Il nome di
Jessie Boswell (Leeds, 1881 – Moncrivello, Vercelli 1956) è per lo più associato a quello degli artisti del “Gruppo dei Sei Pittori di Torino”, con i quali visse un periodo intenso della sua stagione creativa.
Si tratta comunque di una considerazione riduttiva, e la mostra antologica dedicatale si propone proprio di approfondire l’intera sua ricerca, ricostruendo e ricontestualizzando le diverse fasi del suo lavoro, senza schematizzare troppo e lasciando trasparire momenti trascurati o relegati in superficie. Emerge, in questo modo, un profilo a tutto tondo, che si fonda sull’articolazione di un centinaio di opere, molte delle quali inedite, e di un repertorio di documenti, tutt’altro che secondari per metterne a fuoco la personalità.
La mostra è allestita con rigorosa attenzione. Va altresì sottolineato come il catalogo sia un documento prezioso, in quanto, oltre a scritti critici, propone il carteggio tra Boswell e
Cesarina Gualino, l’amica presso la quale l’artista svolse attività di istitutrice e organizzatrice negli anni tra il 1914 e il 1928, e un album di disegni e testi datati 1917-18.
I dipinti sono presentati in sequenze cronologiche che aiutano lo spettatore a individuare i diversi periodi del percorso di ricerca. Si osservano dunque dapprima le opere precedenti all’incontro con il Gruppo dei Sei: interni, nature morte, figure sullo sfondo di paesaggi, vedute e scorci delle colline intorno a Cereseto, dove Boswell soggiornò presso i coniugi Gualino. Dipinti di notevole maturità sono quelli realizzati tra il 1928 e il 1942, anni nei quali l’artista trova nell’interiorità la strada dell’empatia con un mondo fatto di piccole cose, ideato con istinto più che con razionalità, come afferma lei stessa.
La grande sensibilità le consente di cogliere con intenso afflato emotivo anche il dettaglio minimo. Segnaliamo, ad esempio, la finezza dell’
Autoritratto (1929) e del
Ritratto di Ottavia Chessa (1930 ca.), la raffinatezza cromatica di
Cielo e mare (1930) e di
Cipressi al mare (1929), la suggestione del dipinto di piccolo formato, tondo,
Piazza Vittorio Veneto a Torino (1938 ca.), la grazia compositiva di
Gerani sul terrazzo (1937 ca.), la rasserenante e serena lontananza che emana da
Vespertino (1937), una lingua di terra che pare affondare nel mare.
A chiudere i lavori della senescenza, caratterizzata dal ritorno a una vita solitaria sulle colline di Biella, e alcuni dipinti di artisti coevi a lei legati, quali
Mario Micheletti,
Felice Casorati, Cesarina Gualino,
Gigi Chessa, che completano l’approfondita rassegna.