In totale sono circa 400 le opere presenti nella Reale Palazzina di Caccia di Stupinigi: esse provengono da 150 fra musei e collezioni pubbliche e private di 16 paesi di tutto il mondo.
Indimenticabili i modelli lignei progettati dai più importanti architetti dell’epoca barocca: rappresentano chiese e altari, palazzi reali, residenze principesche, dimore private, municipi, fortificazioni militari, compresi porti e fari, ma anche biblioteche, teatri, monasteri, ospedali, giardini, fontane, luoghi per il divertimento, addirittura mulini a vento. Proprio uno di questi va annoverato fra le curiosità dell’esposizione: è il mulino a vento di Edam, realizzato nel diciassettesimo secolo, la cui intelaiatura aperta consente di vedere anche i meccanismi interni che ne permettono il
L’opera più grande fra quelle esposte è il modello per uno degli altari laterali della Cappella di Sant’Uberto a Venaria Reale, realizzato in scala reale nel 1721 dall’intagliatore Carlo Giuseppe Plura su disegno di Filippo Juvarra: si tratta di una monumentale struttura in legno dipinto ad imitazione dei marmi, alta 11 metri e larga 5.
L’oggetto più antico è un disegno del 1465 circa di Francesco di Giorgio Martini, raffigurante un edificio della Villa Adriana di Tivoli.
La mostra, che nel 2000 sarà a Montréal, Washington e Marsiglia, si divide in varie sezioni, ma si può tranquillamente affermare che ad aprirne il percorso sia lo stesso luogo che la ospita: l’armoniosa Palazzina di Caccia di Stupinigi. L’esposizione, a parte il temporaneo padiglione d’accoglienza che rompe la prospettiva originale, s’inserisce, senza sovrapporsi alla bellezza della dimora storica, in un luogo perfetto per creare con immediatezza l’atmosfera misteriosa, «barocca», che la vetrina vuole evocare.
La sezione introduttiva è dedicata al «rilievo scenografico», alla formazione del Barocco a Roma e in Europa. Il visitatore viene accolto da una bellissima serie di maestose ricostruzioni in grande scala di monumenti, progettati dai primi maestri del Barocco, che consentono di mostrare l’emergere del nuovo stile e l’evolversi del pensiero architettonico.
L’esposizione affronta successivamente, in una decina di sale, «il tema della residenza»: palazzi reali, giardini, residenze private e nobiliari. Sono presentati i magnifici modelli di grandi dimensioni del nuovo Cremlino, opera di Vasili Ivanovich Bazhenov, del Castello di Rivoli di Filippo Juvarra, della Reggia di Caserta di Luigi Vanvitelli. Inaspettata la presenza di modelli per giardini delle residenze tedesche e di fantasiosi padiglioni, fra i quali la Pagoda cinese per il parco di Caserta. Emblematica la citazione di Alexander Pope del 1727: «L’arte dei giardini è pittura di paesaggio. Proprio come in un paesaggio appeso, si possono distanziare le cose rendendole più scure o restringendo le piantagioni verso il fondo, nello stesso modo che si fa in pittura».
Le residenze nobiliari, rappresentate, tra gli altri, dai modelli di Ca’ Venier dei Leoni a Venezia e dai palazzi urbani di Regensburg, introducono nell’incantevole Salone da Ballo della Palazzina di Caccia, al quale fanno da corona, per quanto riguarda l’esposizione, le opere che costituiscono la suggestiva sezione degli «interni rococò». Si possono ammirare, tra i molti oggetti esposti, un centro tavola a forma di pagoda dell’argentiere tedesco Weyhe e l’elegante candeliere di Duvivier.
Al tema delle «feste memorabili» (per il quale è particolarmente appropriato il riferimento al titolo della mostra “I trionfi del Barocco”), dei divertimenti, del teatro e dei monumenti di apparato pubblico è dedicata la successiva sezione che propone gli straordinari modelli del Teatro di Bologna, il monumentale modello per la Fontana di Trevi ed un ampio spazio dedicato alle feste de L’Aja del 13 giugno 1749 a ricordo della firma della pace di Aquisgrana.
Di notevole interesse la parte dedicata alle «fortezze e pubblici edifici». Dipinti, modelli e disegni illustrano le fortificazioni, uno degli aspetti di maggior impegno tecnico per gli architetti dell’epoca barocca, durante la quale l’attività militare era preminente e le guerre si combattevano per decenni. Straordinaria la varietà di edifici di pubblica utilità rappresentati: dagli edifici di governo a quelli destinati alla ricerca scientifica e alle attività commerciali. Vi compaiono il modello del Municipio di Amsterdam, quello del Senato Sabaudo, della Biblioteca Marucelliana a Firenze, dell’Osservatorio astronomico di Kremsmünster, in Austria. Pregevole la «Veduta panoramica della città di Torino da porta di Susa», olio su tela di Ignazio Sclopis di Borgostura.
Il tema dell’architettura religiosa viene affrontato innanzitutto proponendo un’attraente sequenza di altari e cappelle dalla ricca decorazione: dai modelli di Michetti e Juvarra per la Sacrestia di San Pietro e la chiesa reale di Superga a quello, alto cinque metri, della Koepelkerk di Amsterdam, al gigantesco (undici metri di altezza) modello per l’Altare della chiesa di Sant’Uberto a Venaria Reale, oggi conservato nella parrocchiale di Agliè.
Sicuramente la parte più suggestiva è il viaggio attraverso le città dell’Europa barocca e le loro cattedrali: San Isacco a San Pietroburgo, St. Martin-in-the-Field a Londra, la torre di San Pietro a Copenaghen, la Piaristenkirche a Vienna, la Chiesa abbaziale di San Gallo in Svizzera, San Giovanni in Laterano a Roma ed il prezioso e imponente Monastero delle Vergini della Resurrezione di San Pietroburgo (1750 – 1756).
Chiude l’esposizione un’enigmatica frase di J. J. Winckelmann («Il Barocco è il gusto depravato… nella pittura, nella scultura e nell’architettura [di coloro che] avevano abbandonato la natura e l’antichità classica così come Marino e altri l’avevano abbandonata nella poesia») ed una trionfale galleria di «fantasie architettoniche»: preziosa raccolta di opere di artisti, tra i quali Marco e Sebastiano Ricci, Servandoni, Codazzi, Robert, che, accostando antico e moderno, interpretano il significato universale dell’architettura del Barocco.
Assai pregevole è il volume (editore Bompiani) che accompagna l’esposizione. Con circa 500 pagine, un migliaio di immagini spettacolari e suggestive di cui 600 a colori, con saggi e schede dei maggiori studiosi a livello mondiale, offrendo un panorama di quelle che furono le creazioni dei grandi maestri dell’epoca, cariche di rivoluzionarie innovazioni, è molto più di un semplice catalogo: possiamo definirlo un’enciclopedia della cultura europea in epoca barocca.
Altrettanto avvincente è il CD ROM realizzato in occasione della mostra: la realtà virtuale ci permette di scoprire i segreti dell’affascinante cultura barocca ed essere coinvolti negli spettacolari ambienti di quel periodo. Possiamo visitare i tanti capolavori che ancora oggi impreziosiscono il paesaggio europeo: da Versailles a Caserta, da San Pietroburgo a Mosca, da Londra a Roma, a Schönbrunn. Un atlante storico presenta il mutamento delle arti in parallelo all’evoluzione politica e sociale ed inoltre un gioco educativo offre agli utenti una piacevole occasione d’apprendimento dei vari elementi del linguaggio artistico barocco.
claudio arissone
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