Frutto di una periferia urbana e prevalentemente nera o ispano-americana, l’arte di bombardare con linee, colori e frasi i muri delle città nacque ufficialmente il 21 luglio 1971, allorché il New York Times pubblicò un articolo che aveva come protagonista Taxi 183, il primo “bomber” o “writer” a riuscire ad emergere dall’anonimato, grazie alla costanza nell’apporre la propria firma su centinaia di muri.
Da quel momento, scritte e disegni strariparono per tutta New York, inondando le strade e i mezzi di trasporto, da Manhattan a Brooklin al Bronx, dove il disagio era più forte e si manifestava l’istinto ribelle contro ogni regola sociale. Gli artisti da strada furono più forti della legge anti-graffiti del ’72 e, col passare degli anni, divennero più eterogenei, arrivando ad usare simbologie e linguaggi per iniziati. La loro popolarità esplose con l’introduzione dei personaggi dei fumetti, alla metà anni ’70, e con l’arrivo di Basquiat e Haring. Quest’ultimo, detto Batman per il suo uomo angelo-pipistrello che comparve nella metropolitana di New York dal 1981, è stato spesso avvicinato alla pop art e a Andy Warhol .
Una mostra, allestita in locali che non odorano di metropolitana, è un luogo difficile per scardinare dalle strade ed apprezzare appieno il vero spirito dell’aerosol art, poiché non è arte statica, ma nata per essere in continuo movimento e trasformazione. Ed invece la mostra “Pittura dura. Dal graffitismo alla street art” ben esprime l’esuberanza culturale delle minoranze urbane, attraverso gli oltre cento lavori esposti che ripercorrono trent’anni di graffitismo metropolitano.
Tra i grandi provocatori della street art, i nomi più noti in mostra sono Ronnie Cutrone, James Brown, Kenny Scharf, Rammellzee, Keith Haring e Jean-Michel Basquiat. Questi ultimi sicuramente sono i due esponenti più noti del movimento, capaci di tradurre l’intero mondo delle apparenze in disegni surreali. L’esposizione, la cui visita è allietata con un’opportuna colonna sonora, consta di tre sezioni. La prima è dedicata a Keith Haring, con opere dagli esordi alla maturità. La seconda mette in evidenza il passaggio da graffito a pittura, con un excursus che va da Basquiat a Brown. L’ultima ha come tema centrale il fumetto, i cui personaggi divennero soggetti preferiti da vari artisti, tra cui Cutrone e Scharf, ed avvicinarono il grande pubblico alla cosiddetta “arte da strada”. Tra le opere esposte, di molto valore è “Olympic Rings ” (1985, in foto) di Basquiat e Warhol, mostrata in onore delle Olimpiadi Invernali del 2006.
Lodevoli, come sempre, le iniziative collaterali di Palazzo Bricherasio: la sezione didattica e l’opportunità concessa, ai giovani graffitisti italiani, di vedere i propri lavori ospitati, a rotazione, nel cortile interno.
Pregevole il catalogo (Electa), che presenta testi analitici e di sintesi, oltre ad una cronologia dettagliata del movimento.
claudio arissone
Other Identity è la rubrica dedicata al racconto delle nuove identità visive e culturali e della loro rappresentazione nel terzo…
Il Parco Archeologico di Segesta, visitabile gratuitamente per la prima domenica del mese, presenta l’installazione di Silvia Scaringella e una…
Nel Casino di Villa Torlonia, una mostra che restituisce uno spaccato di storia dell’arte da approfondire: in esposizione, le opere…
Lungo la passeggiata sul Rio Gambis, a Cavalese fino al 29 settembre, sei grandi opere di Antonella De Nisco raccontano…
La proposta culturale della Fondazione Musei Civici di Venezia si estende nell'entroterra, trasformando Mestre in un nuovo polo culturale
Il direttore creativo Francesco Dobrovich ci racconta la settima edizione di Videocittà, il festival che anche quest’anno accende la più…