È un acuto osservatore degli umani, dei comportamenti che li muovono, dei pensieri che li abitano. Quelli più banali, più irriverenti, più profondi. Scruta nei dettagli della vita quotidiana, degli ambienti dove gli individui vivono ordinariamente. Riflette argutamente ridicolizzando le situazioni, i dialoghi, per poi improvvisamente arrivare a toccare argomenti seri, sentimenti, moti dell’anima. È tagliente su temi come la razza, le classi sociali, la sessualità. Mescola parole, oggetti, luoghi, creando un corto circuito drammaturgico che ben presto rivela un suo senso, un suo perché. Tutto questo col talento innato di tradurre in scrittura il vorticoso mondo contemporaneo che gli ruota attorno. Noto sceneggiatore (ricordate il film My Beautiful Laundrette?), romanziere, drammaturgo, figlio di padre pakistano e madre inglese, Hanif Kureishi si muove pienamente a suo agio tra cinema, narrativa e teatro, avendo sempre come focus la natura dei rapporti e dei sentimenti umani, alimentati da un’inesauribile curiosità di conoscenza degli altri.
«Si scrive delle infinite forme dell’amore, della vita, della sofferenza – ha dichiarato –. In fondo, poi, tutto questo non è che un interrogarsi su un’unica questione: qual è la natura dell’essere umano?». Nell’affondare il bisturi per aprirsi a ulteriori scoperte, il 66enne autore ha ora puntato il suo microscopio sull’amicizia maschile, indagando quella mascolinità tossica che può derivarne e le dinamiche e gli effetti che essa produce nella relazione tra due amici.
Scritto prima della pandemia, The Spank ha avuto la sua prima assoluta al Carignano di Torino (invece che a Londra dove inizialmente era prevista) grazie allo Stabile torinese che lo ha prodotto affidando la regia a Filippo Dini – anche interprete – il quale ha lavorato in stretta collaborazione con lo stesso autore. «L’amicizia è una forma di ozio volontario – scrive nelle note Kureishi –. Il rapporto si basa sulla parità, non sul potere. E poiché non c’è un secondo fine, e non c’è una ragione per vedere l’altro se non la distrazione e il piacere, potete dire qualunque cosa, parlando pressoché per libere associazioni».
Ci sono due uomini di mezza età, della classe media, amici da tanto tempo. Sonny è titolare di una farmacia, Vargas è un dentista affermato. Vicini di casa, apparentemente felici ciascuno del proprio ménage famigliare, discendono entrambi da famiglie asiatiche immigrate in Gran Bretagna. Si ritrovano periodicamente davanti a un drink in un pub londinese che ha il nome del titolo della pièce. Parlano di tutto, del più e del meno, per distrazione, abitudine, e per il piacere di ritrovarsi da soli e discettare di donne, figli, sesso e di amenità varie. Tra una chiacchera e l’altra a mettere a repentaglio il rapporto, con un effetto sempre più devastante tra i due e sulla loro vita famigliare, sarà una confidenza fatta da Sonny a Vargas riguardante una sua recente amante. Quest’ultimo decide di rendere noto il fatto comunicandolo alla propria moglie, la quale essendo amica della consorte di Sonny, lo rivelerà a lei. Le due famiglie sono talmente intrecciate che quell’infedeltà avrà conseguenze su tutti i componenti dei due nuclei, compresi i figli. In più, a rendere ancora più complicate le situazioni, c’è una foto allegramente “oscena” che finisce per essere inviata alla figlia adolescente invece che all’amante, con conseguenze imprevedibili.
I dialoghi tra i due, inizialmente di complicità e di comprensione, si tramuteranno in una critica feroce dei comportamenti l’uno dell’altro e delle diverse vedute sulla concezione della famiglia. In definitiva, un serrato confronto tra istinto e ragione, tra fedeltà e tradimento, fragilità e forza, che diventa infine lo svelamento di una crisi personale, una presa di coscienza sulla vita che si sarebbe voluta vivere, e su come, diversamente da quella condotta, si vorrebbe che fosse. Sonny imprimerà una svolta alla sua, mentre Vargas resterà legato ai suoi principi ma scavato da dubbi.
Commedia densa di sarcasmo, come il titolo The Spank, traducibile in una sculacciata metaforica riguardo alle loro visioni della famiglia, la pièce ha trovato in Filippo Dini e Valerio Binasco due interpreti perfetti per indole recitativa e tempra attoriale, encomiabili nei tempi e nel ritmo dei loro dialoghi. L’allestimento si apre sull’interno di un caffè in ristrutturazione interamente ricoperto di un leggero telo di plastica, pronto a sparire lentamente per lasciare emergere poltrone e tavolinetti, due grandi specchi, un bancone di bicchieri e bottiglie, e, nella stanza, due porte aperte con alcuni gradini con una via di fuga verso l’esterno, e altre verso un seminterrato. Quel luogo prenderà vita dopo l’ingresso di Dini-Vargas che, guardandosi intorno e rivolgendosi al pubblico, dirà l’inizio della storia: «È qui che è successo tutto. Proprio qui. Proprio qui dove andava tutto bene. Dove è andato tutto bene per tanto tempo. E dove, un giorno, molto rapidamente tutto è andato male. È successo sei mesi fa. Ora vi racconto. E poi potrete giudicare da soli».
The Spank, di Hanif Kureishi, traduzione Monica Capuani
con Valerio Binasco, Filippo Dini, regia Filippo Dini
scene Laura Benzi – costumi Katarina Vukcevic – luci Pasquale Mari – musiche Aleph Viola
Produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
Per gentile concessione di The Agency (London)
Al Teatro Carignano di Torino fino al 30 maggio 2021
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