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02
febbraio 2019
THAT’S STORIES
That's contemporary
Il Televideo e l’arte contemporanea
di Gianluca Gramolazzi
di Gianluca Gramolazzi
C’è qualcuno che crede che Televideo sia sparito ma, al contrario, Televideo è sempre lì, consultabile dai nostri televisori. Questo servizio informativo della Rai è stato inaugurato nel 1984 e, fino all’arrivo del digitale, è stata una delle risorse principali per i non udenti, per le guide tv e per moltissimo altro. Oggi, tra queste pagine si trova anche OOOroscope, un intervento di arte pubblica multimediale realizzato dall’artista Niccolò Moronato insieme a Rai Televideo.
Nelle pagine dal numero 675 al 679, i telespettatori potranno consultare l’opera nelle sue 4 parti: “Nuove dal cosmo”, una sorta di indice; “Altri cieli”, dove si racconta la storia della creazione di un nuovo cielo; “altre stelle”, una pagina dedicata alla descrizione dei nuovi segni zodiacali; infine, “OOOroscopo”, un oroscopo bisettimanale basato su nuove e vecchie massime. L’opera fa parte di un più ampio progetto artistico chiamato Firmament, una collaborazione scientifica tra Moronato e lo “Space Vizualization Lab” del Planetario Adler di Chicago. Grazie a questa collaborazione – che ha letteralmente spostato il suo punto d’osservazione dalla Terra a un pianeta extrasolare – si sono costruite le costellazioni, ma non solo visto che l’artista proseguirà nello sviluppo di questo macro-progetto attraverso disegni, workshop e diverse performance.
Kepler Telescope, digital image, 2017
OOOroscope è caratterizzato da un alternarsi continuo di realtà e immaginazione, a partire proprio dall’utilizzo del medium. Infatti, Televideo produce immagini definite solo in pixel, di conseguenza l’utente attiva inconsciamente dei meccanismi percettivi per decodificarle. Un processo molto simile a quello utilizzato dagli astronomi quando osservano nuovi pianeti, infatti, diversi pixel costituiscono anche le immagini dei telescopi e il resto fa parte di elaborazioni. In secondo luogo, le costellazioni di Moronato sono scientificamente possibili e arrivano dal cielo di Trappist – 1e, il pianeta scoperto nel 2017 che dista 40 anni luce e che è stato indicato da astronomi e scienziati come potenziale gemello della Terra. I segni descritti nascono, quindi, dalla collisione tra quelli convenzionali e la loro visione dalla prospettiva del nuovo pianeta e dall’incrocio delle loro storie con altre immaginate.
Questo differente cielo serve come pretesto per guardare alla nostra volta celeste da un’altra prospettiva, in cui le costellazioni attuali perdono senso e si sente la necessità di crearne di nuove.
Gianluca Gramolazzi