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26
ottobre 2017
THAT’S STORIES
That's contemporary
La Valle Camonica riprende forma con l'arte contemporanea. Unendo storia e presente in novanta chilometri e quaranta comuni montani
di Roberta Ranalli
di Roberta Ranalli
Arte pubblica, arte per tutti! Uno slogan che diviene realtà ogni anno nel bellissimo distretto della Valle Camonica, da tempo impegnato nella valorizzazione territoriale attraverso l’arte contemporanea, e non solo…Proprio pochi giorni fa, durante la Tredicesima giornata dell’AMACI, sono stati presentati al pubblico due progetti frutto della stretta collaborazione tra gli abitanti della comunità comuna e importanti artisti della scena contemporanea. Da una parte “Wall in art. Muri d’arte nella valle dei segni”, ormai alla sua terza edizione, diretto dallo street artist OZMO che, insieme agli artisti Art of sool e Moneyless anche quest’anno ha trasformato uno stile underground, in strumento per lasciare nuove tracce di storia nei comuni della valle. Dall’altra, “Aperto_Art on the border” diretto da Giorgio Azzoni, che al suo ottavo anno di vita aggiunge alla consolidata tematica del materiale e dell’elemento, quella del recupero di una tradizione artigianale locale insieme agli artisti Emilio Fantin, Margherita Moscardini, Stefano Boccalini e Giuseppe Stampone (foto in alto).
Lungo i novanta chilometri che collegano i quarantuno comuni della Valle Camonica, aumentano sempre più segni che intendono collegare idealmente passato, presente e futuro, grazie alla riscoperta e nuova significazione di gesti e tradizioni antiche. Ciò che colpisce di questo itinerario, ripercorribile tramite l’app di that’s contemporary That’s Valley – nata appositamente per orientare il pubblico alla scoperta delle opere pubbliche fino ad ora realizzate – è uno scorrere del tempo differente che si traduce in un diverso modo di coltivare e curare relazioni e processi.
Margherita Moscardini, Tap de Mon
Nei soggetti dei murales di “Wall in Art”, la storia passata arriva all’osservatore tramite un nuovo e più comprensibile alfabeto visivo: OZMO incanta con i riti delle streghe di Vione, Moneyless crea su uno specchio cromatico astratto, interpretando i colori della vallata antistante Niardo; mentre Nicola, Clod e Mark di Art of Sool, operano sui muri della scuola di Braone creando un excursus storico della vallata e dei suoi abitanti. Un approccio analogo a quello di Emilio Fantin, Margherita Moscardini, Stefano Boccalini e Giuseppe Stampone, i quattro artisti di “Aperto” che, operando all’interno della comunità e integrandosi con essa, hanno dato vita con l’ausilio di tre media e materiali diversi – rispettivamente lana, pezzotto e foglie di salice per intreccio – non solo a oggetti estetici, ma a restituzioni concrete e simboliche di un’arte e di un’artigianalità più sostenibile.
Una logica del restare e dell’abitare, rivelata nelle tavole-prototipi di Moscardini in cui il pezzotto si trasforma prima in abito, poi in giaciglio, infine in casa; o nella Scuola di arte animali e terra di Fantin: installazioni oniriche e terapeutiche inserite simbolicamente in un luogo di passaggio com’è l’ex stazione dei treni di Malonno, che riutilizzano il materiale prezioso della lana trasformandolo da scarto economicamente impattante a valore potenziale per il territorio, grazie alla collaborazione con l’associazione CodaDiLana. Queste opere sono, così com’è scritto sull’intreccio-scultura realizzata da Boccalini insieme all’artigiano locale Giacomo Mossini, DONI: non solo gesti e tradizioni, ma questioni politiche, economiche, azioni e processi che trascendono la logica del profitto per proporre nuove “visioni” di stare al mondo.
Il prossimo appuntamento sarà il 29 ottobre alle ore 11 al Museo della Stampa di Artogne per l’inaugurazione dell’installazione partecipativa di Giuseppe Stampone, Mani intelligenti istruzioni per l’uso, una ricerca sull’antico mestiere del gesto e del linguaggio tipografico.
Roberta Ranalli