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Non cedere alla facilità: Durante di Pascal Rambert al Piccolo di Milano
Teatro
Dopo la lunga sequenza iniziale di immagini sfocate in movimento che scorrono sul grande schermo del proscenio, accompagnate da suoni elettronici e strepitii che culmineranno nello schianto di un incidente d’auto, emerge dalla nebbia la carcassa di una Ferrari rossa. Distrutta per lo scontro con un’altra macchina. Da dentro la vettura, e da più angoli della scena, lentamente appaiono i superstiti dell’incidente e altre figure umane vaganti che presto acquisteranno un’identità precisa. Quando iniziano a parlare non sappiamo se sono morti o sono ancora vivi. Da lì in avanti si innesteranno dialoghi, monologhi, confessioni, pensieri e azioni intorno al tema dell’amore e della morte, delle paure e delle fragilità. E del teatro, che esalta la vita di chi lo fa, ma anche la svilisce.
![](https://www.exibart.com/repository/media/2024/05/DURANTE_ph®MasiarPasquali-2.jpg)
Ad accendere un complesso intrico di sentimenti è, nello spettacolo Durante di Pascal Rambert, un’organica drammaturgia spaziale degli attori, dei volumi, delle forme e dei movimenti, dell’energia dei gesti e delle linee relazionali che da essi scaturiscono. A suscitare, e raffigurare, un simile affresco della condizione umana che si manifesta via via attraverso una narrazione stratificata, sono gli strati emozionali degli stessi attori, coinvolti in ciò che di sé e del mondo essi dicono sulla scena.
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L’idea e l’ispirazione dello spettacolo del drammaturgo e regista francese, nasce dalla visione di un quadro: La battaglia di San Romano, il capolavoro di Paolo Uccello (trittico del 1438, conservato tra la National Gallery di Londra, il Louvre di Parigi e gli Uffizi di Firenze) in cui si celebra la vittoria dei fiorentini sulle truppe senesi. La lotta tra i due gruppi di nemici rappresentata nel groviglio di corpi corazzati, di cavalli imbizzarriti e di lance, che animano il quadro, riflette, per Rambert, lo scontro che caratterizza l’interagire tra le persone, quel combattimento del vivere quotidiano anche quando si parla di amore, di relazioni, di rapporti.
![](https://www.exibart.com/repository/media/2024/05/DURANTE_ph®MasiarPasquali.jpg)
Rambert lo innesca con le parole, con quella tipica scrittura del suo “teatro del conflitto” come lui stesso lo definisce. Perché è la lingua a essere la sorgente dei conflitti che ci scuotono, che genera paure e incomprensioni, ma è anche la sorgente della bellezza che lega gli uomini. Sue le parole «…Se è vero che il teatro influenza la vita, è altrettanto vero che il modo in cui un attore dà vita al personaggio che gli viene assegnato è parte di quella grande battaglia – estetica e sentimentale – che si svolge sulle tavole del palcoscenico».
Progetto commissionato dal Piccolo di Milano a Pascal Rambert, Durante costituisce la seconda parte di un originale trittico teatrale iniziato con Prima – messo in scena lo scorso anno, – e destinato, nel 2025, a chiudersi con Dopo. Il plot dei tre testi verte sulla vita di una compagnia teatrale che si agita attorno a un immaginario spettacolo intitolato come il quadro rinascimentale. In Durante si racconta dei cinque attori nel corso della tournée dello spettacolo che “prima” avevano allestito. Nel gruppo, con i personaggi che hanno gli stessi nomi degli attori – e l’aggiunta di alcuni giovani allievi della Scuola del Piccolo, che impersonano una sorta di doppio degli interpreti –, si intrecciano i loro amori, le amicizie, le passioni, facendo emergere gelosie e rivalità, confessioni, ricordi, illusioni, ansie, insuccessi, speranze, nostalgia della giovinezza perduta, sogni del futuro.
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È il teatro che coincide con la vita, e viceversa, che qui si mescolano, tra verità e finzione, con le singole autobiografie degli interpreti. Come quella di Anna Bonaiuto, bravissima, che, tra una riflessione e un ricordo, confessa quanto il teatro ferisca: «(…) se ci spogliassero vedrebbero tutte le nostre ferite le umiliazioni le pene e i rimpianti». L’andamento dello spettacolo segue, nella sua esplorazione metateatrale, un continuo tornare all’indietro, risalire al passato e rientrare nel presente, attraverso un’originale e poetica strategia di racconto fatta di piani temporali diversi: quello del sogno e quello della realtà. La rete che si tesse evoca pure personaggi che hanno condizionato la vita degli attori ma anche il luogo che li ospita.
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Ecco quindi, tra “gli spiriti del luogo”, una controfigura di Giorgio Strehler col suo tipico dolcevita nero che sosta appoggiato alla Ferrari, e l’Arlecchino – maschera iconica del Piccolo -, impersonato da uno straordinario Marco Foschi. È un Arlecchino che, infelice e smarrito, ma combattivo e rabbioso, in un potente e struggente monologo non ha paura – come l’Arlecchino delle origini – di cantarle chiare ai potenti. Inveisce contro i buffoni della politica, dei governanti, denunciando lo sfascio, il degrado culturale e civile che viviamo. Una sofferenza, la sua, che lo fa sanguinare, perché lo hanno abbandonato, perché vede ciò che accade nel suo paese e in Europa, e perché teme per il futuro del teatro. Lo fa rivolgendosi con nostalgia a Strehler domandandogli dove sia finito il senso di quel teatro popolare da lui creato. E lo saluta dicendogli: «…Sono stanco, me ne vado Giorgio, tu mi hai lasciato. Per me ogni giorno è una notte di Natale in cui si ferma il tuo cuore». A impersonare l’Arlecchino contemporaneo di Rambert è uno straordinario Marco Foschi, che si toglierà la maschera e silenziosamente uscirà di scena.
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Altri momenti di autentica poesia e magia sono le sequenze col “teatro delle ombre” che improvvisamente abbaglia la scena animata da piccole sagome di legno dalle stesse fattezze degli attori, e da loro manovrate, che rivivono fugacemente la storia; per finire con le prove in costume, gli oggetti di scena e un sipario laterale dove sono tutti schierati a ricevere gli applausi di un pubblico immaginario.
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Molti autori hanno affrontato testi per riflettere sulla natura e lo scopo del teatro nella vita. Questo di Rambert svetta per originalità e bellezza compositiva, per scrittura e restituzione registica, per un raro coinvolgimento emotivo che dal palcoscenico cattura lo spettatore grazie anche al magnifico e autorevole nucleo di interpreti che, oltre ai già citati Foschi e Bonaiuto, sono Anna Della Rosa, Sandro Lombardi, Leda Kreider. Da citare anche gli allievi della Scuola “Luca Ronconi” del Piccolo: Miruna Cuc, Cecilia Fabris, Pasquale Montemurro, Caterina Sanvi, Pietro Savoi.
![](https://www.exibart.com/repository/media/2024/05/PASCAL_RAMBERT_foto┬®MasiarPasquali.jpg)
A conclusione mi piace riportare quanto Rambert dice di Strehler: «Più che una figura nostalgica, egli rappresenta, in Durante, il monito discreto ma potente a non cedere alla facilità di un’era contemporanea che privilegia “l’attenzione fugace”, il “teatro digestivo”, per tornare invece a riconoscere al teatro anche una funzione pubblica, civile, che non può e non deve essere messa a tacere».