Domenica sono andata a vedere con mia figlia tredicenne, “Uno, nessuno e centomila” all’Out Off. Ci sono andata per lei. Lei e i miei studenti che di anni ne hanno circa venti.
È molto interessante essere spostata cronologicamente su assi parallele che non contemplano soltanto il mio presente. Pirandello in passato l’ho molto frequentato, eppure per portare mia figlia a teatro ho ripassato. Fa domande intelligenti vuole sapere chi era costui, cosa ha fatto, da dove e dove è arrivato. Cosa fa male nella malattia mentale.
E io ho studiato. Complice il telefono sempre a portata di mano, il testo molto pregiato l’ho scaricato subito e l’altra sera l’ho sentito spesso in bocca agli attori, bravi tutti e tre, in questa pièce veloce, ben scritta, ben diretta e ben interpretata. Lascia qualcosa a desiderare visivamente, ma il succo c’è.
Tre sono gli attori e una spiega proiettata prima ci spiega che si tratta di tre versioni della stessa persona, Vitaliano Moscarda, Gengè per gli amici, suddiviso tra se stesso, interpretato da Gaetano Callegaro, un alter ego, Mario Sala, e una versione femminile, Stella Piccioni. Gengè è un uomo sulla sessantina, il protagonista vecchio ormai. Di lui ricordo la spalla contratta, la striscia chiara di pelle glabra che fa capolino dall’ultimo bottone della camicia e il braccialetto di metallo. È uomo e bambino allo stesso tempo che poco sa di sé e spesso deambula su di un girello. L’altro, la stessa erre moscia di mio padre, mia figlia l’ha subito notato, ha due occhi accesi e il dono di interpretare personaggi tra loro molto diversi e incompatibili, è ora vescovo, straccione o scaltro uomo d’affari. Che la r moscia l’avesse solo il personaggio uno? E lei, è Dida, la moglie, l’altra da sé, la bellezza accesa, la sabiduría della signora di famiglia e un fischio davvero molto prepotente. Anche infermiera e amante. La stessa borghesia indolente che qualche anno dopo diventa protagonista degli Indifferenti di Moravia.
A questo punto sorge una domanda, perché ripassare? Perché mia figlia una sera a cena mi ha chiesto cos’era “Uno nessuno e centomila”, mi diceva che un ragazzo americano ne parlava bene su TikTok. Ti porto a vederlo appena esce, le ho detto e per fortuna è uscito in fretta e all’Out Off. Perché dei miei studenti a Bergamo, 15 circa, dieci mi hanno detto di non essere mai stati a teatro. Io insegno performance, stavo per cadere dalla sedia. Min***a ragazzi, ho letteralmente detto, ma di cosa stiamo parlando, allora?
Stavamo parlando di Artaud, che nel suo saggio sul “Teatro della crudeltà” parla di liberare il teatro dall’asservimento del linguaggio. Getta le basi della performance, insomma. Ma ne sto parlando a chi a teatro non ci è mai stato.
Si tratta di alfabetizzarsi e di rialfabetizzarmi quindi. Di frequentare tutti i mondi, io a teatro ci vado molto ma quello del primo Novecento lo leggo soprattutto.
Pirandello oggi, tuttavia, è presente spinto, Lorenzo Loris e l’Out Off luoghi storici di sperimentazione milanese e allora metto volentieri il naso fuori da posti per me più tipici e lo infilerò in zone parallele, quelle delle basi e delle radici della mia cultura, veloce in motorino, senza preconcetti e senza alcuna paura. Andare per credere.
Fino al 6 febbraio 2022, regia di Lorenzo Loris, adattamento di Renato Gabrielli.
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