Il Museo di Arti Decorative nasce grazie alla cospicua donazione di Pietro Accorsi. E’ gestito dalla fondazione omonima che si propone di perpetuare il ricordo del grande antiquario torinese e, a giudicare dal successo di pubblico dall’apertura ad oggi, ci sta riuscendo benissimo. L’esposizione permanente viene affiancata da mostre temporanee e da numerose iniziative culturali (conferenze, corsi sulle arti decorative e sul Barocco, attività didattiche,…).
Pietro Accorsi (1891-1982) fu un mercante d’arte e un collezionista appassionato, dotato di intuito e competenza, che gli fruttarono la stima di Vittorio Viale, direttore dei Musei Civici di Torino, con il quale collaborò per arricchire la collezione di Palazzo Madama, e l’incarico prestigioso del riordino del Palazzo del Quirinale, a Roma, voluto dall’allora Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Ispiratore dell’alta borghesia torinese che si affidava al suo infallibile gusto anche come arredatore, aveva fra i suoi clienti l’avvocato Gianni Agnelli, grande appassionato d’arte e collezionista egli stesso.
La sede del museo è il palazzo, situato al numero 55 di via Po, in prossimità di Piazza Vittorio, dove Pietro Accorsi esercitò la sua attività e visse negli ultimi anni della sua vita. Anch’esso fa parte del lascito e ci rivela un pezzettino del suo passato più privato: qui trascorse l’infanzia insieme ai genitori portieri in questo stabile.
La collezione composta dagli arredi, dai tessuti, dai quadri, dagli oggetti e soprammobili acquistati per arredare la villa di Moncalieri è oggi parte integrante dell’allestimento che ricrea nelle sale del primo piano del palazzo gli ambienti tipici di una dimora nobiliare settecentesca. Sono pezzi di grande valore appartenenti principalmente al Settecento piemontese e francese per realizzare, assecondando il gusto personale dell’antiquario, il suo “sogno del Settecento” dove la leziosità del Rococò e il rigore del Neoclassicismo si mescolano in modo armonioso.
Non c’è un pezzo attorno al quale ruota la collezione, ma tanti piccoli capolavori collocati con finta noncuranza nei salotti e salottini, nelle camere da letto, nella quadreria, nello studio, negli ambienti di servizio. Ovunque aleggia lo spirito del Giovin Signore di pariniana memoria che ci aspetteremmo di incontrare da un momento all’altro. E allora, suoi ospiti, iniziamo la visita che ci apre uno spiraglio sui riti quotidiani della nobiltà torinese sul finire del ‘700. Il giovane nobile si sveglia tardi nella sua camera da letto fra morbidi tessuti e ricchi mobili da toilette e beve la “cioccolata del mattino, come nella scena dipinta dal veneziano Pietro Longhi, servita in preziosi servizi di porcellana. Caffè e cioccolata diventano in questo periodo bevande di moda presso l’aristocrazia e vengono servite in splendide cioccolatiere e caffettiere d’argento o di ceramica: nelle vetrine dedicate all’argenteria ne possiamo ammirare alcuni esemplari. In attesa del pranzo, lo troviamo nello studio dove troneggia una maestosa scrivania in stile Luigi XV e nel pomeriggio riceve visite private nell’intimità del salottino della musica.
A sera la casa, illuminata a festa dai bellissimi lampadari, apre le sue porte agli ospiti che si riuniscono nel grande salone arredato con mobili Luigi XVI, dove spicca un pezzo unico nel suo genere, un doppio corpo di linea neoclassica interamente ricoperto di formelle in maiolica di Pesaro. Neppure il nostro padrone di casa è indifferente al gusto per i viaggi e per l’esotismo tipico dell’epoca: lo testimoniano le numerose Chinoiserie (mobili laccati, oggetti cinesi, papier peints) disseminate nelle sale.
Il museo, grazie anche ad una serie di visite a tema, permette al visitatore di approfondire la conoscenza delle arti decorative (l’oreficeria, la produzione di maiolica e porcellana, l’ebanisteria), che, sebbene arti minori, nel corso del XVIII secolo acquistano un ruolo primario diventando simbolo dello spirito e del gusto dell’epoca. Sono qui ben rappresentate dalle ricche raccolte di argenti piemontesi, di cristalli Baccarat, di servizi da tavola e soprammobili in porcellana delle manifatture europee più prestigiose (Meissen, Frankenthal, Sèvres, Ginori) e dai mobili in legno, in particolare dalle opere di Pietro Piffetti (un doppio corpo e un piccolo cassettone), ebanista di casa Savoia, che testimoniano la perfezione raggiunta nel ‘700 dall’arte della lavorazione del legno. Termino ricordando i quadri di Vittorio Amedeo Cignaroli, paesaggista alla maniera del francese Boucher.
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PER CHI NON LO SAPESSE....anche la Fondazione Accorsi è compresa nella Carta Musei di Torino.