Molte città dell’Italia settentrionale sono state le prime a essere colpite da una forte immigrazione a partire da metà ottocento. I migranti in questo caso erano italiani che, dopo l’apertura di grandi industrie, cercavano occupazione contribuendo a modificare le città, tanto dal punto di vista urbanistico quanto da quello sociale. Torino tiene traccia di tutte queste trasformazioni e nei grandi quartieri operai a ridosso delle periferie, come la zona Barriera di Milano, l’Associazione Barriera vive e sviluppa i suoi progetti di promozione artistica, al fine di interagire con i nuovi inquilini della zona.
Tra le varie iniziative svolte dall’associazione figura Mirror Project che, ogni anno, invita giovani curatori a presentare un progetto su misura per il quartiere in cui lo spazio è inserito. Per la sua nona edizione è stato scelto il giovane curatore Emanuele Riccomi, che ha ragionato su temi quali l’immigrazione, la memoria e il lavoro. Questi elementi, che da sempre hanno caratterizzato il quartiere operaio, ritornano a essere argomento di discussione nella nostra contemporaneità, prendendo avvio dal nuovo assetto multiculturale del luogo. Così nasce “Mind The Gap”, una mostra nata dal dialogo tra il curatore e gli artisti Antonio Della Guardia, Corinna Gosmaro e Domenico Antonio Mancini.
Spesso si commette l’errore di leggere gli eventi e le tematiche in maniera indipendente, soprattutto in situazioni dove etnie differenti devono coesistere in uno spazio circoscritto. Le diverse storie, la necessità di un lavoro e la condizione di immigrati, fanno del quartiere una zona precaria e con un forte bisogno di coesione. Riccomi, quindi, invita gli artisti a ragionare sulle distanze, sugli spazi mentali e sui gap, ossia gli spazi vuoti che limitano la nostra possibilità di avere una visione dell’insieme. La mostra rimarrà visitabile sino al 21 maggio 2018.
Gianluca Gramolazzi