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24
giugno 2017
THAT’S STORIES
That's contemporary
La memoria nell’epoca del digitale: tra folla, privacy e alterità
Di Roberta Ranalli
Di Roberta Ranalli
La vita è fatta di piccole solitudini. Eppure oggi spesso ci priviamo di attimi e ricordi, immersi nella smania della condivisione li smaterializziamo perdendoli. Vite private, collettiva di sette giovani artisti a cura di Teresa Vitali in mostra presso l’Ex Fornace fino al 1 luglio 2017, è un percorso che mette in scena la percezione della memoria, delle nostre storie e del raccontarsi.
Al piano terra, attraverso cinque precarie strutture che si azionano al nostro passaggio, Riccardo Di Stefano riflette sul rapporto sempre più embrionale tra macchina e uomo, in cui persino lo stare nel nostro corpo viene alienato. Davanti alla moltitudine di dati, foto e storie che ci pervadono, diventiamo tutti testimoni delle vite degli altri: a metà tra stalking e fotografia di strada, la ricerca di Chiara Bonetti ci ricorda la distanza temporale e spaziale tra noi e l’altro, catturando istanti e tragitti e affiancando ai suoi scatti object trouvé, intesi come oggetti vissuti privati del loro esser stati vissuti. E mentre sbirciamo tra le vite di passanti di Hong Kong, New York e Berlino, organismi artificiali lasciano impronte di sé sulla seta, raccontandoci viaggi e mondi differenti che si incontrano o scontrano. Luca Staccioli, tra globale e locale, ci mostra il nostro essere presenze precarie in continua trasformazione. Lontani da questo mondo di alterità e privacy, i paesaggi ameni della campagna toscana di Giacomo Montanelli, posizionati all’interno di piccole nicchie, diventano dichiarazioni pittoriche di memorie personali e intime.
Due scritte su cartelloni pubblicitari sottratti della loro dimensione verticale oggettiva e assertiva, rivelano in modo crudo e onesto cosa rimane delle nostre relazioni e dei luoghi che abbiamo vissuto. Lorenzo Kamerlengo, con The Times You Touched My Body, mostra il limite tra visibile e nascosto, rivelandoci fino a che punto il nudo ricordo può essere trasformato da attimo soggettivo a fotogramma eterno. Come anonimi file digitali scaricati da internet, i titoli delle opere di Andrea Martinucci raffigurano, attraverso velature omogenee di acrilico modalità pop-up, il buco nero dei nostri ricordi, ipotizzando lo scenario distopico di un futuro medioevo digitale in cui perderemo la nostra memoria. Partendo dall’archivio digitale di youtube, Guido Segni ruba istanti di vita privata di dormienti rendendoli reali attraverso un processo di stampa digitale, posizionandoli davanti ai nostri occhi e ponendoci difronte alla ineludibile legge del Pic, or it didn’t happen.
Le dieci opere esposte, insieme ad interventi site-specific, ci conducono in un viaggio metaforico tra folla, vite private e storie negate, a chiederci cosa resta dei nostri ricordi, delle nostre storie e di cosa saremmo senza memoria.
Roberta Ranalli
Vite Private
A cura di Teresa Vitali
Associazione Culturale Art Gallery
Ex Fornace, Alzaia Naviglio Pavese 16, Milano
Fino al 1 luglio 2017