Una prima considerazione: credo che lo spazio non sia qualcosa di statico e neutro, un’entità congelata, piuttosto qualcosa intrecciata con il tempo e quindi in continuo cambiamento, anche quando noi non lo stiamo abitando. Credo che questa predisposizione all’ascolto di uno spazio sia efficacemente espressa dal respiro di un parco in continua crescita come quello di Malonno (Bs), in Val Camonica e dalle opere che in esso si inseriscono e mutano nel tempo.
Il progetto di residenza Case Sparse | Tra l’Etere e la Terra giunge alla sua seconda edizione. Quest’anno gli artisti presenti sono stati invitati dalle ideatrici del progetto, Monica Carrera e Francesca Damiano, a confrontarsi con il centro storico e i suoi monumenti, le attività produttive e la storia, restituendo al territorio della Val Camonica, alle comunità di Malonno e alle sue frazioni, il secondo sentiero del Parco Arte Natura a un anno dalla sua apertura. Case Sparse si potrebbe pensare come un diario di viaggio, un travelogue in Val Camonica, con una specifica scelta narrativa data dall’incontro di ogni singolo artista con la curatrice-in-residenza Marta Ferretti. Ciò restituisce, a chi deciderà di attraversare e visitare questi luoghi, la traduzione di un paesaggio, l’identità consolidata di un luogo specifico. E` come un ipotetico baedeker a cielo aperto dove le indicazioni di rilievo, che componevano il testo dello storico libricino di viaggio, sono trasposte qui nella singola narrazione che ogni artista restituisce attraverso l’installazione della propria opera e della propria ricerca sul territorio di Malonno. La raccolta di progetti site specific che di anno in anno si va componendo in modo permanente, è l’esemplificazione di un’attitudine interpretativa: una nuova esperienza di sguardo.
I siti più`emblematici del paese: il forno fusorio, Palazzo Martinengo, le miniere, le santelle, le frazioni, i corni, Cornola e le torri. I 5 artisti si sono confrontati su questo patrimonio storico ed immaterale, tramandato e filtrato dalla memoria specifica di ogni persona coinvolta. Elisabetta Falanga ha scelto di portare lo sguardo sulla cima di un monte tra gli abeti e le macchie di felci, lavorando sul concetto di immobilità prospettica, ridisegnando la fissità di uno skyline montuoso, attraverso la propria installazione permanente e proponendo l’immobilità come uno stato di ascesa. Attraverso un dispositivo di segnaletica di area sorvegliata da telecamera, visibile via web, Giuseppe Fanizza con De che M’en vo ha indagato, attraverso le leggende rintracciate, la funzione di protezione delle singole Santelle, architetture votive distribuite nel paese che tracciavano un confine fisico e immaginario tra l’interno e l’esterno dal paese. Marco La Rosa, con Senza Titolo, 2014, ha realizzato una mappatura affettiva modulare dei luoghi da lui riconosciuti come simboli di Malonno, che lo hanno accompagnato nella sua esplorazione, scegliendo un luogo in cui si aggiungesse una possibilità prospettica aerea, come visto dall’alto e disponendo le sculture in modo da potersi orientare rispetto alle loro reali dislocazioni nel paese; Orestis Mavroudis con Anniversario Temporaneo ha indagato sulla storia della misteriosa scomparsa di un monolite preistorico di Cornola e attraverso un’infrazione storica ben riuscita, ha restituito alla comunità di Malonno il giorno del 12 luglio come data di tale sparizione, fino ad oggi non ben identificata. Attraverso un momento di rituale e festa collettivi ha ricomposto tutti gli elementi di un racconto della tradizione orale, che si inserirà così tra quelli già esistenti, legati al mistero di un luogo; Seiji Morimotto, infine, ha costruito dei dispositivi sonori e abitativi, pensati per accogliere gli uccelli che vivono o transitano nei cieli di Malonno, giocando sull’attesa del futuro ascolto di uno spazio dell’abitare, che si popolerà a partire dalla prossima primavera, in un luogo carico di storia, trasformato nel tempo dalle miniere per l’estrazione di minerale ferroso. Per la restituzione anche processuale dell’esperienza di residenza di Case Sparse, è stata rinnovata inoltre la presenza preziosa della filmaker Fatima Bianchi.
Il progetto di Case Sparse prosegue altrove. Quest’anno è stata realizzata una collaborazione con Glogauair, residenza berlinese per artisti, che racconterà la residenza con una mostra dal 1 al 7 settembre a Berlino, in collaborazione con Berliner Pool, archivio mobile e network per artisti, spazi e curatori, con that’s contemporary e con That’s Valley, progetto di valorizzazione coordinata del territorio e delle sue innovazioni in arte e design, sotto forma di mobile app del Distretto Culturale della Valle Camonica. Seguire lo sviluppo di questo progetto è un’interessante possibilità.
Foto di: Luisa Littaru, Emiliano Milanesi e Alessandra Piolotto
Fb: Case Sparse / Tra l’Etere e la Terra
That’s Valley
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