Mirror Project è il nuovo ciclo di mostre organizzate da Barriera in cui
gli artisti, di concerto con il curatore Emanuele Catellani, realizzano lavori
site specific. Mirror perché i progetti nascono dalla specularità, sempre più contaminante,
dei ruoli curatore/artista. Figure distinte ma che in questo caso,
incrociandosi, danno vita a una lingua che utilizza i codici del
metalinguaggio.Per la prima edizione di questo dialogo aperto, senza cioè
barriere – per ricordare il nome dello spazio e del quartiere – Catellani
invita Renato Leotta (Torino, 1982). L’artista sembra disseminare all’interno dello spazio
espositivo diversi elementi che, principalmente di natura architettonica,
scardinano ogni percezione di praticabilità, deframmentando il contesto e
rivelando potenzialità nascoste.Ripensare e intervenire su un luogo significa anzitutto
analizzare la storia di quella precisa architettura che, stratificata, ha
creato depositi di tempo accumulati. E il ragionamento di Leotta, oltre a
indagare le origini razionaliste dell’edificio, pare fondarsi sulla ripresa e
creazione di moduli impossibili sull’esempio di Roger Penrose. Sono immagini di solidi molto
simili al design e che, non fisicamente costruibili, rimandano alle visioni e
alle geometrie matematiche di György Kepes.
Nel trattato The new landscape in art and science, Kepes teorizza un nuovo modo di
vedere gli spazi e le cose che ci circondano, sostenendo che “la percezione
di unità isolate diventa subordinata alla percezione delle relazioni e dei
processi”. In
questa direzione – più allucinata, neuronica e visionaria se si pensa invece
alle funzionalità dell’architettura – Leotta dà forma in galleria alla
proiezione di una sola linea. Dalla pianta cartacea il progetto acquista così
volume, inserendosi nello spazio. E nascono traiettorie nuove in mezzo a una
pluralità di elementi raccolti che, se da un lato costituiscono delle
“stazioni”, dall’altro non cancellano l’esperienza della percezione d’insieme.Il tragitto è segnato da piastre e parallelepipedi di
cemento, mattoni, pelle e plastica: materiali industriali organizzati secondo
l’immaginario della classicità, in cui il nylon diventa panneggio o la striscia
d’ottone è letta come lamina dorata bizantina. La durezza e la povertà di
alcuni elementi plastici non stride, ma anzi dialoga e si fonde con le restanti
parti, nutrendosi di leggerezza e solidità. Dove i materiali sul percorso si
innalzano, prendono forma dei basamenti che impongono al percorso delle soste.
Tappe o pause, sono punti di osservazione su disegni e
stampe collocate a parete che non necessitano del reale sostegno di plinti e
piedistalli. Se il basamento ha tra le sue funzioni quella di sostenere, nel
lavoro di Leotta trattiene solo visivamente gli oggetti che cerca di eludere. articoli correlati
Leotta
a Modena all’ex Ospedale di Sant’Agostino
L’artista
tra i finalisti di Quotidiana 2007
claudio cravero
mostra visitata
il 5 giugno 2010
dal 27 maggio al 10 luglio 2010
Mirror Project #1 – Renato Leotta
a cura di Emanuele Catellani
Associazione Barriera
Via
Crescentino, 25 (zona Barriera di Milano) – 10154 Torino
Orario: da
lunedì a venerdì ore 15-19; sabato ore 10-13
Ingresso
libero
Info: tel./fax
+39 0112876485; barriera@associazione.com; www.associazionebarriera.com
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