“…Non devo attendere una notte serena, né alzare la testa, per osservare il cielo. L’ho dietro a me, sottomano e sulle palpebre”. “Il cielo”, 1993, Wislawa Szymborska
Sono emozioni visive e musicali quelle che comunicano i dipinti. I primi sono grandi tele che rammentano un cielo trapuntato di stelle, arricchito da fuochi argentei su uno sfondo blu caldissimo.
Un blu cobalto, che insieme al giallo e all’azzurro sono l’ultimo spunto di ricerca dell’artista, tra questi: Galassie I, II, III, IV del 2001 e Sinfonia Spaziale dell’anno precedente. Una scelta che rimanda “a Yves Klein, e a quel suo inconfondibile blu”, come sottolinea Guido Curto nel saggio Nini Maccagno, à rebours.
Un’armonia di colori che nasce dalla passione per la musica, visibile nelle Variazioni sul tema di Bach, per le quali ammette d’essersi dedicata totalmente, fino alle
Seguono le sale dedicate agli anni novanta e ottanta con un impianto fortemente geometrico, dove la Luna danza guardando alle Cinque Lezioni Americane di Italo Calvino: molteplicità, esattezza, visibilità, leggerezza, rapidità, commentate dall’artista: “Avevo letto il libro di Calvino e dopo ho provato a pensare come vedevo queste sue lezioni americane; per tre mesi le ho elaborate, ma poi sono arrivate tutte di un fiato”.
Concedendosi, poi, il lusso di attraversare velocemente il tempo si giunge al dipinto Il Cavaliere di fuoco, opera del 1976. Un dipinto caro all’artista e il preferito dall’amico Mastroianni. L’uomo che dopo aver visto alcune sue tele dedicate all’astrattismo la incoraggiò a ricominciare a dipingere dopo una lunga pausa.
I decenni volano e si giunge all’ouverture di colori presente in Murales I del 1975 che introduce alle prime opere, quelle squisitamente figurative che s’ispirano al clima casoratiano, il celebre pittore di cui fu amica. Qui, dominano i ritratti della bellissima madre e di lei che si guarda e si modella a suo piacimento in Autoritratto doppio.
A conclusione della visita si rimane catturati dall’eleganza del gesto pittorico, unito all’abilità tecnica che ben si sposano alla musica, da sempre ispiratrice e compagna dell’artista, fin dai tempi in cui danzava.
A questo proposito, all’ingresso della mostra vi sono tre immagini della Maccagno riprodotte in due formati che la rappresentano in momenti di vita: quotidiana e artistica -“Ci sono pochi quadri che esprimono modernamente (nel senso più assoluto) il cadere di una foglia”.
articoli correlati
Pietro Gobetti e Casorati, Archivio di Stato, Torino
Federica De Maria
mostra visitata il 13 gennaio 2002
Nel Casino di Villa Torlonia, una mostra che restituisce uno spaccato di storia dell’arte da approfondire: in esposizione, le opere…
Lungo la passeggiata sul Rio Gambis, a Cavalese fino al 29 settembre, sei grandi opere di Antonella De Nisco raccontano…
La proposta culturale della Fondazione Musei Civici di Venezia si estende nell'entroterra, trasformando Mestre in un nuovo polo culturale
Il direttore creativo Francesco Dobrovich ci racconta la settima edizione di Videocittà, il festival che anche quest’anno accende la più…
Nella suggestiva Maison a Saludecio, Casati e Archivio Paolini, fucine del Rinascimento Culturale italiano per la tutela del patrimonio contemporaneo…
Intervista al Consigliere d’Ambasciata Marco Maria Cerbo, che ci ha raccontato la storia dei siti Unesco, dei panda cinesi e…