Domenica, 15 settembre, si è conclusa la 19ma edizione di Short Theatre – Viscous Porosity, l’ultima diretta da Piersandra Di Matteo. Nel 2021 la curatrice aveva preso le redini del festival di teatro e arti performative di Roma denotandolo nel panorama nazionale per un approccio radicale e innovativo, focalizzandosi su temi come l’accessibilità , la decolonialità e il transfemminismo. Un lavoro durato tre anni per rigenerare il rapporto del festival con la dimensione urbana, ampliando le connessioni con la scena artistica locale e internazionale e avviando una riflessione profonda sulle disabilità come campo di sperimentazione estetica.
Il festival ha offerto un paesaggio artistico poroso, in cui pratiche e visioni di diverse generazioni si sono intrecciate, trasformando l’esperienza del pubblico e ridando vitalità alla comunità . Questo dialogo tra corpi, idee e performance ha arricchito il tessuto sociale e culturale della città , creando un discorso collettivo che ha attraversato ogni spettacolo e incontro.
Con oltre 5.200 persone, coinvolgendo 78 operatori culturali e stampa, e presentando 89 appuntamenti tra spettacoli, live, DJ set, installazioni e laboratori gratuiti, distribuiti in 13 diverse location si conclude quindi il triennio di Di Matteo. E Short Theatre si prepara ora a una nuova fase. A seguito di una call pubblica lanciata da AREA06, l’associazione che organizza il festival dal 2006, la direzione artistica passa a un collettivo di quattro artiste e curatrici di fama internazionale: Silvia Bottiroli (già direttrice di Santarcangelo Festival), Silvia Calderoni (performer e attrice), Ilenia Caleo (performer e ricercatrice) e Michele Di Stefano (coreografo e performer). Questa nuova configurazione plurale, frutto di una scelta consapevole, mira a proseguire il lavoro di ricerca e sperimentazione che ha sempre caratterizzato il festival, puntando sulla collaborazione e sulla complementarità delle competenze.
Short Theatre, alle soglie della sua 20ª edizione, continua a rappresentare una piattaforma essenziale per l’arte performativa contemporanea, capace di generare dialogo e riflessione critica in un momento storico complesso. Grazie alla sua apertura e alla sua natura inclusiva, il festival si conferma uno spazio dove la creazione artistica non solo rispecchia la realtà , ma la trasforma, offrendo nuove prospettive e possibilità per il futuro.
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