Anche un solo giorno a Inequilibrio Festival 2023 della Fondazione Armunia, a Castiglioncello (direzione artistica di Angela Fumarola), basta per respirare la dimensione di una manifestazione di teatro, danza e musica, sempre vivace, ricca di nomi, aperta a partiture sceniche e performative non scontate, e con debutti importanti. Come è stato il bellissimo lavoro Femina, la nuova coreografia firmata da Antonella Bertoni per la compagnia Abbondanza/Bertoni. Sull’ossessivo loop sonoro – partitura elettronica techno del gruppo Dawn of midi – Bertoni costruisce una rigorosa scrittura fisica di movimenti e posture sempre nuove, ininterrottamente ritmati, eseguiti da quattro magnifiche danzatrici: Eleonora Chiocchini, Valentina Dal Mas, Sara Cavalieri, Ludovica Messina Poerio. Tutte identiche, cloni di sé stesse, con indosso parrucche biondo-platino e in candida lingerie, celebrano l’universo femminile, la sua forza, resistenza e bellezza, con finale a scena vuota che taglia in verticale la bianca parete: uno squarcio che rimanda alle celebri tele di Lucio Fontana, e allusiva dell’altra opera d’arte L’origine del mondo di Gustave Courbet.
Nella performance Danza cieca di Virgilio Sieni con il danzatore non vedente Giuseppe Comuniello, si entra in una dimensione “altra”, coinvolti in un rapporto di trasformazione percettiva che apre a tutti i sensi. Nel continuo contatto tra i due corpi accompagnati da mani, braccia, gambe, continuamente orientati nei movimenti a terra e in piedi nello spazio che non conosce confini ; nel dinamismo lieve e silenzioso di avvicinamento e distanziamento dettato dal respiro; nel gioco di attesa e di risposta dell’altro; nelle incrinature fisiche che si ricompongono e nelle posture che si svelano, c’è il senso profondo dell’accoglienza dell’altro, della comprensione e dell’ascolto tattile che è vibrazione dell’anima, scoperta, trasmissione e travaso di immagini. Una mappatura di corpi sensibili, di altri sguardi, di nuova interiorità.
È bello trovare tutta la dimensione epica di Bertold Brecht in un allestimento (produzione ATP Teatri di Pistoia) dalla fattura artigianale – oggi così rara -, e quindi poetica, capace di esprimere tutta la forza di un tema umano, politico e sociale, universale, con i soli mezzi necessari al teatro: ovvero il corpo degli attori e i pochi oggetti necessari ad assumere piena valenza simbolica e concreta. In una emblematica messinscena del testo brechtiano L’eccezione e la regola, progetto e regia di Renata Palminiello – rappresentata nella piccola piazza della Corte del Vescovo di Rosignano Marittimo circondata da case e con gli spettatori a viverne lo spazio con quella vicinanza che accomuna e la magia che sprigiona -, si svela la storia di un lungo e insidioso viaggio compiuto da uno sfruttatore e due sfruttati. L’iniziale marcia, compatta e ripetuta, su e giù, degli interpreti, è il preludio del faticoso viaggio nel deserto che vedrà succedere un omicidio scaturito per prepotenza dal fraintendimento di un gesto di bontà e sottomissione.
Un ricco mercante, in gara con altri concorrenti, deve raggiungere per primo la città di Urga per un affare molto vantaggioso. Assolda, perciò, una guida ed un portatore. A metà percorso la guida viene licenziata perché il mercante teme il sentimento di complicità nato negli altri due uomini. Continua, quindi, un viaggio pieno di sospetti, minacce e punizioni. Il mercante ha fretta, insulta, bastona. A corto di acqua, i due si accampano per la notte. Il portatore, che ha una borraccia di riserva, decide di offrire da bere al mercante, ma questi, credendo che l’uomo voglia aggredirlo, gli spara. Su come siano andati i fatti sarà il tribunale del pubblico a doversi pronunciare. Ma quella prepotenza non potrà essere condannata pena il sovvertimento dell’ordine sociale.
“L’umanità disumanata” – parole di Brecht – che il messaggio esprime, trova la sintesi nella resa encomiabile degli attori – Jacopo Trebbi, Stefano Donzelli, Maria Bacci Pasello, Marcella Faraci, Mariano Nieddu – in una coreografia di gesti e movimenti e voci supportati da semplici elementi materici – bastoni, corde, un grande telone, borracce e bidoni, un baule come aula di tribunale – che si caricano di tutti i significati, le storie, i luoghi evocati. Immaginiamo così il cammino tortuoso e la fatica dei piedi, l’arsura, il deserto, l’oasi, il fiume, l’aula di giustizia, e percepiamo, con leggerezza e con vigore, la necessità di questo racconto.
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