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fino al 10.VI.2008 | Superfici sconnesse | Torino, Palazzo Barolo

di - 28 Maggio 2008
“Nel corso di due anni, abbiamo riunito, in occasione di questa esposizione, ventidue lavori che provengono da aree e dimensioni interdisciplinari diversissime, a volte in totale contrapposizione tra loro”, spiega Lisa Parola, la curatrice di Superfici sconnesse. E continua: “Uno staff di medici e psichiatri, al di là della mia supervisione critica, si è occupato di monitorare ogni opera, per quanto riguardava tanto l’avviamento creativo, quanto la diretta inerenza al tema della mostra, quanto la formalizzazione dei progetti. Alla fine di questo percorso, sculture, installazioni, video, performance e dipinti sono stati elaborati e da ben 45 persone diverse, tra artisti e pazienti con gravi disagi mentali”.
Dunque, il titolo di questa collettiva sottotitolata Arte, follia e immaginari non nasce a caso. In un contesto dove arteterapia significa entrare nei giochi creati dai rapporti di forze che legano il visibile e all’invisibile e sfiorare le teorie pedagogico-terapeutiche di Freud e Charcot, allora lasciare esprimere i dialoghi dell’arte e i codici della follia è un terreno d’obbligo.

Al centro dei saloni affrescati, decorati e bordati di stucchi importanti, le opere diventano una testimonianza e non un sintomo. Una manifestazione di come l’avvicinamento tra artista e paziente conferisca a entrambi un tempo utile, un periodo fertile, per sovrapporre senza timori o censure fette di luce con fette di ombra. Il tempo per la curiosità si riduce dunque al momento dello spettatore ideale, colui che avrà, lungo questa mostra, la possibilità e la costanza di percepire man mano quel che si intende per arte e quel che della rappresentazione artistica cambia in follia.
I temi della relazione con l’altro, dei confini con l’ombra, dell’interrogazione del sogno e dell’inconscio creativo si ritrovano tra le opere, svolti e allestiti in maniera esemplare. Attraverso le ventidue stanze, tra piano terra, primo piano e seminterrato, si spalmano le visoni compositive dei supporti ed è possibile godere, primi fra tutti, dell’enorme parete dipinta di La folla (di Gianluca Nibbi e di una paziente, Claudia Savorelli) oppure, nel balcone preposto all’ingresso, della pertica cordiforme percorsa da un arrampicatore che completa Légami – Legàmi. La vita si intreccia come il senso delle cose, di Paolo Durandetto e Carmen Romeo.
Queste due prime installazioni fanno da pigmalione a una serie di lavori composti, rivisitati e nutriti dall’accoppiamento di artisti già noti e caratterizzati da un riconoscibile marchio estetico (come nel caso di Bartolomeo Migliore, Paolo Leonardo, Manuele Cerutti e Raffaella Spagna), artisti che si sono affidati totalmente all’empatia e alle simbiosi emerse dal lavoro con i pazienti.
Entrambi questi mondi sono la riprova di quanto una giusta apertura mentale sia utile ad ampliare quegli spazi della creatività e dell’immaginazione che vanno dedicati all’ascolto. Tanto dell’arte quanto della follia. Spazi di lettura sempre pronti a ricevere e ri-esprimere i bisogni di chi dall’interno del proprio corpo, al di là di cure e malattie, soffre senza saperlo dire.

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mostra visitata il 7 maggio 2008


dal 7 maggio al 10 giugno 2008
Superfici sconnesse. Arte, follia e immaginari
a cura di Lisa Parola
Palazzo Barolo
Via delle Orfane, 7 (zona via Garibaldi) – 10122 Torino
Orario: da martedì a domenica ore 15.30-19; venerdì ore 15.30-23
Ingresso libero
Info: tel. +39 0114360311; fax +39 0114310332; info@palazzobarolo.it; www.palazzobarolo.it

[exibart]

Visualizza commenti

  • una mostra meravigliosa grazie al contributo dato dagli artisti GRATUITAMENTE! come sempre il lavoro dell'artista non viene retribuito nemmeno quando di mezzo ci sono dei bei dollaroni. chissĂ  se la curatrice ha fatto beneficenza?pare proprio di no..e non solo..ma con dei begli euroni!
    vergogna quest'italia dei paraculi.
    artisti...ribellatevi. senza di voi certe poetiche non esisterebbero e questi curatori da quattro soldi andrebbero finalmente a zappare la terra.

  • se qualcuno avesse il coraggio di dire quanti soldi ha intascato la brava curatrice.
    che vergogna.

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