Ascoltare con le mani sembrerebbe un paradosso quando a malapena si ascolta con le orecchie e raramente col cuore. All’inganno del virtuale, impermeabile ai sentimenti, si offre in alternativa la tavolozza del pittore di mestiere, che rivendica l’artigianalità del saper fare, senza tralasciare una buona dose di maniera. Forse anche un po’ anacronisticamente, come ammette il diretto interessato in un’autopresentazione del 1990:
“Sono nato in un altro tempo, pochi anni fa, nel centro di Roma”.
Il pittore in questione si chiama
Tommaso Cascella (Roma, 1951) e inaugura la mostra dal titolo
Ascolto con le mani in un piccolo spazio adibito a galleria, ricavato all’interno del nascente tempio del lusso (non ostentato)
Platinum Ring. Un club americano, specializzato in servizi qualitativamente esclusivi da proporre a clienti danarosi mordi e fuggi, che ha appena aperto la sua prima succursale europea a Torino, nella patria dell’occulto per eccellenza e della riservatezza esibita come
must irrinunciabile.
Così, in una delle sale al primo piano di questo storico palazzo in stile neoclassico, recentemente restaurato e un tempo dimora di Massimo d’Azeglio, si svelano i lavori recenti di Cascella. Che, nonostante ami definirsi un
action painter, realizza un set di opere a tecnica mista su tela o tavola tra grande e piccola dimensione, di natura certamente astratta ma dal risultato visivo senza dubbio meditativo e segnico. Qualcosa che lo avvicina alla “figurazione” lirica ed essenziale di un
Osvaldo Licini della decade ’40-’50, ma fuori tempo massimo o, meglio, fuori dal presente più contingente, per iscriversi in una dimensione di sospensione emotiva. Dove la pittura diventa “
scrittura e letteratura, grafìa e colore, composizione e libertà” -come scrive in catalogo il curatore Luca Beatrice- implicando “
la sfera del conscio e quella dell’inconscio”. Spesso rivelato da segni a carboncino o a gessetto, che acquistano concretezza e volume, uscendo letteralmente dal quadro sotto forma di elementi in rame, più leggero rispetto al ferro abitualmente usato da Cascella, per creare un alfabeto visivo indecifrabile. Tutto molto rassicurante e perfettamente in linea con la filosofia di questa nuova galleria che, sulla falsariga del circolo al quale appartiene, sembra privilegiare l’
understatement come indice di buona qualità nel prodotto artistico.