La luna è stata creata dall’impatto tra la Terra e Theia. Da questo scontro, però, è nato anche l’asteroide aA29. Questo masso di dimensione di 60 m, diventa una presenza importante perché periodicamente si avvicina all’atmosfera terrestre. La rilevanza del fatto ha ispirato il nome della galleria aA29 Project Room, diventando metafora di come la stessa si inserisca nel panorama artistico: spesso non si nota l’universo delle gallerie presenti in Italia, ma esse esistono e vagano nel sistema dell’arte secondo traiettorie definite, instaurando relazioni non scontate con gli altri astri di questa galassia.
Era il 2014, Gerardo Giurin e Antonio Cecora aprivano aA29 Project Room a Caserta, città esterna a forti circuiti commerciali dell’arte, ma terreno fertile per la sperimentazione. Un anno dopo, inauguravano la loro seconda sede a Milano, luogo di apertura a un pubblico più ampio di appassionati e collezionisti. Ora, una grande festa, dà il benvenuto alla loro terza sede a Reggio Emilia. Attraverso mostre, progetti site specific e residenze, l’ultimo polo della galleria continua la traiettoria delle due sedi precedenti: apertura, condivisione e promozione di artisti che utilizzano diversi medium al fine di veicolare le urgenze del contemporaneo.
“Open Ceremony”, titolo della prima mostra collettiva inaugurata a Reggio Emilia il 14 giugno e visitabile fino al 8 settembre, ospita tutti gli artisti rappresentati da aA29 Project Room: Yvonne De Rosa, Ivan Grubanov, Jompet Kuswidananto, Isabella Pers, Tiziana Pers, Patrizia Posillipo, Matilde Sambo, Kyle Thompson e Sasha Vinci. Il fil rouge, oltre la celebrazione di questo nuovo successo, è rappresentato dalle ricerche dei singoli artisti che diventano specchio dell’attività della galleria. Vengono perciò presentate opere che ragionano sulle problematiche ambientali, sociali, antispeciste e non antropocentriche, coniugando allo spirito di ricerca una missione sociale.
Dall’asteroide aA29, la Terra si presenta sempre sotto prospettive diverse, perciò lo scopo di aA29 Project Room è – e rimarrà sempre – quello di sostenere pratiche che stimolino il pubblico a una riflessione critica sul presente e sul futuro del nostro pianeta, spingendolo ad avere una prospettiva sempre diversa, come avviene dallo spazio. Tra lo spettatore e il reale però, al contrario dell’asteroide, esiste una prossimità che ricorda costantemente la responsabilità che si deve al mondo.
Gianluca Gramolazzi