29 maggio 2024

Vogliamo Tutt’altro: parlano i manifestanti sul palco contro la nuova programmazione del Teatro di Roma

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L'Assemblea dei lavoratori dello spettacolo ha protestato contro l'assetto ancora vacante nei quadri direzionali del teatro capitolino, avanzando la proposta di una "direzione artistica multipla"

Dopo cinque mesi siamo ancora qua, in attesa di capire chi affiancherà il neo direttore artistico Luca De Fusco alla guida del Teatro di Roma. Era infatti il 31 gennaio quando si facevano nomi di chi avrebbe potuto aiutare nell’impresa di risollevare una nomina fortemente contestata. Per ora nessuna candidatura e l’unico dato certo è che la Fondazione del Teatro di Roma ha da poco cambiato lo statuto per consentire la nomina di un secondo direttore (non permessa con lo statuto precedente). Ma nonostante le problematiche burocratiche, c’è un teatro da portare avanti.

E così ieri si è tenuta la conferenza stampa – in cui non è stata menzionata la questione della direzione – di presentazione della stagione 2024-2025, dove finalmente il neo direttore ha potuto smentire tutte le criticità sul suo conto (ma qui i toni sono di sarcasmo): infatti il programma ha una spiccata attenzione al femminile (5 su 48 le regie in scena firmate da una donna); apertura al nuovo (le nuove produzioni del Teatro di Roma si contano sulle dita di una mano); e uno sguardo attento alla nuova generazione teatrale (oltre il 50% ha già compiuto i 60 da un po’). Insomma tutto molto prevedibile.

Meno scontata invece l’incursione dell’Assemblea Vogliamo Tutt’altro durante la conferenza per ribadire il bisogno di un approccio differente alla cultura. Come ci ha raccontato Tania dell’Assemblea Vogliamo Tutt’altro, che raccoglie le istanze della comunità artistica romana che da gennaio sta facendo sentire la sua voce contro la nomina di De Fusco: “Una delle nostre proposte era quella di una direzione artistica multipla, come avviene già in moltissime strutture artistiche europee sulla base di un progetto e una idea di gestione e di governo di un teatro. Il fatto che a tutt’oggi non sia stato fatto un nome per affiancare la direzione dimostra come tutta la nomina sia frutto di un accordo che perpetua una rotta culturale lontana dalle nostre corde. Il programma della prossima stagione parla da solo. Non c’è sperimentazione di nuovi linguaggi, non c’è ricambio generazionale, non c’è diversità, non c’è apertura al panorama internazionale. Una monocultura da ancien régime cis-etero patriarcale”.

In questi mesi il Teatro di Roma ha avuto i riflettori puntati non solo per le questioni di gestione, ma anche per mobbing e abusi, come raccontato in una approfondita inchiesta di Fanpage. Ma anche su questo il direttore si dichiara “garantista” non potendo rispondere per chi l’ha preceduto. Nessuna presa di posizione neanche da Francesco Siciliano, presidente della Fondazione, o da Miguel Gotor, assessore alla Cultura di Roma Capitale. Sempre l’Assemblea Vogliamo Tutt’altro ha chiesto una interlocuzione con il sindaco chiedendo direttamente a lui se pensa che questa situazione sia degna per il teatro che rappresenta la città che amministra. In questi mesi ha regnato il silenzio, ma forse è arrivato il momento di prendere posizione, ricordando anche che il teatro è simbolo di ascolto e creazione democratica.

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