Bisognava arrivare marciando da Prometeo Gallery l’altra sera. Tra la rivoluzionaria Marsigliese e il Nabucco verdiano sembrava di vivere tra la Francia del 1789 e l’Italia del Risorgimento. Non sembra difficile capire questa scelta. Kounellis e Sierra si sono contesi l’anima di tutti i visitatori, intervallando ogni 5 minuti rispettivamente l’opera verdiana, suonata da un misterioso e invisibile pianista all’interno di un cubo nero, e l’inno nazionale francese, cantato da una giovane lirica accompagnata al piano.
Accomunate da un forte significato simbolico ed emblematico e, sicuramente, politico e sociale, le opere dei due grandi artisti si sono impossessate dello spazio in maniera forte e chiara. Kounellis con un impenetrabile e misterioso cubo nero, una sorta di Mecca senza entrata (che ricorda anche un po’ con il totemico monolite di 2001: Odissea nello Spazio) definiva una sorte di impossibilità di agire, di incapacità di azione e di disorientamento e delusione nel continuare a girarci intorno e non trovare l’entrata.
Parallelamente, una bandiera spagnola di Sierra, trasformata a lutto (cioè completamente nera) e accompagnata dalle parole dell’inno, risvegliava le coscienze politiche di tutti coloro che varcavano la soglia. Un intervento di forte impatto artistico e sociale che lascia anche un sapore agrodolce in bocca.
E questa volta Prometeo fa davvero quello che ci si aspetta facciano un po’ tutti: regalarci il fuoco!
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Questa "chiamata alle armi" dei due artisti rivoluzionari, con tanto di Nabucco eccetera, è quanto di più patetico e contraddittorio può emergere dalla palude contemporanea e dai suoi cortocircuiti. Alle armi per combattere chi? Il sistema speculativo e mercantile dell'occidente? Il berlusconismo? L'indifferenza verso la cultura e i valori della civiltà? Ma non ci si rende conto che il sistema stesso dell'arte, con i suoi criteri speculativi vertiginosi, quel sistema che ha creato gli stessi artisti che protestano, è l'esatto specchio del sistema che si vuole combattere, e che l'intellettualizzazione dei prodotti culturali ha portato a un diffuso disinteresse del pubblico, che finisce inesirabilmente nelle mani dell'altra speculazione commerciale dell'intrattenimento berlusconiano? Non ci si rende conto che questa è una chiamata alle armi contro se stessi?
Già, le armi che abbiamo sono assai spuntate, difficile aggredire un qualsiasi presupposto di decenza artistica nel contemporaneo, oggi IO faccio quello che voglio TU ti arrangi. Questo nella società moderna dove la filosofia del concettuale ha stravolto il saper FARE e distrutto il VALORE dell'artigianato come espressione creativa di qualità. l'Arma giusta sarebbe ritrovare quei temi dove il committente è l'amore per quelle forme che mantengono una stretta relazione con il contesto architettonico del luogo e non altro. E' un modo per frenare la fantasia?