Nato nel 1934 a Torino, dove vive e lavora, Romano Campagnoli è stato allievo di Italo Cremona all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, dove è tornato come insegnante. Proprio Cremona in una lettera ha scritto: “A tanta gente occorrono colori lieti, vivaci disegni: lei li può dare, li dà , continui…Poteva accodarsi qua e là come tanti altri: meno male che non l’ha fatto; continui a tenersi tutte le strade aperte, eviti di procedere con un numero su un cartello appeso al collo e, se vuole conservare la mia simpatia, non mi chiami Maestro…”. E da queste indicazioni, dell’aprile del 1956, è fluito il discorso di Campagnoli, sempre proteso verso nuovi approdi conoscitivi, nuove soluzioni tecniche. Nelle oltre 70 opere, tra grandi dipinti, incisioni e sculture, che costituiscono il “corpus” dell’esposizione si delineano almeno tre temi fondamentali nell’opera dell’artista, sempre delineata da un segno incisivo e da un’armoniosa struttura compositiva. Uno è quello dei “nodi” che, come osserva il critico Mistrangelo, “sono uno dei soggetti preferenziali, da Nodo semplice a Doppia bitta, da Cima a Grande onda”; il nodo si dispone nello spazio con un rigore assoluto, con una costruzione talora lirica, certamente frutto di uno studio attento. I suoi gomitoli, i nodi, si dispiegano con continuità e poi si arrotolano nuovamente attorno al volto di Picasso e al corpo di Hitchcock, sostituiscono i frutti nel cesto del Caravaggio. L’artista opera all’insegna di una visione concettuale della realtà , interviene sul soggetto, lo imprigiona, lo occulta, lo trasforma in un’immagine inquietante, metafisica, sospesa”.
Altro tema che pervade i dipinti del nostro è l’onnipotenza e la deflagrazione del bianco che “oscura” gli altri colori: spazi vastissimi si aprono alla luce, “la primaria sensazione che promana da ogni tela non è tanto quella di comunicazione visiva… quanto quella di una lenta, ma inarrestabile effusione ed espansione di onde cromatiche entro ed oltre i limiti della superficie/supporto” (Marco Rosci). Il bianco, in pratica, assume una propria identità , diventa colore attivo, non sfondo passivo, conferendo ai dipinti in oggetto una straordinaria libertà espressiva.
Altro argomento ricorrente è il mare: “Mareggiata”, “Fondale”, “Maroso”, “Onda”, “Alta marea”, “Scogli”, “Acquario” testimoniano il fascino che le acque, rappresentate con mille effetti cromatici, esercitano su Campagnoli; inconsueta e speciale è la maniera con cui l’artista raffigura questi fenomeni naturali, ambientandoli in un contesto di “atmosfere immateriali, secondo una pennellata sottilmente emotiva”.
Il catalogo, a cura di Angelo Mistrangelo ed edito dalla Giulio Bolaffi Editore, contiene le opere esposte e i saggi critici del curatore e di alcuni studiosi.
claudio arissone
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