da una figura iconografica fondamentale nella storia occidentale: il cavaliere, eterno simbolo di virilità.

Lo spettacolo della coreografa tedesca, riflette sulla figura del cavaliere come simbolo di una società patriarcale e prevaricatrice: il potere del cavaliere si estende infatti sulla natura ma anche sulle altre persone, a lui “inferiori”. Memorandum di questa sovranità sono le statue equestri diffuse in tutto il mondo, ad esempio la statua del Cavaliere di Bamberga, un’opera medievale eretta a figura chiave per il popolo tedesco durante il XX secolo. La coreografa mette in discussione il potere assegnato al corpo del cavaliere calandolo in un contesto femminile, ponendoci davanti ad un interrogativo: è possibile dare forma a nuove narrazioni attraverso l’esperienza catartica dell’arte?

IL RAGAZZO SELVAGGIO

Parigi 1803. Rue du Mont Blanc. Il salone di Madame Recamier è uno dei luoghi più frequentati dall’aristocrazia francese. Sono passati tre anni da quando è stato avvistato e catturato un ragazzo selvaggio nei boschi dell’Aveyron. Victor, cosi viene chiamato, è molto aggressivo, emette solo grugniti e si nutre esclusivamente di vegetali.  Ha circa 14 anni e presenta sul corpo una serie di cicatrici, delle quali una sulla gola, molto evidente.  Abbandonato presumibilmente quando aveva 4 anni, è del tutto incapace di comunicare e relazionarsi con i suoi simili. A prendersi cura di lui è il medico Jean Itard, che a dispetto di tutti gli altri medici che lo reputano un caso impossibile, sta cercando di educarlo, per reinserirlo nella società. Madame Recamier, curiosa come tutti i francesi, vuole conoscere il ragazzo e averlo come ospite ad una delle sue cene. Itard accetta l’invito.

«Lo spettacolo offre spunti di riflessione sul rapporto società-natura», scrive il regista Giuseppe Convertini. «La società ha soppiantato tutti gli ordini della natura, inventando degli inutili bisogni e desideri che fanno leva sulla fragilità e sulle debolezze dell’uomo contemporaneo. L’uomo ha così perso il contatto con la natura circostante e con la sua stessa natura, omologandosi ad un unico sistema globale».

Ragazzo selvaggio

“Ragazzo Selvaggio”, scritto e diretto da Giuseppe Convertini, ispirato ai testi e ai documenti di J.Itard, con Paolo Cutroni, Francesco Lai, Erika Russo, costumi Carla Marchini, scene e disegno luci Giuseppe Convertini, traduzione: Maria Antonia Pagliara. Produzione Teatro Le Maschere. A Roma, Teatro Le Maschere, dal 15 al 17 marzo. L’ingresso è gratuito fino a esaurimento posti disponibili, con obbligo di prenotazione via mail (info@teatrolemaschere.it) o via telefono (06 5833 0817).

TRE SGUARDI DI DANZA PER MARIA CALLAS

Arte e stile, trionfi e consensi, mondanità e vicende private. La vita di Maria CallasCOB Compagnia Opus Ballet, diretta da Rosanna Brocanello, omaggia ‘La Divina’ (13 marzo, Teatro Del Monaco, a Treviso) con lo spettacolo Callas, Callas, Callas firmato da tre giovani coreografi contemporanei: Adriano Bolognino, Roberto Tedesco e Carlo Massari. Tre creazioni che spingeranno il pubblico a ricercare la ‘propria’ Callas, ad identificare il mito. Dotata di “tre voci”, per la sua eccezionale estensione vocale. Talento da “soprano drammatico d’agilità”, come la definivano. Donna e artista carismatica, voce potente e teatrale per tecnica e abilità nel fondere canto e recitazione, capace di interpretazioni infuocate e coinvolgenti nell’incarnare personaggi femminili seducenti e tragici. Il suo nome è inciso nella storia del melodramma. E non solo. Di lei si ricordano anche le sfuriate da diva, il mistero del drastico dimagrimento, l’insonnia cronica, il figlio mai avuto, l’amicizia con Pasolini, e, soprattutto, l’infausta liaison con l’armatore Aristotele Onassis.

Nel centenario della nascita della Callas, COB Compagnia Opus Ballet ha affidato a tre giovani, e già affermati, coreografi dal linguaggio contemporaneo, una creazione unica sulla leggendaria artista, senza però volerla raccontare descrivendola. Tre sguardi differenti, quindi, tre approcci e restituzioni in danza che il titolo Callas, Callas, Callas, già evidenzia.

Un invito, per lo spettatore, a scoprire o ritrovare tra le pieghe di un movimento o la coralità dell’ensemble, tra le sonorità elettroniche o i frammenti di arie celebri disseminati nell’architettura coreografica, tra una luce o un costume che sagoma gesti e posture, la propria Callas. O magari un’altra, inedita, che la danza astratta può suggerire, evocare, imprimere nell’atmosfera e nella memoria.

CALLAS CALLAS CALLAS – COB coreografia Roberto Tedesco ph. Paolo Bonciani

I DIMENSIONE BRAMA

Un collettivo artistico che gioca con la dinamicità dello spettacolo, in cui tutto è musica, tutto si annulla e le individualità sono delle chimere. Si muovono tra musica rock, balcanica, classica e teatro canzone. I Dimensione Brama sono teatro, musica, filosofia, performance, video arte, danza, lettura e social network: questo li rende fuori dagli schemi e per questo unici. Con Brama live show, prodotto da 369 gradi e in programma all’Alcazar di Roma giovedì 14 marzo, presenteranno il loro singolo d’esordio Correre pubblicato sulle principali piattaforme digitali, insieme ad altri brani del loro repertorio. Sul palco del locale romano, il collettivo porterà uno show site-specific che fonde la rappresentazione teatrale al concerto e alla performance di arte contemporanea. 

Indossando le maschere create dagli allievi del corso di Costume per lo spettacolo dell’Accademia Italiana, coordinato dalla docente Flavia Tomassi, il collettivo sopprime le proprie identità e crea un luogo in cui tempo e spazio si annullano. Uno show eclettico in cui si fondono punk e barocco e si abbatte il labile confine tra concerto e performance: un’esperienza talmente dinamica che rende irripetibile ogni pièce teatrale.

I Dimensione Brama Ph Lorenzo Balestrieri

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